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Ancora una volta il partito trasversale del NO all'opera

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Ancora una volta il partito trasversale del NO all'opera

Messaggioda mariok il 04/04/2017, 12:35

A me sembra assurdo che l'europa si espanda ancora senza aver risolto i suoi problemi di governance.

Tuttavia mi sembra che tutto ciò con le proteste in corso non c'entri nulla.

Stabilire se un'opera è strategica, se conviene o non al paese è una questione riguardante il governo nazionale, non le comunità locali, né tanto meno quattro organizzazioni più o meno violente.

Fatta salva ovviamente la compatibilità ambientale sul territorio che mi sembra, in questo caso, non sia messa onestamente in grave pericolo.
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville
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Re: Ancora una volta il partito trasversale del NO all'opera

Messaggioda mariok il 06/04/2017, 13:11

a fini di ottimizzazione e adeguato scaglionamento temporale degli interventi di cui trattasi, in considerazione dei tempi tecnici necessari per le fasi procedurali ancora da svolgere, senza pregiudizievoli situazioni di stallo e fatta salva la ricerca delle soluzioni più opportune, per il soddisfacimento dei molteplici interessi pubblici coinvolti

Mi sembra un capolavoro di burocratese che dà bene l'idea di come siamo messi.

Gasdotto Tap, il Tar del Lazio sospende l’autorizzazione per l’espianto degli ulivi
ANSA

Pubblicato il 06/04/2017
Ultima modifica il 06/04/2017 alle ore 12:17
Il presidente del Tar del Lazio ha accolto con decreto l’istanza della Regione Puglia per l’annullamento, previa sospensione, delle note del Ministero dell’Ambiente con le quali veniva dichiarata pienamente ottemperata la prescrizione A.44 riferita alla cosiddetta fase 0 dei lavori, autorizzando TAP all’espianto degli ulivi nell’area del cantiere di Melendugno. Il Tar ha sospeso l’efficacia dei provvedimenti in attesa della discussione dell’istanza cautelare fissata per il 19 aprile. Lo comunica la Regione Puglia.

In particolare - spiega la Regione Puglia citando il provvedimento - il Tar ha ritenuto che, essendo già state avviate le operazioni di espianto, la misura cautelare richiesta possa venire accordata, «ai soli fini dell’immediato riesame dell’atto impugnato da parte Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM), con riferimento sia alle osservazioni e alle competenze della Regione (specificate nella citata prescrizione A44), sia in base all’avvenuta presentazione al medesimo Ministero, da parte di TAP, di istanza di verifica di assoggettabilità a VIA del progetto esecutivo, relativo alla realizzazione del microtunnel».

«Quanto sopra - prosegue - a fini di ottimizzazione e adeguato scaglionamento temporale degli interventi di cui trattasi, in considerazione dei tempi tecnici necessari per le fasi procedurali ancora da svolgere, senza pregiudizievoli situazioni di stallo e fatta salva la ricerca delle soluzioni più opportune, per il soddisfacimento dei molteplici interessi pubblici coinvolti».
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Re: Ancora una volta il partito trasversale del NO all'opera

Messaggioda pianogrande il 06/04/2017, 13:37

Lo "scaglionamento temporale" merita solo una modifica alla Don Camillo, insomma "Signore" solo una o al posto della a.
Una o piccola piccola... piccolissima.

Con la politica del no, ognuno si ricava la sua fettina di potere.

Poi per "il soddisfacimento dei molteplici interessi pubblici coinvolti" qualcuno ci penserà.
Mica possiamo fare tutto noi.
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Re: Ancora una volta il partito trasversale del NO all'opera

Messaggioda trilogy il 06/04/2017, 15:24

L'Italia è così...per quello nessuno investe più un cent. in questo paese. La patria dei burocrati e dei comitati del no
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Re: Ancora una volta il partito trasversale del NO all'opera

Messaggioda mariok il 27/04/2017, 9:32

Anche quel poco di buono che il governo del primo Renzi era riuscito a fare è stato rapidamente demolito.

Altro esempio: la scuola. A tornare indietro abbiamo un'abilità imbattibile.

Il brutto è che lo stesso Renzi se ne è reso conto e si è rassegnato a galleggiare (ammesso che ci riesca).

Indietro tutta!

I presidi bocciano la riforma della scuola “Siamo passacarte”
L’accusa dei dirigenti: ridimensionati i nostri poteri. Per protesta ad agosto non selezioneranno i docenti

I presidi non faranno nemmeno riempire i questionari che arrivano alle scuole da parte di Miur, Invalsi, Indire e Regioni

Pubblicato il 27/04/2017
FLAVIA AMABILE
ROMA
Da super-presidi a passacarte il passo è breve. Sono bastati pochi mesi e qualche ammorbidimento della legge sulla Buona Scuola, per ridimensionare alcuni poteri dei dirigenti scolastici. È la denuncia delle associazioni di categoria. L’Anp, l’Associazione Nazionale Presidi a cui è iscritto il 51% dei dirigenti, ha pubblicato un comunicato da cui emergono netti rifiuti che rischiano di pesare sulla gestione delle scuole.


Si rifiuteranno di selezionare gli insegnanti ad agosto, di accettare reggenze di nuovi istituti. Rifiuteranno nuovi incarichi e si dimetteranno da ruoli non obbligatori già rivestiti. Non si presenteranno più dal giudice del lavoro a fare le veci degli avvocati per difendere gli istituti, non invieranno i documenti per farsi valutare e non faranno riempire i questionari che arrivano alle scuole da parte di Miur, Invalsi, Indire, Regioni.

La domanda
« Siamo presidi o meri esecutori?», chiede Giuliano Bocchia, preside del liceo scientifico Da Vinci di Pescara, un colosso di circa 1500 alunni e oltre 100 professori. «Non vogliamo bloccare tutte le scuole d’Italia ma l’anno scorso abbiamo lavorato in un clima di caccia alle streghe e in emergenza. In piena estate a scegliere i professori. Invece, nelle classi è arrivato tutt’altro. Ora dovremmo venire valutati su quello che abbiamo dovuto subire contro la nostra volontà? Non collaboreremo più, rifiuterò con la morte nel cuore. Amo la scuola ma tutto si basa sul volontariato di alcuni, non è pensabile che la scuola funzioni così. E quest’anno andrò in ferie». E chi effettuerà la chiamata dei professori? «Delegherò il collegio dei docenti. È formato da tutti i professori della scuola, sono 120 persone, faranno loro i colloqui e sceglieranno. Vediamo che cosa succederà. A scuola c’è paura per l’uomo forte, si pensa che tutti abbiano il diritto di far valere la propria voce e nel frattempo stanno smontando la legge 107».

Dal punto di vista dei presidi la struttura della Buona Scuola ha iniziato a scricchiolare la scorsa estate. Mentre loro erano chiusi negli uffici a compulsare curriculum e liste di docenti anche a Ferragosto sulla base di scadenze-capestro stabilite dal Miur, i sindacati concludevano un accordo che offriva la possibilità agli insegnanti di accettare la chiamata dei presidi - e di diventare quindi di ruolo, spesso a centinaia di chilometri lontano da casa - ma di rimanere per un anno ancora vicini alla famiglia.

È stato necessario sostituirli, e poi sostituirli di nuovo in un domino che in alcune scuole non si è mai interrotto e in altre è andato avanti fino a Natale tra supplenti e classi abbandonate a se stesse.

Maurizio Franzò, preside dell’istituto Curcio di Ispica, 1250 alunni, 5 plessi e un corso serale: «Ho lavorato l’anno scorso senza badare alle ferie e all’estate perché tutto fosse in regola. Tutto inutile, vanificato dagli accordi raggiunti dai sindacati dei professori. Il primo periodo dell’anno scolastico abbiamo assistito allo stesso andirivieni di professori dell’anno precedente. E noi continuiamo ad avere troppe reggenze e troppi incarichi non legati alla scuola. Non ho più il tempo di presenziare ai consigli di classe. Mi capita di non conoscere i docenti della mia scuola. Temo che l’amministrazione abbia creato un mostro. Per quel che riguarda noi dirigenti la nostra protesta sarà questa: faremo i presidi nelle nostre scuole. Per tutto il resto se la sbrighi qualcun altro».

Anche se a volte si tratta di atti dovuti? Giorgio Rembado, presidente dell’Anp: «Speriamo che non si arrivi alle conseguenze estreme ma, se dovesse capitare, sappiamo quello che stiamo facendo». Alessandro Artini, preside dell’Isis Fossombroni ad Arezzo: «Dove potremo rifiutarci ci rifiuteremo. Se non potremo farlo, obbediremo. Ma si deve sapere che il nostro parere è negativo».
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Re: Ancora una volta il partito trasversale del NO all'opera

Messaggioda mariok il 29/04/2017, 12:00

Con sentiti ringraziamenti a Grillo, D'Alema e Salvini.


Il Cnel, sopravvissuto, batte cassa
«Ridateci le indennità e gli arretrati»

La mossa all’ultima assemblea. Il gettone era stata cancellato nel 2015, in vista della soppressione del Consiglio. Solo il pregresso vale 4 milioni di euro. Il governo, però, ha avviato le procedura per il rinnovo di tutti i consiglieri. Treu verso la presidenza
di Lorenzo Salvia

Come spesso accade, la questione vera era alla voce «varie ed eventuali». E così, dopo aver parlato del prossimo documento sulla parità di genere, della relazione sui servizi pubblici, delle spese per «stampati e pubblicazioni», il Cnel è arrivato al dunque. Ha chiesto quello che aveva smentito di voler chiedere: il ritorno delle indennità, lo stipendio dei consiglieri cancellato nel 2015. Con l’aggiunta di quasi due anni e mezzo di arretrati per un totale di circa 4 milioni di euro.
Le indennità: da 25 mila a 215 mila euro l’anno
Il ritorno al passato è stato votato all’unanimità dall’assemblea che il Consiglio nazionale per l’economia e il lavoro ha tenuto mercoledì scorso. Ci sarebbe materiale a sufficienza per una serie tv. E infatti, prima di andare avanti, ecco un riassunto delle puntate precedenti. Il Cnel doveva essere abolito: almeno così aveva deciso il governo Renzi che lo aveva indicato come il simbolo assoluto dello spreco di denaro pubblico. E che per questo aveva previsto la sua soppressione nella riforma costituzionale. Che però, è stata bocciata dal referendum del dicembre scorso, quello che ha portato alle dimissioni di Renzi. E da allora - «rafforzato dalla legittimazione popolare», come ha detto il presidente Delio Napoleone - il Cnel ha cercato di riprendersi ciò che gli era stato tolto. A partire dalle indennità perdute. Lo stipendio era stato cancellato già all’inizio del 2015. Valeva 25 mila euro lordi l’anno per i consiglieri semplici, più i rimborsi spese. Saliva a 45 mila euro per i vicepresidenti e a 215 mila per il presidente. Doveva essere un atto preparatorio (ed elettorale) per una chiusura che sembrava cosa fatta. Ma non è andata così.

Verso un ricorso alla corte costituzionale
Nel verbale della seduta del Cnel si legge che «l’assemblea ha delegato l’ufficio di presidenza a porre allo studio una proposta equilibrata in materia di indennità e di rimborsi e spese di partecipazione alla riunioni». Anche perché, come ha ricordato lo stesso presidente Napoleone, «molti colleghi sono stati costretti a dimettersi» dopo la cancellazione delle indennità. Su oltre 60 consiglieri ne sono rimasti 22. E quelli che, all’unanimità, hanno approvato il ritorno dello stipendio erano appena 12. Sempre nel verbale si legge che il presidente ha «preso contatti con un primario Studio legale, qualificato nei profili costituzionali». Il tutto per «valutare la possibilità di un ricorso (...) con l’obiettivo di richiedere anche il riconoscimento di tutti gli arretrati non erogati dall’amministrazione». Possibile che nei prossimi giorni arrivi anche un ricorso al Tar, che servirebbe come trampolino per portare il caso addirittura davanti alla Corte costituzionale. In linea di principio la questione non è del tutto campata in aria: è giusto oppure no che chi ricopre un incarico pubblico in un organo di rilievo costituzionale debba farlo a proprie spese?

Il rinnovo e le accuse di danno erariale
Alla fine, gli ultimi “giapponesi” del Cnel - come vengono chiamati quelli che resistono al loro posto - potrebbero anche vincere la loro battaglia. Ma non la guerra. Tra una ventina di giorni ci sarà l’udienza della Corte dei conti sull’accusa di danno erariale da 800 mila euro mossa dalla procura contro 15 consiglieri che avrebbero autorizzato una serie di «consulenze facili». L’11 aprile il governo ha avviato la procedura per il rinnovo di tutto il Consiglio. Per il nuovo incarico di presidente, salgono le quotazioni di un nome di peso, l’ex ministro del Lavoro Tiziano Treu. Tutti passi attesi da tempo, visto che gli incarichi erano scaduti da quasi due anni. Ma anche un chiaro segnale. Il Cnel era stato pensato 60 anni fa come un luogo di dialogo non politico tra i pezzi di una società allora divisa. La guerra è finita da un pezzo, le divisioni ci sono ancora, vecchie e nuove. Forse il Cnel può essere ancora utile. Forse. Di sicuro sarebbe meglio voltare pagina.
28 aprile 2017 (modifica il 28 aprile 2017 | 21:12)
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Re: Ancora una volta il partito trasversale del NO all'opera

Messaggioda pianogrande il 29/04/2017, 19:50

E cominciano ad uscire (guarda caso, guarda un po') anche articoli sugli stipendi delle province.


http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=AEIMrrDB

Non lo volgiamo dare un aumento alla provincia di Ascoli (qui mi salva l'anonimato) dove si guadagna la metà di Bolzano?

Bai-onet-taaaa!

Aa-van-tiii!!

Saaa-voo-iaaaa!!!
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Re: Ancora una volta il partito trasversale del NO all'opera

Messaggioda pianogrande il 29/04/2017, 23:40

Ragazzi ho preso un granchio notevole.

Ho confuso le province con l'istituzione.

Così imparo a riflettere meglio prima di fare lo spiritoso.

Pardon.

Se la redazione ha pietà di me e cancella il post glie ne sarei molto grato.
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Re: Ancora una volta il partito trasversale del NO all'opera

Messaggioda ranvit il 30/04/2017, 7:48

Così imparo a riflettere meglio prima di fare lo spiritoso.



Solo quando fai lo spiritoso? :D
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Ancora una volta il partito trasversale del NO all'opera

Messaggioda mariok il 25/05/2017, 11:23

«occorre che durante le prove orali sia assicurato il libero ingresso al locale»

secondo la casta dei magistrati, dei professionisti con curriculum internazionali dovrebbero essere sottoposti a prove orali pubbliche come degli scolaretti delle scuole medie

è semplicemente incredibile!

Il Tar annulla cinque nomine di direttori di musei. Ira di Franceschini: non ho parole
La riforma rischia di impantanarsi dopo la sentenza del tribunale amministrativo del Lazio. Ora la palla passa al Consiglio di Stato
ANSA

Pubblicato il 25/05/2017
Ultima modifica il 25/05/2017 alle ore 10:24
ROMA
«Il mondo ha visto cambiare in 2 anni i musei italiani e ora il Tar Lazio annulla le nomine di 5 direttori. Non ho parole, ed è meglio...». Così il ministro dei Beni culturali e del Turismo, Dario Franceschini, ha commentato su twitter la sentenza del Tar del Lazio che ha bocciato le nomine di cinque dei venti direttori dei supermusei.


Il Tar ha dato ragione a due ricorsi, uno presentato da una candidata alla direzione di Palazzo Ducale e della Galleria Estense di Modena e l’altro di un candidato al ruolo di direttore di Paestum e dei musei archeologici di Taranto, Napoli e Reggio Calabria. Nella sentenza n. 6171/2017 i magistrati si soffermano negativamente sui criteri di valutazione dei candidati ammessi, criteri definiti «magmatici», che non permettono di «comprendere il reale punteggio attribuito a ciascun candidato». Il Tar boccia poi il metodo dei colloqui a porte chiuse, «occorre che durante le prove orali sia assicurato il libero ingresso al locale».

Ora la vicenda si sposta al Consiglio di stato. Ma si rischia di perdere altro tempo prezioso per una riforma indispensabile al sistema economico e culturale italiano.
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