Sviluppo e corruzione
In famiglia abbiamo un contatto diretto, oltre che una conoscenza per così dire "storica", con la ex Jugoslavia, in particolare il Montenegro.
Parlare di un vero e proprio "sviluppo", assimilabile a quello cinese o indiano per intensità, sarebbe fuori luogo, ma certamente la situazione è molto cambiata rispetto al precedente assetto economico-politico.
Insieme con lo sviluppo è fortemente aumentata la corruzione, se con questo termine s'intende il peso determinante dei soldi nei rapporti sociali e la corrispondente tendenza a vendere o svendere sia valori personali, sia regole di comportamento, di valutazione, di deontologia professionale, etc.
In alcune zone della costa meridionale, tra l'altro, si parla apertamente di infiltrazioni mafiose italiane.
Questo è un esempio, che può avere le sue specificità e dunque non basta da solo a stabilire una regola.
Ma è nella logica, oltre che nell'esperienza storica di tante situazioni diverse, che la corruzione cresce là dove circolano più soldi e più occasioni nelle quali far fruttare il capitale: quella di medio e alto livello, ovviamente, che coinvolge le imprese e i pubblici amministratori.
La corruzione tra privati e quella spicciola rispecchia in parte quella di alto livello, in quanto si crea nel tessuto sociale un'ansia di arricchimento che travalica facilmente le resistenze e i confini dell'etica individuale, specialmente quando lo sviluppo non è accompagnato da un adeguato progresso nella distribuzione della ricchezza e si crea una vasta platea di popolazione che si contende i rivoli marginali del grande business.
Questo divario tra sviluppo e progresso sociale può generare qualche malinteso, nel senso che giustifica in apparenza ciò che sostiene Franz come regola generale, di una corruzione cioè che decresce in misura proporzionale allo "sviluppo" e inversamente alla povertà: i "paesi poveri" sono quei paesi in cui la maggior parte della popolazione è povera, ma che sono anche teatro di mastodontici affari e grossi flussi di risorse che finiscono in tasca ad una ristretta cerchia di persone, o direttamente fuori dal paese stesso nelle casse d'investitori internazionali. Una dilatazione estrema del famoso pollo di Trilussa
Una condizione, questa, che non ha quindi un rapporto univoco e inequivocabile con le cifre dello "sviluppo", specialmente se non si accompagna ad una delimitazione di questo concetto e alla sua analisi socio-economica.
Vale a dire che il metodo statistico dev'essere più che mai ponderato e incrociato con altri dati e che da solo comunqunque non basta: se non altro perché la corruzione è, in se stessa, un concetto assai sfuggente, che può trovare una definizione convenzionale valida per molti casi, ma non per altri, e che è soggetta ad una valutazione difficile da rappresentare in termini statistici reali e attendibili, quale che sia la sua definizione convenzionale.
Federalismo
Non credo che sia ragionevole schierarsi pro o contro il federalismo in via generale e pregiudiziale.
Personalmente, ho qualche dubbio pregiudiziale solo per quanto riguarda la natura "pregiudizialmente democratica" dell'assetto federale in quanto tale: per dirne una, gli stati federati sono spesso grossi stati, che al loro interno sono governati e presentano gli stessi problemi degli stati centralisti, con il medesimo grado di "rapporto democratico" tra istituzioni e cittadini.
Ma non è questo il punto sul quale vale la pena fare barricate ideologiche o programmatiche - tutt'al più è un fattore da tenere presente, insieme a tanti altri di segno diverso.
Tanto meno credo che si possa mettere in discussione un federalismo che serva o sia servito ad unire stati diversi.
Quello che contesto è invece la necessità di un federalismo italiano, o almeno un federalismo italiano in cui i vantggi siano superiori agli svantaggi.
Io credo invece che l'Italia abbia bisogno di uno stato autorevole, unico e centrale: lo vedo come un bisogno "storico", simile a quello che si riferisce alla "cultura liberale".
Stato e istituzioni, anzi, che siano progettati in modo da cancellare il "valore della provenienza" dei loro rappresentanti, il loro legame con "il territorio".
Un assetto capace di separare - nella pratica e nella coscienza dei cittadini - il livello locale e campanilistico da quello nazionale, unica strada che possa portare alla corrispondente separazione tra interessi di bottega e interessi generali nella cultura civile e politica di questo paese.