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Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

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Messaggioda ranvit il 27/07/2017, 8:23

E vediamo quanto ci mette sto Paese di cacasotto ed anime belle per valutare... :lol: :lol: :lol:



Libia: Gentiloni, valutiamo uso navi contro trafficanti. Osservatore Romano: 'Da Ue solo briciole"
Il premier: Italia spera che mediazione Parigi in Libia dia risultati. Poi telefonata con Junker

Faccia a faccia tra il premier Paolo Gentiloni e quello libico Fayez al-Sarraj a Palazzo Chigi dopo l'incontro di ieri di Parigi sul futuro della Libia. Gentiloni, al termine dell'incontro ha fatto sapere che l'Italia valuta l'uso di navi militari con la Libia contro i trafficanti di uomini nel Mediterraneo. Intanto, dopo il parere contrario della Corte Ue a modifiche del trattato di Dublino, il quotidiano dei vescovi scende in campo per criticare le "briciole" dell'Europa a sostegno dell'Italia sul fronte migranti.

L'incontro Sarraj-Gentiloni - "L'incontro di oggi è di particolare importanza perché avviene all'indomani di quello di Parigi che l'Italia sia augura produca risultati importanti nelle prossime settimane e nei prossimi mesi". Lo ha detto il premier Paolo Gentiloni in una conferenza stampa a Palazzo Chigi con il premier libico Fayez al-Sarraj. "Non sarà un percorso semplice ma siamo fiduciosi che lavorando tutti insieme si possano ottener risultati. Voglio ringraziare la Francia e Macron che a questo incontro ha lavorato con impegno personale". "Se si fanno passi avanti in Libia il primo tra i paesi europei a esserne felice è l'Italia". "Lavoriamo contro i trafficanti assieme alle autorità libiche, centrali, locali", ha detto il premier italiano. "Un paio d'ore fa ne ho parlato con la Merkel che mi ha confermato l'impegno della Germania a sostenere le iniziative italiane per il contrasto al traffico di essere umani e alla cooperazione italo-libica", ha aggiunto. "Sarraj mi ha indirizzato alcuni giorni fa una lettera nella quale si chiede al governo italiano un sostegno tecnico con unità navali al contrasto del traffico di esseri umani. La richiesta è all'esame del nostro ministero della Difesa". "Le decisioni che prenderemo verranno valutate d'intesa con la Libia e, innanzitutto, con il Parlamento. Ma devo essere molto chiaro che questa richiesta può rappresentare un punto di novità molto importante nella lotta" ai trafficanti in Libia.

Telefonata ra il premier Paolo Gentiloni e il presidente della commissione Ue Jean Claude Juncker. Il presidente del consiglio italiano, a quanto apprende l'ANSA, ha ringraziato Juncker per gli impegni presi in aiuto dell'Italia sull'emergenza migranti e i due hanno fatto un punto sulla Libia dopo l'incontro del premier italiano con il premier libico Fayez al Serraj.

La presa di posizione dell'Osservatore Romano - "Un 'contributo di emergenza' di cento milioni di euro e una squadra di cinquecento tecnici per accelerare i rimpatri degli irregolari. È quanto contenuto - scrive l'Osservatore romano nell'apertura di prima pagina intitolata 'Solo briciole dall'Europa' - nelle misure straordinarie annunciate ieri dalla commissione europea per sostenere l'Italia nell'affrontare l'emergenza immigrazione". Per il quotidiano è "ben poco" sia per la "portata della tragedia", sia per gli "appelli a una strategia comune". Le misure annunciate ieri dalla Ue per sostenere l'Italia nell'affrontare le migrazioni per l'Osservatore romano sono "solo briciole" e sono "ben poco, se si considera - scrive il giornale vaticano nell'apertura di prima pagina - la portata della tragedia in atto nel Mediterraneo, ieri tredici morti in un nuovo naufragio al largo della Libia, nonché gli innumerevoli appelli, lanciati da più parti, alle necessità della cooperazione e di una strategia comune. Appelli - sottolinea l'Osservatore romano - rimasti sulla carta". Le nuove misure, ricorda il quotidiano, sono contenute nella lettera inviata ieri dal presidente della commissione, Jean-Claude Juncker, al capo del governo italiano, Paolo Gentiloni.

Sarraj, controllare coste e frontiera sud Libia - Per contrastare il traffico di esseri umani occorre controllare non solo le coste della Libia, ma anche la frontiera Sud "per far sì che gli sfollati tornino nel loro Paese". Lo ha detto il premier libico Fayez al-Sarraj al termine dell'incontro con il premier Paolo Gentiloni a Palazzo Chigi. "Per quanto riguarda gli sforzi che facciamo per contrastare l'immigrazione clandestina - ha detto - troveremo difficoltà ma vogliamo far sì che questi sforzi camminino di pari passo a quelli politici. Ringrazio l'Italia per gli sforzi fatto insieme alla nostra Guardia Costiera, vogliamo che la nostra Guardia costiera riesca a bloccare l'immigrazione e dobbiamo avere la tecnologia per il controllo delle coste. Occorrono anche sforzi per il controllo delle frontiere Sud della Libia per fare in modo che gli sfollati tornino nel loro Paese", ha concluso.

Avramopoulos, 7.873 ricollocamenti da Italia - A giugno il ritmo delle 'relocation' dei migranti nell'Ue ha raggiunto livelli record con mille trasferimenti dall'Italia e oltre duemila dalla Grecia. Lo spiega il commissario europeo alla Migrazione Dimitris Avramopoulos. Secondo i dati, i ricollocamenti effettuati ad oggi, sono in totale 24.676, di questi 16,803 dalla Grecia e 7.873 dall'Italia.

Ungheria, inaccettabili pressioni Corte Ue - La richiesta dell'avvocato generale della Corte Ue di respingere i ricorsi dell'Ungheria e della Slovacchia contro i ricollocamenti da Italia e Grecia "è un'ulteriore pressione da parte delle istituzioni Ue per obbligarci di accogliere migranti che non vogliamo". Lo ha detto il ministro degli esteri ungherese Peter Szijjarto, secondo cui Budapest non accetterà una eventuale sentenza di condanna in quanto viola la legge Ue. "Nessun Trattato può revocare il diritto delle nazioni a decidere chi accogliere o meno sul proprio territorio" ha detto.

http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/a ... ca09a.html
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Re: Valutiamo.......

Messaggioda ranvit il 27/07/2017, 9:00

Nel frattempo un riepilogo di quanto sono corretti ed amichevoli i ns partner francesi....lasciamo perdere gli altri 8-)


http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2017-07-26/le-partite-incrociate-italia-e-francia-215043.shtml?uuid=AEhAb13B

Le partite incrociate fra Italia e Francia
–di Marigia Mangano 27 luglio 2017

Nella delicata partita tra Italia e Francia, almeno negli ultimi 15 anni, sono stati i francesi a sfondare le linee. Nella finanza con Bnp Paribas che ha conquistato Bnl, e più di recente con Amundi che ha rilevato Pioneer. Nelle tlc e nel mondo media con il “sistema” di Vincent Bolloré che ha costruito posizioni chiave in Telecom Italia e Mediaset, oltre che nel capitale di Mediobanca. Ma anche nell’energia con Edf socio di riferimento di Edison, nell’alimentare con l’operazione Lactalis-Parmalat e nel lusso con la maison dei gioielli Bulgari passata al gruppo Lvmh del magnate Bernard Arnault.

Due numeri danno l’idea di «quanto», dell’economia tricolore, è passato in mani francesi. Se si guarda ai dati aggregati relativi all’ultimo decennio emerge infatti una sproporzione evidente tra gli investimenti fatti dalle imprese dei due Paesi: una analisi di Kpmg calcola che, a fronte dei 52,3 miliardi spesi dagli investitori d’Oltralpe in Italia tra il 2006 e il 2016, gli italiani abbiano messo sul piatto appena 7,6 miliardi. In sintesi, i francesi hanno comprato sette volte di più in Italia rispetto a quanto hanno fatto le società italiane. Un rapporto che si allarga sensibilmente se l’arco temporale è esteso agli ultimi vent’anni. Senza contare, si sottolinea spesso negli ambienti finanziari, che «dove non ci sono le azioni francesi, ci sono i manager francesi». Il riferimento è a uno dei principali gruppi bancari italiani, UniCredit, guidata da Jean Pierre Mustier, o alla prima assicurazione del Paese, Generali, al cui vertice c’è Philippe Donnet.

In questo quadro, ci si domanda, le nuove tensioni tra il Governo Macron e l’Italia emerse nella complicata operazione che potrebbe portare Fincantieri a gestire gli storici cantieri navali di Sant-Nazaire, i più importanti del paese D’Oltralpe, possono avere riflessi in altre partite che si stanno giocando lungo l’asse Roma-Parigi?

L’interrogativo vale, evidentemente, per gli equilibri delle società che vedono i due Stati in veste di azionista. Ma anche per gli assetti di gruppi che operano in settori strategici e come tali sono spesso sensibili agli umori politici.

Nella prima categoria spicca Stmicroelectronics. La società di alta tecnologia è posseduta in quote paritetiche dai Governi di Italia e Francia. L’alleanza è in ST Holding, la joint venture italo francese che rappresenta il principale azionista di StMicrolectronics con una quota del 27,5%. I due Paesi hanno una partecipazione nella società rispettivamente attraverso il Ministero dell’economia (Mef) italiano e il veicolo Ft1Ci (detenuto per il 95% dal fondo sovrano francese, Bpi France, e per il 5% dall’Agenzia atomica francese). E i patti tra Roma e Parigi contemplano che in caso di disaccordo sulla conduzione del business i soci paritetici della holding che detiene il controllo di STM possano sciogliere la joint offrendo la propria quota all’altra parte o individuando un terzo acquirente. Prima ancora che scoppiasse il “caso” Fincantieri-Stx, lo scorso aprile, le parti hanno dovuto confrontarsi sul nodo della governance. La questione è stata apparentemente risolta in Stm alla fine dello scorso aprile con il prolungamento del mandato all’attuale ad Carlo Bozotti per un altro anno. Ma, nei fatti, è solo stata rinviata. Dopo tanti anni di guida italiana, finora l’impressione è stata che al prossimo giro toccherà a un francese guidare l’azienda, ma è evidente che tutto a questo punto può essere messo in discussione, inclusa la joint venture stessa. Sempre nel gruppo delle “partecipate” c’è Edison, controllata dal colosso Edf, di cui il governo francese controlla il 75 per cento del capitale. È passato alla storia come il patto di Santo Stefano l’accordo che a Natale 2011 e dopo lunghe e complesse trattative A2A, Delmi e Edf, trasferì il controllo di Edison completamente in mani francesi. Ora, però, a sei anni di distanza si è tornato a parlare della possibilità che un gruppo di investitori italiani si possa riappropriare di un pezzetto di Foro Buonaparte. Il gruppo Italmobiliare e F2i hanno tentato l’affondo negli scorsi mesi. Non se ne è fatto più nulla. Si tratta di capire se a questo punto il dossier possa essere riaperto.

C’è poi tutto il capitole delle società private, ma operanti in settori strategici. E qui, evidentemente, un posto in primo piano lo occupa Telecom Italia. La doppia scalata operata da Vincent Bolloré nel gruppo tlc e, in contemporanea, in Mediaset ha evidentemente sollevato diverse critiche e malumori nell’estabilishment politico e finanziario. E tra l’accerchiamento delle Authority e l’obbligo di scegliere tra le telecomunicazioni e Mediaset, in molti si aspettano improvvisi colpi di scena, inclusa la possibilità che Vivendi possa decidere di passare la mano. Non è un mistero che osservatore interessato della vicenda a Parigi è Orange, la ex-France Telecom, controllata dallo Stato francese in modo netto (circa il 25%). Un tema caldo, dunque, che coinvolge più attori politici e industriali.

Infine, c’è chi ricorda il prossimo matrimonio tra il gioiello del Made in Italy, Luxottica, ed Essilor. Una operazione che vedrà la famiglia Del Vecchio in veste di primo azionista nel nuovo aggregato. Ma che in tanti hanno voluto leggere come la “soluzione” migliore scelta dall’imprenditore di Agordo in vista della successione. Con il rischio, dunque, che in futuro l’equilibrio azionario tra i soci francesi e quelli italiani possa essere rivisto.
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Re: Valutiamo.......

Messaggioda ranvit il 27/07/2017, 9:31

e ANCHE...


http://www.corriere.it/opinioni/17_lugl ... 7054.shtml

ROMA E PARIGI
Dobbiamo aprire gli occhi
su Macron (e sull’Italia)
Il presidente francese difende gli interessi nazionali, nascondendo le responsabilità sulla Libia. Su migranti e Fincantieri sta giocando all’attacco
di Massimo Nava


shadow
74
«Mi conoscevano gli altri, ciascuno a modo suo». Scomodare Pirandello torna utile per decifrare il disamore italiano per Emmanuel Macron, dopo l’overdose di applausi che ha accompagnato la sua elezione. C’è una sequenza di fatti che giustificano delusione e irritazione, ma contano anche percezioni ingannevoli fin dall’inizio. È di queste ore lo scontro plateale sui cantieri navali di Saint Nazaire, dopo che l’italiana Fincantieri ha preso il controllo della società. L’operazione, avvallata all’epoca della presidenza Hollande, è ora congelata dalla pretesa di Parigi di rientrare in gioco con un ruolo paritario nell’azionariato. Non è nemmeno esclusa un’ipotesi di nazionalizzazione e sarà interessante in questo caso analizzare le motivazioni dell’europeista/liberale Macron. Le posizioni si sono irrigidite. Trattandosi di una partita che è al tempo stesso di prestigio e di alto profilo industriale, lo scontro rischia di spegnere sul nascere aspettative forse eccessive sul modo in cui s’intende l’amicizia fra i nostri due Paesi.
La storia dei rapporti industriali e finanziari fra Italia e Francia del resto si ripete e, come spesso accaduto, a senso unico, cioè nel senso del capitalismo come lo insegnano a Parigi. Prima vengono interessi nazionali, poi regole di mercato e competitività. Dalla moda all’alimentare, dalla finanza all’energia, fino alle recenti scorribande di Vincent Bolloré, l’elenco delle conquiste francesi — purtroppo anche in settori di alto interesse strategico — sarebbe lunghissimo. Prima della « battaglia navale», nell’incontro di Saint Cloud (luogo caro a Bonaparte I e III) sulla Libia, il presidente francese si è voluto imporre come playmaker del processo di pace, rafforzando il ruolo del generale Haftar, l’uomo forte della Cirenaica, rispetto al presidente Sarraj, riconosciuto dall’Onu e interlocutore privilegiato dell’Italia. La Francia sceglie la realtà di rapporti di forza che vanno profilandosi nel caos terroristico/tribale dopo lo sciagurato intervento militare di Sarkozy e la caduta di Gheddafi. Molto andrebbe raccontato sull’incerto fronte libico e nel contesto di divergenti interessi politici ed energetici, ma la sensazione — al di là degli elogi per l’azione del governo italiano — è che Macron voglia giocare una partita a tutto campo, per consolidare peso politico e militare nel Nord Africa e nel Sahel.
In ottica francese, l’Italia, nonostante la forte presenza dell’Eni, rischia di avere un ruolo di seconda fila nella Libia di domani. Prima di Saint Cloud, c’era stata un’evidente disparità di valutazioni sulla questione dei migranti. Macron aveva avuto parole di solidarietà per la drammatica emergenza che l’Italia si trova ad affrontare da sola, ma il distinguo fra «migranti economici» e richiedenti asilo, per quanto giuridicamente indiscutibile, è suonato un po’ irrealistico al tempo degli sbarchi di massa e quotidiani. Di fatto, porte chiuse. L’irritazione da parte italiana su diversi fronti è dunque palpabile. È però inutile piangere sul fatto che la musica non cambi nell’era Macron. L’errore, casomai, è stato l’entusiasmo acritico e un po’ provinciale per un giovane leader che prima di essere una grande speranza per l’Europa (e per l’Italia) è una straordinaria risorsa per la Francia. Ancora più fuorviante considerare Macron un modello esportabile o imitabile, come si è orecchiato nei talk show alla ricerca del «Macron italiano». Entusiasmo prima e delusione oggi fanno perdere di vista ragioni di fondo all’origine di rapporti complicati. Macron non sarà ostile o benevolo a seconda di come si sveglia la mattina o se, come si dice, andrà in vacanza nel Belpaese.
Lo sarà in base alla nostra capacità di «fare sistema», di difendere e contrapporre nostri interessi, di garantire una continuità d’impegni e relazioni che — senza nulla togliere agli sforzi del premier Gentiloni — può essere data soltanto da coesione e stabilità politica sul medio periodo. Macron è abile e determinato, ma è il prodotto di un sistema politico e istituzionale che gli garantisce ampi poteri decisionali e un apparato di competenze e professionalità educato al primato dell’interesse nazionale. Non è, come qualcuno pensa, il dottor Jekyll e non è nemmeno, come qualcuno ha creduto, un socialista mascherato e mansueto (come peraltro non era nemmeno Hollande). È un gaullista vero, «geneticamente» attualizzato. Macron crede sinceramente nell’Europa, ma crede che, dopo Brexit, la Francia — unica potenza nucleare europea, con seggio al Consiglio di Sicurezza — possa essere più determinante che in passato, anche nel rapporto con la Germania. La trionfale accoglienza a Parigi per Putin e Trump è stata una prova generale delle aspirazioni francesi. Il Paese deve affrontare problematiche sociali e di finanza pubblica non molto diverse dalle nostre, che tuttavia sono coperte, come la polvere sotto il tappeto, dal prestigio militare e diplomatico e — quando c’è — dal carisma del presidente. Le elezioni tedesche, a settembre, prefigurano un nuovo mandato per Angela Merkel, probabilmente in coabitazione con i liberali.Stabilità dei governi e credibilità di leader e classi dirigenti stanno diventando moneta corrente a Parigi e Berlino. Ma di questo passo, il motore franco tedesco potrebbe diventare una tenaglia per tutti gli altrI.
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Re: Valutiamo.......

Messaggioda pianogrande il 27/07/2017, 9:37

Il problema di Gentiloni sono le premesse create da Renzi.

Il resto sono considerazioni strategiche e di mercato e sono problemi che ci sono in tutti i paesi.

Anche da noi c'è qualche problema del genere come il valore strategico della rete delle comunicazioni.

L'Ungheria e altri stati con lo stesso atteggiamento andrebbero buttata fuori a calci dall'Unione o almeno tenuti ai margini.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Valutiamo.......

Messaggioda Robyn il 27/07/2017, 9:44

Praticamente la libia acconsente all'Italia di entrare nelle sue acque per contrastare efficacemente i trafficanti di esseri umani fermando la partenza direttamente sulle coste libiche e naturalmente salvare migranti in acque libiche.Su mediaset non è che mi dispiaccia che vivendi abbia fatto la scalta su mediaset perche ci permeterebbe una volta per tutte di regolare con leggi antitrust la tv privata eliminando posizioni dominanti nell'informazione e naturalmente berlusconi può comprarsi altre quote azionarie ma che non determinano posizioni dominanti
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Re: Valutiamo.......

Messaggioda Robyn il 27/07/2017, 10:03

Gentiloni ha detto che sarà il parlamento a decidere ed è la prassi giusta.Questo si può fare subito attraverso un disegno di legge delega al governo da parte del parlamento
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Re: Valutiamo.......

Messaggioda ranvit il 27/07/2017, 11:47

http://www.ilmattino.it/primopiano/poli ... 86165.html


Imprese e petrolio, è derby con la Francia: la risposta italiana allo schiaffo di Macron
di Oscar Giannino

2
Tre grandi partite si concentrano nelle scelte che l’Italia è chiamata a fare rapidamente sulla Libia. La prima riguarda la conferma del ruolo che da tre anni Onu e Stati Uniti a più riprese hanno chiamato il nostro Paese a svolgere nella stabilizzazione libica. La seconda investe il nostro interesse nazionale, che è duplice: dalla Libia proviene il flusso di profughi che vede nel nostro Paese l'unico corridoio rimasto aperto per l'Europa, chiuso com'è quello balcanico; e in Libia abbiamo una storica presenza di imprese italiane a cominciare ovviamente dall'Eni, nelle infrastrutture energetiche che sono fondamentali per lo sviluppo libico come per l'equilibrio internazionale dei nostri approvvigionamenti. La terza riguarda il concerto europeo, e in primis l'equilibrio tra ruolo dell'Italia e quello della Francia.

Anteponendo le conclusioni da trarre all'esame dei molteplici fattori in campo, prima l'Italia risponde positivamente e concretamente all'invito espresso ieri da Fajez al Serraj, premier che gode dell'appoggio Onu ma che a malapena purtroppo controlla solo parti di Tripoli, meglio è. La richiesta è di consentire e prevedere l'operatività nelle 12 miglia di acque territoriali libiche di mezzi della Marina Militare dell'Italia, al fine di sventare il traffico di carne umana nel Mediterraneo verso i nostri porti. E' una richiesta che va accolta subito, semplicemente notificando il nostro adempimento alle autorità della Ue. A maggior ragione dopo la sentenza di ieri della Corte Europea di Giustizia, la cui conseguenza implicita è che l'Italia non possa emanare visti temporanei che obblighino gli altri Paesi europei a ottemperare alle intese europee in materia di redistribuzione dei profughi.

È vero purtroppo: l'Italia per tre anni ha nicchiato, sul ruolo di leadership della coalizione occidentale nella stabilizzazione libica che Onu e Usa ci hanno attribuito. Molti fattori spiegano la riluttanza italiana: eravamo alle prese con la nostra severa crisi economica, con il sofferto rispetto delle regole Ue sul deficit, e rifuggiamo tradizionalmente dall'uso di strumenti militari. Di cui Francia e Regno Unito hanno abbondato nel 2011 in Libia, con la conseguenza di renderla trincea avanzata dell'islamismo e del conflitto tra tribù. E' stato un errore italiano, credere nei tempi lunghi della diplomazia? I fatti sembrano dire di sì. Ma è anche vero che il muscolarismo franco-britannico ha prodotto guai peggiori, da Londra e Parigi totalmente imprevisti. Ecco perché oggi le navi dell'Italia servono nelle acque libiche: nel rispetto di una richiesta di aiuto che è anche nel nostro interesse, come frontiera esposta dell'Europa a cui l'Europa sembra restare indifferente.

Diciamolo in chiaro. Macron ha realizzato un colpo a effetto, chiamando al Serraj e il generale Haftar a un incontro nel quale hanno dichiarato l'accordo a sospendere lo scontro tra milizie, e a condividere il percorso verso elezioni in Libia. Ma non è tutt'oro, quel che è sembrato luccicare così potentemente. La Francia ha dalla sua tre elementi di forza. Ha sempre condiviso le pretese di Haftar, forte in Cirenaica e sostenuto dall'Egitto, Emirati (non più come un tempo, dopo la riottura tra Arabia Saudita e Qatar) e Turchia. oltre che dalla Russia. Gli impianti di estrazione in Libia della francese Total sono per lo più nella parte orientale del Paese, riconducibile al controllo di Haftar (fino a un certo punto, anche Haftar nel Fezzan dipende invece dai variegati interessi delle tribù), cioè in quella stessa rea della Libia che all'Egitto di Al Sisi interessa mettere in sicurezza, e che alla Russia interessa sottrarre alla presenza militare di paesi Nato. In più la Francia ha propri contingenti militari, di terra e aerei, nell'Africa centroccidentale, a cominciare dal Mali. Contingenti che fanno però passare senza alcun intervento il traffico di carne umana, diretto prima in Libia e di lì in Italia.

Ma al contempo la Francia ha degli elementi di debolezza. Non può illudersi che l'incontro tra Serraj e Haftar sia la garanzia di una svolta. Sono oltre una cinquantina, le maggiori tribù e bande armate oggi attive in Libia. Gli uomini dell'intelligence dell'Italia ci lavorano sul campo da anni, e solo così è stato possibile riunirli al Viminale, poche settimane fa. Mentre Parigi ha mandato truppe speciali, osservatori e rifornimenti di armi solo guardando ad Haftar, all'interesse di preservare Total nel futuro energetico libico, e con occhio grato alle commesse militari fregate Freem e caccia Raphale venutegli in questi anni da Egitto ed Emirati. Infine, aggiungiamolo: nell'iniziativa di Macron pesa molto anche la necessità di recuperare a fini di consenso interno lo scontro frontale con i vertici militari francesi, che hanno portato per i tagli al bilancio alle clamorose dimissioni del capo degli Stati Maggiori delle Forze Armate, generale Pierre de Villiers. Cosa mai vista dai tempi delle tensioni tra autorità civili e militari francesi sulla questione dell'Oas e dell'Algeria indipendente.

Purtroppo, la sfida non coordinata lanciata da Macron all'Italia pretende delle risposte. E' deplorevole, che Parigi non abbia capito, neanche dopo la lezione degli amari eventi libici post 2011, che occorre cooperare in ambito Ue e Nato, non fare i primi della classe. Ma la miglior risposta italiana da parte del governo Gentiloni ha di fronte a sé una triplice scelta di strumenti. Mandare subito nostre navi e arei militari nelle acque libiche, assecondando la richiesta di Serraj e in linea con le risoluzioni Onu. Affermare con gli strumenti della diplomazia che l'Italia, che a differenza di altri ha riaperto da tempo la rappresentanza diplomatica in Libia, è legittima parte integrante del processo molto complesso da realizzare, per dare forza vera all'accordo di pacificazione dichiarato a parole tra Serraj e Haftar di fronte a Macron e al delegato Onu per la Libia.

Infine, terzo capitolo ma strettamente collegato, non abbassare la testa nello scontro che Macron ha voluto aprire in queste ore: rimangiandosi l'accordo già sottoscritto dal suo predecessore perché Fincantieri possa avere il controllo dei cantieri francesi Stx, prima controllati dai sudcoreani. Se davvero la Francia è disposta a nazionalizzare i cantieri pur di non farli partecipare alla costruzione di un maggior gruppo europeo a guida italiana, bisognerà essere pronti a impugnare questo dietrofront in ogni sede europea. Da Parmalat e BNL, dai marchi della moda a Cariparma fino a Vivendi in Tim, l'Italia da anni non ha mai eretto muri alle aziende francesi. Se Macron ora pensa di farlo asimmetricamente, bisogna mostrargli che sbaglia. Non per erigere muri anche noi. Ma per impedirgli di credere di poterlo fare da solo: a casa sua e nella Libia di domani.
Giovedì 27 Luglio 2017, 08:52
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Re: Valutiamo.......

Messaggioda gabriele il 27/07/2017, 12:17

Per l'ultima occorre affermare che in Francia esiste una cosa chiamata "stato di diritto". Forse, prima di calcare le mani su una questione così delicata in Europa e farci ridere dietro da tutti, occorrerebbe utlizzare la via della giurisprudenza francese.

Per la prima questione, inviamo sia le navi militari, sia agiamo diplomaticamente. Una cosa non esclude l'altra. Anzi, è dimostrato dalla storia che per avere peso diplomatico bisogna prima dimostrare di avere le palle per agire.

Ecco, sulle questione "palle" ce ne sarebbe da pensare...
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Re: Valutiamo.......

Messaggioda trilogy il 27/07/2017, 12:18

Dobbiamo ritirarci dall' Afghanistan che per noi è irrilevante sul piano strategico e spostare truppe e mezzi in libia. Così per mandare un segnale chiaro a tutti.
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Re: Valutiamo.......

Messaggioda ranvit il 27/07/2017, 12:30

Ecco, sulle questione "palle" ce ne sarebbe da pensare...



Siamo cacasotto....non le abbiamo, nè a livello di governanti nè di popolo.... :lol:
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