da mariok il 12/06/2017, 19:29
Il problema è se ragioniamo in termini di partiti o di rappresentanti.
Il maggioritario di collegio parte dal principio della rappresentanza spettante al più votato dai cittadini di un determinato collegio, a prescindere dalla percentuale di voti raccolti a livello nazionale dal partito di appartenenza.
Non a caso era il sistema sostenuto dai radicali, come antidoto alla partitocrazia.
Anche il D'Alema dei bei tempi, e con lui l'Ulivo prima ed il PD poi, sosteneva il maggioritario di collegio.
Penso che tutto sommato è il sistema attraverso il quale i cittadini si sentono meglio e più direttamente rappresentati.
Quando si ragiona invece in termini di proporzionale tra partiti, è inevitabile che si perda il rapporto tra rappresentante e rappresentato, anche se poi si ricorre ad artifici strani tipo le preferenze, che sono un pessimo compromesso.
La preferenza, contrariamente a quello che si pensa e si dice, non garantisce che l'eletto di un certo collegio (peggio se si tratta di circoscrizione) sia il candidato con i maggiori consensi in assoluto, ma solo il preferito (anche per pochi voti) della lista con più voti.
Lo stesso effetto si ottiene anche con il proporzionale combinato con le cosiddette parlamentarie (invenzione tutta italiana), grazie al quale degli illustri sconosciuti (come nel caso dei 5 stelle), con pochi voti vanno in parlamento grazie ai voti di grillo.
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville