Ecco uno dei due problemi dell'Italia

.............l'altro è la corruzione
Che affrontasse seriamente questi due problemi farebbe il bene del paese
da Repubblica
L'iniquo peso dell'Irpef: l'80% su pensionati e dipendenti
L'ultimo rapporto di Lef segnala uno squilibrio sempre maggiore, accentuato dalla crisi del lavoro autonomo, dalla burocrazia e dall'inefficace lotta all'evasione. "Necessario separare separazione la contribuzione fiscale dal welfare per ridare ossigeno alle famiglie"
Veronica Ulivieri
L'iniquo peso dell'Irpef: l'80% su pensionati e dipendenti
Un’imposta alimentata prevalentemente dai redditi da lavoro e che grava soprattutto su lavoratori dipendenti e pensionati e sui redditi medi. Il quadro che l’Associazione Lef per la legalità e l’equità fiscale traccia nel suo ultimo rapporto sulla struttura dell’Irpef è fatto di squilibri e profonde differenze tra le diverse categorie di contribuenti.
Al vertice di tutte le iniquità individuate dallo studio c’è proprio il peso fiscale distribuito in maniera disomogenea. Se infatti il numero dei redditi da lavoro dipendente e da pensione dichiarati si attesta sempre intorno al 50% del totale dei redditi dichiarati, l’imposta che ne deriva è oltre il 75%, arrivando all’83% nel 2014. “Per tutti gli anni d’imposta, la somma dell’ammontare delle quattro categorie di reddito da lavoro autonomo, impresa, partecipazione e altri redditi è all’incirca uguale all’ammontare dell’imposta del solo reddito da pensione ed è pari a circa il 40% dell’ammontare dell’imposta derivante dal solo reddito da lavoro dipendente”, si legge nel dossier di Lef.
Una situazione che “testimonia che la progressività dell’imposizione è supportata principalmente dai percettori di queste due tipologie di reddito”, e in generale dai redditi da lavoro. Fenomeno quest’ultimo causato dall’uscita di alcune tipologie di reddito dal campo di applicazione dell’imposta: per esempio, “stimando che il reddito da capitale posseduto dalle persone fisiche e sottoposto ad imposta sostitutiva sia pari a circa 10 miliardi, nel triennio 2011-2014 la somma dei redditi che sfuggono ogni anno alla progressività dell’Irpef arriva a circa 35 miliardi, pari a poco meno del 4,3% del reddito complessivo dichiarato”. Non è solo questo però: c’è anche la riduzione costante, per effetto della crisi e della precarizzazione del mercato del lavoro, di quanti esercitano attività d’impresa (-11% tra il 2003 e il 2014), a cui corrisponde un più 7% di soggetti che dichiarano redditi da lavoro autonomo. Con l’ulteriore conseguenza che oggi “il peso maggiore dell’Irpef grava sui contribuenti con reddito complessivo compreso fra 35.000 euro e 50.000 euro che subiscono un’aliquota media pari al 24,48%”.
A rafforzare un quadro fatto di squilibri e spaccature tra le diverse categorie di contribuenti ci sono anche i segni dell’inefficacia dei controlli anti-evasione effettuati a valle delle dichiarazioni. Infatti, nel periodo 2009-2014, anche se c’è stato un inasprimento della lotta all’evasione, mentre per le tipologie di reddito tracciate (lavoro dipendente, parte del lavoro autonomo e pensione) si sono registrati “andamenti coerenti con la crisi”, nelle altre Lef osserva “un ulteriore restringimento del loro peso sul totale del reddito dichiarato”. In sintesi, “chi ha sottratto illegalmente denaro al fisco ed è stato colto in flagrante, non ha modificato il proprio comportamento e ha continuato a dichiarare (e a evadere) allo stesso modo anche per gli anni successivi”.
Di fronte a questi dati, il dossier evidenzia la necessità “di armonizzare il carico fiscale, riconducendo alcune tipologie di reddito all’interno della progressività” e “di distribuirlo meglio tra i contribuenti al crescere del reddito”. Per questo, tra le indicazioni che Lef fornisce nella parte finale dello studio, c’è quella di ripartire dalla lotta all’evasione cambiando il modello stesso di dialogo tra contribuente e amministrazione: non più e non solo indagini ex post, ma introduzione di contatti già nella fase dichiarativa, sulla base di dati di cui il fisco è in possesso e che potrebbero essere condivisi con il cittadino, e poi incentivazione della trasmissione di informazioni al fisco, aumentando così la tracciabilità dei redditi. Di pari passo, per Lef sarebbe anche necessario semplificare la determinazione della base imponibile: oggi le agevolazioni fiscali, tra deduzioni, detrazioni e crediti d’imposta, sono in tutto 80, con sei diverse tipologie di oneri detraibili. Si calcola che solo per l’anno d’imposta 2014 siano stati movimentati in Italia 400 milioni di documenti per comprovare il diritto dei contribuenti alle agevolazioni.
Una soluzione indicata dal report è la separazione della contribuzione fiscale dal welfare, sostituendo le agevolazioni fiscali con trasferimenti diretti: “Nella pratica il fisco non sembra lo strumento più equo per trasferire denaro alle famiglie che ne hanno più bisogno. Ormai oltre 5 milioni di contribuenti non possono detrarre/dedurre, per assenza d’imposta da pagare, in tutto o in parte, detrazioni da lavoro e per familiari a carico e oneri deducibili/detraibili per spese personali per un importo complessivo pari a circa 10 miliardi d’imposta”.
Che affrontasse seriamente questi due problemi farebbe il bene del paese