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Il non-programma del non-partito

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Il non-programma del non-partito

Messaggioda mariok il 10/04/2017, 9:05

Solo la Dc, nella Prima Repubblica, mostrava un elettorato altrettanto spalmato, da destra verso sinistra. E, per questo, ancorato al centro. Così, la base del M5s oggi si divide e si colloca, politicamente: intorno al centro e fuori dallo spazio politico.

L'accostamento alla DC può sembrare azzardato ma a ben riflettere non lo è poi tanto.

Il collante che teneva insieme la DC era da un lato il pericolo costituito da un grande partito comunista e dall'altro il potere gestito attraverso una fitta rete di clientele.

Oggi il collante del M5S è l'alto livello di corruzione e la bassa credibilità del sistema politico al quale si dichiarano alternativi.

Ma a cosa dovranno far ricorso i capi, una volta andati al governo e diventati quindi essi stessi sistema, per tenere insieme il movimento?

M5s, né destra né sinistra: il partito "pigliatutti" che punta ai delusi della politica

Le mappe. È difficile isolare priorità specifiche del programma Cinquestelle, ma si tratta di una scelta strategica. Grillo e Casaleggio devono fare i conti con un elettorato molto differenziato, sia socialmente che politicamente. Come in passato la vecchia Dc

di ILVO DIAMANTI

10 aprile 2017

Nei giorni scorsi il M5S si è recato a Ivrea. A celebrare Gianroberto Casaleggio, un anno dopo la sua morte. Ma anche, indubbiamente, a celebrare se stesso. Il MoVimento. Infatti, in questa fase politica fluida, il M5S si muove a proprio agio. D'altronde, si definisce un non-partito. Simbolo della non-politica di questo (non)Paese.

Casaleggio, d'altronde, è stato figura significativa della non-politica italiana e del non-partito che ne è divenuto il riferimento. Co-fondatore del M5s, ne interpreta l'anima digitale. Ma anche il modello "personale" ed "ereditario". A presiedere l'evento, infatti, era il figlio, Davide, che ne ha preso il posto. Non solo in azienda, ma anche nel M5s. Accanto a Grillo. D'altra parte, la personalizzazione, contestuale alla mediatizzazione, è divenuta regola dominante della politica. Osservata da tutti i partiti – o sedicenti tali. Tanto più dopo l'irruzione della rete. Ivrea è stata scelta perché da lì è partita la "carriera" professionale – e quindi politica – di Casaleggio. Alla Olivetti. Più di un'azienda: un modello di ricerca applicata all'economia e alla società. "Insediato" sul territorio. Si pensi all'Istao, un centro studi e formazione, alle porte di Ancona, intitolato ad Adriano Olivetti. Importante anche per chi si occupa di politica e di amministrazione. A Ivrea, non per caso, era presente anche Chiara Appendino. Sindaca 5s di Torino. Eletta lo scorso giugno. Bocconiana. Così Ivrea, per il M5s, costituisce un luogo "esemplare". Adeguato, peraltro, a rappresentare il suo "bacino elettorale", che non pare risentire delle polemiche sollevate da recenti episodi. Da ultimo: la bocciatura di Marika Cassimatis, la candidata vincitrice delle Comunarie online a Genova, esclusa da Beppe Grillo. Nonostante tutto, Il M5s non perde colpi e i sondaggi lo indicano davanti a tutti, o, comunque, accanto al PD, per consensi elettorali. Ivrea, come ho detto, raffigura efficacemente l'identità sociale del M5s. Il soggetto politico più rappresentativo – e attraente – presso gli imprenditori, i lavoratori autonomi e presso i tecnici del privato. Peraltro, raccoglie consensi ampi e superiori alla media anche in altri settori. Fra gli operai, gli impiegati pubblici. E tra gli studenti. Anche perché è il (non)partito di gran lunga preferito fra i giovani (sotto i 30 anni). E fra gli adulti-giovani (30-44 anni).

LE TABELLE http://www.repubblica.it/politica/2017/ ... /?ref=fbpr

In definitiva, è un "partito pigliatutti", che batte sul tasto dell'innovazione e del futuro, per caratterizzare il marchio della sua offerta politica sul piano generazionale.


Peraltro, è difficile isolare le priorità specifiche del suo programma. Non per caso Davide Casaleggio, ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo, venerdì sera, ha evitato accuratamente di fornire riferimenti e contenuti precisi, riguardo alle scelte del M5s, nella prossima fase. Preferendo, al proposito, sottolineare la propria in-competenza. In quanto ad altri spetterebbe questo compito. Allo stesso tempo, ha rifiutato di dire per quale partito, o meglio, quali partiti avesse votato in passato. Non per timidezza e neppure per ambiguità. Ma per opportunità. Per strategia. Non diversamente da Grillo, il quale, all'opposto, ha espresso posizioni diverse e talora divergenti, su temi e materie sensibili. Per prime: l'immigrazione, l'euro e l'Europa. Il fatto è che entrambi, Grillo e, dunque, Casaleggio, debbono fare i conti con un elettorato molto differenziato. Sotto il profilo sociale, ma anche della posizione politica. Solo la Dc, nella Prima Repubblica, mostrava un elettorato altrettanto spalmato, da destra verso sinistra. E, per questo, ancorato al centro. Così, la base del M5s oggi si divide e si colloca, politicamente: intorno al centro e fuori dallo spazio politico.

Infatti, il 45% dei suoi elettori si dichiara "esterno" ed "estraneo" alla distinzione fra destra e sinistra. Mentre gli altri si distribuiscono, senza troppi squilibri, nello spazio politico. E gravitano, dunque, "mediamente" al centro. Così si spiega la reticenza dei leader del M5s a "esporsi", esprimendo posizioni apertamente schierate. Perché al M5s si dice vicino circa uno su 4 fra gli elettori della Lega, di FI, della Destra-FdI e, sul versante opposto, di Sinistra Italiana. Ma suscita interesse, per quanto in misura minore, anche fra gli elettori del PD e dei Centristi. Perché "deluderli"? Perché scoraggiare la tentazione, da parte loro, di votare proprio per il M5s, nel caso, più che possibile, prevalesse la delusione verso il proprio partito di riferimento? Verso la politica?

LO SCENARIO - Metodo 'quirinarie' per Palazzo Chigi: gli anti-Di Maio puntano su Casaleggio jr

D'altronde, se osserviamo lo spazio politico, le "tensioni" fra i partiti che si posizionano intorno e vicino al M5s appaiono evidenti. Soprattutto nel Centro-sinistra. Dove gli elettori del PD e gli scissionisti del MDP-Articolo 1, guidati da D'Alema e Bersani, condividono, lo stesso, identico punto dello spazio politico. E ciò conferma il sospetto che le differenze e le divergenze che hanno prodotto la scissione abbiano ragioni non tanto "politiche". Ma, piuttosto e soprattutto, "personali". Dettate da rivalità e incompatibilità ricorrenti e di lunga data. Non per caso, proprio Renzi, a Bari, ha lamentato che "da noi non può funzionare se il primo che ti accoltella è il tuo compagno di partito".

Così, non può sorprendere la capacità competitiva, sul mercato politico, del M5s. Il non-partito "centrale" (senza essere "centrista", per echeggiare Emmanuel Macron) di uno spazio politico "senza stelle". Dove si agitano post-partiti divisi. Oppure cresciuti all'ombra del Capo. E oggi logorati dal declino del Capo e dalla competizione fra capi non altrettanto autorevoli.
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Re: Il non-programma del non-partito

Messaggioda ranvit il 10/04/2017, 9:22

Ma a cosa dovranno far ricorso i capi, una volta andati al governo e diventati quindi essi stessi sistema, per tenere insieme il movimento?


Se....lo vedremo 8-) e ringrazieremo i quattro scafessi dell'Mdp :mrgreen:
Le premesse sono pessime :mrgreen:

Dobbiamo sperare che gli elettori rinsaviscano, consentendo di fare una grande coalizione Pd/Centrodestra 8-) . Ma anche qua le premesse di una classe dirigente piu' onesta e seria di come si è dimostrata fin'ora, sono pessime :mrgreen:

Dio salvi l'Italia :(
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Il non-programma del non-partito

Messaggioda gabriele il 10/04/2017, 10:21

Ivrea, tra elettori di Renzi e super-esperti mandati dalle aziende: parte l’operazione credibilità dei 5 stelle

POLITICA
Lo schema Casaleggio riprende l’eredità del padre. I delegati delle aziende: “Qui per capire cosa vogliono”. Da Grillo a Di Maio: per una volta i politici in platea. “Per loro è una botta di autorevolezza”
di Martina Castigliani | 8 aprile 2017

Laura ha trentadue anni e lavora per una grande multinazionale di cui vieta di fare il nome. La pausa pranzo è finita da dieci minuti e osserva l’auditorium dell’evento in memoria di Gianroberto Casaleggio da dietro la tenda mentre sorseggia un caffè. “Li hai visti? Se non lo sapessimo che sono grillini non ci potremmo credere. Tutti, da Beppe Grillo ai parlamentari, seduti composti e in silenzio che ascoltano gente come il ceo di Google”. Scoppia a ridere. “Io vengo da ambienti Pd e oggi l’ho detto ai miei amici: voi state ancora a litigare sul congresso mentre questi si incontrano per parlare di cosa vogliono fare ne prossimi 30 anni”. Quando il figlio del cofondatore M5s Davide, qualche settimana fa, ha presentato il convegno Sum01 “Capire il futuro” di Ivrea, il mondo della politica si è immaginato i soliti comizi, le bandiere e i banchetti. Intanto aziende e osservatori internazionali li hanno presi sul serio. La platea ne è la prova: dietro le fila di eletti M5s (nazionali, regionali e comunali) che ascoltano in silenzio ci sono decine di insospettabili venuti a vedere se Grillo e i suoi fanno sul serio. Professori universitari, imprenditori, responsabili di relazioni internazionali e lobbisti: non parlano con i giornalisti, stanno in disparte e chiedono l’anonimato perché a Ivrea sono venuti per lavoro e non vogliono essere associati al Movimento. La maggior parte neppure li vota, ma sono qui per “farsi un’idea”.

“Io sono occhi e orecchie della mia azienda”, dice Michele, impiegato di un’azienda che si occupa di comunicazione e che opera tra Roma e Milano. “I capi mi hanno mandato apposta per raccogliere informazioni perché sappiamo che il Movimento potrebbe avere sempre più potere in futuro”. La prima reazione è stata la sorpresa: “Ho notato che ci sono molti attivisti, ma non hanno spazio di parola e sono in platea ad ascoltare come gli altri. E’ una bella botta per dare un’immagine di autorevolezza: parlano gli esperti e gli altri in silenzio. Perfino Grillo sta ad ascoltare”. La formula studiata nei dettagli da Davide Casaleggio ha avuto un effetto: dare, forse per la prima volta, un’immagine di professionalità all’esterno. “E’ un’operazione intelligente: intanto hanno scelto la figura di Olivetti, un uomo che è un pezzo della storia di Italia e che ancora sa emozionare. E poi hanno affidato tutto a una associazione privata che fa una riflessione su temi con validi speaker. Il livello è alto e non è un caso che io e altri colleghi siamo stati spediti qui a raccogliere informazioni”. Michele di sé non vuole parlare, al massimo si lascia scappare che con i 5 stelle non ha mai avuto a che fare: “Io ho votato e apprezzato Matteo Renzi. Ma oserei dire che voleva fare proprio questo: aprire le discussioni sui concetti tenendo giù dal palco la politica. Poi si è perso per strada. Ora bisogna vedere cosa succederà: riusciranno i grillini a capitalizzare questo lavoro?”.

A fare la differenza sono stati anche i relatori: non solo il ceo di Google Fabio Vaccarono, ma anche il vicedirettore dell’Istituto italiano di tecnologia, il sociologo Domenico De Masi, l’esperto di internet Luca Santoro. Nomi che nel loro settore sono comunque riconosciuti e ascoltati. Il clima è da convegno di settore: maxi schermo, video che scandiscono gli interventi e luce soffusa. Unico strappo alla sobrietà: all’ingresso pile di fogli con le massime di Casaleggio da “la rete è politica allo stato pure” a “il sapere è il mezzo che ti permette di misurare le cose”. Max Ramaciotti, è un imprenditore di un’azienda che si occupa di system integrator e a Ivrea è venuto spinto dalla curiosità: “La verità è che, soprattutto su temi tecnologici, non c’è nessun altro in Italia che lo affronta come lo fanno i 5 stelle. C’è una grande miopia: ad esempio la robotizzazione del lavoro e l’economia digitale. Io per lavoro giro il mondo e sono questi i concetti su cui l’Italia deve migliorare. Quali altri partiti se ne stanno occupando? Che io sappia nessuno”. I grillini hanno passato tutta la prima parte della mattinata a ribadire che Ivrea non è la Leopolda M5s, ma bastano poche ore per capire la differenza. I politici non salgono mai sul palco e si cerca di parlare a una società civile di esperti e tecnici non per forza legati all’attività parlamentare. Si sforzano di lavorare su una visione, di immaginare il futuro come da programma. Tanto che al massimo potrebbero rievocare la kermesse dell’ex premier Pd Enrico Letta “Vedrò”, quella che voleva immaginarsi l’Italia da qui a 30 anni e che dopo qualche anno è finita in niente.

Tra chi resta in disparte a osservare c’è un professore universitario, e anche lui chiede di restare anonimo: “Noto”, dice, “un nuovo modo di fare discussione politica o forse un vecchio modo adattato ai tempi di oggi. Bisogna riconoscere che stanno portando innovazioni non solo nel contenuto, ma anche nel metodo della costruzione politica”. Il docente dice che è solo un primo passo, ma non basta. “La sfida sarà trasformarlo in consenso elettorale e cambiamento politico. In quattro anni sono cresciuti molto e si stanno preparando ad affrontare una sfida di governo. La verità è che gli altri partiti hanno un deficit di capacità di visione anche se hanno classi dirigenti più consolidate e metodi di decisione politica più snelli. Gli altri hanno schemi novecenteschi che non funzionano più”. Anche i grillini sulla visione erano sempre stati deboli, tanto che molti dei dissidenti andati via sbattendo la porta lo avevano ribadito più volte. “Piano piano arriviamo anche noi”, ribattono oggi dai piani alti M5s.

Tra le presenze, si notano anche le assenze. Ad esempio il procuratore di Milano Francesco Greco che ha deciso di non venire dopo le polemiche politiche, o l’astronauta Paolo Nespoli che all’ultimo ha cancellato la sua partecipazione. Il conduttore Gianluigi Nuzzi lo dice più volte: “Sono sicuro che questo tipo di problemi non ci saranno l’anno prossimo”. I grillini pagano le troppe volte in cui hanno peccato di poca autorevolezza o di quella dote su cui Gianroberto Casaleggio più insisteva con i suoi: “La credibilità”. Tra il pubblico si presenta anche un ricercatore di un istituto di ricerca sulla politica internazionale extra europeo. Viene direttamente da Bruxelles: “Sono qui perché i 5 stelle sono un attore politico su cui sempre più persone ci fanno domande e spesso non sappiamo cosa rispondere”, dice mentre, pure lui, chiede di non fare il suo nome. “Abbiamo bisogno di capire che tipo di approccio avranno sulla politica estera: costruttivista o realista? L’impressione che abbiamo è che abbiano molte lacune ancora da colmare e che, soprattutto sugli Esteri, non siano pronti. I nostri clienti ci chiedono quale direzione prenderà il M5s e ad oggi ancora non lo sappiamo. Ma quello di oggi è un tentativo di apertura e di dialogo molto interessante. E non a caso mi hanno mandato qui a sentirli”.

Davide Casaleggio, il regista della giornata, ha anche invitato personalmente determinate aziende di cui era interessato ad avere l’attenzione. Stefania ad esempio, è stata mandata al convegno da una società di consulenza che lavora nell’ambito della cassa di previdenza privata. “Sono molto colpita dai toni pacati e dai contenuti”, dice. “Vedo chiaramente l’obiettivo di avvicinare persone che in un futuro potranno ricoprire un qualche ruolo in un eventuale governo a 5 stelle. E apprezzo moto il fatto di volersi occupare dell’uomo a 360 gradi. E’ una scelta interessante che dà l’idea di come qui si voglia creare una comunità”. Non è un caso infatti che il pubblico ci siano tanti ex dello staff che furono assunti dallo stesso Casaleggio. Nell’ala destra della sala siedono ad esempio decine di suoi ex dipendenti, i primi ad averlo sentito parlare di web (era il 2000), quando lavorava per Webegg: “Siamo qui per amicizia perché lui per prima cosa creò una famiglia. Questa è l’evoluzione di un progetto che viene da lontano”. Assicurano di non essere simpatizzanti M5s perché “non è per forza necessario per stare qui”. E prima di andarsene fanno la foto di famiglia con la moglie di Gianroberto e i figli. Poco distante c’è anche Antonio Di Pietro, l’ex leader Idv che qui, ripete per tutto il giorno, è venuto per “ascoltare” e capire cosa succede. “Non stupitevi delle diverse anime della platea”, dice un attivista dai capelli grigi che ogni volta ricorda della sua militanza con Lotta Continua. “Questo progetto ha uno spirito che viene da lontano”.

Il convegno scivola senza colpi di scena o sorprese. Persino Grillo lo prelevano e lo portano dietro le quinte senza che faccia neppure un accenno di comizio. “Non è il suo giorno”, tagliano corto dallo staff. E’ sabato pomeriggio, primavera. C’è il sole, ma la platea resiste fino alla fine. “Diligenti? Ti dirò di più”, commenta Michele prima di tornare al suo posto. “C’è un po’ di strizza e siamo tutti interessati a sapere come andrà a finire. Governeranno loro? Meglio essere pronti prima che sia troppo tardi”.

di Martina Castigliani | 8 aprile 2017

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/04 ... e/3508964/
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Re: Il non-programma del non-partito

Messaggioda mariok il 10/04/2017, 10:48

Nessuna meravigla che Il FattoQuotidiano cerchi di fare sottilmente propaganda. Non poteva passare inosservata la faccia soddisfatta e raggiante che aveva Travaglio seduto al fianco del suo amico Beppe.

Ma al di là di questo, mi sembra che nulla aggiunga all'analisi di Diamanti.

Tra i "commenti" scelti evidentemente non a caso uno in particolare dà il senso dello scopo dell'articolo e forse dell'intera manifestazione, di cui il Fatto fa come al solito da cassa di risonanza:

“Io vengo da ambienti Pd e oggi l’ho detto ai miei amici: voi state ancora a litigare sul congresso mentre questi si incontrano per parlare di cosa vogliono fare ne prossimi 30 anni”.

Mi sembra che stia tutto qui il messaggio che si vuol far passare.

E' significativo che il congresso di un partito, che comunque la si pensi è espressione di democrazia, con il coinvolgimento di centinaia di migliaia di persone, venga declassato ad una perdita di tempo di gente che sta ancora a litigare sul congresso mentre questi si incontrano per parlare di cosa vogliono fare ne prossimi 30 anni.
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Re: Il non-programma del non-partito

Messaggioda pianogrande il 10/04/2017, 11:19

Loro non litigano.
Espellono, tolgono il simbolo, truccano le carte per non far capire nemmeno chi è l'interlocutore.

Genova.
Il tribunale dà ragione alla Kassimatis.

http://genova.repubblica.it/cronaca/201 ... P1-S1.8-T1

A voi giudicare da questo brano dell'articolo se parliamo di democrazia diretta o democrazia truccata:


"...ma Grillo potrebbe impedirle di usare il simbolo M5s, perché la titolarità è di un movimento diverso dal movimento che ha espulso la professoressa: il simbolo è di una associazione registrata da Grillo nel 2012, dal commercialista Andrea Nadasi e dal nipote di Grillo, l'avvocato Enrico Grillo. Grillo però guida entrambi".

Se ci preparano questo panorama "per i prossimi 30 anni"...
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Il non-programma del non-partito

Messaggioda gabriele il 10/04/2017, 13:05

mariok ha scritto:Ma al di là di questo, mi sembra che nulla aggiunga all'analisi di Diamanti.


Tutt'altro. Nell'articolo si evince che il mondo dell'imprenditoria e delle lobby sta avvicinando il M5S. Per capirlo basta togliersi di dosso il prosciutto dagli occhi e capire che prima o poi una cosa del genere doveva accadere.

Se alcune forze di produzione e finanza si accostano al palcoscenico di quel lato politico, un motivo c'è.

Altro chè caro Diamanti..."Nei giorni scorsi il M5S si è recato a Ivrea. A celebrare Gianroberto Casaleggio, un anno dopo la sua morte. Ma anche, indubbiamente, a celebrare se stesso. Il MoVimento. Infatti, in questa fase politica fluida, il M5S si muove a proprio agio. D'altronde, si definisce un non-partito. Simbolo della non-politica di questo (non)Paese.". Questi non celebrano nulla. Hanno capito che per governare occorre avere consenso da parte di tutti, soprattutto delle forze produttive, ancor prima di andare alle elezioni.

Questo è un ennesimo segnale per il PD: stanno perdendo appeal...
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Re: Il non-programma del non-partito

Messaggioda mariok il 10/04/2017, 13:30

“I capi mi hanno mandato apposta per raccogliere informazioni perché sappiamo che il Movimento potrebbe avere sempre più potere in futuro”.

L'appeal non deriva dai particolari contenuti dei loro programmi ma dal fatto che potrebbero avere sempre più potere in futuro. E questo succede ed è sempre successo dal fascismo ad oggi, passando per la DC, per Berlusconi ed il PD.

Questo non ne cambia la natura di partito aziendale ed autoritario in cui i famigerati politici (non solo gli altri, ma i loro) non hanno diritto di parola, se non quando mandati in tv imboccati da Rocco Casalino.
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Re: Il non-programma del non-partito

Messaggioda gabriele il 10/04/2017, 13:36

mariok ha scritto:L'appeal non deriva dai particolari contenuti dei loro programmi ma dal fatto che potrebbero avere sempre più potere in futuro.


Aldilà del fatto che questa cosa succede in qualsiasi sistema di potere, il PD lo sa?
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Re: Il non-programma del non-partito

Messaggioda Robyn il 10/04/2017, 17:13

ancora non si è capito che le lobby sono un magma che si sposta e deteriora qualsiasi partito con cui vengono a contatto e come fanno i cinquestelle con il loro 26% a dire che vinceranno le elezioni?come si fà ad essere così sicuri?anche se l'assicurazione per la vita possiamo darcela noi con il nostro modo di fare.In ambito di csx è stato un'errore togliere potere alle componenti liberal-socialiste welfar liberism del riformismo graduale.Il principio di specializzaione di Riccardo al posto dell'antidumping?ed in cosa ci specializziamo?abbiamo perso l'industria a bassa specializzazione ma abbiamo perso anche l'industria dell'elettronica e dell'informatica ad alta specializzazione
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