Interessante articolo di Salvati di cui riporto solo la conclusione:
Vorrei sbagliarmi, ma temo che il governo Renzi corra lo stesso rischio. Questa volta non perché i convitati di pietra dell’Europa e del regime economico internazionale — convitati con i quali il nostro Paese deve necessariamente convivere — sanzionino la debolezza del tentativo riformatore: questo era stato il caso di Berlusconi. E neppure per l’estraneità alla politica «normale» di un governo tecnico: questo era stato il caso di Monti. Ma per l’avversione di gran parte del ceto dei partiti alle misure, economiche e soprattutto istituzionali, adottate da un governo politico, misure che avevano però incontrato un condizionato consenso in Europa e a livello internazionale. Non è la politica di Renzi a giustificare il rialzo dello spread o la fuga dei capitali, ma il timore che questa venga interrotta a seguito di un voto negativo nel referendum del 4 dicembre. E’ un comprensibile timore di instabilità e di ritorno al passato: non c’è nessuna forza politica europeista e nessun leader che possano rapidamente raccogliere il testimone strappato a questo governo. E un nuovo governo «tecnico», sostenuto da una maggioranza incoerente, sarebbe soltanto una soluzione dilatoria, che segnalerebbe l’incapacità di auto-riformarsi del sistema politico italiano. I timori del convitato di pietra temo siano giustificati.
La malattia profonda del nostro sistema politico
Né il consociativismo della Prima Repubblica, con il proporzionale, né il bipolarismo di coalizione, con le leggi maggioritarie della confusa fase successiva, hanno prodotto un buon governo dell’economia
di Michele Salvati
http://www.corriere.it/cultura/16_novem ... 2e34.shtml