“Giorgio se ne vò jì e ‘o vescovo ne ‘o vò mannà“

Letteralmente tradotto come “Giorgio se ne vuole andare e il Vescovo lo vuole mandare“.
Si dice quando due persone vogliono la stessa cosa, ma nessuno fa il primo passo e quindi tutto resta uguale.
Dietro questo detto si cela una antica storiella partenopea che narra di un certo Giorgio, ricco mercante, che decise di lasciare la sua terra d’origine, abbandonando il luogo natio perché i suoi affari non andavano più bene come una volta.
La gente del paese preoccupata lo minacciò di chiedere l’intercessione del Vescovo: “Lo diremo al vescovo, e vedrai che ti farà sequestrare tutta la mercanzìa, e diventerai povero come noi!“.
La voce popolare raggiunse il Vescovo che interrogò i suoi consiglieri: “Dunque, Giorgio vuol andarsene?” e dopo avergli raccontato il “misfatto” il Vescovo continuò: “Giorgio è incapace di amare. Per questo se ne vuole andare. E avrà sempre paura, per tutta la sua vita, perchè amerà solo i ducati che la terra, qualsivoglia terra, sarà in grado di dargli. Ora, poichè la nostra terra non gli dà più ricchezza, ecco che vuole andar via. E continuerà ad andar via, perché non c’è terra al mondo capace di dare sempre ricchezze. Che se ne vada, giacché vuol andarsene!“.
Così da quel preciso istante in paese tutti vennero a sapere che Giorgio “se ne vò jì e ‘o vescovo ne ‘o vò mannà!
La storiella termina qui, lasciandoci però un arcano:
ma Giorgio se ne andò davvero?
Si dice quando due persone vogliono la stessa cosa, ma nessuno fa il primo passo e quindi tutto resta uguale.
Dietro questo detto si cela una antica storiella partenopea che narra di un certo Giorgio, ricco mercante, che decise di lasciare la sua terra d’origine, abbandonando il luogo natio perché i suoi affari non andavano più bene come una volta.
La gente del paese preoccupata lo minacciò di chiedere l’intercessione del Vescovo: “Lo diremo al vescovo, e vedrai che ti farà sequestrare tutta la mercanzìa, e diventerai povero come noi!“.
La voce popolare raggiunse il Vescovo che interrogò i suoi consiglieri: “Dunque, Giorgio vuol andarsene?” e dopo avergli raccontato il “misfatto” il Vescovo continuò: “Giorgio è incapace di amare. Per questo se ne vuole andare. E avrà sempre paura, per tutta la sua vita, perchè amerà solo i ducati che la terra, qualsivoglia terra, sarà in grado di dargli. Ora, poichè la nostra terra non gli dà più ricchezza, ecco che vuole andar via. E continuerà ad andar via, perché non c’è terra al mondo capace di dare sempre ricchezze. Che se ne vada, giacché vuol andarsene!“.
Così da quel preciso istante in paese tutti vennero a sapere che Giorgio “se ne vò jì e ‘o vescovo ne ‘o vò mannà!
La storiella termina qui, lasciandoci però un arcano:
ma Giorgio se ne andò davvero?



POLITICA ECONOMICA
Merkel a Malta: «L’Europa può avere un futuro a diverse velocità»
La Cancelliera: non tutti devono partecipare a tutte le tappe dell’integrazione.
Giovedì incontro a Berlino con Draghi. Il premier Gentiloni sulla lettera Ue: sono fiducioso sul negoziato con Bruxelles
di Danilo Taino, corrispondente da Berlino
Angela Merkel vorrebbe che la realtà dell’Europa a due velocità fosse messa nella «dichiarazione di Roma». Cioè nel documento che dovrebbe uscire il 25 marzo dal vertice che la Ue terrà in Italia per celebrare i sessant’anni del trattato fondante della Comunità europea diventata poi Unione. Una presa d’atto di ciò che già è ma che potrebbe dare una dimensione del tutto nuova al percorso che il continente compirà nei prossimi anni. La questione sarebbe stata discussa e presa in considerazione anche da altri capi di governo ieri, durante il summit europeo di Malta. «Abbiamo imparato dalla storia degli ultimi anni — ha detto ieri sera la cancelliera tedesca al termine vertice — che ci potrebbe essere un’Europa a differenti velocità e che non tutti parteciperanno ai vari passi dell’integrazione europea».
Nella dichiarazione di Roma si dovrebbero tracciare le linee sulle quali si muoveranno la Ue e l’Eurozona per rispondere alle crisi molteplici dei debiti pubblici, della Brexit, delle migrazioni, della crisi con la Russia sull’Ucraina, delle sfide alzate dalla nuova Amministrazione Trump in America. Serve un’Europa nuova, più forte e più realista su quanto può fare. E per questo — sembra il pensiero nuovo di Frau Merkel — occorre realisticamente sapere, soprattutto dopo la Brexit, che tutti i 27 membri non andranno avanti con lo stesso passo. D’altra parte questa è già una realtà. Non tutti i 27 (il Regno Unito è in uscita) fanno parte dell’eurozona, non tutti partecipano all’area di Schengen (oggi in crisi), non tutti hanno gli stessi obiettivi, per esempio sulla tassazione delle operazioni finanziarie. Passare dal dato di fatto alla presa d’atto formale, scritta in una dichiarazione che impegna, è però un salto non da poco. È l’affermazione di un cambio di stagione nella Ue del quale è difficile prevedere le conseguenze di lungo periodo, cioè cosa cambierà nei rapporti tra i partner. Un realismo per cercare di controllare le forze centrifughe oggi in atto, per dare a ogni singolo Paese la possibilità di essere nella Ue ma nello stesso tempo dare risposte nazionali ai propri cittadini. L’idea ha i suoi rischi. Una volta aperta formalmente la porta alle diverse velocità, cioè affermato che ognuno può scegliere il suo grado d’integrazione, il pericolo è che la frammentazione prevalga, che ognuno si senta legittimato a fare scelte solo nazionali, senza più vincoli. D’altra parte — pensa la cancelliera — l’Europa non può essere un obbligo: funziona solo se è una scelta. La proposta di Merkel è il segno della fase difficilissima che l’Europa ha di fronte: mai così sola, fustigata da crisi multiple e soprattutto con il dubbio che l’alleato storico americano abbia ancora voglia di stare al suo fianco.
Di queste cose, Merkel discuterà con il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi che la incontrerà a Berlino giovedì prossimo — ha fatto sapere ieri un portavoce del governo tedesco —: parleranno di questioni che riguardano l’area euro. Probabilmente, delle crisi del momento: quella strisciante con la Washington di Donald Trump orientata a un protezionismo commerciale e valutario, e quella che potrebbe profilarsi all’orizzonte in Italia. Entrambi sono preoccupati e sanno che in questo momento una crisi di fiducia dei mercati nell’Italia sarebbe devastante. La vogliono evitare. Ieri, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha detto di non credere che si vada verso una procedura d’infrazione contro l’Italia da parte della Ue: «Siamo circondati da Paesi in procedura d’infrazione, sono quasi la maggioranza, ma non credo che l’Italia corra questo rischio», ha detto senza precisare quali siano i Paesi a cui si riferiva. Il premier è certo che la trattativa tra Roma e Bruxelles sui conti italiani avrà un «esito positivo». Tanto Merkel quanto Draghi sanno, però, che a Roma la situazione è delicata. È che il mondo sta sobbalzando: la cancelliera cerca risposte. E ha bisogno anche del sostegno dell’altro leader europeo di oggi, Mario Draghi.
3 febbraio 2017 (modifica il 3 febbraio 2017 | 23:19)