mariok ha scritto:
Anche se una cosa va detta: chi ha votato no sapeva benissimo con chi aveva a che fare e che votando contro saremmo arrivati alla situazione attuale.
Oggi è inutile che ci si indigni per il fatto che ci aspetta o una disastrosa ingovernabilità o un bel governo di cosiddette larghe intese con il redivivo Berlusconi.
"chi ha votato sì sapeva benissimo con chi aveva a che fare e che votando a favore saremmo arrivati ad una situazione ancora più disastrosa"
Questi ragionamenti non ci porta a nulla. Sono vicoli ciechi. Non possiamo sapere come sarebbe stato.
Decisamente la cosa comincia ad annoiarmi. Ragionamenti simili sono stati fatti a dicembre e mi sembra inutile ripercorrerli.
Oggi ci si indigna, e mi piacerebbe sapere chi si indigna: forse qualche giornalista che usa il "noi" invece dell'"io", perché la classe politica di questo paese non sa far sintesi (ripeto il concetto espresso sopra) e non serve una riforma costituzionale per creare una legge sufficiente e necessaria a rispettare le condizioni poste da pianogrande (le cui parole faccio mie):
Chi governa; che sia una coalizione, che sia un partito, che sia uno schieramento o una alleanza o un team o... lo deve scegliere il popolo con davanti una scheda elettorale che ne riporti il nome e il simbolo.
Tutto quello che succede dopo il voto e che porta a una decisione presa da pochi è meno democratico del metodo detto sopra.
Quindi il proporzionale che porta a trattative ad elettore escluso è meno democratico del ballottaggio.
Se cominciamo ad essere d'accordo su questo abbiamo fatto un passo avanti di civiltà e democrazia.
Sono ancora più convinto che l'attuale forma democratica incentrata sul parlamento sia fallimentare. Forse la politica, e ancor prima il mondo della cultura, dovrebbe cominciare a riflettere su questo aspetto