da lucameni il 23/12/2008, 15:51
"vieterei però la pubblicazione fino a che il soggetto non sia stato rinviato a giudizio,perchè gli effetti delle intercettazioni sulla vita della gente, quando poi si dimostra completamente estranea è deleterio ed in alcuni casi devastante"
Ritengo sia più devastante non essere informati su tanto malaffare piuttosto che pubblicare delle intercettazioni, peraltro che sono già pubbliche in atti.
L'informazione è un diritto e dovrebbe essere un dovere per gli organi di informazione, anche se volesse dire informare sulla fedina penale dei nostri rappresentanti al parlamento o alle inchieste in corso ('mazza che "scandalo" sarebbe osare dirlo!!!)
Visti i tempi processuali vigenti in Italia, ancora non sapremmo nulla di Unipol e dei furbetti, di Tanzi e di Parmalat (cosa dovrebbero dire le migliaia di persone sul lastrico), delle porcherie in Rai etc etc.
Senza dimenticare che con riti alternativi si può evitare il rinvio a giudizio propriamente detto.
Non a caso Tanzi (per ora) si sciroppa appena 8 mesi.
In altro paese civile sarebbe già da tempo in galera; e avrebbero buttato via le chiavi.
Qui in Italia si è duri con i deboli e deboli con i forti.
Stesso metro vorrebbe essere usato per spacciare la riforma delle intercettazioni.
Peraltro in merito, come ben evidenziate da inchieste del bravo Ferrarella, si sono dette balle colossali.
Balle ben congegnate dallo stesso Alfano, per far passare l'idea di un'Italia intercettata e con spese enormi per tenere tutti sotto controllo.
Ecco di questo i Panebianco etc etc non dicono nulla.
"D' Alema rischia di passare alla storia come il piu' accreditato rivale di Guglielmo il Taciturno" (I. Montanelli, 1994)