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Il paese delle occasioni mancate

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Il paese delle occasioni mancate

Messaggioda mariok il 07/06/2017, 19:18

Nel decennio 2003-2012 abbiamo speso per interessi sul debito circa 774 miliardi (rivalutati in euro 2012)

Nel decennio precedente, il costo del debito era stato di circa 1180 miliardi.

Grazie all'euro abbiamo risparmiato circa 406 miliardi (mediamente 40 miliardi all'anno)

Che uso abbiamo fatto di tale disponibilità? Certamente non è servita a diminuire il debito che è aumentato nello stesso decennio di +358 miliardi, più dell'aumento del decennio precedente (+272 miliardi).

Né, a giudicare dall'andamento della nostra competitività, abbiamo dedicato tali risorse ad investimenti per l'innovazione del sistema produttivo.

Il calo degli interessi, grazie alle politiche della BCE, è proseguito anche nel periodo 2012-2016 (-47,5 miliardi) a fronte di un debito pubblico che ha proseguito nella sua crescita. Ed anche in tale periodo non abbiamo registrato significativi nuovi investimenti.

Con la preannunciata conclusione delle massicce iniezioni di liquidità da parte della Banca centrale europea, possiamo dire che ci avviamo all'ennesima occasione mancata.

Con la fine dell'era Draghi e con il probabile avvicendamento alla guida della BCE da parte del falco tedesco Jens Weidmann, è presumibile che ci aspettino tempi bui.

Ed ancora una volta ce la prenderemo con l'Europa e con l'euro, ma temo che questa volta la storia sarà ben più seria e drammatica.
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville
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Re: Il paese delle occasioni mancate

Messaggioda ranvit il 08/06/2017, 7:03

Meriti una risposta ma ora non ho tempo....piu' tardi :D
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Il paese delle occasioni mancate

Messaggioda ranvit il 08/06/2017, 12:45

Ci ho ripensato....scusa :? Solo una rapida considerazione.

Le chiacchiere stanno a zero. L'Italia non era e non è nelle condizioni politico-istituzionali di fare cure "pesanti", pena l'andata al Governo dei populisti. L'UE ha sbagliato ad imporre austerità.
Per uscire dalla crisi bisognava e bisogna investire forte nel pubblico. Non lo si vuole fare? Pazienza....si continuerà ipocritamente a fare un mare di chiacchiere senza risolvere il problema nel breve e l'UE se ne farà una ragione... come ha fatto fino ad oggi; restando una nullità nella politica mondiale. Tranquillo, la Germania non ci molla: sa bene che se ci buttano fuori il ns manifatturiero distruggerà il loro ;)
Fattene una ragione anche tu (io me la sono fatta da tempo ormai), del resto basta guardare cosa sta accadendo in questi giorni per la legge elettorale.... :D
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Re: Il paese delle occasioni mancate

Messaggioda pianogrande il 08/06/2017, 13:14

La vera guerra si vince (o si perde) sul fronte degli sprechi e della corruzione.

Non si può continuare ad aumentare il debito per alimentare gli sprechi e la corruzione.
Si rimanda solo il disastro di un po' di tempo e ormai neanche più di tanto tempo, visto che farsi prestare soldi diventerà sempre più difficile e costoso.

Quindi il bivio non è il falsissimo e fuorviante problema austerità o non austerità o l'ancora più menzognero Europa o non Europa.

Il vero bivio, di cui si fa solo finta di discutere, è tra la politica attuale e una politica non dico onesta ma almeno un po' meno ladra.

Se non si cambia rotta sotto quell'aspetto il disastro è garantito e a chi dare la colpa (rigorosamente non alla politica ladra) diventa problema del tutto secondario.

Se invece si cambia rotta vengono fuori anche i soldi per gli investimenti pubblici.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Il paese delle occasioni mancate

Messaggioda mariok il 08/06/2017, 13:50

I pochi dati riportati, al di là di tutte le possibili considerazioni, mi sembrano che sottolineino un dato incontrovertibile:

la nostra classe politica è incapace di portare avanti un qualsiasi programma di investimenti serio, che non sia la solita pioggia di denaro da spartirsi fra varie clientele nazionali e locali.

Austerità o non austerità, sta di fatto che grazie all'euro abbiamo avuto una disponibilità finanziaria aggiuntiva di oltre 450 miliardi negli ultimi quindici anni.

Tutto il resto sono chiacchiere.

Il naturale corollario è che dare ancora maggiore libertà di manovra a questa classe politica (senza distinzioni di partito, di governo o di opposizione) attraverso la restituzione della sovranità monetaria sarebbe una catastrofe.

Poi possiamo ripetere tutte le solite chiacchiere sull'Europa, sull'austerità e sulla Germania.

Appunto: le chiacchiere stanno a zero, sono i fatti che parlano.
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Re: Il paese delle occasioni mancate

Messaggioda ranvit il 08/06/2017, 15:43

Forse non mi sono spiegato bene...
Concordo con voi. Fosse stato per me il problema l'avremmo risolto 5 anni fa almeno! :D
Ma la differenza sta nel fatto che io ritengo NON modificabile nel breve ....almeno un paio di generazioni :( .... la situazione politico-istituzionale. Insomma voi fate lo stesso errore della Ue: ritenere possibile modificare gli italiani :lol:
L'Italia non è nelle condizioni di attuare una rigida politica di austerità/riforme dolorose (dopo quella delle pensioni che sembrava dovesse risolvere tutti i problemi) ....piaccia o no è cosi'!

Inoltre va detto che è troppo ingenuo (credete forse che altrove sia tutto rose e fiori?) dare importanza agli sprechi/corruzione....che esistono e sono gravi...ma. la realtà è che se invece di inseguire le farfalle si fossero fatti grandi investimenti pubblici, pur al netto di sprechi e corruzione (d'altronde sono pur sempre soldi che "girano"....o credete che i soldi sporchi si fermino in qualche materasso?...), l'economia sarebbe ripartita e con essa l'abbassamento dell'indice percentuale di debito pubblico!

Ma, ripeto, piaccia o no, a voi come alla Ue.....quest'è! 8-)


.
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Re: Il paese delle occasioni mancate

Messaggioda ranvit il 08/06/2017, 19:41

Il vero problema sarà che non avremo alcun GOverno..... 8-) :mrgreen:


Il Qe e i timori della grande finanza
Si tende forse a sopravvalutare la fine del programma di Quantitative easing della Bce. La prossima legislatura sarà detrminante ai fini della definizione del modello di sviluppo economico e sociale che intendiamo perseguire. Sarà essenziale un ritorno alla politica fiscale e agli investimenti.
Carlo Torino
di Carlo Torino
@carlo_torino (twitter)
6 Giugno 2017 alle 17:22Il Qe e i timori della grande finanza
È bene ricordare che le note di aggiornamento delle banche d’affari non hanno la medesima valenza epistemologica della Fenomenologia dello spirito. Le loro tesi non costituiscono dogmi di una religione rivelata. Sovente quegli stessi analisti sono vittime di inestricabili “distorsioni cognitive”, incapacità di astrazione, e talvolta di evidente parzialità di giudizio.
Ma veniamo al dunque. Che in questo Paese vi sia un elevato debito pubblico e un problema di crescita economica, è una tesi nota e incontrovertibile. I timori sulla fine del Qe della Banca centrale europea? Ampiamente sopravvalutati. E in ogni modo già incorporati nelle aspettative degli operatori. Non v’è altro che la politica monetaria possa fare – con i tassi a zero, e un’inflazione prossima all’1% -, se non estendere nel tempo il programma di acquisti pubblici. Ma non pare che il Consiglio inclini verso questa strategia, la quale non avrebbe comunque il pregio di poter incidere sulla crescita potenziale e sull’occupazione. Domandiamoci invece chi abbia maggiormente beneficiato del programma di acquisti della Bce, e quale ne siano le finalità implicite. La risposta è evidente: il sistema bancario. Il Qe equivale nella sostanza a una ricapitalizzazione «occulta» del sistema finanziario. La domanda di titoli da parte della Bce, genera un incremento nelle valutazioni di questi ultimi (detenuti in prevalenza sui bilanci degli istituti di credito), ponendo in essere di riflesso un aumento del patrimonio netto delle banche. Quanto di queste risorse sia confluito nell’economia reale è evidente dal tasso di crescita dell’economia (pressoché in depressione), e da quello della crescita degli investimenti in capitale fisso (sistematicamente negativo fino al 2016).
La fine del Qe dovrebbe dunque legittimamente preoccuparci qualora non vi fossero i segnali di una politica fiscale di intonazione sufficientemente espansiva che miri a incentivare investimenti (soprattutto pubblici) in istruzione, infrastrutture, e tecnologia. Se non si riuscisse a predisporre una riforma del sistema fiscale improntata a una maggiore progressività, e veramente equa. Avremmo ragione di preoccuparci, in sintesi, se il prossimo esecutivo non fosse in grado di porre in essere il giusto sistema di incentivi per una crescita sana e inclusiva.
A tale riguardo sono opportune un paio di osservazioni storiche. Negli anni tra il 1998 e il 2007 il tasso di crescita reale medio del Pil è stato dell’1.4%; nello stesso periodo la disoccupazione è drasticamente scesa dal 12,8% al 6% del 2007. La bilancia commerciale in quegli anni si è invece progressivamente contratta: dal 3% del Pil nel 1996, al -1,3%. La compressione nei tassi dovuta all’introduzione dell’euro ci consentì in effetti di vivere un decennio al di sopra delle nostre effettive capacità, indebitandoci col resto del mondo. Quel modello di sviluppo economico era dunque insostenibile, e contaminato alla base da un’evidente distorsione di natura finanziaria. Non a caso la crescita del tasso di produttività, in quegli anni, appare piuttosto stagnante, e continua ad esserlo ancora oggi.
La grande sfida del prossimo governo sarà quella di creare una vera «economia della conoscenza», e in vista di tale scopo occorrerà ottenere flessibilità e margini di spazio fiscale in sede europea. Al tempo stesso, sarà essenziale contribuire a un progetto organico e condiviso di riforma profonda delle istituzioni dell’Unione, perché essa possa somigliare sempre più a quella «società degli spiriti» di Voltaire, a quella «regione nobilissima» come la definisce Dante nel De Monarchia.
Non solo: sarà opportuno ridefinire e ampliare il ruolo della Cassa depositi, nella direzione di un suo maggiore coinvolgimento nel sostegno alle piccole e medie imprese, così come in piani di sviluppo infrastrutturale. Vitale sarà inoltre riuscire a incidere su quell’indefinibile groviglio di rendite di posizione che ingessano la struttura economica del Paese.
In conclusione, dovremmo forse preoccuparci un po’ meno delle periodiche note di aggiornamento delle banche d’affari – spesso intrise di miope riduzionismo finanziario, e di deviazioni non di rado sospette -, prestando maggiore attenzione al modello di sviluppo economico e di società che intendiamo realizzare.
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Re: Il paese delle occasioni mancate

Messaggioda mariok il 09/06/2017, 10:30

Io non so come si ragioni.

Dal 2002 ad oggi oltre 450 miliardi di minori interessi più altri 400 miliardi di maggior debito pubblico, fanno oltre 850 miliardi che sono evaporati nel nulla.

E la chiamiamo austerità?

Ed a questi stessi personaggi che sanno solo scialacquare vogliamo pure dare la possibilità di stampare moneta?

Al confronto il Venezuela sarebbe la Svizzera.
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Re: Il paese delle occasioni mancate

Messaggioda ranvit il 09/06/2017, 11:37

Mariok....ma tu cosa avresti fatto?....e, soprattutto, con quale maggioranza di Governo? 8-) :roll:

PS I minori interessi pagati, comunque, non è che sono soldi incassati....da poter spendere! 8-)
In altri termini, se non ci fosse stato questo risparmio (del resto ipotetico...) staremmo solo peggio! Perchè, come ho già detto, non c'è nessuno in Italia che possa fare una forte riduzione della spesa pubblica 8-) .
Nessuno!
E' bene che se lo mettano in testa tutti ....Ue compresa!

La soluzione è solo un forte piano di investimenti pubblici che faccia salire il Pil!
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