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Il triangolo di Renzi

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Il triangolo di Renzi

Messaggioda ranvit il 15/06/2017, 8:15

Condivido... 8-)


http://www.ilfoglio.it/politica/2017/06 ... ni-139926/


Il triangolo di Renzi
La partita tattica e delicata che attende il segretario del Partito democratico in vista delle elezioni politiche
di Roberto Arditti
15 Giugno 2017 alle 06:07Il triangolo di Renzi
Foto LaPresse
La pressione si va facendo più forte di giorno in giorno. C’è Pisapia, con le sue uscite tatticamente perfette (primarie di coalizione a appello a Prodi). C’è Veltroni con i suoi mal di pancia. C’è Napolitano, che usa parole durissime. E’ c'è infine lo stesso Prodi, attivo come non mai con tanto di libro/manifesto, non a caso presentato ieri al Centro studi americani. E poi ci sono i risultati elettorali, in fondo non così complessi da decifrare: il M5s va in affanno come tutti i movimenti di protesta a mano a mano che passa il tempo, i due “poli” di centrosinistra e centrodestra sono più o meno di forza equivalente, con qualche segnale positivo in più per chi è stato negli ultimi anni all’opposizione, come sempre accade. Passati i ballottaggi dunque inizia la partita vera, quella che porta alle elezioni nazionali del prossimo anno.

Qui si misura la tempra del protagonista principale della nostra scena politica, cioè Matteo Renzi. Lui è il soggetto (in senso relativo) più forte, lui ha più carte da giocare, poiché è quasi impossibile immaginare un governo nella futura legislatura in grado di prescindere dal Pd. Cerchiamo allora di guardare avanti, iniziando dalla nobile arte della geografia.

Dice Google Maps che (a piedi) sono 400 i metri che separano largo del Nazareno (cioè l’ufficio di Renzi) da Palazzo Chigi, mentre sono 650 quelli che lo separano dal Quirinale. Ecco lo spazio politico essenziale su cui il segretario del Pd può, o meglio deve, costruire la sua strategia. Anche per evitare di trasformarlo in un Triangolo delle Bermuda, dove il suo jet politico potrebbe fare una brutta fine.

Renzi viene da un pessimo 2016, lascia la guida del governo a Paolo Gentiloni. Nel 2017 subisce anche una scissione, con buona parte del gruppo dirigente di provenienza Pci che lo abbandona per formare una nuova “casa” politica. Però reagisce, trovando la forza di farsi rieleggere segretario del Pd con una consultazione popolare da 1.800.000 partecipanti, che vince con largo margine. Quindi si conferma alla guida del più importante partito italiano, che è tale innanzitutto per la sua assoluta predominanza nel ceto politico-istituzionale della Repubblica. Adesso è di fronte alla vera prova di maturità della sua carriera, soprattutto perché nel “sistema” di potere nazionale (e non solo) c’è ormai un certo scetticismo nei suoi confronti. Troppa spavalderia esibita sistematicamente, eccessiva tendenza alla scelta di persone nei luoghi che contano con criteri di fedeltà assoluta (che poi dura fin che dura), spesso insopportabile disinvoltura nel cambiare posizione senza avere il coraggio di ammetterlo (vedi miserevole vicenda della legge elettorale). Proprio per questo diventa decisivo il triangolo, dove peraltro Renzi ha la fortuna di trovare due persone adatte alla costruzione di un accordo virtuoso, sia per ragioni caratteriali che per esperienza politica.

“Così riporterò il Pd al 40 per cento”. Intervista a tutto campo con Matteo Renzi
“Il governo deve durare fino al 2018. Sì alla battaglia di Macron per un ministro dell’Economia europeo. Se Berlusconi si allea con i populisti ci lascia un’autostrada. De Bortoli? Un mix di ossessione e falsità ”. Parla il segretario Pd

Cosa ha fatto Renzi in questi mesi? Ha sostenuto Gentiloni con una palese riserva mentale, lasciando capire un giorno si e l’altro pure di non veder l’ora di tornare a Palazzo Chigi. Inoltre ha manovrato sugli equilibri politici della prossima legislatura con eccessiva spregiudicatezza, fingendo di non sapere che nel nostro ordinamento le coalizioni di governo, a maggior ragione se eccezionali, nascono al Quirinale. Chi ha dei dubbi in proposito si rilegga le cronache del 2011 (governo Monti) e del 2013 (governo Letta): due maggioranze impensabili senza la regìa di Giorgio Napolitano. Ecco il punto, che riporta Renzi a fare i conti con il triangolo. Se vuole uscire da vincitore politico di questa stagione deve agire in pieno accordo con gli altri due vertici della figura, esercitando fino in fondo il suo ruolo di capo politico del Pd. Usi, invece di subire, la separazione di ruoli tra lui e Gentiloni, condizione che può rivelarsi estremamente utile in chiave elettorale (infatti i sondaggi del Pd sono in miglioramento da mesi). Faccia il leader della sinistra alleata con pezzi di centro, evitando di cincischiare intorno a un governo futuro con Berlusconi, che è materia scivolosissima e comunque solo parzialmente di sua competenza, poiché sarà il Capo dello stato, vista la situazione del Parlamento che verrà, a fare le valutazioni del caso. Insomma giochi la sua parte della commedia, lasciando agli altri due protagonisti lo spazio adeguato. Non saranno loro i beneficiari di questo atteggiamento, bensì Renzi medesimo, trasformato in leader politico e uomo di stato che sa quando frenare e quando accelerare. La smetta di immettere ansia nel sistema, che tanto ha già chiarito a tutto il mondo di poter fare a meno di lui. E se ha dei dubbi chieda a Benjamin Netanyahu, che lascia l’ufficio di primo ministro d’Israele nel 1999, all’età di cinquant'anni. Ci torna dieci anni dopo, nel 2009. Sono passati 8 anni ed è ancora lì. Saper aspettare il proprio turno è tipico di chi ha talento.
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Il triangolo di Renzi

Messaggioda gabriele il 15/06/2017, 8:29

ranvit ha scritto: il M5s va in affanno come tutti i movimenti di protesta a mano a mano che passa il tempo,


Su questo non ci metterei le mani sul fuoco. La sinistra non deve fare lo stesso errore politico che fece con Occhetto.
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Re: Il triangolo di Renzi

Messaggioda ranvit il 15/06/2017, 9:05

concordo abbastanza...ma l'argomento è se Renzi deve fare o no un passo a lato e lasciare a Gentiloni il compito di fare il premier....se il Pd vincerà le elezioni in qualche modo :roll: (ho grossi dubbi se si continuerà a stressare il Paese con l'arrivo da esodo dei migranti).
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Re: Il triangolo di Renzi

Messaggioda pianogrande il 15/06/2017, 9:56

Renzi non deve lasciare spazio a nessuno ma il suo lo deve difendere come lo ha difeso ieri sera dalle domande/comizio della Gruber (con divieto di risposta/interruzioni a raffica) a cui mi è capitato di assistere.

Alla fine, sono le prese di posizione chiare che fanno vincere.

Questo deve essere il salto di qualità di Renzi per le prossime politiche.

La lezione Macron non può essere ignorata.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Il triangolo di Renzi

Messaggioda gabriele il 15/06/2017, 10:54

ranvit ha scritto:concordo abbastanza...ma l'argomento è se Renzi deve fare o no un passo a lato e lasciare a Gentiloni il compito di fare il premier....se il Pd vincerà le elezioni in qualche modo :roll: (ho grossi dubbi se si continuerà a stressare il Paese con l'arrivo da esodo dei migranti).


Più che altro occorre capire se Renzi riesce a fare un passo a lato. Caratterialmente, secondo me, è impossibile
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Re: Il triangolo di Renzi

Messaggioda ranvit il 15/06/2017, 11:03

Più che altro occorre capire se Renzi riesce a fare un passo a lato. Caratterialmente, secondo me, è impossibile
:D :D :D
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Re: Il triangolo di Renzi

Messaggioda mariok il 15/06/2017, 18:38

Ho visto anch'io qualcosa dell'intervista a 8 e 1/2.

Domande insulse e risposte banali, adeguate al livello degli interlocutori.
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville
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Re: Il triangolo di Renzi

Messaggioda mariok il 16/06/2017, 10:42

A me gli uomini buoni per tutte le stagioni non sono mai piaciuti.

Prodi l'ho apprezzato più quando si è ritirato in buon ordine (sua la frase, appunto, "non sono l'uomo per tutte le stagioni") che da capo di un governo che perdeva pezzi da tute le parti.

Renzi l'ho apprezzato come unico personaggio apparentemente capace di imprimere una discontinuità nella melassa politica italiana.

Il suo tentativo, in parte per suoi errori, in parte per la pletora di vecchie volpi che lo hanno accerchiato, è finito con il 4 dicembre.

Ora siamo alle minestre riscaldate o addirittura al riciclaggio di vecchie logiche già più volte fallite.

Pazienza. Aspettiamo ancora per cercare ancora una volta di cambiare pagina.

Ma al momento non si vede con chi.

L’APPUNTAMENTO
Prodi già al lavoro per il dialogo Intanto vede Renzi a casa di Parisi

L’ex premier incontra il segretario a Prati e gli assicura che non sarà il «frontman» di Pisapia. Per lui il ruolo di collante tra le due aree. E il leader dem studia l’alleanza alle urne con l’ex sindaco
di Marco Galluzzo

Si sono visti di primo mattino. A casa di un amico comune, Arturo Parisi, nel quartiere Prati. Romano Prodi gli ha assicurato che non ha velleità di governo o personali, che può dare un contributo per unire le forze del centrosinistra. Renzi ha accolto le parole del fondatore dell’Ulivo con sollievo, spingendosi ad immaginare un listone unico alla Camera con Pisapia e uno schema da vera coalizione al Senato.
Un incontro fra Romano Prodi e Matteo Renzi è già di per sé una notizia. Resta riservato sino alle prime ore del pomeriggio, poi l’indiscrezione comincia a circolare. Ne parlano maggiormente i parlamentari che sono legati all’ex presidente della Commissione europea, e raccontano di una cornice positiva, in cui il ruolo di collante, di possibile trait d’union di Romano Prodi, è sul tavolo. Può contribuire a unire il Campo Progressista di Giuliano Pisapia e il Pd di Matteo Renzi, che hanno cominciato a annusarsi fra molte incomprensioni. Ma in una logica di coerenza con la propria storia personale, dunque in uno schema chiaro e bipolare, dove non c’è spazio per intese ufficiose o postume con Silvio Berlusconi.
Ne parlano meno, o con un filo di riluttanza, gli uomini di Renzi. Se l’incontro è andato bene, resta comunque un filo di diffidenza, nonostante il rapporto fra i due sia buono, e l’obiettivo condiviso. Al punto da spingere entrambi a parlare anche di programma di governo. Per Prodi l’ex sindaco di Milano deve dare un contributo proprio in questo senso: portando nell’alleanza con il Pd gente che ha cultura di governo, perché questo Paese «ha bisogno di un piano di alto respiro e che deve essere condiviso prima delle elezioni», è la tesi del Professore. Matteo Renzi nel pomeriggio ne parla con i suoi, dice che Prodi gli ha assicurato che non vuole fare il frontman di Pisapia, al momento però non ci sono appuntamenti ulteriori o particolari urgenze. Se son rose, fioriranno nei prossimi mesi.
Il rapporto fra Prodi e Renzi è buono, ma non eccellente. Il primo ha votato sì al referendum del 4 dicembre, ma non ha risparmiato critiche alla stagione del renzismo. È convinto, e lo ha detto ieri al segretario del Pd, che il Consultellum sia «una sciagura», che occorra fare ancora uno sforzo per la legge elettorale, in una logica maggioritaria e con i collegi, ma bisognerà vedere se davvero Renzi vorrà cambiare idea, sarebbe anche l’ennesima volta nel giro di pochi mesi.
«Ogni tanto, prima da ministro degli Esteri e ora da presidente del Consiglio, approfitto dell’amicizia con Romano Prodi per chiedergli consiglio su temi sui quali ha lavorato tanto», ha detto ieri il premier Paolo Gentiloni, al Senato, ad un convegno sullo sviluppo economico della Cina a cui era presente anche Romano Prodi. Suo fratello, Franco, climatologo, invece spera che Romano torni al governo, che si convinca a presentarsi», e che «Renzi si decida a fare il garzone, l’apprendista, per qualche anno».
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15 giugno 2017 | 22:06
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