La Comunità per L'Ulivo, per tutto L'Ulivo dal 1995
FAIL (the browser should render some flash content, not this).

Si ricomincia a parlare di politica?

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Si ricomincia a parlare di politica?

Messaggioda pianogrande il 18/03/2017, 12:19

ranvit ha scritto:E' che in Italia la maggioranza della gente è composta di corrotti ed evasori....criminali? No. il tragico è che si ritiene "normale" evadere, corrompere,etc etc è nella ns cultura storica "arrangiarsi" con le buone o le cattive... 8-)


Assolutamente d'accordo che la radice del problema sia di tipo culturale e di costume.

Questo dà ancora più valore al fatto che se ne discuta e al fatto che qualche cittadino cominci a scandalizzarsi e perfino ad incazzarsi e addirittura a tenerne conto nei suoi rapporti con la politica.

Basterebbe che le vittime di tutto questo e cioè i redditi fissi che pagano per tutti sostenendo corruzione ed evasione cominciassero a prendere coscienza della loro condizione di derubati.

Sarebbe un salto di qualità micidiale e per il quale, nel mio piccolissimo, mi batto da sempre e cioè da quando mi hanno negato il diritto all'asilo nido perché ero un lavoratore dipendente e quindi ricco mentre figli di rispettabilissimi salumieri problemi non ne avevano.

Non perderò mai la speranza che questa presa di coscienza si generalizzi.
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10610
Iscritto il: 23/05/2008, 23:52

Re: Si ricomincia a parlare di politica?

Messaggioda mariok il 19/03/2017, 13:23

Forse, più che Renzi, è cambiato il contesto, al quale pare voglia adattarsi.

E non è detto che sia un cambiamento in meglio.

eugenio scalfari ha scritto:Ma l'Italia adesso che cos'è? E che cos'è adesso la sinistra italiana?

***

Ne ho parlato nei giorni scorsi con Matteo Renzi e l'ho trovato molto cambiato da come avevo interpretato allora la sua politica. Abbiamo parlato sia dell'Europa sia della società globale sia dell'Italia e della sinistra italiana ed anche del governo Gentiloni che rappresenta soprattutto il Partito democratico chiamato renziano dopo la scissione di Bersani e dei suoi compagni di strada.

Ormai Renzi ha scartato l'ideale iniziale di accelerare sia le primarie sia il Congresso per chiedere poi lo scioglimento anticipato delle Camere e le elezioni ad aprile o a giugno o perfino ad ottobre, ora ha cambiato idea: farà il suo lavoro fino al 2018 a legislatura automaticamente terminata. Lui nel frattempo penserà a riformare il partito soprattutto nella sua struttura territoriale della quale non si era mai occupato. Questo compito lo assorbirà totalmente. Nel frattempo studierà e che cosa? La struttura territoriale e culturale del nostro Paese nelle sue varie espressioni. Mi ha anche detto di aver letto i libri che in precedenti occasioni gli avevo suggerito: quelli su Cavour, e quelli di Giustino Fortunato, di Salvemini, di Antonio Labriola. Lui ne ha letti alcuni e li leggerà tutti ed altri ancora. Gli ho suggerito anche alcune pagine della storia della letteratura italiana di Francesco De Sanctis che parlano dei valori e degli ideali politici a cominciare da Machiavelli e da Giambattista Vico. Forse voleva accaparrarsi la mia simpatia e gliel'ho detto, ma lui ha risposto che quando ci parleremo di nuovo mi farà un resoconto dei libri letti come prova che non mi stava prendendo in giro (riferisco perché merita di esser riferito).

Sulla sinistra ha detto che persegue in tempi cambiati quella impostata da Veltroni al Lingotto di oltre dieci anni fa: un partito riformatore e soprattutto (cosa che ai tempi di Veltroni non era ancora dell'importanza attuale) europeista. Il Pd deve principalmente operare in Europa e nell'Eurozona. Apprezza molto la politica di Draghi con il quale ha frequenti contatti da quando era presidente del Consiglio.

La sinistra del Pd deve battere su vari tasti: deve insistere sulla creazione del ministro delle Finanze unico per l'Eurozona; si deve impegnare nell'accoglienza dell'immigrazione e deve portare avanti in Italia e in Europa il suo contenimento nei paesi di origine con le politiche necessarie. Infine una nuova proposta: i paesi europei votino sulla base di un'unica legge elettorale chi deve essere il presidente della Commissione europea che è il vero potere di governo della Ue. Sarebbe un passo avanti verso il rafforzamento dell'Unione.

Questa è stata la sostanza della nostra conversazione. La mia domanda finale è stata se spera, nel caso di una vittoria alle elezioni del 2018, di diventare di nuovo presidente del Consiglio. La risposta è stata: "Certamente desidero vincere ma non è detto che voglia ridiventare presidente del Consiglio. Forse sarebbe meglio che restassi alla guida del partito e della sinistra in Italia e soprattutto in Europa. Vedrò".

Ci siamo salutati con la parola Ventotene, sia per la scuola dedicata ai giovani sul Manifesto di Spinelli sia per gli ideali europeisti da realizzare.

« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville
mariok
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 2943
Iscritto il: 10/06/2008, 16:19

Re: Si ricomincia a parlare di politica?

Messaggioda trilogy il 19/03/2017, 20:59

mariok ha scritto:Forse, più che Renzi, è cambiato il contesto, al quale pare voglia adattarsi.


...... Infine una nuova proposta: i paesi europei votino sulla base di un'unica legge elettorale chi deve essere il presidente della Commissione europea che è il vero potere di governo della Ue. Sarebbe un passo avanti verso il rafforzamento dell'Unione.[/f_sfondo]
....


È un proposta interessante purché la legge elettorale europea non la facciano scrivere agl'italiani. Visto che il nostro parlamento non è capace di scrivere neanche una legge nazionale condivisa figuriamoci un sistema elettorale europeo. :roll:
Avatar utente
trilogy
Redattore
Redattore
 
Messaggi: 4746
Iscritto il: 23/05/2008, 22:58

Re: Si ricomincia a parlare di politica?

Messaggioda mariok il 30/03/2017, 15:56

Oltre Bersani, che per sopravvivere o forse credendo di ricattare Renzi si è messo a corteggiare Grillo (e di cui non varrebbe la pena neanche di parlare), posizioni del genere sono abbastanza comuni in una parte della sinistra.

In Francia Hamon ha vinto le primarie puntando su reddito universale e tassa sui robot.

Soprattutto a sinistra si sono sempre fronteggiate e continuano, anche alquanto anacronisticamente, due posizioni contrapposte: quella di chi vede nel progresso tecnologico il nemico di classe da cui difendersi e quella che invece vede in esso non solo rischi ma anche grandi opportunità da cogliere attraverso politiche che ne massimizzino i vantaggi e ne minimizzino gli impatti negativi.

A parte stravaganze del tipo tassa sui robot, soprattutto se concepite, come è inevitabile, a livello di singolo paese, va crescendo per esempio l'idea del famoso reddito di cittadinanza.

Ma di fronte ai crescenti consensi che l'idea va raccogliendo, vado chiedendomi se a parità di costi, sarebbe più efficace per la lotta alla disoccupazione giovanile il reddito di cittadinanza o lo sgravio totale del cuneo fiscale per un certo numero di anni dalla prima assunzione (una sorta di "dote fiscale" che faciliti l'inserimento nel mondo del lavoro).

Io non ho dubbi, ma mi accorgo di essere o di avviarmi ad essere minoranza.

Ivan Scalfarotto @ivanscalfarotto · 30 marzo 2017

Bersani e la paura dell’avvenire

Il governo Gentiloni, in perfetta continuità con il governo Renzi, ritiene l’innovazione tecnologica e l’economia digitale una assoluta priorità per le aziende italiane

Pier Luigi Bersani vede una insanabile contraddizione tra il mondo, che vorrebbe tassare i robot perché cancellano posti di lavoro, e l’Italia, dove il Governo i robot “li regala” tramite gli incentivi e le detrazioni previste dal Piano Industria 4.0. Fosse servito un manifesto della conservazione dura e pura, di una futile e vana difesa dell’esistente di fronte alle sfide dell’innovazione, potremmo prendere questa dichiarazione ad esempio.

Perché un conto è discutere di come governare al meglio le conseguenze dell’innovazione, che porta con sé inevitabilmente criticità e problemi, un altro negare l’innovazione e la sua complessiva positività. Forse l’apprezzamento che Bersani ha espresso ripetutamente per le posizioni dei Cinquestelle si fonda su questa comune mitologia della decrescita felice, che è poi il travestimento imbellettato del panico irrazionale di fronte alle incognite dell’avvenire.

Perché non c’è dubbio che la rivoluzione dell’economia digitale porterà con sé criticità e problemi. E benché il rapporto del World Economic Forum preveda che il nostro Paese uscirà immune dalla falcidia di posti di lavoro che potrebbe verificarsi nelle economie più sviluppate, non è saggio credere e far credere che si tratterà di una passeggiata di salute.

E tuttavia, come in ogni tornante della storia, la risposta non può essere un arroccamento a tutela dello status quo o, peggio, un grottesco tentativo di sabotare l’innovazione. L’idea di usare lo strumento fiscale come incentivo all’arretratezza, di assegnargli il ruolo che i movimenti luddisti davano alla distruzione delle mule jenny verso la fine del Settecento, è sia puerile che pericolosa.

E’ vero: il Governo Gentiloni, in perfetta continuità con il Governo Renzi, ritiene l’innovazione tecnologica e l’economia digitale una assoluta priorità per le aziende italiane. Per questo ha varato il Piano Industria 4.0, che intende allineare l’Italia ai sistemi produttivi più avanzate d’Europa (il punto di riferimento nel settore è la Germania).

Bersani non ha probabilmente avuto il tempo di studiarlo, questo Piano; ma basta scorrerlo superficialmente per sapere che non si limita a concedere contributi e detrazioni per l’ammodernamento dei macchinari della nostra manifattura: investe in modo consistente nelle grandi infrastrutture digitali, a cominciare dalla banda larga; e mette risorse a disposizione della scuola e dell’Università per percorsi di formazione specifica, oltre che per cluster di ricerca dedicata.

Una sfida ambiziosa, che impegnerà circa 24 miliardi di risorse pubbliche, che forse è un po’ riduttivo definire come “un robot in omaggio”. Bersani oggi ha espresso anche l’opinione che nulla crei lavoro come gli investimenti. Vero: infatti Industria 4.0 è uno dei più formidabili piani di investimento pubblico e privato mai varati in Italia. E’ davvero un peccato che mostri di non essersene accorto.
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville
mariok
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 2943
Iscritto il: 10/06/2008, 16:19

Re: Si ricomincia a parlare di politica?

Messaggioda pianogrande il 30/03/2017, 16:30

Le aziende debbono innanzitutto sopravvivere.
Sopravvivere in un mondo in continuo ammodernamento.

Sul lavoro (ogni tanto mi lascio andare ai ricordi ma è sopratutto un riferire esperienze da non dimenticare) questo concetto si scontrava sempre con un sindacato che, a quei tempi, usava slogan oggi, ma credo anche allora, assolutamente demenziali come "rigidità della forza lavoro"; il che significava addirittura il reciproco controllo tra gli operai dei reparti sulla produzione pro capite.

Per dirne una su tutte, c'erano dei delegati, tra i turnisti, che prendevano nota di quanti sacchi uscivano da un confezionamento.

Eravamo negli anni settanta ma il concetto, per qualcuno, non è che sia cambiato molto.

Ormai il mondo è globalizzato e qualsiasi politica tesa a limitare le conseguenze occupazionali o è per tutti o è fallimentare perché significa solo tagliarsi fuori dal mercato.
L'unica politica (sempre con la premessa di cui sopra) potrebbe essere una riduzione dell'orario di lavoro il che costituirebbe una redistribuzione sia del reddito (della ricchezza) che della qualità della vita.

Tutto questo fermo restando che, se non si compete tecnologicamente, si è tagliati fuori dal mercato comunque.
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10610
Iscritto il: 23/05/2008, 23:52

Re: Si ricomincia a parlare di politica?

Messaggioda mariok il 30/03/2017, 17:14

Mi dispiace per Vittorio, ma 32esimi su 35 non è proprio il massimo.

Il futuro è dei Paesi che guardano lontano (come la Svizzera)
–di Bill Emmott
Marine Le Pen, leader del Front National, il partito francese di estrema destra, afferma che la battaglia decisiva del XXI secolo sarà combattuta tra patriottismo e globalismo. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump pare credere invece che sarà tra i «very fake news media» e se stesso, sostenuto dal “popolo” che afferma di rappresentare.
Hanno torto entrambi.
La battaglia decisiva di questo secolo, e quella che lo caratterizzerà, vedrà contrapposti pensiero a lungo termine e pensiero a breve termine. I politici e i governi che pianificano per un futuro lontano sconfiggeranno coloro che non riusciranno a guardare più in là rispetto al ciclo elettorale del momento o, più semplicemente, si rifiuteranno di farlo.
Famosa per il suo presunto pensiero a lungo termine è la Cina, ma per dimostrare questa teoria non è necessario ripiegare sui dittatori. Anche alcune democrazie occidentali hanno fatto quanto era necessario per amministrare sapientemente le forze potenti della globalizzazione, della tecnologia e della demografia, e sono state ricompensate da economie stabili e sistemi politici in buona parte non compromessi dai populisti.

Altri Paesi hanno continuato a concentrarsi sul breve termine, e di conseguenza hanno sofferto parecchio.
Per interpretare questa classifica, ho messo a punto un nuovo indice statistico composito per il mio ente di beneficenza Wake Up Foundation: il Wake Up 2050 Index. A differenza dell’Indice di competitività globale del World Economic Forum, per esempio, il Wake Up 2050 Index guarda al di là delle statistiche relative alla performance passata o del momento per individuare i segnali dei futuri oneri dei Paesi e la produttività probabile dei loro asset più importanti, in particolare i loro stessi cittadini.
Basato su 25 parametri, il Wake Up 2050 Index classifica dunque i 35 Paesi membri più avanzati dell’Ocse in funzione del loro grado di attenzione a cinque ambiti specifici: demografia, società dell’informazione, innovazione tecnologica, globalizzazione e resilienza in caso di shock imprevisti.
I risultati sono sbalorditivi.
Al primo posto si colloca la Svizzera, essendo risultata il Paese occidentale meglio preparato a gestire i trend e le forze conosciute che caratterizzano e definiscono il XXI secolo. I populisti svizzeri sono un gruppo interessato a un’unica questione, l’immigrazione, e godono di scarso sostegno, insufficiente a portarli nel governo. Peraltro, lo scarso favore che il Partito Popolare svizzero di estrema destra ha riscosso si è palesato soltanto dopo che il numero degli immigrati nati all’estero ha raggiunto un quarto della popolazione svizzera, ovvero quasi il doppio rispetto a Stati Uniti e Regno Unito.
I quattro Paesi confinanti della Svizzera si collocano nella graduatoria in posizioni decisamente più basse: la Germania al 15esimo posto, l’Austria al 17esimo, la Francia al 20esimo e l’Italia al 32esimo, nonostante i loro stretti rapporti culturali, storici e commerciali con la Svizzera.

In Austria e in Francia, i partiti populisti euroscettici e anti-immigrazione hanno guadagnato un sostegno sufficiente ad avere possibilità concrete di conquistare il potere, come ha il Movimento Cinque Stelle di sinistra in Italia. Anche in Germania l’influenza dei populisti è in ascesa.
Tenuto conto della reputazione di cui gode la Svizzera – Paese ricco, istruito, innovativo, resiliente – il suo successo in questa classifica forse non sorprenderà più di tanto. Con i suoi livelli salariali tra i più elevati al mondo e il 19% del suo Pil che proviene dal settore manifatturiero (rispetto al 12% degli Usa e al 10% del Regno Unito), in teoria però la Svizzera dovrebbe essere molto vulnerabile nei confronti della competitività cinese e dell’automazione che elimina posti di lavoro. Eppure, il Paese è uscito pressoché indenne da queste sfide.
Non possiamo affermare altrettanto dell’Italia: sebbene il suo settore manifatturiero incida sul Pil per una percentuale di poco inferiore a quella della Svizzera – per la precisione per il 15% – l’Italia ha sofferto di gran lunga di più a causa della competitività cinese. Il motivo è semplice: produce articoli meno raffinati e meno innovativi.
Questo riflette un grave errore che l’Italia sta commettendo, come pure la Francia: avendo aumentato in modo eccessivo la spesa per le pensioni per garantirsi il favore degli elettori sul breve periodo, i governi di entrambi questi Paesi hanno seriamente condizionato la loro capacità di investire nell’istruzione e nella ricerca scientifica.

In un’economia globale basata sempre più sulle conoscenze e sempre più trainata dalla tecnologia, nessun Paese può essere competitivo in maniera efficace se il suo governo non dedica risorse sufficienti per coltivare le competenze giuste e le capacità della sua forza lavoro.
Per avere successo sono indispensabili anche un ambiente normativo e una cultura aziendale tali da permettere alla popolazione di utilizzare in modo proficuo le conoscenze acquisite.
Da questo punto di vista, i Paesi caratterizzati da una bassa partecipazione femminile al mondo del lavoro (come l’Italia) o quelli nei quali i lavoratori più esperti, gli ultrasessantacinquenni, sono fuori da esso (come l’Italia e la Francia) sono nettamente in svantaggio.
Da nessuna altra parte più che in Giappone è evidente quanto valga saper pianificare a lungo termine. Malgrado sia l’economia avanzata con il più rapido tasso di invecchiamento della popolazione, nel Wake Up 2050 Index il Giappone si colloca bene dal punto di vista demografico. In parte ciò è dovuto al fatto che, anticipando l’imminente cambiamento demografico, il Paese ha mantenuto attivo nella forza lavoro più del 20% dei suoi ultrasessantacinquenni, rispetto ad appena il 2,9% in Francia.
Gli Stati Uniti si classificano più in basso rispetto al previsto in termini sia di innovazione sia di conoscenze. Scarsi risultati alle scuole superiori di secondo grado e un basso tasso di partecipazione alla forza lavoro indicano che le tecnologie avanzate che gli Usa mettono a punto non sono utilizzate al massimo delle loro potenzialità. Questo è uno dei motivi principali per i quali Trump è stato eletto presidente, e nel contempo è un brutto segno per il benessere futuro dell’America.
Per «fare di nuovo grande l’America», come Trump ha promesso di fare con il suo slogan “Make America Great Again”, la leadership politica dovrà sapere pensare al di là dell’attuale ciclo elettorale. La stessa cosa vale anche per tutte le democrazie occidentali. Malgrado ciò, molti critici hanno iniziato addirittura a dubitare che i policy-maker occidentali siano ancora capaci di pensare a lungo termine.
Costoro, tuttavia, potrebbero avere torto. L’immigrazione, una delle questioni più controverse nei dibattiti politici di questo periodo, è in sostanza una questione a lungo termine. E se negli Stati Uniti gli elettori si sono detti contrari all’apertura [delle frontiere], il Regno Unito promette di restare aperto dopo la Brexit, tranne che per gli immigrati dell’Ue. Altrove, l’apertura è ancora difesa tenacemente.
In Francia, il tema dell’apertura è diventato il terreno di battaglia più scottante in vista delle imminenti elezioni. Le Pen – al pari di Trump e dei sostenitori della Brexit – afferma che l’apertura si è rivelata disastrosa. Ma i suoi due avversari di maggior peso – il centrista indipendente Emmanuel Macron e il repubblicano di centrodestra François Fillon – si dichiarano entrambi favorevoli a una maggiore apertura e alla liberalizzazione dei mercati. Chi prevarrà nella corsa all’Eliseo deciderà la traiettoria non soltanto della Francia, ma dell’Europa intera. La Svizzera, per una volta, è un po’ più che preoccupata.
Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/ZwU04X
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville
mariok
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 2943
Iscritto il: 10/06/2008, 16:19

Re: Si ricomincia a parlare di politica?

Messaggioda Robyn il 30/03/2017, 19:11

A dire il vero non ho proprio idea di quali settori sviluppare per creare lavoro.Prima i cellulari e i pc non c'erano poi questi settori si sono sviluppati quasi ad arrivare alla saturazione ma non hanno del tutto assorbito la disoccupazione esistente che è stagnante.Per ex si potrebbe pensare all'economia verde ad un piano che permetta alle aziende di dotarsi di pannelli solari per risparmiare sull'energia,oppure all'industria del materiale biodegradabile.Altro settore potrebbe essere il turismo perche abbiamo un'immenso patrimonio artistico e naturalistico a cielo aperto che non riusciamo a gestire.Per ex esistono parchi, spiagge,castelli completamente abbandonati e si potrebbe pensare ad una partnership pubblico privato in cui la concessione si rinnova dopo 3 o 4 anni.Ad ex il castello abbandonato in cui si permette ad un privato di metterci un'attività ad ex un pub con dipendenti o un'altra attività ma in cambio fà la pulizia e la manutenzione ordinaria del castello,il cui accesso in questo modo rimane aperto al pubblico e non si paga perche bene pubblico,ma si ha la possibilità di consumare una bevanda leggere un libro utilizzare il web.Altro campo le periferie fatiscenti delle grandi città dove si annida la delinquenza e la microcriminalità.Pensiamo a tor bella monaca,al quartiere zen,a scampia che vengono buttati giù e vengono ricostruiti di sana pianta senza utilizzare altri spazi di verde in modo che abbiano un'aspetto più umano e gradevole
Locke la democrazia è fatta di molte persone
Avatar utente
Robyn
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10921
Iscritto il: 13/10/2008, 9:52

Re: Si ricomincia a parlare di politica?

Messaggioda ranvit il 31/03/2017, 12:22

Mi dispiace per Vittorio, ma 32esimi su 35 non è proprio il massimo.

Chiamiamo gli svizzeri a governarci....sai che palle? :lol: :lol: :lol:
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
ranvit
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10669
Iscritto il: 23/05/2008, 15:46

Re: Si ricomincia a parlare di politica?

Messaggioda mariok il 02/04/2017, 10:48

Intanto a tenere banco è ancora la legge elettorale.

Non male la propostacitata in questo articolo, depositata a quanto sembra da Renzi per interposte persone:

Ritorno del doppio turno, corretto secondo i dettami della Consulta: soglia minima del 20% per accedere al secondo turno. Quorum di validità al secondo turno, pari al 50% più uno degli aventi diritto al voto. Per ottenere il premio di maggioranza alla lista e non alla coalizione almeno il 40% dei voti sia al Senato che alla Camera.

Ma non credo che passerà

Renzi e l’offerta del M5S sulla legge elettorale “Giusta, ma non mi fido”
L’ex premier apprezza la proposta di un premio al primo partito ma teme di fare “la fine di Bersani”. Strada in salita per l’intesa

A Matteo Renzi la proposta dei 5 Stelle che prevede un premio di governabilità a chi arriva primo non dispiace. Ma l’ex premier
è diffidente: «Un’intesa con i grillini? Ricordatevi che scherzo fecero con le unioni civili»

Pubblicato il 02/04/2017
Ultima modifica il 02/04/2017 alle ore 07:11
CARLO BERTINI
ROMA
Matteo Renzi non si fida: la proposta pentastellata di un sistema che dia un premio di governabilità a chi arriva primo non gli dispiace. Ma resta diffidente al massimo grado e non vuole restare con cerino in mano. «Un’intesa con i grillini sulla legge elettorale? Ricordatevi che scherzo fecero con le unioni civili...», alza la mano in segno di stop uno dei fiorentini a lui più vicini.


E basta tornare indietro con la memoria per capire quanto al Pd renziano bruci la ferita: la legge sulle unioni gay con l’articolo sulle adozioni poteva passare con un maxiemendamento che presentò Andrea Marcucci. «Loro dissero che lo avrebbero votato, ma mezz’ora prima dell’arrivo in aula fecero dietrofront, col rischio di far saltare tutto, rischio evitato per un pelo grazie alla sinistra». Insomma, quella piaga è ancora aperta e lo stato dei rapporti tra i due fronti è tale da non lasciare spazio all’immaginazione per alcun accordo. Malgrado ciò tutte le ipotesi saranno verificate. Con una soluzione che nel Pd definiscono di fantapolitica, ma non scartata a priori: farsi bocciare il Mattarellum in aula alla Camera in maggio, per dimostrare che non si può far altro che andare al voto con i sistemi partoriti dalla Consulta.

Ma se a un qualunque dirigente Pd di stanza al Senato o alla Camera si chiede di scommettere sulla possibilità che vada a buon fine un’intesa con i grillini, in teoria possibile sotto il profilo numerico, nessuno ci crede: la memoria corre ad una serie di «episodi nefasti» e le risate scettiche si sprecano.

«Noi abbiamo tenuta aperta la porta con tutti, a cominciare dalla maggioranza: da una parte a Forza italia e dall’altra ai grillini. Ora va trovato un punto di mediazione per venirne a capo nel modo più rapido e condiviso possibile», dicono i big che tengono i contatti a tutto campo. Convinti però che i grillini siano inaffidabili e che quindi sia al limite dell’impossibile fare un accordo. Il sospetto è che il loro obiettivo sia mandare tutto a monte per tenersi le legge così come uscita dalla Consulta: per dimostrare che questo Parlamento non è in grado di farne una nuova.

Renzi dunque ritiene che nessuno dei 5 Stelle abbia una reale intenzione di costruire nulla «e non vuole restare fregato come Bersani» dicono i suoi. Comunque sia, ora è diventato evidente che qualunque blitz frana il giorno dopo esser stato ideato e che quindi tutto slitterà a dopo le primarie del 30 aprile, con tempi lunghi. A quel punto si tenterà di fare un accordo di cartello a tre con Berlusconi e i 5 Stelle sul modello che premia i partiti e che dia una chance di governabilità.

E se si vuole sapere quale proposta di legge elettorale piace a Renzi, basta leggere quella depositata il 13 marzo da due donne della sua segreteria, Alessia Rotta e Simona Malpezzi: un Italicum ritoccato e modificato, messo agli atti quando ancora la linea ufficiale Pd era Mattarellum, senza se e senza ma. Cosa offre? Un sistema maggioritario, in cui se nessun partito dovesse vincere, scatterebbe il proporzionale. Ritorno del doppio turno, corretto secondo i dettami della Consulta: soglia minima del 20% per accedere al secondo turno. Quorum di validità al secondo turno, pari al 50% più uno degli aventi diritto al voto. Per ottenere il premio di maggioranza alla lista e non alla coalizione almeno il 40% dei voti sia al Senato che alla Camera. Ecco qua.

La questione ha comunque le sue ricadute sul congresso Pd, visto che gli avversari di Renzi non perdono l’occasione per rinfacciargli la volontà nascosta di fare larghe intese dopo il voto con Berlusconi. «Le parole di Richetti nell’intervista a La Stampa - attaccano gli orlandiani in Senato - svelano la volontà di Renzi. Il Mattarellum, che non ha i numeri in Parlamento, è solo uno specchio per le allodole ma il vero obiettivo è quello di estendere anche al Senato l’Italicum».
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville
mariok
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 2943
Iscritto il: 10/06/2008, 16:19

Re: Si ricomincia a parlare di politica?

Messaggioda mariok il 04/05/2017, 14:16

Però questa continua litania sulle cose fatte nei 1000 giorni è diventata insopportabile.

Se pensa di andare così alle elezioni, penso che prenderà un'altra tranvata peggiore di quella del 4 dicembre.

E intanto i soliti troll continuano a commentare: "ma non avevi detto che ti saresti ritirato...."

Che palle!

Matteo Renzi
6 min ·
Sul sito dell'INPS da oggi - 4 maggio - è possibile richiedere il Bonus Mamme voluto dalla nostra ultima legge di Bilancio. Vale 800€ netti per ogni figlio e per molti non è sufficiente, non basta,non va bene. Gli argomenti che usano i critici sono convincenti: dovremmo fare di più per la maternità in Italia e certo non si risolve il tutto con un Bonus economico. Sicuramente faremo di più per le mamme e ne parleremo già da domenica all'Assemblea Nazionale PD. Ma intanto qualcosa si muove. Perché molto semplicemente il Bonus prima non c'era e adesso c'è. Come gli 80 euro, come la riduzione delle tasse, come Industria 4.0, come i diritti civili, come le leggi di questi anni. Mi fa piacere ricevere critiche, segno che qualcuno ha idee migliori delle nostre e c'è sempre da imparare dagli altri. Ma la novità è che finalmente si criticano dei fatti, i fatti costruiti con pazienza durante i Mille Giorni. Meglio criticare dei fatti reali che parlare di chiacchiere e promesse impossibili da realizzare. Questa, per me, è la differenza tra il riformismo e la demagogia.
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville
mariok
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 2943
Iscritto il: 10/06/2008, 16:19

PrecedenteProssimo

Torna a Che fare? Discussioni di oggi per le prospettive di domani

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 26 ospiti

cron