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Un’Europa differenziata non quella dei club

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Un’Europa differenziata non quella dei club

Messaggioda ranvit il 06/02/2017, 9:15

Un’Europa differenziata non quella dei club
–di Sergio Fabbrini Domenica 05 Febbraio 2017

Occorre elaborare il lutto. Prendendo atto che il nuovo inquilino della Casa Bianca non ama l’Europa integrata. Un sentimento peraltro condiviso anche dal vecchio proprietario del Cremlino. L’Europa integrata non può continuare ad indignarsi per i cambiamenti radicali che sono intervenuti sul piano globale. Non solamente perché l’indignazione è una risorsa scarsa che non va sprecata, ma anche perché quei cambiamenti sono destinati a durare nonostante la nostra indignazione. È vero, l’Europa integrata è oggi assediata, a oriente ed occidente, come non lo era mai stata nel passato. Non si esce però da un assedio senza una strategia.

Naturalmente, gli Stati Uniti e la Russia non sono la stessa cosa, essendo i primi un regime democratico e la seconda un regime autoritario. Tuttavia hanno uno scopo comune, la disarticolazione dell’Unione europea (Ue), che ovviamente perseguono con tattiche differenti.

Trump non ama il multilateralismo, perché è un sistema che imbriglia le grandi potenze. La sua America vuole rapporti bilaterali con i singoli Paesi europei, perché nel bilateralismo ritorna ad essere il partner più forte. Nello stesso tempo, Putin vuole disarticolare l’Europa integrata, perché così può ricostruire una sfera di influenza russa sui Paesi dell’Est. Così, da un lato, Trump promette a May un accordo commercial speciale tra i loro Paesi (a condizione che la Gran Bretagna si stacchi nettamente dall’Ue) e, dall’altro lato, Putin rassicura Orban che continuerà a ricevere l’indispensabile energia (petrolio e gas naturale) dal suo Paese (a condizione che l’Ungheria si distacchi dalla politica delle sanzioni dell’Ue).

[b]L’accerchiamento sta dando risultati. I britannici stanno uscendo dall’Ue, i Paesi dell’Est europeo è come se ne fossero già usciti. Il nazionalismo britannico assomiglia sempre di più a quello dominante a Washington D.C. L’involuzione illiberale di Paesi come la Polonia, l’Ungheria o la Romania li avvicina sempre di più a Mosca.


Se così è, sarebbe meglio lavorare per risolvere la debolezza politica dell’Ue, piuttosto che indignarsi.
[/b]
Perché è questa debolezza che incentiva gli appetiti di Trump e Putin. Infatti, nonostante l’Europa integrata abbia il più grande mercato unico del mondo o un sistema legale tra i più avanzati, essa non ha però una politica. Non dispone di istituzioni efficienti e legittime e, soprattutto, ha smarrito il senso della sua missione. Assomiglia a coloro che nascono poveri e poi diventano ricchi con fatica e intelligenza. Ma, invecchiando, si adagiano compiacenti a guardarsi indietro, per essere travolti da chi non si è fermato. Anche l’Ue ha pensato che la storia fosse finita con i suoi successi. Ma così non è. Con il risultato che, frastornata, è ritornata a fare i conti con il problema che aveva esorcizzata per 60 anni. La sua sicurezza.

È ritornata cioè a quel 30 agosto del 1954, quando l’Assemblea nazionale francese bocciò il progetto di costruzione di una Comunità europea della difesa, fortemente voluto da uomini come Schuman, De Gasperi e Adenauer. Quegli uomini sapevano che le unioni di Stati nascono per necessità prima che per amore. Nascono per neutralizzare le ambizioni espansive di potenze lontane e per prevenire i conflitti tra Stati vicini. È stata la preoccupazione di garantire la sicurezza che spinse le élite degli Stati americani a sostituire gli Articoli della Confederazione del 1781 con la nuova costituzione federale del 1787. Anche allora, le potenze del tempo (Gran Bretagna, Francia e Spagna) avevano cercato di lavorare ai fianchi la vecchia confederazione, così da portare l’uno o l’altro gruppo di Stati sotto l’influenza dell’una o dell’altra potenza. E così è avvenuto in Svizzera nel 1848. Dopo la sconfitta del 1954, in Europa, la risposta alla domanda di sicurezza fu fornita dagli Stati Uniti e dalla loro egemonia all’interno della Nato. Ma così l’Europa ha finito per addormentarsi sul divano di un mondo sicuro, dimenticandosi che ciò era dovuto all’azione di altri. Trump e Putin l’hanno risvegliata.

È dalla necessità di garantirci la sicurezza che dovrebbe partire la Dichiarazione di Roma per i 60 anni dei Trattati. Una sicurezza che va intesa nelle sue componenti inestricabili (militare, territoriale ed economica). E su cui poco si sta facendo. Per quanto riguarda la sicurezza militare, é vero che il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha inviato una lettera allarmata ai capi di governo in preparazione dell’incontro tenutosi l’altro ieri a La Valletta. Scrive Tusk che le sfide che l’Ue deve affrontare «sono le più pericolose mai fronteggiate da quando sono stati firmati i Trattati di Roma». E tra di esse include la sfida proveniente dalla nuova presidenza Trump che sta mettendo «in discussione gli ultimi 70 anni di politica estera americana». Eppure all’allarme non segue alcuna proposta. Ad esempio, di avviare almeno una cooperazione rafforzata sul piano della difesa tra i Paesi che ne condividono la necessità. Una cooperazione che consenta a quei Paesi di agire collegialmente all’interno della Nato, così da aumentare il loro potere negoziale nei confronti di Washington D.C. Ma anche sulla sicurezza territoriale si abbaia e non si morde. È vero che nella riunione di La Valletta si è assunta una visione più ampia dei flussi migratori, prendendo in considerazione anche la cosiddetta strada del Mediterraneo centrale in cui passano (e muoiono) centinaia di miglia di persone. Ma poi, dietro le parole, la sostanza latita. Si continua a proporre una politica volontaristica, basata su una maggiore “cooperazione operativa” tra gli stati membri e lo European Border and Coast Guard oppure ci si impegna ad investire 200 milioni di euro in Libia (tolti dal Fondo per l’Africa), ma di una politica comune di sicurezza territoriale dell’Ue non si parla. Eppure, senza un sistema europeo di protezione delle frontiere dell’Ue e un’intelligence europea per combattere il terrorismo internazionale, sarà difficile rassicurare i cittadini europei. E infine anche sulla sicurezza economica i passi avanti sono troppo timidi. Basti ricordare che non è stata ancora messa in sicurezza l’unione bancaria oppure non è stata ancora avviata un’assicurazione europea contro la disoccupazione che metta in sicurezza il futuro dei nostri giovani.

Non è vero che l’Europa integrata non abbia fatto nulla. Anzi. Senza l’Europa integrata la nostra vita sarebbe di gran lunga più insicura. Tuttavia, non ha fatto abbastanza, perché prigioniera delle sue divisioni interne e degli egoismi nazionali dei suoi stati membri. Certamente, sarebbe meglio andare avanti tutti insieme. Ma ciò non è possibile. Lo ha riconosciuto anche il cancelliere Merkel, uscita dalla riunione di La Valletta proponendo un’Europa a più velocità. Ben arrivata. Tuttavia, non basta. Le differenze all’interno dell’Ue non riguardano le velocità di percorrenza, ma la direzione da percorrere.

Occorre andare verso una differenziazione istituzionale, se non costituzionale, che consenta ad un gruppo di Paesi di darsi un’identità politica, preservando il mercato unico come ambito di cooperazione con gli altri Paesi. Altrimenti, dietro l’Europa a più velocità, si corre il rischio di creare coalizioni diverse di paesi intorno a regimi diversi di policy. Un club di tanti clubs che, oltre a non essere una democrazia, sarebbe più facilmente preda delle ambizioni di Trump e di Putin. L’Europa integrata non ha bisogno di dichiarazioni retoriche. Ha bisogno di una strategia per uscire dall’assedio.

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Re: Un’Europa differenziata non quella dei club

Messaggioda ranvit il 06/02/2017, 10:27

E cosi'. mentre noi europei ed italiani perdiamo tempo dietro le ns (rispettivamente) "piccole" e "piccolissime " beghe, il mondo cambia e ci mangia...
L'Europa dei contribuenti tedeschi % Co si arrocca a difesa dei propri vantaggi ottenuti dall'entrata in vigore della stupida moneta unica a scapito dei Paesi del Sudeuropa e gli elettori italiani si ostinano ad ostacolare/affossare qualsivoglia tentativo di modernizzare il Paese, il resto del mondo si prepara a "mangiarci".
I crucchi non vogliono capire....del resto è nella loro natura andare sempre dritti a schiantarsi, incapaci come sono di avere un pensiero articolato...che per contare qualcosa nel mondo di oggi bisogna integrarsi al piu' presto anche a costo di rimetterci qualcosa ( a fronte di cio', tanto, che ci hanno guadagnato con l'euro); e del resto è evidente che solo chi sta meglio puo' aiutare chi sta peggio....e sempre peggio perchè le attuali regole ragionieristiche impediscono la ripresa economica, possibile solo a fronte di grandi investimenti pubblici....
In Italia invece la maggioranza degli elettori non vogliono capire che ilproblema non è Renzi si o no....del resto non si vede chi altri possa far meglio data la situazione perchè se ogni categoria/lobby non rinuncia a qualcosa è impossibile modernizzare il Paese rendendolo competitivo. E invece si perde tempo, in particolare nella sinistra, a lanciare candidature sostitutive di Renzi senza che nessuno di loro ci dice come vorrebbe risolvere i problemi, piccoli e grandi che ci affliggono. Niente!
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Re: Un’Europa differenziata non quella dei club

Messaggioda pianogrande il 06/02/2017, 12:27

Reagire invece di indignarsi non mi sembra il massimo del "pensiero articolato".

Si può reagire in modo articolato e indignarsi in modo analitico, differenziato e mirato.

Ma forse il pensiero articolato, come tante altre pretese, va bene solo per gli altri.

Adesso qualcuno scopre l'acqua calda e cioè che le altre potenze l'Unione Europea che funziona non la vogliono.

L'unico stato che ancora resiste all'insipienza e l'inconcludenza è la Germania (mi sembra il prologo di Asterix) e allora?

Allora, addosso ai crucchi e, in primis e ovviamente, addosso ai crucchi da parte degli europei per primi.

con questo non si fa il gioco di Trump e Putin che si sganasciano dalle risate.

No, no.
Dando addosso all'ultimo serio baluardo europeo si fa l'interesse di Calolziocorte e di Roccacannuccia.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Un’Europa differenziata non quella dei club

Messaggioda ranvit il 06/02/2017, 13:28

..... non importa, resta nel tuo piccolo che vai bene! 8-)
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Re: Un’Europa differenziata non quella dei club

Messaggioda trilogy il 06/02/2017, 14:39

ranvit ha scritto:Un’Europa differenziata non quella dei club
–di Sergio Fabbrini Domenica 05 Febbraio 2017

....Eppure all’allarme non segue alcuna proposta. Ad esempio, di avviare almeno una cooperazione rafforzata sul piano della difesa tra i Paesi che ne condividono la necessità. Una cooperazione che consenta a quei Paesi di agire collegialmente all’interno della Nato, così da aumentare il loro potere negoziale nei confronti di Washington D.C. ....


A me sembra che l'autore dell'articolo sia poco aggiornato sullo sviluppo della politica europea in questo ambito ...

’8 luglio 2016 il Segretario Generale della NATO Jens Stoltenberg, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, hanno pubblicato il primo comunicato congiunto tra la NATO (l’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord) e l’Unione Europea, con l’intento di annunciare il nuovo piano strategico di partnership. Nello stesso giorno i capi di Stato e di governo dei Paesi membri della NATO e della UE si sono riuniti a Varsavia, in Polonia, per prendere delle decisioni molto importanti su una serie di misure politiche e militari preventive nei confronti della Russia e per fronteggiare le minacce delle organizzazioni terroristiche internazionali: il Telegraph ha scritto che le decisioni prese debbano ritenersi le più importanti dalla fine della Guerra Fredda...

fonte: http://www.ilpost.it/francescomarinelli ... -varsavia/

novembre 2016
.....Viene costituito ufficialmente il European Defence Fund, (Fondo per la Difesa Europea) composto da due “finestre” complementari, ma distinte in termini gestionali, giuridici e finanziari. Il coordinamento tra le due verrà affidato ad un coordination board costituito da rappresentanti della Commissione Europea, dell’Alto Rappresentante, dagli Stati membri, dell’Eda e, quando necessario, anche dell’industria.

La prima finestra- destinata alla ricerca europea sulla difesa – servirà a finanziare la Preparatory Action con una dotazione di 90 milioni di euro entro il 2019 e, in seguito, con la creazione di un programma di ricerca dedicato alla difesa nell’ambito del prossimo Programma Quadro 2021-27, con un ammontare previsto di 500 milioni l’anno, ovvero 3,5 miliardi per l’intero periodo.
La seconda finestra punta invece ad assicurare il finanziamento congiunto per lo sviluppo e l’acquisizione di capacità strategiche di difesa, con particolare attenzione su ricerca e tecnologie e lo sviluppo di nuovi prodotti ed equipaggiamenti, inclusi i prototipi. Per questo comparto la Commissione Europea prevede un importo di riferimento cinque miliardi di euro all’anno.


fonte: http://contropiano.org/news/news-econom ... olo-086866
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Re: Un’Europa differenziata non quella dei club

Messaggioda ranvit il 06/02/2017, 15:39

O forse trattandosi delle solite minuzie arzigogolate tipiche delle istituzioni europee (della Nato e non) ha deciso di ignorarle? :roll: :D

Ps Comunque qui l'aspetto militare era solo un argomento di....striscio.
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