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Sfruttamento Act

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Sfruttamento Act

Messaggioda flaviomob il 20/11/2016, 13:00

Jobs Act | Inchino non ci freghi: non serve formazione continua ma salari, diritti e orari ridotti

di Clash City Workers (sito)
sabato 19 novembre 2016


La prima cosa da sottolineare della lettera di Ichino al Corriere prescinde dal merito dell'articolo: a fronte dei dati appena usciti che ribadiscono, ormai noiosamente, il completo fallimento del Jobs Act nella creazione di posti di lavoro, il sig. Ichino, che di quella legge è l'inventore al direttore senza fare un minimo di autocritica, anzi rilanciando un nuovo attacco ai diritti dei lavoratori sotto forma di "proposta" di nuove misure a sostegno del lavoro debole.

Se il sig. Ichino avesse un datore di lavoro come i nostri, dopo un fallimento così eclatante come il Jobs Act sarebbe stato mandato a casa su due piedi (senza reintegro e con due spiccioli in mano); ma i datori di lavoro di Ichino da lui esigono proprio questa sfrontata falsa coscienza, per cui il sig. Ichino è, da anni, pagato per pensare sempre nuove soluzioni per distruggere il potere tecnico e contrattuale del lavoro spacciandole per soluzioni per "tutelare" il lavoro.

Veniamo ora al merito dell'articolo. Qual è la soluzione del sig. Ichino per diminuire la disoccupazione e il cattivo lavoro? Semplice: cancellazione dei contratti nazionali e cicli di formazione obbligatoria e permanente per permettere alla forza lavoro di "vendersi" meglio.
Secondo l'eccellente giuslavorista "tra chi sa soltanto confezionare o recapitare una pizza e chi sa individuare i suoi potenziali consumatori e gli ingredienti della stessa pizza a loro più graditi, come raccoglierne in modo più efficiente le ordinazioni e i pagamenti e come organizzare le consegne, si è determinata una distanza molto maggiore nel mercato del lavoro rispetto a quella che separava cinquant’anni fa, o anche solo venticinque, il pizzaiolo o il fattorino più produttivo da quello più imbranato". Quindi, proseguendo il suo ragionamento, il lavoratore che non sa usare Internet per cercare tutti i ristoranti di una zona (c'è TripAdvisor, diteglielo) o che non fa complessissime analisi predittive sulla domanda di pizza in un certo quartiere (ma il sig. Ichino ha fame?) è fuori, e per restare nel mercato del lavoro deve aggiornarsi...ma chi paga la formazione? Lui, è chiaro: lo sanno già tutti i lavoratori dipendenti obbligati ad ore di formazione non retribuita per adeguarsi alle nuove tecniche o ai nuovi protocolli, senza che ciò comporti alcun "vantaggio competitivo", come l'illustre giuslavorista vorrebbe farci credere. La generalizzazione dell'innovazione - nei casi in esempio, Internet - semplicemente rende un determinato livello di formazione il minimo necessario per lavorare, non un "privilegio" per accedere a migliori condizioni lavorative e salariali.



Lo sanno bene i lavoratori della cosiddetta "gig economy", dai corrieri di Deliveroo agli autisti di Uber: hanno uno smartphone di proprietà (quindi hanno pagato di tasca propria l'innovazione); guadagnano, se va bene, 2 euro all'ora, nonostante sappiano tranquillamente usare le app e cercare on line gli indirizzi per organizzare pagamenti e consegne.

Non ci siamo dovuti sforzare molto per smontare l'ennesima menzogna dell'illustre giuslavorista, la realtà lo ha fatto per noi: del resto la grande dote del sig. Ichino non è mai stata quella di proporre soluzioni realmente innovative - magari discutibili ma basate su dati, studi, cose concrete - bensì quella di anticipare, come in un trailer scritto male, l'orizzonte del prossimo attacco alla classe; in questo caso, la cancellazione del contratto nazionale ed aumento del tempo di lavoro.
Potrà ingannare qualche lettore del Corriere anziano come lui, il sig. Ichino, ma non noi: e dall'alto della sua quasi cinquantennale esperienza nel mondo del lavoro, che poco modestamente richiama ad inizio lettera, ricorderà certamente che i lavoratori possono essere divisi, repressi, attaccati, ma non presi in giro: nessuno gli credeva ieri, quando decantava le magnifiche sorti e progressive del Jobs Act, nessuno gli crede oggi.

http://www.agoravox.it/Jobs-Act-Inchino ... i-non.html


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Re: Sfruttamento Act

Messaggioda ranvit il 20/11/2016, 13:14

In Italia non c'è lavoro:

1) non perchè il jobs act non funziona! Ma perchè il "combinato disposto" ( :D ) di tasse, burocrazia, etc sono totalmente l'opposto di cio' che servirebbe!
Solo un dato: ma chi è quel santo che investirebbe i propri soldi con un carico fiscale/retributivo del 64%?

2) E perchè i consumi sono molto scarsi "grazie" alla grave situazione economica figlia di decenni e decenni di fallimenti delle politiche di modernizzazione del Paese ad opera di una cosiddetta sinistra parolaia ed inconcludente obnubilata dalla ricerca del sesso degli angeli, da una destra cialtrona e coatta incapace di fare riforme liberali anche quando ha avuto una schiacciante maggioranza in Parlamento, e dulcis in fundo di un M5S voglioso solo di fare "ammuina" senza avere alcuna voglia di governare (incredibile il NO al Referendum/Italicum che avrebbe spalancato loro le porte del Governo del Paese).

Ma per piacere!
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Re: Sfruttamento Act

Messaggioda Robyn il 20/11/2016, 14:37

La posizione di Ichino a parte diverse cose è troppo sbilanciata sui datori di lavoro non rispetta quello che deve essere un'equilibrio.Infatti nessuno avrebbe consegnato tutto questo potere ai datori di lavoro come è nella tradizione liberale.La flessibilità và coniugata con la dignità del lavoro.La precarietà demolisce la domanda e le certezze del futuro demolisce le pensioni dei giovani e la famiglia.La flessibilità e la precarietà sono due cose diverse.L'imitazione del modello danese non ha senso perche non siamo danesi non abbiamo la loro produttività.L'unica cosa che ha fatto Ichino è imporre il suo modello di flessibilità quando il modello di flessibilità lo scelgono i lavoratori
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Re: Sfruttamento Act

Messaggioda trilogy il 20/11/2016, 19:07

Sono andato a leggere questo articolo di Ichino. Vabbè è un articolo un po' superficiale dove fa un miscuglio di situazioni storicamente differenti. La formazione continua da sola non può risolvere tutto, però è sbagliato anche far passare tra i giovani l'idea che non serve a niente. E' un approccio nichilista che porta realmente all'autoesclusione.

In compenso leggendo l'articolo ho trovato questa'altra news su un nuovo disegno di legge veramente demenziale....

Un disegno di legge (n. 2574) approvato dalla Camera prevede, per i responsabili di maltrattamenti o abusi ai danni di studenti, bambini piccoli, anziani o disabili, in scuole, asili o istituti di ricovero, soltanto “adeguati percorsi di sostegno e ricollocamento”: una nuova manifestazione di quanto sia dura a morire la cultura dell’inamovibilità del dipendente pubblico
fonte: http://www.pietroichino.it/?p=42846
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Re: Sfruttamento Act

Messaggioda Robyn il 20/11/2016, 19:33

La formazione è fondamentale perche senza la formazione non c'è la produttività.Mi riferivo più che altro ad una diversa formulazione dell'art 18 che non impedisse la flessibilità ma che evitasse l'arbitrio della precarietà e al periodo di prova che và limitato ad un'anno e non a tre anni.Poi ad un diverso uso delle formule della Biagi che devono costare di più e fornite di tutte le tutele
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Re: Sfruttamento Act

Messaggioda flaviomob il 21/11/2016, 3:15

Jobs Act: il 75% dei lavoratori è precario
Fondazione Di Vittorio (Cgil). Sul Jobs Act una cosa vera Renzi l’ha detta: «La ritengo la legge che ha inciso di più sulla realtà»: il 75% dei nuovi rapporti di lavoro creati in mille giorni è precario e a breve termine


Roberto Ciccarelli


Sul Jobs Act una cosa vera Renzi l’ha detta: «La ritengo la legge che ha inciso di più sulla realtà». L’uso dei fondi pubblici destinati alle imprese che stanno beneficiando degli sgravi contributivi triennali per i neo-assunti ha rafforzato la realtà del lavoro precario, drogando le statistiche sull’occupazione e permettendo al governo di celebrare un presunto successo su questo fronte nel giorno delle «mille balle blu», i mille giorni passati a Palazzo Chigi.

Vediamola la realtà «cambiata» dal Jobs Act. I dati dell’Inps rielaborati dalla fondazione Di Vittorio della Cgil confermano gli effetti della riforma del mercato del lavoro che ha abolito l’articolo 18 e introdotto un nuovo pseudo-contratto per i neo-assunti: quello a «tutele crescenti», dove a crescere sono le tutele dei datori di lavoro che licenziano quando termina l’effetto degli sgravi.

Le assunzioni a tempo determinato e quelle stagionali rappresentano quasi il 75% dei nuovi rapporti di lavoro prodotti nei primi mille giorni renziani. Queste tipologie riguardano rapporti di lavoro spesso di durata molto breve che fanno capo ad uno stesso individuo. Nel rapporto annuale sulle comunicazioni obbligatorie 2016 del ministero del Lavoro si sostiene che nel 2015, nel settore privato, il 35,4% dei contratti a tempo determinato aveva una fine prevista entro un mese, ed un altro 23,7% da 1 a 3 mesi. Nei primi nove mesi del 2016 si è verificata una consistente espansione del lavoro a termine, che – insieme al lavoro stagionale- presenta una variazione netta di +462 mila unità, contro meno di 180 mila del corrispondente periodo del 2015. Escludendo i rapporti di lavoro stagionali, il saldo è di +395 mila unità, a fronte di valori nettamente inferiori nel triennio precedente. Dunque, più precari e sempre più a scadenza. Questa è la struttura del mercato del lavoro italiano rafforzata dalla «legge che ha inciso di più sulla realtà».

Immagine

Il problema di Renzi è il taglio degli sgravi da 8.040 euro a 3.250 per assunto tranne al Sud dove, per una decisione propagandistica pro «Sì» al referendum, gli sgravi saranno totali anche nel 2017. Con il decrescere dei fondi, diminuiscono i tempi indeterminati. Lo dimostrano i dati rilanciati dalla Fondazione Di Vittorio: nei primi 9 mesi di quest’anno le assunzioni a tempo indeterminato (926 mila) sono inferiori non solo a quelle dei primi 9 mesi del 2015 (con una differenza di -443 mila, pari a -32,3%), ma anche a quelle dei corrispondenti periodi del 2014 (-65 mila, pari al -6,5%) e del 2013 (-85 mila, pari al -8,4%). Aumentano invece i 2,7 milioni le assunzioni a termine, con una variazione rispetto al 2015 di +91 mila unità, di +154 mila rispetto al 2014 ed una ancora più cospicua rispetto al 2013 (+325 mila). Non solo il Jobs Act non produce occupazione «fissa», ma ne produce molto di meno rispetto al periodo in cui non c’era (2014).

L’analisi sulle attivazione e le cessazioni dei contratti condotta dall’Inps permette di fornire un’immagine più realistica del mercato del lavoro. Il saldo è positivo grazie alle minori cessazioni nel 2016 (-90 mila rispetto al 2015) e le trasformazioni dei vecchi contratti in tempi indeterminati. Senza questi fattori il bilancio sarebbe negativo. Nel resto della campagna elettorale, ci si può scommettere, Renzi non parlerà mai di voucher: nel 2016 sono aumentati del 34%, 109 milioni. Sarebbero almeno 86 mila impiegati a termine in più al mese.

http://ilmanifesto.info/jobs-act-il-75- ... -precario/


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Re: Sfruttamento Act

Messaggioda ranvit il 21/11/2016, 9:12

I posti di lavoro, a tempo o indeterminati che siano, non si creano per volontà o decreto.... si creano investendo. L'economia italiana va male da anni grazie all'incapacità ampiamente dimostrata negli ultimi 20 anni dalle classi dirigenti di governo, sia di centrosinistra (guidato dalla Ditta...D'Alema, Bersani & Co nonchè dal cashemiriano Bertinotti con il sostegno di Diliberto e altri ameni chiacchieroni) che dal centrodestra berlusconiano. E, senza la conseguente crescita dei consumi+l'impossibilità di mettere mano a forti investimenti pubblici vietati dalla Ue, non si creano posti di lavoro....neanche se gratis!
Tutto il resto sono le solite sciocchezze di una sinistra che quando ha potuto (governi Prodi) non ha saputo fare altro che filosofeggiare sul nulla e frenare qualsivoglia tentativo di modernizzazione!
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Re: Sfruttamento Act

Messaggioda mariok il 21/11/2016, 9:56

non serve formazione continua ma salari, diritti e orari ridotti


anch'io sono scettico sulle capacità taumaturgiche della formazione continua

ma la ricetta basata su salari, diritti e salari ridotti, oltre ad essere forse un bello slogan che significa?

con maggiori (fissati presumibilmente per legge) salari e diritti e con orari ridotti gli imprenditori italiani e stranieri saranno più propensi ad investire ed assumere?

Sarebbe interessante se qualcuno provasse a dimostrarlo.

Ma come al solito, poiché è impossibile a dimostrare l'indimostrabile, è più facile demolire le proposte degli altri (giuste o sbagliate che siano) che proporne di migliori che abbiano un senso.
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville
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Re: Sfruttamento Act

Messaggioda flaviomob il 21/11/2016, 13:22

Gli orari lavorativi si sono costantemente ridotti dalla Rivoluzione industriale in poi, sia per l'evoluzione sociale che ha portato a maggiori diritti per tutti i lavoratori e per particolari categorie (donne, bambini, prima sfruttati), sia per l'aumentata produttività. Ormai chiunque abbia una minima nozione di economia sa che il tempo dedicato al lavoro nei paesi più evoluti si riduce costantemente, motivo per il quale dobbiamo scegliere se avere una società con fasce di disoccupazione, povertà ed emarginazione sempre crescenti, oppure se trovare dei meccanismi di riduzione dell'orario lavorativo tali da garantire la massima occupazione a quante più persone possibili, nell'alveo dei diritti sociali, con garanzie anche per chi non lavora e ha bisogno di formazione continua, oltre che ovviamente di un sussidio.

E' quindi vitale la questione del reddito minimo garantito (o del reddito di cittadinanza, con qualche differenza): brilla per la sua assenza su questo tema l'attuale governo. Non si può più attendere, se non vogliamo arrivare al trumpismo anche in Italia (sebbene con Berlusconi abbiamo già dato: ma la situazione si è aggravata dopo la crisi del 2008). Chi propone politiche sociali del genere, insieme ad un autentico New Deal, avrà il mio voto. Se si dovesse arrivare a un ballottaggio tra PD e 5S questo tema per me sarà fondamentale per discernere il grano dal loglio. A costo di votare GRILLO.


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Re: Sfruttamento Act

Messaggioda diffidente il 21/11/2016, 21:11

Secondo me, i posti di lavoro, come già detto da Altri prima di me, si creano cercando di fare investimenti e di ridure, per quanto possibile, il pesante carico fiscale sulle imprese,perché è purtroppo vero che da noi le tasse sul lavoro sono molto alte, basta paragonare una busta paga straniera con una italiana, ed anche le tasse sulle imprese non sono basse.
Sulla produttività, mah, molto dipende dall'organizzazione, é possibile che da noi ci siano spesso piccoli e grandi problemi che impediscono di lavorare bene.
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