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Andiamo a votare che è meglio...

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Andiamo a votare che è meglio...

Messaggioda ranvit il 28/05/2017, 7:25

Con questi scafessi della sinistra a sinistra del Pd, non c'è speranza! Meglio abbandonarli e non parlarci proprio piu'!
Azzeccagarbugli al pari del M5S.
Roba da psichiatria!

Andiamo a votare e togliamoceli dai piedi (con lo sbarramento al 5%)!


Ecco perché è meglio andare ad elezioni in autunno. Dice Citi
Per gli analisti finanziari votare il 22 ottobre o il 12 novembre aiuterebbe ad evitare alcuni temi che potrebbero aiutare i partiti antisistema
di Redazione
26 Maggio 2017 alle 19:37Ecco perché è meglio andare ad elezioni in autunno. Dice Citi

Al voto, al voto! Sembrava un argomento accantonato, una discussione superata. Invece, negli ultimi giorni, il tema di possibili elezioni anticipate è tornato di stringente attualità. Il motivo è il confronto che Matteo Renzi e Silvio Berlusconi hanno avviato sulla legge elettorale. I due, dopo la fine rovinosa del patto del Nazareno, sono tornati a parlarsi e un'intesa su un sistema elettorale ispirato al modello tedesco, non sembra più così impossibile. Anzi.


Questa, però, passerebbe attraverso la garanzia (che Berlusconi avrebbe offerto a Renzi) di elezioni anticipate da celebrare in autunno. Uno scenario che convince anche gli analisti di Citi Research (una divisione di Citigroup Global Markets) che in un dossier dedicato alla politica italiana fissano una vera e propria road map per arrivare al voto tra pochi mesi.

Il documento parte proprio dal confronto tra Renzi e Berlusconi che dovrebbe portare ad un sistema elettorale con sbarramento al 5%. Una buona notizia per gli analisti che pur consapevoli del fatto che la nuova legge non esclude il rischio di un parlamento senza una chiara maggioranza o, peggio ancora, di un'alleanza post-elettorale di forze anti-sistema, restano convinti che una minore frammentazione possa dare dei benefici.

Il problema semmai, sottolineano, sono i tempi in cui si deve arrivare ad elezioni. Per Citi anticiparle al 2017 potrebbe aiutare a togliere dal dibattito alcuni temi che, in questo momento, sembrano in grado di spingere i populisti verso il successo. Il dossier ne elenca tre: le difficoltà di Alitalia, la ricapitalizzazione delle banche locali, eventuali misure di austerità che dovrebbero essere adottate nella manovra. Difficile, scrivono, che il partito che si troverà a gestire, come forza di governo, queste tre partite, “possa competere e sperare di vincere le elezioni dopo qualche mese”.

Da qui la soluzione: fissare la data del voto o il 22 ottobre o il 12 novembre. Infatti, mentre in molti parlano del 24 settembre, Citi ritiene questa ipotesi altamente improbabile perché significherebbe far partire la campagna elettorale nel pieno del periodo estivo.

http://www.ilfoglio.it/politica/2017/05 ... ti-136679/
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Andiamo a votare che è meglio...

Messaggioda ranvit il 28/05/2017, 8:11

Pd e 5 Stelle allineati al 30%. I piccoli partiti sotto il 5%, FdI è sul filo
A sinistra dei dem solo un’alleanza potrebbe consentire di superare lo sbarramento
di Cesare Zapperi


È come se si giocassero due campionati paralleli. Da un lato, quello delle forze politiche maggiori, per le quali la sfida è individuare, nel vasto campionario dei sistemi elettorali, quello che garantisce la governabilità (leggi una maggioranza netta, senza necessità di coalizioni o sante alleanze). E ad ora, pare profilarsi un’intesa tra Pd, Forza Italia e Lega, allargabile a Mdp e M5S (sondaggio sul blog di Beppe Grillo permettendo), sul modello tedesco, che prevede un proporzionale con sbarramento del 5 per cento. Dall’altro, proprio partendo dal sistema scelto, c’è il campionato della sopravvivenza. Per Fratelli d’Italia, per i centristi (da Alternativa popolare all’ex Scelta civica), per le varie anime della sinistra è davvero questione di vita o di morte. E i sondaggi sono compulsati con il batticuore. L’ultima rilevazione sulle intenzioni di voto realizzata dalla Ipsos di Nando Pagnoncelli, relativa a venerdì scorso, se si prende per buono lo sbarramento del 5 per cento, cala una mannaia impietosa su tutti i piccoli partiti. Chi se la gioca sul filo è la creatura politica di Giorgia Meloni, accreditata di un 4,6 per cento (ma ad aprile si attestava al 5,2 per cento).

GUARDA IL GRAFICO
LE INTENZIONI DI VOTO

Per gli altri, l’asticella è molto, troppo in alto se non intervengono scelte più coraggiose (anche solo per necessità elettorale). Gli sguardi sono rivolti soprattutto al vasto arcipelago della sinistra. Mdp con il 2,8 per cento e Sinistra italiana con il 2,2 per cento (uno 0,9 per cento viene attribuito a Rifondazione-Idv-Verdi) da soli non vanno da nessuna parte. Se si unissero, magari con il contributo del Campo progressista di Giuliano Pisapia, l’agognata soglia sarebbe a portata di mano. Ma la storia politica italiana ha più volte dimostrato che si ottengono più consensi presentandosi separati piuttosto che uniti in patti o unioni di convenienza che non convincono del tutto gli elettori. Al centro la situazione appare ancora più critica. Al partito di Angelino Alfano viene assegnato un 2,1 per cento che spiega la ragione per cui lo sbarramento otterrebbe il via libera solo se la soglia fosse abbassata al 3 per cento. Per le altre formazioni di centro, fatto salvo il caso di alleanze al momento piuttosto improbabili (con i dubbi già espressi a sinistra), il salto dell’ostacolo è una vera mission impossible.
Se torniamo al campionato dei grandi, invece, si conferma il testa a testa tra Movimento 5 Stelle (tornato leggermente in testa con il 30,5 per cento) e Pd (30,4). E poi c’è il polo di centrodestra, che se mettesse a fattor comune Forza Italia (13,2 per cento), Lega Nord (12,8) e Fratelli d’Italia (4,6) se la giocherebbe con un 30,6 per cento complessivo con gli avversari dem e pentastellati. Ma appunto, qui le ragioni meramente aritmetiche devono fare i conti con quelle politiche. Ecco perché la scelta del sistema elettorale ha un peso non trascurabile. Viste anche talune differenze di posizioni e di toni con Matteo Salvini, Silvio Berlusconi sembra preferire il sistema tedesco in modo che ciascuno pesi per quel che vale. Una sorta di «competition is competition» di prodiana memoria che ad urne chiuse consentirebbe a ciascuno di imboccare la propria strada. A cavallo tra le larghe intese e l’opposizione pura e dura.
27 maggio 2017 (modifica il 27 maggio 2017 | 23:11)
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Re: Andiamo a votare che è meglio...

Messaggioda mariok il 28/05/2017, 9:28

meglio è una parola troppo impegnativa

si può al più dire che è meno peggio, anche se grammaticalmente scorretto.

Ormai la politica (quella vera) in questo paese non esiste più.

Quello che dobbiamo augurarci è di mettere al governo quattro scafessi che facciano il minor danno possibile.

In quest'ottica effettivamente trascinare questa situazione fino al 2018 non ha senso.

Aspettiamo tempi migliori ed intanto affidiamoci alla strana coppia Merkel-Macron: che pensino loro (speriamo) a darci un nuovo assetto istituzionale, l'unico possibile: una federazione europea in cui i governi nazionali, a partire dal nostro, siano messi in condizione di fare sempre meno danni delegando la politica, quella che conta a livello internazionale, ad un governo di franco-tedeschi.
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville
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Re: Andiamo a votare che è meglio...

Messaggioda ranvit il 29/05/2017, 11:19

http://www.ilsole24ore.com/art/commenti ... d=AEjV6dUB


Legge elettorale, le convenienze (e i danni) del «tedesco»
–di Roberto D'Alimonte Domenica 28 Maggio 2017

Matteo Renzi vuole le elezioni anticipate e a questo punto gli importa poco il sistema elettorale. A Silvio Berlusconi importa molto il sistema di voto, cioè evitare i collegi uninominali, e poco le elezioni anticipate. Al M5S vanno bene sia le elezioni anticipate che il modello tedesco. Alla Lega di Matteo Salvini va bene tutto. Mattarella non vuole le elezioni anticipate ma vuole fortemente un sistema elettorale “armonizzato”. Questo è il puzzle in cui si dibatte la politica italiana oggi.

In fondo a questo guazzabuglio di interessi si stagliano il ritorno al proporzionale e la fine di un ciclo. Pare che Renzi sia pronto a sacrificare quel che resta della democrazia maggioritaria e del principio fondante della Seconda Repubblica sull’altare delle elezioni anticipate. Pur di andare a votare prima della legge di bilancio e delle elezioni siciliane sembra aver deciso che il sistema elettorale in vigore in Germania possa sostituire i due sistemi confezionati dalla Consulta con le sue improvvide sentenze del 2014 e del 2016. Una decisione del genere equivale all’accettazione del ritorno al proporzionale.

L’alfiere della Terza Repubblica, il Macron italiano, diventerebbe il restauratore della Prima. Infatti, il sistema tedesco è al 100% un sistema proporzionale. Ma c’è un però. In Germania solo i partiti che hanno almeno il 5% dei voti e quelli che arrivano primi in tre collegi possono partecipare alla distribuzione dei seggi. La soglia del 5% è uno strumento potente. La tabella in pagina mostra cosa succederebbe in Italia con il modello tedesco sulla base delle attuali stime di voto e di alcune ipotesi alternative con soglie più basse.

TRE SIMULAZIONI CON IL SISTEMA TEDESCO
Soglia al 5% Soglia al 3% Soglia al 2,5%
Intenzioni voto, % Seggi, N Seggi, % Seggi, N Seggi, % Seggi, N Seggi, %
Pd 29,3 217 35,1 199 32,2 188 30,4
M5s 28,6 212 34,3 195 31,6 184 29,8
Lega nord 13,0 97 15,7 88 14,2 84 13,6
Fi 12,4 92 14,9 85 13,8 80 12,9
Fdi 4,5 31 5,0 29 4,7
Mdp 3,0 20 3,2 19 3,1
Ap 2,7 18 2,9
Si 2,5 16 2,6
Altri 3,9
Totale 100 618 100 618 100 618 100
Nota. Le intenzioni di voto utilizzate sono state calcolate facendo la media di 5 sondaggi pubblicati in questa settimana. Fonte cise.luiss.it
Con la soglia al 5% prenderebbero seggi solo quattro partiti. I “magnifici quattro”: Pd, M5s, Forza Italia e Lega Nord. Di per sé questo non è un male. Sarebbe una drastica e salutare semplificazione del quadro politico. Una cosa mai vista in Italia dal 1946. Chissà se la Consulta avrà qualcosa da ridire. L’Italicum da questo punto di vista era meno distorsivo. Con tanti partiti che non arrivano al 5% i “magnifici quattro” sarebbero sovra-rappresentati. Si produrrebbe cioè un effetto maggioritario. E questo va bene.

Il problema è il governo. Con i dati di oggi ci sarebbero sulla carta due coalizioni che si contenderebbero la maggioranza assoluta dei seggi. Il fatidico 51% potrebbe andare a Pd e Fi, ma anche a M5s e Lega Nord. Potrebbe essere una roulette. Proprio l’esito che la cancellazione del ballottaggio dell’Italicum voleva scongiurare. D’altronde una soglia più bassa (2,5%) - come si vede nella tabella - ridurrebbe il rischio di una possibile maggioranza M5s-Lega Nord ma indebolirebbe Pd e Forza Italia rendendo necessaria una coalizione tra Berlusconi e i partiti a sinistra del Pd.

Insomma, il tedesco non è la panacea dei nostri problemi di governabilità post-referendum costituzionale. Ma non sarebbe un cattivo sistema a condizione che resti un tedesco vero e non un tedesco in salsa italiana. Su questo però i dubbi sono legittimi. In particolare la soglia deve restare al 5% e nel nostro caso non va permesso il suo aggiramento attraverso l’escamotage delle vittorie nei collegi. Le desistenze sono una nostra specialità e servirebbero a far sparire la soglia. Senza soglia al 5% il tedesco in salsa italiana sarebbe il trionfo della rappresentatività e il funerale della governabilità. E va trovata una soluzione soddisfacente per il problema dei seggi in soprannumero. Tema da affrontare in altro momento.

Meglio del tedesco ci sarebbe il Mattarellum bis, il cosidetto Rosatellum. Ma è stato messo frettolosamente da parte. Ci dicono che per la sua approvazione mancherebbero i voti al Senato. Può darsi, ma finché non ci si prova non si può sapere. Nell’attuale Senato - dispiace dirlo - può succedere di tutto. Tutto è possibile se si negozia per davvero. Nessun esito è scontato. Varrebbe la pena provarci e lasciare agli altri la responsabilità del no. Ma pare che il percorso sia segnato. Si finirà a Berlino sperando che sia veramente Berlino e non Roma.

Siamo arrivati a questo punto per la voglia di elezioni anticipate di Renzi e le pressioni di Mattarella per l’armonizzazione degli attuali sistemi di voto. Sono loro i veri protagonisti della partita. Renzi sembra aver deciso. L’interesse per il voto in autunno è tale da giustificare ai suoi occhi il ritorno al proporzionale. Ma vuole essere sicuro che questo sacrificio porti veramente alle elezioni anticipate. Teme la trappola. Il presidente Mattarella vuole fortemente la riforma elettorale. Non sembra disposto ad accettare il rischio di elezioni in autunno, nel bel mezzo del processo di approvazione della legge di bilancio e senza alcuna certezza che si possa fare rapidamente un governo dopo il voto. Noi nel nostro piccolo speriamo di non finire in una palude peggiore dell’attuale.
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Re: Andiamo a votare che è meglio...

Messaggioda pianogrande il 29/05/2017, 12:07

Ormai, vista la confusione del quadro politico (che è già un complimento definirlo con tale termine e non con vari e volgarissimi sinonimi di casino) penso che la situazione sia questa.

Una legge elettorale migliore possibile per andare alle elezioni a scadenza naturale.

Le elezioni a settembre sarebbero l'ennesima fuga (capostipite quella del 2011) della politica dalle sue responsabilità.

Una viltà come le elezioni in Gran Bretagna; fatte solo per guadagnare tempo e mettere le mani in pasta più tardi possibile.

In GB, almeno, la fuga dei politici dai problemi seri è cominciata con qualche importante dimissione.

Qua non si dimette nessuno.

Nel momento del bisogno si nascondono in attesa che passi la buriana per poi tornare in cattedra ad insegnare come si fa e come si sarebbe potuto fare.

Qui ci vuole uno scatto di orgoglio; alla Macron.

Sì, alla Macron, visto che si tende a paragonarsi a lui ma senza avere il coraggio di prendere decisamente posizione.

La finanziaria è uno degli appuntamenti cruciali della politica.
Come si può presentarsi agli elettori e chiedere il loro voto dopo essersi dati alla fuga davanti a un appuntamento cruciale?

Si vuole cambiare il paese?
Si cominci a cambiare atteggiamento verso il paese smettendo di usarlo solo come stipendificio e bancomat per politici e affini tagliando però la corda quando c'è da lavorare.

Il paese potrebbe perfino apprezzarla questa cosa (così come la Francia ha apprezzato Macron).
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
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Re: Andiamo a votare che è meglio...

Messaggioda gabriele il 29/05/2017, 14:38

pianogrande ha scritto:.

Qua non si dimette nessuno.



Qualcuno si è dimesso, ma come da tradizione del belpaese é rientrato dalla finestra...
Chi sa, fa. Chi non sa, insegna. Chi non sa nemmeno insegnare, dirige. Chi non sa nemmeno dirigere, fa il politico. Chi non sa nemmeno fare il politico, lo elegge.
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Re: Andiamo a votare che è meglio...

Messaggioda ranvit il 29/05/2017, 14:53

Intelligentoni (che avete rovinato l'Italia), avete un'alternativa? 8-)
Tutta da ridere (se non ci fosse da piangere) questa tesi secondo cui bisognerebbe riunire il centrosinistra convinti di poter riformare l'Italia. Ma non è stato proprio il cs riunito che ha destabilizzato l'Italia, consentendo al berlusconismo di farfugliare una riforma liberale ed al capocomico di arrivare al 30%?
Ma lo capite o no che non vi vuole piu' nessuno? Che cazzo vogliono Giannini, Saviano, Crozza, Fazio, Calabresi, etc etc?
Di che riunire il Cs parlate? Chi bisognerebbe riunire? Bersani, D'Alema etc etc?

Che finanziaria volete fare con un Governo cosi' debole da non poter neanche ripristinare una parvenza di voucher ma sanare situazioni insanabili???

Ma andate a quel Paese! :mrgreen:

http://www.repubblica.it/politica/2017/05/29/news/la_benedizione_grillina_al_patto_del_nazareno-166713608/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P1-S1.8-T2

La benedizione grillina al patto del NazarenoLa benedizione grillina al patto del Nazareno
L'ANALISI / Eccolo, dunque, l’approdo. Sull’accordo già blindato tra Renzi e Berlusconi arriva adesso la sorprendente apertura di Grillo sul modello proporzionale tedesco, che apre la via al voto in autunno. Così la Generazione Telemaco della “nuova politica”, quella che doveva “uccidere il padre” e rottamare il vecchio, torna nel luogo dove tutto era cominciato, e dal quale forse non se n’era mai andata

di MASSIMO GIANNINI

NEGATE, temute, e alla fine volute, ecco le elezioni anticipate. Sull’accordo già blindato tra Renzi e Berlusconi arriva adesso la sorprendente benedizione di Beppe Grillo sul modello proporzionale tedesco, che apre la via al voto in autunno. Eccolo, dunque, l’approdo. Dopo tre anni di inutile pellegrinaggio tra vocazioni maggioritarie e Italicum, democrazie “decidenti” e premierati forti.

La Generazione Telemaco della “nuova politica”, quella che doveva “uccidere il padre” e rottamare il vecchio, torna nel luogo dove tutto era cominciato, e dal quale forse non se n’era mai andata. Il Nazareno. E al Nazareno, inteso appunto come Patto, ha la pretesa di riportare quel che resta della sinistra italiana. Ancora una volta smarrita, confusa, divisa. Incapace di produrre una qualunque alternativa, se non quella di abbracciare un Caimano per resistere a un Grillo.

L’accordo Renzi-Berlusconi, alla luce delle parole del segretario del Pd al Messaggero, è ormai cosa fatta. Con la scusa che “lo chiede Mattarella”, l’ex premier e l’ex Cavaliere sono pronti a fare quello che pareva chiaro dal giorno dopo la Caporetto sul referendum costituzionale, e che solo i ciechi, gli ipocriti o le anime belle si erano rifiutati di comprendere. Un’intesa sulla riforma elettorale, poi sulle elezioni anticipate, e infine sulla prospettiva di una Grosse Koalition all’italiana.

Come dice Roberto Saviano del Ventennio Berlusconiano, con la “svolta nazarena” tutto è dimenticato, tutto è perdonato. Ed è vero che è “uno scandalo” una politica che a pochi mesi dalla scadenza della legislatura costruisce meccanismi elettorali tagliati a misura dei propri bisogni. Ma così è, purtroppo. Ormai da almeno dodici anni, quando a questo “uso privato” delle istituzioni e delle Costituzioni ci abituò il disastroso Porcellum voluto dal Polo della destra per non far vincere l’Unione di Prodi. Anche il sì di Grillo fa parte della svolta. Ma il furbo via libera del capocomico al sistema proporzionale tedesco, attraverso la solita farsa del clic tra gli attivisti della Rete, è tutt’altro che disinteressato. Per Pd e Forza Italia risolve il problema dei numeri al Senato, che altrimenti sarebbero mancati, e che invece adesso ci saranno grazie ai pentastellati. Ma per il Movimento è manna dal cielo: gli consentirà di lucrare dividendi incalcolabili in una campagna elettorale tutta giocata contro il “Renzusconi” dell’inciucio neo-consociativo.

Ci sarà ancora qualche dettaglio tecnico da mettere a punto. Per esempio la soglia di sbarramento. Ma la strada è già aperta, da almeno due casi paradigmatici di queste ultime ore. Il primo caso è la sfiducia bipartisan a Campo Dall’Orto in consiglio d’amministrazione Rai: un “ribaltone” che ha ragioni tuttora imprecisate, se non quelle legate all’urgenza di avere un servizio pubblico televisivo ancora più malleabile e controllabile in campagna elettorale. Renzi nega, e porta come prova il fatto che il consigliere che lui conosce meglio nel cda è "Guelfo Guelfi, l’unico ad aver votato a favore del piano di Campo Dall’Orto". Tesi tartufesca, e facilmente controvertibile: più che una prova a discapito, il voto di Guelfi (difforme da quello degli altri consiglieri pd) sembra la smoking gun sul siluramento del direttore generale.

Il secondo caso è il ripristino dei voucher, sia pure con una formula “geneticamente modificata”. L’emendamento che reintroduce i buoni lavoro passa proprio grazie alla stampella azzurra del Cavaliere, perché nel frattempo viene meno la stampella rossa non solo dell’Mdp di Bersani, ma anche dei dissidenti di Orlando. Anche su questo Renzi ha una sua versione. La norma sui voucher ci sarà perché «abbiamo fatto quello che il ministro Finocchiaro ci ha chiesto di fare». Tesi pilatesca, e palesemente in-credibile: Gentiloni non avrebbe mai preso un’iniziativa autonoma, su un tema “sensibile” per la sinistra come i buoni lavoro. Ad annunciare l’emendamento in Commissione è stato il capogruppo dem Rosato. E su quello, poi, il governo ha dovuto convergere. È una forzatura della quale obiettivamente non si sentiva alcun bisogno. Sia per ragioni di metodo: i voucher erano stati appena abrogati per decreto proprio per evitare il referendum chiesto a tutta forza dai sindacati. Sia per ragioni di merito: i voucher non hanno risolto la piaga del lavoro nero (ormai superiore ai 100 miliardi l’anno) e non hanno offerto nessuna tutela contributiva a quel milione e 600 mila precari che ne hanno “beneficiato” (dovrebbero lavorare fino a 75 anni per avere una pensione da 208 euro al mese).

Dunque, anche questa mossa non nasce per caso. Non nasce a Palazzo Chigi. Nasce a Largo del Nazareno. E si inquadra nello stesso percorso che potrebbe portarci, in sequenza, al sistema tedesco, alla caduta di Gentiloni, al voto in autunno e alla Grande Coalizione. Non siamo più in presenza di un’episodica geometria variabile (che talvolta in Parlamento può capitare) ma di un’autentica mutazione della maggioranza (che stavolta il Quirinale deve valutare). Tutti i soggetti in campo non possono non esserne consapevoli. Se vanno avanti lo stesso, vuol dire nella migliore delle ipotesi che hanno accettato il rischio, nella peggiore che hanno concordato l’esito. E l’esito, ancora una volta, è quello ormai noto, nonostante le smentite a tamburo di questi mesi: un bel # paolostaisereno, e poi tutti alle urne.

In questa rincorsa congiunta alla rivincita di Renzi e alla rinascita di Berlusconi non c’è già più spazio per le prudenze istituzionali o per le pendenze finanziarie. L’idea è che il tripolarismo che paralizza l’Italia, con il modello tedesco, si risolve con la creazione e la contrapposizione di due blocchi: il Sistema (Renzi-Berlusconi) e l’Anti- Sistema (Grillo-Salvini). Comunque vada, un mezzo disastro.
Il rischio dell’instabilità, proprio durante una delicatissima sessione di bilancio, non è contemplato. Anzi, è inopinatamente ribaltato a nostro vantaggio. Anche questo dice Renzi: «Dopo le elezioni tedesche e fino al voto, l’Italia sarà l’osservato speciale sui mercati. L’eventuale anticipo del voto non genera l’incertezza, ma la anticipa… ». La scommessa è stravagante, e a dir poco azzardata. Non ci sarebbe nulla di strano se i due “pattisti” la giocassero in proprio. Purtroppo non è così: la posta in palio è il Paese.
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Re: Andiamo a votare che è meglio...

Messaggioda Robyn il 29/05/2017, 17:01

Il governo deve prendere atto che la maggioranza non c'è più quindi deve andare da Mattarella.Non si può dire di non fare stupitaggini e poi presentare un dl sui vuocher che crea un precedente pericoloso,perche si gioca con il futuro dei giovani non si può dare la colpa ad altri se si creano le cause dell'incidente parlamentare
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Re: Andiamo a votare che è meglio...

Messaggioda ranvit il 29/05/2017, 19:34

Eccolo qua un altro campione....del nulla!
Ma che coglione! E come la fai una legge di stabilità in prossimità di elezioni e con un Governo debole???

Ci sarebbe da aggiungere che in tutti i Paesi quando si deve votare...non succede niente!
Solo coglioni o disfattisti?
Ma andate affanculo!


http://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2017/05/29/e.letta-voto-anticipato-sbagliato_4c2bd682-5c16-4e92-91de-0dea4930170a.html


E.Letta, voto anticipato sbagliato
Daremmo messaggio a Ue di Paese che vota senza l. di stabilità



(ANSA) - ROMA, 29 MAG - "Interrompere la legislatura sarebbe sbagliato e incomprensibile. Ci deve essere una spiegazione al Paese, agli elettori. E' una dinamica bizzarra". Così Enrico Letta bocciando su Corriere.tv l'ipotesi di elezione anticipate.
"Sarebbe molto meglio andare al voto a scadenza naturale, condivido pienamente Prodi. Votare a scadenza darebbe un messaggio importante all'Ue, che l'Italia paese normale che vota quando si deve. Invece - conclude - daremmo il messaggio di un Paese ancora arrovellato su giochi politici, senza una legge di stabilità".
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Re: Andiamo a votare che è meglio...

Messaggioda Robyn il 29/05/2017, 20:10

Scusa ma con chi ce l'hai quando dici quella cosa? ci sarai tu.La caduta del governo non significa elezioni anticipate può significare un'altro governo fino a a fine legislatura.I veri stupidi sono quelli che giocano con il sistema tedesco.Nel proporzionale non esiste il csx esiste il centro e la sinistra che è minoranza e che non và al governo creando la democrazia bloccata e la democrazia bloccata è un rischio perche le destre non si occupano dei problemi sociali.Da un lato meglio non avere più quel centro democristiano che professa la superiorità delle idee della razza di centro io non sò chi siete non vi conosco e pur essendo cattolico laico disconosco quella chiesa che li appoggia.Dall'altro invece avere il collegio per conquistare da soli la maggioranza parlamentare.Infatti nel 1994 è stato un errore fare l'alleanza con i popolari la sinistra da sola doveva riuscire a conquistare la maggioranza il sistema rimaneva tripolare.Matteo Renzi con il sistema tedesco infilerà in un vicolo cieco tutto il csx che sarà solo sinistra
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