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Contatti tra scafisti e alcuni soccorritori.....

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Contatti tra scafisti e alcuni soccorritori.....

Messaggioda ranvit il 25/07/2017, 6:51

8-) :roll: :twisted:


Esodo dal Niger all'Italia. E i militari francesi
fanno finta di nulla
Sul 'corridoio libico' presidiato dall'Armée sono passati 300mila destinati ai barconi di GIANLUCA DI FEO


http://www.repubblica.it/index.html
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Contatti tra scafisti e alcuni soccorritori.....

Messaggioda ranvit il 25/07/2017, 7:08

UN'AMARA PRESA D'ATTO Mattarella alza la voce con l'Ue sui migranti e attacca la Francia sulla Libia: "Soluzioni di singoli Stati non risolvono"
Il presidente parla agli ambasciatori: "Servono risposte, non battute". Minniti a Tunisi cerca accordi per frenare i flussi dal centro Africa

http://www.huffingtonpost.it/2017/07/24 ... t-homepage
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Re: Contatti tra scafisti e alcuni soccorritori.....

Messaggioda ranvit il 25/07/2017, 7:09

The Huffington Post

In Libia il problema non è la Francia, ma l’Italia
24/07/2017 10:57 CEST | Aggiornato 19 ore fa
Nicola Pedde Direttore Institute of Global Studies

PHILIPPE WOJAZER / REUTERS

Ha suscitato in Italia una profonda indignazione la decisione del presidente francese Macron di organizzare a brevissima scadenza una conferenza sulla Libia, invitando i vertici politici dei due principali schieramenti a sedersi al tavolo di una trattativa gestita ed organizzata esclusivamente da Parigi.

L'incontro è programmato per martedì 25 luglio, e l'agenda dei lavori prevede la creazione di un esercito nazionale libico che assorba (o combatta) le milizie, e un piano politico di stabilità che permetta la formazione di un governo centrale stabile e capace di difendersi dalle mille insidie generate dal collasso delle istituzioni centrali nel 2011.

La strategia francese

Cosa voglia esattamente la Francia in Libia è chiaro dal 2011, e non dovrebbe essere necessario tornare sull'argomento a intervalli regolari, con circonvolute elucubrazioni tutte italiane relative a ipotetici quando improbabili scenari cooperativi.

La Francia fa in Libia quello che le riesce meglio, e che invece gli italiani sono al contrario storicamente incapaci di fare: persegue e difende i suoi interessi. Che siano in contrasto con quelli degli italiani – o di qualcun altro – poco male. Peggio per chi ancora crede a formule cooperative nel contesto della politica estera europea.

La Francia è accusata di essere stata ambigua nella gestione della politica di intervento in Libia, sostenendo dapprima la caduta di Gheddafi e il consolidamento delle formazioni islamiste, per poi schierarsi apertamente dalla parte opposta, sostenendo il generale Haftar e l'insieme di interessi politici ed economici che, attraverso l'Egitto, si riconducono sino al Golfo e agli Emirati Arabi Uniti.

Non c'è invece alcuna ambiguità dietro a questi apparenti mutamenti di alleanze. L'obiettivo della Francia non è quello di favorire la creazione del miglior governo possibile per la Libia e per i libici. La Francia è interessata al potenziale economico della Libia, e quindi muta strategia al mutare degli eventi, selezionando e sostenendo di volta in volta quelle componenti che meglio potrebbero servire gli interessi di Parigi.

Chi, quindi, meglio di Haftar, può rappresentare oggi questa scelta?

La Francia simula con la comunità internazionale di rispettare il riconoscimento del governo legittimo di Fayez al Serraj a Tripoli, ipocritamente offrendosi di mediare una conferenza nazionale di stabilità che è invece l'anticamera dell'ingresso di Haftar, l'uomo forte, nello scenario politico libico.

Haftar non è il meglio che si possa augurare alla Libia, ma rappresenta certamente il meglio che si possa ottenere per la gestione dei futuri interessi economici in loco. Ad Haftar non interessa negoziare con al Serraj la creazione di un esercito nazionale sotto il suo comando e subordinato al potere politico del premier. Ad Haftar interessa diventare nel più breve tempo possibile il nuovo Raìs della Libia, attraverso il riconoscimento di un suo ruolo di leadership politica assoluta.

Questo lo sanno bene i francesi, ma anche gli inglesi, i russi e molti altri che da una parte simulano – perché di simulazione si tratta – di rispettare gli accordi presi in sede Onu con l'intento di rafforzare e proteggere il governo riconosciuto dalla comunità internazionale, mentre dall'altra ne affossano quotidianamente la credibilità con il chiaro intento di presentare poi una soluzione scontata al problema: serve di nuovo l'uomo forte.

La riunione di Parigi del 25 luglio prossimo serve esattamente a questo, per dare ad Haftar definitivamente il controllo della Libia attraverso una transizione – che si spera sia almeno incruenta – che decreti la fine della debole esperienza al Serraj e l'avvio di un nuovo autoritarismo di stile gheddafiano.

Poco male, nell'ottica francese, se questo viene mal recepito da Roma, che guardava a Macron come il salvatore dell'Europa e che invece come prima mossa affonda sugli interessi italiani in Libia, senza guardare in faccia niente e nessuno.

Certo, non è detto che il piano francese riesca. Di fiaschi a Parigi ne hanno inanellati in gran quantità dal 2011 in poi, dalla Libia stessa sino alla gran parte del Sahel, dove sono intervenuti senza adeguata capacità finanziaria in una miriade di operazioni militari del tutto inutili sotto il profilo della lotta al terrorismo, ma al contrario simbolicamente rilevanti nel presidio di specifici interessi economici.

La conferenza del 25 luglio sarà con ogni probabilità una consacrazione del ruolo di Haftar, ma la storia ci insegna che il generale non sia proprio la persona più affidabile del pianeta, con il rischio, ancora una volta, di produrre non solo un buco nell'acqua ma di incrementare l'instabilità locale.

Haftar non ha alcuna capacità o sensibilità politica, essendo animato da una esclusiva quanto personale ambizione di potere. Se qualcuno pensa di affidargli la gestione della sicurezza sul terreno senza comandarlo fermamente nell'azione, e al tempo stesso senza costruire politicamente il necessario contesto di pacificazione e riconciliazione nazionale, ha della Libia un'idea alquanto naive.

Non possiamo essere quindi certi che l'azione francese sarà coronata dal successo – e, anzi, incombono cupe nubi su questa possibilità – ma noi italiani potremo finalmente comprendere che è finito il tempo della politica di basso profilo, della finta ricerca di una cooperazione e dell'illusorio ruolo europeo.

Roma, la bella addormentata del Mediterraneo

In attesa del fatidico bacio del principe americano, la bella addormentata italiana continua il suo lungo e placido sonno nel Mediterraneo.

Impegnata nella gigantesca, quanto eticamente corretta ma tecnicamente insostenibile, operazione di gestione dei flussi migratori, senza alcun piano concreto che ne stabilisca la progressione e soluzione nel tempo, lacerata dalle tradizionali beghe della politica interna – che non concedono spazio alla "superflua" politica estera – l'Italia attende con pazienza e tenacia che qualcuno le indichi cosa fare, come farlo e con quali risorse economiche.

Per quanto concerne la Libia, la speranza di Roma è sempre la stessa, e quindi connessa alla possibilità che a Washington si cambi passo e si decida per una politica decisa e determinata, che coinvolga l'Italia in prima linea magari affidandole anche la leadership di qualche improbabile nuova missione militare.

Il principe azzurro atteso a Roma, tuttavia, sembra bazzicare anche altri ambienti in questo momento, cercando di capire come si possa definire una soluzione al problema magari aprendo le porte anche al generale Haftar, che a Foggy Bottom e al Pentagono inizia ad essere progressivamente considerato come il minore dei problemi da risolvere.

Certo, Washington non sarebbe d'accordo su due piedi con la presa del potere da parte di Haftar, e quindi cerca di comprendere come e quanto il generale possa risultare malleabile nell'accettare posizioni di compromesso. Al tempo stesso, il generale Haftar è ben conscio che le carte sono a lui favorevoli in questo momento, e può quindi permettersi di simulare una politica di apertura nei confronti di Tripoli, nella consapevolezza che un suo futuro mutamento di strategia – matematicamente certo – sarà poi accettato obtorto collo dalle sue controparti come una ineluttabile evoluzione degli eventi.

Nel frattempo, a Roma, la Farnesina organizza oggi 24 luglio la sua annuale conferenza degli ambasciatori, invitando come ospiti d'onore il ministro degli esteri francese, Jean-Yves Le Drian, e il nuovo rappresentante dell'ONU per la Libia Ghassem Salemè – libanese, ma – guarda caso – ex professore a Parigi – con i quali, con ogni probabilità, si avrà anche il cattivo gusto di parlare della Libia e di possibili strategia di cooperazione.

La posizione dell'Italia sulla Libia è quindi presto detta, purtroppo. Paralizzata nell'ambito di una scelta concettualmente giusta e tecnicamente ineccepibile (sostegno al governo legittimo di al Serraj, difesa degli interessi nazionali e delle capacità economico-infrastrutturali), la strategia di Roma verso la Libia è ormai pietrificata in attesa che qualcuno, al governo, si ricordi che tra le priorità della politica c'è anche la gestione degli affari internazionali, dando qualche indicazione.

Siamo ormai isolati nel nostro sostegno statico al governo legittimamente riconosciuto dalla comunità internazionale, nei confronti del quale non siamo stati capaci di generare alcuna reale azione di consolidamento dei loro e dei nostri interessi. Abbiamo organizzato una missione militare di cui nessuno vuole parlare a Roma, e dove soprattutto nessuno ci ha voluto seguire, esponendoci al non indifferente rischio di essere considerati i sostenitori non già di un governo, quanto di una specifica milizia.

L'unica speranza, per l'Italia, è quindi quella di veder fallire il piano francese in modo autonomo e indipendente da qualsiasi contromossa italiana, nell'ortodossa osservanza del detto cinese che suggerisce di sedersi lungo la riva del fiume ed attendere di veder passare il cadavere del proprio nemico.

Veramente poco per la difesa degli interessi nazionali
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Re: Contatti tra scafisti e alcuni soccorritori.....

Messaggioda ranvit il 25/07/2017, 7:09

The Huffington Post

In Libia il problema non è la Francia, ma l’Italia
24/07/2017 10:57 CEST | Aggiornato 19 ore fa
Nicola Pedde Direttore Institute of Global Studies

PHILIPPE WOJAZER / REUTERS

Ha suscitato in Italia una profonda indignazione la decisione del presidente francese Macron di organizzare a brevissima scadenza una conferenza sulla Libia, invitando i vertici politici dei due principali schieramenti a sedersi al tavolo di una trattativa gestita ed organizzata esclusivamente da Parigi.

L'incontro è programmato per martedì 25 luglio, e l'agenda dei lavori prevede la creazione di un esercito nazionale libico che assorba (o combatta) le milizie, e un piano politico di stabilità che permetta la formazione di un governo centrale stabile e capace di difendersi dalle mille insidie generate dal collasso delle istituzioni centrali nel 2011.

La strategia francese

Cosa voglia esattamente la Francia in Libia è chiaro dal 2011, e non dovrebbe essere necessario tornare sull'argomento a intervalli regolari, con circonvolute elucubrazioni tutte italiane relative a ipotetici quando improbabili scenari cooperativi.

La Francia fa in Libia quello che le riesce meglio, e che invece gli italiani sono al contrario storicamente incapaci di fare: persegue e difende i suoi interessi. Che siano in contrasto con quelli degli italiani – o di qualcun altro – poco male. Peggio per chi ancora crede a formule cooperative nel contesto della politica estera europea.

La Francia è accusata di essere stata ambigua nella gestione della politica di intervento in Libia, sostenendo dapprima la caduta di Gheddafi e il consolidamento delle formazioni islamiste, per poi schierarsi apertamente dalla parte opposta, sostenendo il generale Haftar e l'insieme di interessi politici ed economici che, attraverso l'Egitto, si riconducono sino al Golfo e agli Emirati Arabi Uniti.

Non c'è invece alcuna ambiguità dietro a questi apparenti mutamenti di alleanze. L'obiettivo della Francia non è quello di favorire la creazione del miglior governo possibile per la Libia e per i libici. La Francia è interessata al potenziale economico della Libia, e quindi muta strategia al mutare degli eventi, selezionando e sostenendo di volta in volta quelle componenti che meglio potrebbero servire gli interessi di Parigi.

Chi, quindi, meglio di Haftar, può rappresentare oggi questa scelta?

La Francia simula con la comunità internazionale di rispettare il riconoscimento del governo legittimo di Fayez al Serraj a Tripoli, ipocritamente offrendosi di mediare una conferenza nazionale di stabilità che è invece l'anticamera dell'ingresso di Haftar, l'uomo forte, nello scenario politico libico.

Haftar non è il meglio che si possa augurare alla Libia, ma rappresenta certamente il meglio che si possa ottenere per la gestione dei futuri interessi economici in loco. Ad Haftar non interessa negoziare con al Serraj la creazione di un esercito nazionale sotto il suo comando e subordinato al potere politico del premier. Ad Haftar interessa diventare nel più breve tempo possibile il nuovo Raìs della Libia, attraverso il riconoscimento di un suo ruolo di leadership politica assoluta.

Questo lo sanno bene i francesi, ma anche gli inglesi, i russi e molti altri che da una parte simulano – perché di simulazione si tratta – di rispettare gli accordi presi in sede Onu con l'intento di rafforzare e proteggere il governo riconosciuto dalla comunità internazionale, mentre dall'altra ne affossano quotidianamente la credibilità con il chiaro intento di presentare poi una soluzione scontata al problema: serve di nuovo l'uomo forte.

La riunione di Parigi del 25 luglio prossimo serve esattamente a questo, per dare ad Haftar definitivamente il controllo della Libia attraverso una transizione – che si spera sia almeno incruenta – che decreti la fine della debole esperienza al Serraj e l'avvio di un nuovo autoritarismo di stile gheddafiano.

Poco male, nell'ottica francese, se questo viene mal recepito da Roma, che guardava a Macron come il salvatore dell'Europa e che invece come prima mossa affonda sugli interessi italiani in Libia, senza guardare in faccia niente e nessuno.

Certo, non è detto che il piano francese riesca. Di fiaschi a Parigi ne hanno inanellati in gran quantità dal 2011 in poi, dalla Libia stessa sino alla gran parte del Sahel, dove sono intervenuti senza adeguata capacità finanziaria in una miriade di operazioni militari del tutto inutili sotto il profilo della lotta al terrorismo, ma al contrario simbolicamente rilevanti nel presidio di specifici interessi economici.

La conferenza del 25 luglio sarà con ogni probabilità una consacrazione del ruolo di Haftar, ma la storia ci insegna che il generale non sia proprio la persona più affidabile del pianeta, con il rischio, ancora una volta, di produrre non solo un buco nell'acqua ma di incrementare l'instabilità locale.

Haftar non ha alcuna capacità o sensibilità politica, essendo animato da una esclusiva quanto personale ambizione di potere. Se qualcuno pensa di affidargli la gestione della sicurezza sul terreno senza comandarlo fermamente nell'azione, e al tempo stesso senza costruire politicamente il necessario contesto di pacificazione e riconciliazione nazionale, ha della Libia un'idea alquanto naive.

Non possiamo essere quindi certi che l'azione francese sarà coronata dal successo – e, anzi, incombono cupe nubi su questa possibilità – ma noi italiani potremo finalmente comprendere che è finito il tempo della politica di basso profilo, della finta ricerca di una cooperazione e dell'illusorio ruolo europeo.

Roma, la bella addormentata del Mediterraneo

In attesa del fatidico bacio del principe americano, la bella addormentata italiana continua il suo lungo e placido sonno nel Mediterraneo.

Impegnata nella gigantesca, quanto eticamente corretta ma tecnicamente insostenibile, operazione di gestione dei flussi migratori, senza alcun piano concreto che ne stabilisca la progressione e soluzione nel tempo, lacerata dalle tradizionali beghe della politica interna – che non concedono spazio alla "superflua" politica estera – l'Italia attende con pazienza e tenacia che qualcuno le indichi cosa fare, come farlo e con quali risorse economiche.

Per quanto concerne la Libia, la speranza di Roma è sempre la stessa, e quindi connessa alla possibilità che a Washington si cambi passo e si decida per una politica decisa e determinata, che coinvolga l'Italia in prima linea magari affidandole anche la leadership di qualche improbabile nuova missione militare.

Il principe azzurro atteso a Roma, tuttavia, sembra bazzicare anche altri ambienti in questo momento, cercando di capire come si possa definire una soluzione al problema magari aprendo le porte anche al generale Haftar, che a Foggy Bottom e al Pentagono inizia ad essere progressivamente considerato come il minore dei problemi da risolvere.

Certo, Washington non sarebbe d'accordo su due piedi con la presa del potere da parte di Haftar, e quindi cerca di comprendere come e quanto il generale possa risultare malleabile nell'accettare posizioni di compromesso. Al tempo stesso, il generale Haftar è ben conscio che le carte sono a lui favorevoli in questo momento, e può quindi permettersi di simulare una politica di apertura nei confronti di Tripoli, nella consapevolezza che un suo futuro mutamento di strategia – matematicamente certo – sarà poi accettato obtorto collo dalle sue controparti come una ineluttabile evoluzione degli eventi.

Nel frattempo, a Roma, la Farnesina organizza oggi 24 luglio la sua annuale conferenza degli ambasciatori, invitando come ospiti d'onore il ministro degli esteri francese, Jean-Yves Le Drian, e il nuovo rappresentante dell'ONU per la Libia Ghassem Salemè – libanese, ma – guarda caso – ex professore a Parigi – con i quali, con ogni probabilità, si avrà anche il cattivo gusto di parlare della Libia e di possibili strategia di cooperazione.

La posizione dell'Italia sulla Libia è quindi presto detta, purtroppo. Paralizzata nell'ambito di una scelta concettualmente giusta e tecnicamente ineccepibile (sostegno al governo legittimo di al Serraj, difesa degli interessi nazionali e delle capacità economico-infrastrutturali), la strategia di Roma verso la Libia è ormai pietrificata in attesa che qualcuno, al governo, si ricordi che tra le priorità della politica c'è anche la gestione degli affari internazionali, dando qualche indicazione.

Siamo ormai isolati nel nostro sostegno statico al governo legittimamente riconosciuto dalla comunità internazionale, nei confronti del quale non siamo stati capaci di generare alcuna reale azione di consolidamento dei loro e dei nostri interessi. Abbiamo organizzato una missione militare di cui nessuno vuole parlare a Roma, e dove soprattutto nessuno ci ha voluto seguire, esponendoci al non indifferente rischio di essere considerati i sostenitori non già di un governo, quanto di una specifica milizia.

L'unica speranza, per l'Italia, è quindi quella di veder fallire il piano francese in modo autonomo e indipendente da qualsiasi contromossa italiana, nell'ortodossa osservanza del detto cinese che suggerisce di sedersi lungo la riva del fiume ed attendere di veder passare il cadavere del proprio nemico.

Veramente poco per la difesa degli interessi nazionali
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Contatti tra scafisti e alcuni soccorritori.....

Messaggioda mariok il 25/07/2017, 19:20

L'unica speranza, per l'Italia, è quindi quella di veder fallire il piano francese in modo autonomo e indipendente da qualsiasi contromossa italiana, nell'ortodossa osservanza del detto cinese che suggerisce di sedersi lungo la riva del fiume ed attendere di veder passare il cadavere del proprio nemico.


Chi di speranza vive... disperato muore... :cry:
[
b]Libia, Serraj-Haftar: accordo per cessate il fuoco ed elezioni[/b]
Il presidente francese Macron: «Ora la pace può vincere»

Pubblicato il 25/07/2017
Ultima modifica il 25/07/2017 alle ore 18:48
Il premier libico Serraj e il generale Haftar, a Parigi per un incontro promosso dal presidente Macron, si sono impegnati per un cessate il fuoco in Libia e lo svolgimento di elezioni appena possibile.

Gli impegni tra il capo del governo di Tripoli e l’uomo forte dell’est della Libia sono contenuti in una bozza di dichiarazione comune diffusa dalla presidenza della Repubblica francese. Fayez al-Serraj e Khalifa Haftar si incontreranno nel pomeriggio sotto l’egida del presidente francese, Emmanuel Macron.

«Oggi la causa della pace in Libia ha fatto un grande progresso. Voglio ringraziarvi per gli sforzi fatti», ha detto Macron, annunciando che il presidente del Consiglio presidenziale di Tripoli e il comandante dell’Esercito nazionale libico hanno adottato la dichiarazione congiunta sull’avvenire del Paese. «Oggi la pace può vincere», ha aggiunto, parlando di «impegno storico».

Sarraj e Haftar «possono diventare un simbolo per la riconciliazione e la pace. La dichiarazione congiunta è un documento storico», ha affermato il presidente francese al termine dell’incontro. La «vostra determinazione di oggi sarà anche la nostra», ha aggiunto.
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville
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Re: Contatti tra scafisti e alcuni soccorritori.....

Messaggioda mariok il 26/07/2017, 11:36

Se l'Onu si stupisce, noi che dovremmo fare? Prenderli a calci in culo! :evil:

Ecco perché l’Italia ha rinunciato ad avere l’inviato Onu in Libia
Roma non ha appoggiato la candidatura del nostro diplomatico Lamberto Zannier. La motivazione ufficiale: il passato coloniale. Stupore a Palazzo di Vetro

Pubblicato il 26/07/2017
FRANCESCO SEMPRINI
NEW YORK

Qualunque seguito abbia il vertice di Celle Saint-Cloud tra Fayez al-Sarraj e Khalifa Haftar, emerge l’intento di Emmanuel Macron di infilarsi sul terreno libico dove l’Italia ha cercato di ritagliarsi un ruolo di interlocutore privilegiato negli ultimi anni. E lo fa anche sfruttando gli spazi vuoti lasciati dalla stessa Italia in merito al dossier del Paese maghrebino, come ad esempio l’incarico di rappresentante del segretario generale delle Nazioni Unite in Libia. Incarico oggi ricoperto da Ghassan Salamè, politico e diplomatico libanese con vigorosi legami proprio con la Francia, ma che poteva essere di titolarità italiana. A confermarlo sono funzionari del Palazzo di Vetro tanto quanto fonti vicine agli ambienti governativi di Roma e Tripoli. «Antonio Guterres aveva preso in seria considerazione la persona di Lamberto Zannier quale inviato per la Libia - spiegano - e lo aveva inserito nella rosa ristretta dei finalisti, forte anche della conoscenza che i due avevano sviluppato nei rispettivi incarichi operativi proprio in ambito Onu».

Tutto questo accadeva proprio quando Zannier, proveniente dai ranghi della Farnesina, ma fuori ruolo in organismi internazionali per gran parte della carriera, era prossimo a completare il suo mandato di segretario generale dell’Osce. Già rappresentante speciale di Ban Ki-moon per il Kosovo, il diplomatico italiano appariva all’attuale numero uno del Palazzo di Vetro la scelta forse più opportuna per sostituire il tedesco Martin Kobler, per il suo profilo e per le connessioni di carattere politico, sociale e geostrategico che il Paese maghrebino ha con l’Italia, a partire dalla questione dei migranti. La tempistica inoltre giocava a suo favore visto che avrebbe terminato di lì a poco il suo incarico alla guida dell’Osce iniziato nel 2011.

Le cose però hanno seguito un corso diverso visto che l’incarico in Libia è stato affidato dapprima al palestinese Salam Fayyad e poi al libanese Ghassan Salamè. A Zannier è stato invece assegnato l’Alto Commissariato per le Minoranze Nazionali per l’Osce, incarico assunto qualche giorno fa. «Sembra che Guterres sia rimasto sorpreso dalla posizione defilata di Roma al Palazzo di Vetro per quanto riguarda la Libia - spiegano fonti Onu - così come Ban Ki-moon rimase interdetto osservando lo stesso atteggiamento qualche anno prima», quando a farsi avanti per la Libia fu Romano Prodi. L’ex premier italiano era visto come la persona che aveva tutte le carte in regola per «tentare l’impresa», anche per la conoscenza della regione circostante sviluppata durante il suo incarico di inviato speciale per la crisi nel Sahel, dal 2012 al 1° maggio 2014. «Opportunità mancate del tutto incomprensibilmente» affermano fonti vicine all’esecutivo di Roma, e «quand’anche Prodi fosse stato ritenuto troppo “politico” avremmo potuto lanciare un diplomatico di frontiera in uscita dal secondo mandato alla guida dell’Osce».

Da Palazzo Chigi e dalla Farnesina, la linea di fatto seguita in materia è stata sempre quella del «siamo un’ex potenza coloniale, non è opportuno». O forse c’è dell’altro. In ogni caso però si tratta di un’impostazione che esclude Roma da un osservatorio, quello di inviato Onu, che ha una certa valenza per il Paese, e che lo vede ora nelle mani di Salamè, diplomatico di abilità e integrità indiscusse. Come indiscusse sono la sua formazione alla Sorbona, la sua presidenza della Scuola di studi internazionali di Parigi e, fra le altre, le onorificenze di cui è stato insignito in Francia, come quella di Cavaliere della Legione d’onore. Una candidatura la sua alla quale Macron non si è certo opposto.
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Re: Contatti tra scafisti e alcuni soccorritori.....

Messaggioda pianogrande il 05/08/2017, 11:16

Non in tema col titolo ma col problema.

http://bologna.repubblica.it/cronaca/20 ... 0&ref=fbbr

Si ribellano anche i sindaci del PD.

Sfatato il mito dei "salvataggi" in modo ormai più che documentato, direi che sarebbe ora di prendere il toro per le corna compresi sciagurati e scellerati accordi con la UE che ci declassano a paese del Nord Africa.
Pagandone anche lo scotto ma...
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Re: Contatti tra scafisti e alcuni soccorritori.....

Messaggioda gabriele il 05/08/2017, 11:42

Fino a ieri questo atteggiamento era razzista, xonofoba, leghista, grillina, fascista...

forse è ora che la "sinistra" faccia un po' di autocritica per capire che la puzza sotto il naso serve solo a chi ce l'ha
Chi sa, fa. Chi non sa, insegna. Chi non sa nemmeno insegnare, dirige. Chi non sa nemmeno dirigere, fa il politico. Chi non sa nemmeno fare il politico, lo elegge.
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Re: Contatti tra scafisti e alcuni soccorritori.....

Messaggioda Robyn il 05/08/2017, 11:54

La sindaca del PD vuole fare controlli in casa?e dove siamo finiti nella germania dell'est dove c'era il controllo capillare delle abitazioni?il domicilio è inviolabile.I problemi non si risolvono con queste trovate ma andando all'origine del problema.Il problema è la stabilizzazione libica.Si può pensare ad una libia federale che abbia un governo federale nazionale che ha competenze sui confini faccia da argine ai flussi soprattutto nel deserto del Fezzan e che contrasti l'isis.Poi rimarrebbero i parlamenti di Tripoli e Tobruk.Alfatha rimanga in Cirenaica non si muova.Il punto di vista degli interessi sono secondari perche sono le singole realtà regionali che possono stabilire interessi commerciali con chi vogliono.La prima cosa che ci deve interessare è la pace e la fine della guerra civile libica
Ultima modifica di Robyn il 05/08/2017, 11:57, modificato 2 volte in totale.
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Re: Contatti tra scafisti e alcuni soccorritori.....

Messaggioda pianogrande il 05/08/2017, 11:55

gabriele ha scritto:Fino a ieri questo atteggiamento era razzista, xonofoba, leghista, grillina, fascista...

forse è ora che la "sinistra" faccia un po' di autocritica per capire che la puzza sotto il naso serve solo a chi ce l'ha


Questo atteggiamento è adatto al momento storico.

Ripeto fino alla noia che non mi oppongo ai salvataggi veri... ma a quelli finti sì.

Sparare, affondare ed altre delizie del genere rimangono quello che erano e cioè quella roba che scrivi sopra.

Non farsi prendere per il culo (in primis dai nostri politici) e a difesa della popolazione che si amministra può rientrare addirittura nella vituperata categoria né di destra né di sinistra.

Insomma, in queste categorie/gerarchie cercherei di mantenere il cervello nella casellina più alta.
Fotti il sistema. Studia.
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