Questo argomento apre vari temi.
Con l'accortezza, però, di estendere il ragionamento a tutti i detenuti e non al singolo di cui mafiosamente e ipocritamente non faccio il nome.
Sono dignitose la vita e la morte in carcere?
Lo sono per una persona sana e per un malato anche non terminale?
Dove mettiamo l'asticella tra giustizia (e certezza della pena) e umana pietà nei confronti di chi ha commesso tali e tanti crimini?
Questa sentenza fa nascere il sospetto di un trattamento speciale o riteniamo che anche un morto di fame avrebbe avuto la stessa considerazione?
E mille altre domande.