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Taglio stipendio parlamentari: Grillo e Renzi, due demagoghi

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Taglio stipendio parlamentari: Grillo e Renzi, due demagoghi

Messaggioda gabriele il 25/10/2016, 15:01

Taglio stipendio parlamentari: Grillo e Renzi, due demagoghi e una capanna

La proposta dei cinquestelle di dimezzare gli stipendi dei parlamentari è pura demagogia. Si sceglie di punire la politica intesa oramai come sinonimo di ladrocinio organizzato, di magna magna eccetera eccetera, invece che affrontare il veleno che deturpa l’immagine della classe dirigente: la prevalente assenza di qualità, di competenza, di integrità di chi è chiamato ad assolvere un mandato elettivo. Il monte dei parlamentari espulsi dal Movimento avrebbe dovuto suggerire a Beppe Grillo di lasciare l’indennità dove sta e approfondire e forse cambiare i criteri di selezione dei suoi portavoce, molti, troppi dei quali dimostratisi non all’altezza. Ma sarebbe stato un lavoro più faticoso e forse anche impietoso nei confronti dei suoi compagni di viaggio. E così ci si incammina verso la via breve, la furbata del dimezzamento dello stipendio per ridurre all’onestà per decreto i parlamentari forse spendaccioni e forse inetti.

La battaglia per il No al referendum ha tra i suoi cardini il giudizio di irrilevanza della riduzione dei costi del nuovo Senato se comparati alla qualità e al curriculum dei nuovi senatori, figure raccolte nel sottobosco della pratica clientelare regionale. Ed infatti è così. Non serve a nulla risparmiare pochi milioni di euro (cinquanta al massimo) se poi si affidano le sorti della Repubblica a rappresentanti dalle mani bucate, dai profili personali inguardabili, dalle pratiche quotidiane offensive.

La reputazione della politica si recupera rendendo trasparenti e rigorosi i criteri di selezione della classe dirigente, individuando le mele marce senza attendere l’arrivo dei carabinieri o l’inchiesta della Procura, affermando come inviolabile il principio di lealtà verso l’elettore e facendolo rispettare.

Questa proposta non tiene conto del cortocircuito logico che scatena.

E alla demagogia grillina fa da controcanto quella di Matteo Renzi, populista che dichiara di voler combattere il populismo ma che alla prova dei fatti è pari al suo avversario. Renzi, per puro calcolo elettorale (sa che sulla questione il sentimento popolare è furiosamente contro), propone la risibile idea di allineare lo stipendio alle presenze in Aula. Come se oggi già non fosse così. Dobbiamo aspettarci allora di vedere i tornelli a Montecitorio?

Non ci rendiamo conto che se il tema resta lo stipendio e non la qualità, la serietà, l’integrità di chi svolge un mandato elettivo, riduciamo la politica a una fornace in cui solo i peggiori sono chiamati e indichiamo ai tanti militanti, sto pensando a quelli del Movimento Cinque Stelle che si dannano l’anima da mattina a sera (e a gratis), che è tutto tempo perso. La politica è solo fogna e chi viene eletto – naturalmente uno sfaccendato perché altrimenti avrebbe impegni assai più seri da attendere – è malandrino per principio. E se è un malandrino la prima cosa che dobbiamo fare è tagliargli almeno lo stipendio. Certo forse ruberà su tutto il resto, forse contribuirà ad approvare leggi ignobili, a fare da scendiletto a leader sconsiderati, a stare in compagnia di farabutti, però almeno metà dello stipendio glielo abbiamo tolto di mano. Vuoi mettere la soddisfazione?

di Antonello Caporale | 24 ottobre 2016

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/10 ... a/3118590/
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Re: Taglio stipendio parlamentari: Grillo e Renzi, due demag

Messaggioda trilogy il 25/10/2016, 15:31

Se proponessero di tagliare anche gli stipendi dei dipendenti del parlamento sarebbero più credibili.
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Re: Taglio stipendio parlamentari: Grillo e Renzi, due demag

Messaggioda gabriele il 25/10/2016, 15:40

trilogy ha scritto:Se proponessero di tagliare anche gli stipendi dei dipendenti del parlamento sarebbero più credibili.


Io comincerei a tagliare proprio quelli. Almeno si ha una quantificazione di mercato sulla quale poggiarsi per rimodulare gli stipendi.
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Re: Taglio stipendio parlamentari: Grillo e Renzi, due demag

Messaggioda trilogy il 25/10/2016, 16:51

Anche i rimborsi spesa. Di maio dichiara di alloggio 429 euro. A Roma con quella cifra ci paghi un posto letto fuori dal centro storico, in appartamento con almeno altre due persone. Un monolocale non centrale ne costa almeno 650.
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Re: Taglio stipendio parlamentari: Grillo e Renzi, due demag

Messaggioda pianogrande il 25/10/2016, 19:23

I guadagni e i trattamenti di favore dei dipendenti fanno parte del dominio (non democratico) dei funzionari.

Sarebbe molto più difficile andare a tagliare in quel settore.
Sarebbe già una impresa rendere davvero pubblici/accessibili i guadagni e i privilegi dei dipendenti (a partire dal mitico barbiere di Bertinotti).

Evidentemente, i grillini hanno paura che, in caso di salita al potere, avrebbero i funzionari contro (e magari anche il barbiere) e non ce la potrebbero fare.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Taglio stipendio parlamentari: Grillo e Renzi, due demag

Messaggioda mariok il 26/10/2016, 8:46

“Matteo costretto a salvare la ditta”. I dipendenti Pd pagati pure dai deputati
I renziani temono il boomerang sul referendum provano il rilancio sulle diarie

26/10/2016
CARLO BERTINI
ROMA

La «confessione» avviene in un angolo di Montecitorio e la deputata di prima fascia e di renziana fede la pronuncia abbassando la voce. «Il motivo per cui Matteo non ci ha fatto votare questo taglio delle indennità, secondo me, è solo uno: per salvare la “ditta”, perché altrimenti potrebbe saltare il banco al Nazareno, che si regge anche grazie ai prelievi sulle nostre buste paga. Ha le mani legate». E quanti sono questi versamenti «spontanei» dei deputati più devoti alla causa, che consentono al Pd di andare avanti anche dopo il taglio del finanziamento pubblico? Circa duemila euro al mese, in alcuni casi anche di più, versati al partito in forme diverse, tra gruppi parlamentari e federazioni: alla fine dell’anno consentono di raggranellare, calcolatrice alla mano, quasi otto milioni di euro, indispensabili per far andare avanti la baracca e per tutelare gli stipendi dei «compagni» lavoratori. Che poi tra questi cento e passa vi siano pure quelli che pompano i comitati del No al referendum, non fa che aumentare la rabbia dei renziani. Ma tant’è. Il partito va tutelato.

Se fosse passato il dimezzamento delle indennità, dalle tasche dei deputati sarebbero infatti usciti duemilacinquecento euro al mese. E sarebbe arduo caricare ai quattrocento deputati e senatori due decurtazioni, quella per il partito e quella per “sfamare” i sentimenti anti-Casta. Il problema comunque si riproporrà: se il Pd, come dice il premier, è pronto a votare una norma per tagliare i rimborsi spese in base alle presenze in aula, lo stesso ci sarebbe una ricaduta per le casse del partito: non semivuote, visto che al Nazareno è arrivato mezzo milione di euro dal due per mille.
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Ma il fumo nero esce dal naso dei renziani che sanno di dover parare il colpo d’immagine, nelle prossime settimane, giocando solo in difesa. «Dovevamo fare subito una nostra proposta di legge per dimezzare la diaria come aveva chiesto Matteo», sibila David Ermini, fiorentino molto vicino al premier. «Così li mettevamo all’angolo, perché sulle presenze loro sono in affanno, alle sette di sera quando va garantito il numero legale spesso se ne vanno e in aula non c’è nessuno, senza parlare poi di Forza Italia...». E se le contromosse non sono partite, forse è per una «dissennata sottovalutazione dei danni che ci può fare questa cosa, si rischia di azzerare tutto il lavoro fatto per il referendum», sbuffa un dirigente romano.

Ecco, dopo le lamentazioni dei renziani inviperiti, la spiegazione di una messa in sicurezza della «ditta» da parte del premier dà una chiave di lettura possibile e apre uno squarcio su un problema vero. È forse uno - solo uno - dei motivi per cui Renzi, sempre attentissimo al nodo dei costi della politica, ha accettato che il Pd si facesse prendere in contropiede. L’altro lo ammette un alleato come il presidente della commissione Affari Costituzionali Andrea Mazziotti ex Scelta Civica: sui costi della politica il Pd è in difficoltà, anche sui vitalizi stenta ad andare avanti. Sugli stipendi dei parlamentari, quando il problema si pose quest’estate Mazziotti chiese senza ottenerla una riunione di maggioranza, «perché ci sono diverse proposte di legge depositate e potevamo parlarne per tempo...».
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville
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Re: Taglio stipendio parlamentari: Grillo e Renzi, due demag

Messaggioda flaviomob il 26/10/2016, 12:21

Se crolla il numero degli iscritti (paganti) al PD, ci sarà un motivo...


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Re: Taglio stipendio parlamentari: Grillo e Renzi, due demag

Messaggioda mariok il 27/10/2016, 9:06

I contributi "obbligatori" al partito risalgono al vecchio Pci, che di iscritti "paganti" ne aveva 1,5 milioni.
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Re: Taglio stipendio parlamentari: Grillo e Renzi, due demag

Messaggioda flaviomob il 27/10/2016, 9:18

Il PDS nel 1991 ne aveva quasi un milione.

Il PD di Renzi ne ha meno di 400.000 (meno della metà di quando è nato).


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Re: Taglio stipendio parlamentari: Grillo e Renzi, due demag

Messaggioda mariok il 30/10/2016, 15:08

Immagine

Ad una senatrice come questa potremmo anche dimezzarle lo stipendio, sarebbero comunque soldi buttati. :mrgreen:
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