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La débâcle del centrosinistra

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

La débâcle del centrosinistra

Messaggioda mariok il 26/06/2017, 10:02

Ovviamente in queste ore le analisi sui risultati elettorali si sprecano.

Tutte in parte convincenti ed obbiettive ed in parte improbabili ed interessate.

Mi sembra tuttavia che ce ne sia una probabilmente più verosimile delle altre, che attribuisce alla politica dell'immigrazione buona parte delle cause che hanno determinato le scelte degli elettori.

Grillo (che deve avere un buon ufficio marketing- probabilmente quello della Casaleggio associati) lo ha intuito ed ha cercato di agganciare il tema, ma ci è arrivato evidentemente troppo tardi. Anche perché si tratta di una prateria che appartiene storicamente al centro-destra.

Il PD (e con esso tutto il centrosinistra tradizionale) ha portato avanti la peggiore politica possibile, talmente suicida da non trovare una plausibile spiegazione se non nelle più fantasiose ipotesi di inconfessabili interessi.

L'invenzione poi di Minniti, quella di "spalmare" in tutti i comuni i flussi di immigrati, è stata un vero colpo di genio che è riuscito a trasformare sacche di dissenso concentrate in alcune aree in una incazzatura generale di dimensioni nazionali.

L'altra questione più generale, che ha trovato conferma anche in questa circostanza, riguarda la figura di Renzi e la sua perdita di ogni potere attrattivo personale (una volta determinante per le performance elettorali del PD) nei confronti di un buon 10% dell'elettorato.

E' veramente ridicolo che il segretario di un partito debba starsene defilato durante la campagna elettorale, evidentemente consapevole che un suo intervento avrebbe causato più danni che effetti positivi.

Personalmente è dal 4 dicembre che sostengo che la scelta migliore che avrebbe dovuto fare era quella di mettersi fuori dai giochi se non definitivamente almeno per un lungo periodo.

Ed i fatti sembrano darmi ragione. Anche se la prospettiva di un governo Grillo-Casaleggio + qualche burattino telecomandato o di una riedizione Berlusconi-Salvini del centrodestra mi appare in tutta la sua drammaticità.

La débâcle del centrosinistra, Renzi non può fare finta di nulla

Pubblicato il 26/06/2017
Ultima modifica il 26/06/2017 alle ore 00:55
RICCARDO BARENGHI
Peggio di così non poteva andare. E non solo per Matteo Renzi, non solo per il Partito democratico. Ma per tutta la sinistra italiana, o quasi. In tutte le città in cui il candidato di centrosinistra è riuscito ad arrivare al ballottaggio (tranne eccezioni come a Padova) ha perso. E non contro i temibili grillini, quelli che turbano il sonno dei democratici. Ha perso contro il centrodestra, di nuovo miracolosamente unito (chissà fino a quando). Contro Berlusconi insomma, e contro Salvini. Come se non fossero passati 23 anni da quando la sinistra venne sconfitta dal Cavaliere apparso sulla scena politica come un coniglio dal cilindro del mago e che oggi riappare come un fantasma castigatore.


Nessuno pensa che la storia si ripeta tale e quale, in questi 23 anni è successo di tutto, Berlusconi non è più quello di allora, Salvini non è Bossi, Grillo non esisteva se non nei teatri e la sinistra era un’altra cosa. E soprattutto queste erano elezioni locali, molto locali, che non dovrebbero avere un valore politico nazionale.

Non dovrebbero ma invece ce l’hanno, soprattutto perché non sono le prime consultazioni amministrative che puniscono il Partito democratico praticamente ovunque, addirittura a Genova che è sempre stata una roccaforte rossa, addirittura a Sesto San Giovanni denominata la Stalingrado d’Italia, e nella sua roccaforte toscana, come Carrara dove vince il candidato dei Cinquestelle. Basti pensare alle sconfitte subite a Roma e a Torino l’anno scorso, a quella regionale in Liguria, solo per citare le tre più importanti. Alle quali si può aggiungere la mancata riconquista della Napoli di De Magistris. Si tratta allora di una vera e propria lezione che questi elettori “locali” hanno voluto impartire al centrosinistra, a cominciare dal Pd per finire con le mille anime e animelle della sinistra diffusa. Una lezione che si somma a quella del 4 dicembre, quando il 60 per cento degli italiani ha brutalmente bocciato la riforma costituzionale voluta dal governo e che è costata a Renzi la poltrona di premier.

Il quale Renzi aveva evidentemente intuito quello che stava per succedere, tanto che si è tenuto rigorosamente lontano dalla battaglia elettorale. In alcuni casi anche perché i suoi dirigenti locali lo hanno caldamente invitato a non farsi vedere, sostenendo che la sua presenza sarebbe stata controproducente. Ma la sua assenza non è bastata, il vento ormai soffiava da un’altra parte. Dalla parte di chi - oggi il centrodestra, ieri e forse domani i Cinquestelle – sta all’opposizione nel Paese (forse ancora per pochi mesi). Non sappiamo cosa pensi di fare Renzi, non ha parlato. Difficile che si dimetta da segretario dopo due mesi dalle primarie che lo hanno incoronato per la seconda volta, può sempre sostenere che si tratta di elezioni locali facendo finta di non vedere tutto l’insieme. Ma se anche restasse leader del Pd, sbaglierebbe se facesse finta di niente. Il segnale che arriva è chiaro e forte, e dice che questo Pd non funziona. E con esso non funziona neanche la galassia che lo circonda, da Mdp a Pisapia. In poche parole, oggi in Italia non funziona la sinistra.

Eppure ci sono milioni e milioni di persone che si sentono di sinistra e non intendono passare da un’altra parte. Magari oggi non votano, probabilmente non si sentono rappresentati per quello che pensano e chiedono al loro (ex) partito. Ma un domani potrebbero tornare a casa, a condizione che quella casa o quelle case vengano ricostruite e rese confortevoli. Un compito che spetterebbe a Renzi, se solo ne avesse la voglia e la capacità. Facendo ovviamente un enorme sforzo su se stesso per diventare finalmente il leader del Partito e non l’uomo immagine che punta esclusivamente al governo, cioè al potere personale. Oppure, se lui non fosse in grado di mettersi al lavoro con umiltà, caratteristica che non fa certo parte della sua storia, sarebbe il caso che passasse la mano a qualcun altro. Prima che la sinistra italiana venga dichiarata estinta dagli elettori.
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Re: La débâcle del centrosinistra

Messaggioda pianogrande il 26/06/2017, 10:33

Il partito "democratico" si sta auto distruggendo grazie proprio al fatto di essere tutto e di tutto tranne che "democratico".

Non si possono vincere primarie e congressi per essere poi espulso dal partito dall'establishment esistente una parte del quale vuole addirittura continuare a contare anche dopo l'uscita.

Renzi ha ottenuto, se non altro, il risultato di far emergere questa mostruosità di struttura/partito composta da un establishment di intoccabili che, come le vipere delle leggende di campagna, se gli schiacci la testa ti "pizzicano" con la coda.

Le primarie e il congresso ("i numeri") non contano niente per questa gente che sono i veri padroni del partito (accusa che hanno ribaltato su Renzi).

Questa gente non è la nuova sinistra.
Può avere qualsiasi caratteristica tranne che il "democratico" e il "nuovo".

Gli elettori hanno mollato Renzi o hanno mollato loro?

Io sono per la seconda.

Ma sono pronto anche a smettere di parlare di Renzi considerandolo comunque uno sconfitto (come mi è successo con Bersani).

Allora però quale prospettiva mi si presenta?
Quella di un PD col cartello chiuso per restau...razione?
Ma cosa cavolo me ne faccio?
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Re: La débâcle del centrosinistra

Messaggioda mariok il 26/06/2017, 10:40

Le ragioni come sempre sono molteplici.

Io ho provato ad indicarne una (quella dell'immigrazione) che sulle comunità locali ha un effetto non banale.

Per il resto, spero che ci risparmieranno le solite litanie sul job act, sulla sinistra doc, sulle alleanze ecc.

Le prime dichiarazioni di Orlando e Cuperlo non lasciano ben sperare: liberatisi dei D'Alema, Bersani, Speranza e soci, ne rinascono sempre altri.
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Re: La débâcle del centrosinistra

Messaggioda pianogrande il 26/06/2017, 10:50

Sicuro che l'immigrazione è un problema (e anche grosso).

I discorsi che si sentono, le grandi analisi dei vincitori della guerra fratricida che c'è a sinistra trasformano tutto in Renzi sì, Renzi no.
Concludendo ovviamente col Renzi no e tutti felici e contenti.

Hanno vinto un set su questa storia infinita ed è questo che gli interessa.

L'immigrazione?
Chissà.
Forse ci porterà politici che troveranno il tempo per pensare anche al paese.
Una di quelle cose che gli italiani non vogliono fare più.
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Re: La débâcle del centrosinistra

Messaggioda gabriele il 26/06/2017, 11:57

Mah. Io penso che ogni elezione locale sia un caso a sè e, anche per questo motivo, sia impossibile proiettarla a livello nazionale.

In poche parole, gli elettori votano in funzione dei problemi locali.
Chi sa, fa. Chi non sa, insegna. Chi non sa nemmeno insegnare, dirige. Chi non sa nemmeno dirigere, fa il politico. Chi non sa nemmeno fare il politico, lo elegge.
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Re: La débâcle del centrosinistra

Messaggioda ranvit il 26/06/2017, 12:16

Ripeto qui:
Sono molto contento che il centrosinistra abbia avuto una discreta batosta elettorale. Questa banda di politicanti autoreferenziali e strafottenti (verso la situazione del Paese) deve essere politicamente eliminata.
Una bella batosta elettorale anche alle politiche sarebbe la logica conclusione di questi coglioni che con il paravento della pretesa difesa dei deboli etc etc hanno complicato e non poco la vita degli italiani, con una pesantissima ricaduta proprio sui deboli.


Sui migranti l'avevo detto ancora una volta qualche giorno fa: il Pd e Renzi pagheranno a caro prezzo il loro sciocco buonismo!
Ma come dice Gabriele, queste sono solo elezioni locali....
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: La débâcle del centrosinistra

Messaggioda trilogy il 26/06/2017, 13:07

Il centrosinistra in queste condizioni è destinato a fare la fine dei socialisti francesi, rimarà il solito partitino etnico di sinistra sinistra col 6% dei voti e tre o quattro leader che si contendono la guida della tribù. Sarebbe comunque interessante sapere chi è stato l'imbecille, che a pochi giorni dal voto ha messo sul tappeto il tema dello ius soli

..)D’altra parte, mettetevi nei panni di un elettore che abbia atteso dall’anno scorso un qualche segnale di resipiscenza rispetto al suicidio calcolato e consumato a dosi regolari dal centrosinistra negli ultimi dodici mesi. Al referendum, una parte del partito, l’ex-minoranza bersanian-dalemiana che poi ha dato vita alla scissione, s’è schierata contro il governo e ha contribuito alla vittoria del «No». Poi ha chiesto il congresso, di cui, una volta ottenuto, ha proposto il rinvio; e subito dopo, capito che Renzi lo avrebbe vinto, ha preferito andarsene. Ma uscita una minoranza, se n’è subito formata un’altra, che si comporta più o meno allo stesso modo e si prepara ad allearsi con partiti e gruppi collocati a sinistra del Pd. Mentre su questo stesso terreno, l’ex-sindaco di Milano Pisapia, messosi in moto per federare l’area rissosa in cui si muove tutto l’arcobaleno dei nemici di Renzi e riportarla all’alleanza con l’ex-premier, sta finendo col mettere su un partito concorrente, che se nascerà, nascerà sulla parola d’ordine «tutto fuorché Renzi».

L’elettore di cui dicevamo ha assistito così a una singolare campagna elettorale in cui il segretario era assente e gli altri leader di sinistra suoi avversari facevano a gara a sparargli addosso e a rinnegare ogni ipotesi di recupero a livello nazionale della coalizione con cui, tuttavia, si erano presentati nelle città in cui si votava, ottenendo spesso che il candidato sindaco fosse loro espressione e il Pd si rassegnasse a fare da portatore di voti e a pagare il conto in caso di sconfitta. Ora, appunto, per quale ragione il suddetto elettore avrebbe dovuto votare per il centrosinistra, invece di astenersi, o legittimamente, come prevede il meccanismo dei ballottaggi, votare per il centrodestra per punire i campioni del suo schieramento?

Spiace davvero per Romano Prodi, l’uomo che per due volte riuscì nel miracolo di rimettere insieme tutti i cocci dell’alleanza e portarla alla vittoria, per poi esser giustiziato le stesse due volte, una terza come candidato alla Presidenza della Repubblica, e malgrado questo, non pago, ci riprova una quarta; spiace per il governo Gentiloni, che in questo marasma riesce pure ad affrontare i terribili problemi del Paese; spiace per tanti seri amministratori, a cominciare dai pochi sindaci che ieri hanno vinto. Ma c’è una cosa che va detta a questo punto: il centrosinistra è finito, e far finta che questo non sia accaduto, o sia ancora rimediabile, non è più possibile.

articolo completo: http://www.lastampa.it/2017/06/26/cultu ... agina.html
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Re: La débâcle del centrosinistra

Messaggioda pianogrande il 26/06/2017, 14:08

Ormai "la sinistra" è fatta di mezzi rivoluzionari; mezzi perché sono esperti solo della prima parte di una rivoluzione che consiste nel buttare all'aria tutto.

Quale è il loro obiettivo, dopo aver buttato tutto all'aria?
Una fettina di potere.
E allora vogliono il proporzionale (magari senza sbarramento) in modo da "contare" anche col 2 per cento; che ricorda un famoso due delle carte da gioco.

Tutta qua la rivoluzione?

Sì, tutta qua.

Intanto il paese va in malora.
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Re: La débâcle del centrosinistra

Messaggioda mariok il 26/06/2017, 19:27

A me sinceramente, al di là delle parole, non sembrano tanto rivoluzionari, quanto piuttosto conservatori.

La vera rivoluzione da fare non è quella del cosiddetto ottobre rosso, ma quella liberale che in questo paese non c'è mai stata veramente.

Un mercato senza posizioni protette e privilegiate, una concorrenza veramente libera, una burocrazia agile e non asfissiante e corrotta come quella attuale, una giustizia snella ed efficiente non dominata dai maestri del cavillo, sembrano cose banali e scontate ma che imprimerebbero una svolta ben più significativa di cento riforme fiscali, redditi di cittadinanza o bonus vari.
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Re: La débâcle del centrosinistra

Messaggioda Robyn il 26/06/2017, 20:09

ma quale rivoluzione liberale senza il ricalcolo contributivo delle pensioni di anzianità senza la difesa delle minoranze,senza il rmg che è una misura prettamente liberale,quale rivoluzione senza una tassazione fisiologica e una Rai Tv senza interferenze dei partiti e del governo?l'immigrazione con la debacle non c'entra nulla anche perche lo yus soli non è stato fatto.La debacle non implica e non abbiamo chiesto le dimissioni di Renzi ma Renzi nega l'evidente cioè la caduta elettorale e l'evidente non si può negare,altrimenti negando ciò che è evidente Renzi si comporta come Berlusconi che nega ciò che è evidente,dicendo che è criticato da chi non ha mai preso voti,bisogna fare autocritica e cambiare registro.Noi non neghiamo l'evidente e l'evidente è che il cdx ha vinto le amministrative
Ultima modifica di Robyn il 26/06/2017, 20:13, modificato 1 volta in totale.
Locke la democrazia è fatta di molte persone
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