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L'Europa dello 0,2% sul pil

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

L'Europa dello 0,2% sul pil

Messaggioda mariok il 16/01/2017, 10:09

Non sono certo un fautore della finanza allegra, della corsa sciagurata all'indebitamento che continua negli anni.

Ma un'Europa la cui unica preoccupazione sembra essere lo sforamento dello 0,2% di pil del deficit, a che serve?

Con quello che sta succedendo nel mondo, con Trump che preannuncia un rapporto privilegiato con la Gb post Brexit, che guarda con disprezzo l'Ue e preannuncia restrizioni nell'accesso negli Usa anche ai cittadini del vecchio continente, l'Europa non trova di meglio da fare che litigare sempre e comunque sui decimali del deficit.

16/1/2017
Prima
Ue, ultimatum all’Italia “Manovra da 3,4 miliardi”
Moscovici: rischiate la procedura di infrazione sul deficit. Padoan tratta
ALBERTO D’ARGENIO
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IL DISCORSO era rimasto in sospeso, ma ora Bruxelles chiama: in tempi brevi il governo italiano deve aggiustare i conti pubblici. Servono circa 3,4 miliardi di euro, una manovra bis che vale lo 0,2 per cento del Prodotto interno lordo. La richiesta è piombata su Roma giusto la scorsa settimana e questa volta l’esecutivo non può più rinviare, dovrà mettere mano al portafoglio. Anche perché in caso contrario — la Commissione europea lo ha messo ben in chiaro nei contatti riservati delle ultime ore con il Tesoro — è pronta una procedura d’infrazione per deficit eccessivo a carico dell’Italia per il mancato rispetto della regola del debito. Un commissariamento per diversi anni sulle scelte di politica economica che il governo Gentiloni difficilmente potrà permettersi.
SEGUE ALLE PAGINE 2 E 3 CON UN ARTICOLO DI AMATO
PRIMA del referendum la polemica tra l’allora premier Matteo Renzi e il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, era stata accesa. Troppo alto il deficit previsto in Legge di Bilancio con inevitabili ricadute negative sul debito. Sfondava la flessibilità — già generosa — segretamente concordata tra i due il 16 settembre 2016 a margine del summit di Bratislava. Ma poi Juncker, che dal suo arrivo a Bruxelles ha cercato di addolcire l’approccio dominante a base di austerità, a metà novembre aveva preferito non bocciare pubblicamente la manovra a pochi giorni dal referendum per evitare di influenzare il processo democratico interno italiano. Così l’ex premier lussemburghese aveva scelto di congelare le decisioni sui conti italiani fino a gennaio.
Ora però quello che diversi dirigenti europei hanno battezzato «il conto di Renzi » deve essere pagato. Con una manovra aggiuntiva chiamata ad aggiustare il deficit strutturale (l’indebitamento al netto delle spese una tantum) di circa di 3,4 miliardi. Secondo le previsioni economiche pubblicate lo scorso autunno da Bruxelles, infatti, il deficit italiano viaggerà intorno al 2,4 per cento del Pil, due decimali al di sopra del target concordato a Bratislava e di quello che la Commissione considera il tetto massimo per evitare una micidiale bocciatura dell’Italia da parte dell’Eurogruppo, il tavolo dei ministri delle Finanze della moneta unica dominato dai rigoristi Dijsselbloem e Schaeuble. Un giudizio questa volta condiviso da tutti a Bruxelles, dalle colombe come Juncker e il suo responsabile agli Affari economici Pierre Moscovici fino ai falchi come i vicepresidenti della Commissione Katainen e Dombrovskis. Concordi nel voler scartare il rischio di essere sconfessati dall’Eurogruppo con il risultato di far precipitare comunque l’Italia in procedura d’infrazione e di distruggere la credibilità di Juncker e dell’intera Commissione.
Oltretutto dal 4 dicembre a Bruxelles si respira delusione per le infinite aperture di credito concesse a Renzi, non solo sui conti, e non sfruttate al meglio dal governo italiano.
A Roma lo sanno, il negoziato riservato tra Padoan e Moscovici per ridurre l’entità della manovra bis è già partito, ma il governo è consapevole che questa volta la correzione dovrà esserci e più di tanto il conto non potrà essere ridotto. Oltretutto anche con l’aggiustamento del deficit strutturale nel 2017 il governo porterebbe a casa quasi 7 miliardi di flessibilità rispetto ai target concordati con la Ue lo scorso maggio, sconto che si aggiunge ai 19 miliardi sottratti al risanamento nel 2015-2016 sempre con il benestare di Juncker.
Tra l’altro la Commissione a novembre ha già fatto ampie concessioni a Roma rispetto alle regole approvate dai governi sul fronte delle spese per i migranti e per la ricostruzione delle zone colpite dal terremoto. Atteggiamento benigno per non danneggiare Renzi a pochi giorni dal referendum e non soffocare la ripresa dell’economia italiana benedetto da Angela Merkel già lo scorso agosto nelle occasioni di incontri bilaterali con l’allora premier prima a Ventotene e poi a Maranello.
Più incisiva può essere invece la trattativa sui tempi. Bruxelles — questo sì su spinta dei falchi — la scorsa settimana ha chiesto al governo italiano un chiarimento e un impegno pubblico a correggere i conti entro il primo febbraio, giorno in cui la Commissione pubblicherà le previsioni economiche di inverno con le quali intende tirare le somme sull’Italia.
Roma invece cerca di ottenere più tempo per definire un intervento che si annuncia per Gentiloni e Padoan politicamente delicato, anche se sembra difficile andare oltre il mese di marzo. Basti pensare che Katainen e Dombrovskis premevano perché l’Italia approvasse la manovra almeno in Consiglio dei ministri su due piedi, in 15 giorni, entro la fine di gennaio.
La correzione comunque sarà meno pesante dei cinque miliardi adombrati lo scorso novembre da Bruxelles. La Commissione infatti ha mantenuto la parola: dopo la vittoria del No al referendum dietro le quinte aveva fatto sapere alle istituzioni italiane che Roma sarebbe stata trattata bene se Padoan — considerato il garante della tenuta dei conti italiani — fosse diventato premier o quantomeno avesse conservato la poltrona al Tesoro. Tra l’altro nel conto presentato dall’esecutivo comunitario non sono entrati i 20 miliardi messi a disposizione dal governo per salvare Monte dei Paschi di Siena e le altre banche in difficoltà: visto che la cifra è stata autorizzata dalla Commissione europea viene considerata una spesa una tantum e non incide sul deficit strutturale.
http://quotidiano.repubblica.it/edizion ... laypages=2
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Re: L'Europa dello 0,2% sul pil

Messaggioda pianogrande il 16/01/2017, 23:21

L'Europa cerca di fare quel poco che è in suo potere.

E' ormai chiaro che la politica italiana è un pozzo senza fondo e quindi qualsiasi richiamo ai numeri è sacrosanto.

Ho un vago e confuso ricordo del fatto che Renzi e Padoan continuavano a dire che i parametri sarebbero stati rispettati.

Mah!
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Re: L'Europa dello 0,2% sul pil

Messaggioda Robyn il 16/01/2017, 23:41

di riforme serie da parte di renzi che vadano ad incidere in profondità non le ho ancora viste,manca la riforma della giustizia e tante altre cose,spesso riforme fatte male o all'acqua di rose,oppure che vanno a toccare cose che non c'entrano nulla,altre cose orientate all'acquisizione di consenso e senza una logica.I grandi organismi internazionali però continuano a ripetere che bisogna applicare le riforme di renzi.Adesso arriva anche la doccia fredda dell'agenzia di rating e dell'europa ma la colpa non è di Gentiloni e il rischio è di aggravare le cose.Allora i grandi organismi internazionali e le agenzie di rating etc a che gioco stanno giocando?la più efficace risposta a questi organismi è il riformismo popolare
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Re: L'Europa dello 0,2% sul pil

Messaggioda ranvit il 17/01/2017, 9:11

pianogrande ha scritto:L'Europa cerca di fare quel poco che è in suo potere.

E' ormai chiaro che la politica italiana è un pozzo senza fondo e quindi qualsiasi richiamo ai numeri è sacrosanto.

Ho un vago e confuso ricordo del fatto che Renzi e Padoan continuavano a dire che i parametri sarebbero stati rispettati.

Mah!



Stare qui a discutere dello 0,2% è roba da crucchi! :roll: 8-) :mrgreen:
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Re: L'Europa dello 0,2% sul pil

Messaggioda Robyn il 17/01/2017, 9:46

Questi organismi non sono interessati alla crescita non hanno interesse a rimettere ordine nei fonfamentali semplicemente non amano il riformismo popolare e cercano di realizzare condizioni peggiorative per pescare nel torbito.In breve anche questi combattono il fantasma comunista come gli ultimi giapponesi sull'arcipelago giapponese
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Re: L'Europa dello 0,2% sul pil

Messaggioda pianogrande il 17/01/2017, 13:03

ranvit ha scritto:
pianogrande ha scritto:L'Europa cerca di fare quel poco che è in suo potere.

E' ormai chiaro che la politica italiana è un pozzo senza fondo e quindi qualsiasi richiamo ai numeri è sacrosanto.

Ho un vago e confuso ricordo del fatto che Renzi e Padoan continuavano a dire che i parametri sarebbero stati rispettati.

Mah!



Stare qui a discutere dello 0,2% è roba da crucchi! :roll: 8-) :mrgreen:


Far finta che questo sia l'unico 0,2 % e non uno della fila infinita di 0,2 % non sarà da crucchi ma non trovo aggettivi o similitudini privi di un certo squallore.
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Re: L'Europa dello 0,2% sul pil

Messaggioda ranvit il 17/01/2017, 13:16

La Francia da anni sta sforando credo tra il 4 e d il 5%.....perchè questo è l'unico modo per rilanciare l'economia.
A noi ci rompono le b.... per molto meno.
Perchè siamo incapaci di rispettare le regole? Bene! Chiarito che noi non saremo mai capaci di farlo, perchè insistere? Andiamo via! Forse sarà peggio? Puo' essere, ma almeno ci proviamo....perchè restando è sicuro che falliremo del tutto!

Altro che 0,2% noi dobbiamo fare investimenti pubblici per almeno un centinaio di miliardi! Corruzione? Certo, ma una buona parte produrrà i suoi effetti. ;) L'economia riparte, il denominatore aumenta e quindi il debito un po' alla volta si assottiglia.
Sono anni che proviamo a stringere la cinghia con l'unico risultato di andare sempre peggio!

Vai Trump, sfascia questo schifo d'Europa! (ma guarda come mi sono ridotto!! :mrgreen: ).
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Re: L'Europa dello 0,2% sul pil

Messaggioda mariok il 17/01/2017, 13:59

ranvit ha scritto:La Francia da anni sta sforando credo tra il 4 e d il 5%.....perchè questo è l'unico modo per rilanciare l'economia.
A noi ci rompono le b.... per molto meno.


Forse perché il nostro debito è oltre il 133% del pil, mentre quello francese è al 97%? ;)

P.S. Il deficit francese è passato dal 4,8% del 2012 al 2,7% di quest'anno.
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Re: L'Europa dello 0,2% sul pil

Messaggioda ranvit il 17/01/2017, 16:06

La Francia ha beneficiato fino allo scorso anno di uno sforamento ben superiore a quello che tu indichi....

Ma come ho già detto noi abbiamo bisogno, per far ripartire l'economia, di investire almeno un centinaio di miliardi...sanare tutte le scuole e gli edifici pubblici, fare le infrastrutture necessarie per ammodernare il Paese, etc etc. Se riparte l'edilizia, riparte un po' tutto. Non si puo'? Allora non si riesce proprio a capire come fare diversamente. Hai un 'idea in proposito? Perchè se non indichi una soluzione ....non sono io (che ho piu' volte indicato la cura lacrime e sangue necessaria a lasciare l'eurozona).... ad avere l'annebbiamento cerebrale. ;) :lol: :mrgreen:
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Re: L'Europa dello 0,2% sul pil

Messaggioda mariok il 17/01/2017, 17:57

ranvit ha scritto:Ma come ho già detto noi abbiamo bisogno, per far ripartire l'economia, di investire almeno un centinaio di miliardi...sanare tutte le scuole e gli edifici pubblici, fare le infrastrutture necessarie per ammodernare il Paese, etc etc. Se riparte l'edilizia, riparte un po' tutto. Non si puo'? Allora non si riesce proprio a capire come fare diversamente. Hai un 'idea in proposito? Perchè se non indichi una soluzione ....non sono io (che ho piu' volte indicato la cura lacrime e sangue necessaria a lasciare l'eurozona).... ad avere l'annebbiamento cerebrale. ;) :lol: :mrgreen:


Guarda che forse ti è sfuggito che noi cento miliardi ce li siamo già mangiati più volte:
- a novembre 2016 il debito era di 2230 miliardi
- a dicembre 2015 era di 2171 miliardi
- a dicembre 2014 era di 2136 miliardi
- a dicembre 2013 era di 2069 miliardi

Fanno: 94 miliardi in meno di due anni; 161 miliardi in tre anni.

E che ne abbiamo fatto? Hai visto questi grandi investimenti?

Ed allora il problema è sempre quello: di politica economica e di capacità di investire senza sprecare e rubare.

E' inutile cercare diversivi o false scorciatoie: il problema è e resta sempre lo stesso, dentro o fuori l'Europa.

Idee in proposito? Mettere sotto controllo la spesa per investire in modo corretto ed efficiente: poi porre all'Europa l'aut-aut, dicendo: questo è il nostro piano e lo portiamo avanti con o senza di voi.

C'è da dire che con Renzi all'inizio questa apertura di credito l'avevamo quasi avuta: ma ce la siamo giocata in meno di due anni, da quando cioè il debito è stato utilizzato non per investire ma per distribuire un po' di soldi di qua e di là per illudersi di recuperare un consenso elettorale che si andava erodendo.

Poi il referendum sulle riforme e la conseguente fine del governo Renzi hanno fatto il resto.

E ci meravigliamo che ora ci chiedano il conto? Ed abbiamo il coraggio di dire che la colpa è dei crucchi?

Ma con quale credibilità? Non solo verso gli altri partner europei, ma soprattutto verso noi stessi?
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