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Un’indagine francese sulla scomparsa della sinistra

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Un’indagine francese sulla scomparsa della sinistra

Messaggioda ranvit il 01/01/2017, 12:15

E’ sparito l’intellò di sinistra! Un’indagine francese sulla scomparsa
La gauche ha perso la battaglia delle idee?
di Mauro Zanon

E’ sparito l’intellò di sinistra! Un’indagine francese sulla scomparsa

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Parigi. Dove sono finiti gli intellò di sinistra? Se lo chiedeva nel novembre 2015 il settimanale L’Obs, giungendo con fatica a riunire una quindicina di intellettuali, dove il più importante, ed è tutto dire, era l’economista-star Thomas Piketty, cantore della diseguaglianza. Se a gauche esistano ancora gli intellettuali che guidano il popolo verso la luce della ragione se lo è chiesto anche il Figaro, ieri, constatando che la sinistra li ha totalmente smarriti, che i “suoi” philosophe e le loro idee sono stati sostituiti dagli umoristi e dalla loro satira nichilista, e la cultura, ridotta a mero divertissement, è stata abbandonata. Sono lontani i tempi in cui Jean-Paul Sartre arringava gli operai delle fabbriche Renault di Boulogne-Billancourt, scrive il Figaro, lontanissimi i tempi in cui Michel Foucault manifestava con i sans-papiers, in cui Gilles Deleuze riempiva le sale universitarie di Paris 8-Vincennes e Pierre Bourdieu scendeva in piazza con i ferrovieri. Negli anni Sessanta, al Flore, nel cuore di Saint-Germain-des-Prés, aggiungere “di sinistra” accanto a “intellettuale” era un pleonasmo.
Dopo il Maggio ’68, il dibattito culturale era monopolio della gauche, le università parigine si riempivano di sessantottini che volevano decostruire tutto il decostruibile e mandare in pensione il gollismo e i valori tradizionali, e la destra intellettuale, che certo esisteva, era relegata nella clandestinità. Dopo quarant’anni che hanno “disfatto la Francia”, per dirla con Éric Zemmour, la situazione è cambiata, e anche a sinistra, ora, se sono accorti. “La gauche non è più in una situazione di egemonia culturale”, ha amesso il primo segretario del Partito socialista, Jean-Cristophe Cambadélis. “Sì, la sinistra ha perso la battaglia delle idee”, aveva confermato Michel Rocard prima della sua scomparsa. “Ho vinto la battaglia ideologica”, ha risposto François Fillon quest’anno, dopo aver vinto le primarie dei Républicains, e aver compreso, da lettore attento di Gramsci, che la presa del potere politico passa per una vittoria sul piano delle idee. Secondo il politologo Dominique Reynié, “questa crisi del pensiero di sinistra rivela un elemento costitutivo: dinanzi a un reale che gli dà torto, la sinistra si rifiuta di entrare in crisi con un’ostinazione dottrinaria che supera la comprensione”. C’è un rifiuto del reale e insieme un rifiuto di aggiornarsi da parte della gauche, sottolinea Jacques Juillard, editorialista di Marianne, un’insistenza deleteria nel minimizzare gli errori del passato, come i crimini del comunismo. “La sinistra non è andata fino in fondo nella critica del socialismo, come ha fatto con il fascismo, e questa è la chiave dell’attuale impotenza dei suoi intellettuali”.


Accanto a ciò, come analizzato dal geografo francese Christophe Guilluy in un saggio illuminante, “La France périphérique”, c’è un problema ancor più grave: la gauche ha abbandonato il popolo, a favore delle minoranze, ossessionata dalla preferenza allogena, dal diverso. E chi prova a mettere in discussione i suoi dogmi, anche se è in quella famiglia politica che si è formato, viene subito bollato come “reazionario”. E’ il caso di Alain Finkielkraut, Jean-Pierre Le Goff o di Michel Onfray, che da quando ha criticato l’islam e ha detto di preferire “un’analisi giusta di Alain de Benoist (pilastro della Nouvelle Droite) a un’analisi ingiusta di Alain Minc, Jacques Attali o Bernard-Henri Lévy” è stato tagliato fuori dal giro. Qualla della gauche, secondo lo storico Marcel Gauche, è anche la crisi di un campo che “si mostra incapace di pensare una società differente” e di “immaginare il futuro”.
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Un’indagine francese sulla scomparsa della sinistra

Messaggioda ranvit il 01/01/2017, 12:16

In Francia va in scena il cannibalismo di sinistra
E' già iniziato l’assalto alla missione-riconciliazione di Valls
Paola Peduzzi
di Paola Peduzzi
peduzzi@ilfoglio.it
8 Dicembre 2016 alle 09:45

Milano. Manuel Valls è ormai l’ex primo ministro di Francia, nel prossimo mese il suo lavoro sarà fare il candidato “della riconciliazione” del Partito socialista, in vista delle primarie che si terranno il 22 e il 29 gennaio del prossimo anno e che definiranno lo sfidante di sinistra contro François Fillon dei Républicains e Marine Le Pen del Front national. “Farò vincere tutto ciò che ci unisce”, ha annunciato Valls candidandosi lunedì, e il giorno dopo ha riunito 150 deputati del Ps, “fedelissimi e convertiti”, come sono stati descritti dai media (i convertiti sono quelli che stavano con François Hollande, presidente francese, che ha deciso di non correre alle primarie: tra questi c’è il neo nominato capo della campagna di Valls, Didier Guillaume), ai quali è stato chiesto di “mobilitarsi” per rendere possibile, e vincente, la missione vallsiana. Riconciliare la sinistra è faccenda complicata – non soltanto in Francia, come sappiamo bene – e Valls non parte certo con un vantaggio, essendo stato per anni il cantore di una trasformazione identitaria che avrebbe portato, secondo lui, all’eliminazione della parola “socialista” dal nome del partito. I sondaggi che sono stati pubblicati in questi giorni mostrano che la frammentazione della sinistra, delle idee oltre che delle persone, sta portando a una cannibalizzazione fatale per il futuro della gauche: se Valls è dato in crescita nelle rilevazioni per le primarie (cosa che non è vista come un segnale rassicurante, visti gli errori recenti), nello scontro presidenziale la sua forza contro gli altri sfidanti si riduce grandemente.



Lo scenario a oggi ancora più plausibile è quello del candidato di sinistra fuori dal primo turno. L’ex premier si è candidato con l’obiettivo di invertire questa tendenza, ma la sua promessa di riconciliazione è già sotto attacco da più parti, un po’ perché Valls è odiatissimo dalla base del partito (più di quanto non lo sia l’impopolare Hollande) e un po’ perché Valls da anni sottolinea quanto le due anime della sinistra, una liberale e l’altra no, siano “inconciliabili”, destinate al divorzio. Arnaud Montebourg, che è il rappresentante alle primarie della sinistra radicale, non s’è fatto sfuggire l’occasione e ha subito ricacciato in gola a Valls le sue promesse di pace interna: proprio tu che da anni ci ripeti che non abbiamo nulla da dirci ora pretendi di siglare una tregua, e avvantaggiartene? Montebourg, che con il duo Valls-Hollande ha litigato parecchio ma che, secondo i beninformati, detesta il presidente ma rispetta l’ex premier, ha argomentazioni secche: Valls vuole instaurare il dialogo sociale? “Ha fatto la loi Travail”, la riforma del lavoro che ha portato in piazza migliaia di giovani e che ha spaccato il partito all’Assemblea nazionale. Valls parla di democrazia? “E’ l’uomo del 49.3”, quella procedura di cui non si aveva memoria e che l’ex premier ha più volte usato per imporre le riforme del governo al Parlamento.

Valls ci parla di unità? “Ha teorizzato le sinistre irriconciliabili”, e allora a chi dobbiamo credere, “al Valls che governa o al candidato”, chiede Montebourg con l’osso in bocca e la certezza che la pace non si farà. Il Monde parla di un “rassemblement a geometria variabile”, un eufemismo per dire che l’unione della sinistra implica numeri da circo temporanei: è difficile trovare una base comune su cui lavorare, le crepe sono dappertutto e, cosa più importante, non c’è un desiderio di unità. Molti parlamentari vicini a Montebourg ripetono che la sinistra non può proporre un candidato socialdemocratico, altrimenti non può che scomparire di fronte a Fillon e Le Pen. Ai duri di destra si risponde con i duri di sinistra, dice l’ala radicale, vanificando i tentativi di convergenza al centro di Valls e sancendo il destino cannibale delle sinistre europee.
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