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Lavoro, Inps: “31% di licenziati in più nei primi otto mesi

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Lavoro, Inps: “31% di licenziati in più nei primi otto mesi

Messaggioda gabriele il 18/10/2016, 15:43

Lavoro, Inps: “31% di licenziati in più nei primi otto mesi del 2016. E -351mila assunzioni rispetto al 2015”
Lavoro & Precari
Finiti gli effetti degli sgravi contributivi: a ribadirlo sono i dati dell'Osservatorio sul precariato relativi ai primi otto mesi del 2016. Il rallentamento ha riguardato principalmente i contratti a tempo indeterminato: -395.000, pari a -32,9%. Per quanto riguarda i tempi determinati, invece, si registrano 2.385.000 assunzioni, in aumento sia sul 2015 (+2,5%), sia sul 2014 (+5,5%). Su del 28% i licenziamenti disciplinari
di F. Q. | 18 ottobre 2016

Dopo il taglio degli sgravi, sul mercato del lavoro si fa sentire appieno l’effetto del Jobs Act: meno assunzioni e più licenziamenti. L’effetto principale della riforma del lavoro voluta da Matteo Renzi è tutto nei dati forniti nell’Osservatorio sul precariato dell’Inps relativo ai primi otto mesi dell’anno. E che dimostrano come, una volta eliminato di fatto l’articolo 18 e finiti gli incentivi per la creazione di nuovi posti di lavoro, il trend è tutto tranne che positivo: -8,5% di assunzioni e +31% di licenziamenti rispetto ai primi otto mesi del 2015. Arrivano al 28% in più, inoltre, i licenziamenti disciplinari, quelli che il Jobs Act ha reso a tutti gli effetti più facili da portare a termine per le aziende. Nel dettaglio, poi anche altri indicatori testimoniano come gli effetti positivi del provvedimento firmato dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti siano ormai un lontano ricordo. Nel frattempo, dopo aver speso oltre 14 miliardi per gli sgravi, il governo ha preso atto del flop: nella prossima legge di Bilancio non saranno rinnovati, se non per i giovani che vengono assunti dopo uno stage o tirocinio.


E’ boom di licenziamenti: +31% in tutto, +28% quelli disciplinari – Nei primi otto mesi del 2016 i licenziamenti sui contratti a tempo indeterminato passano da 290.556 a 304.437 (+31%), ma aumentano soprattutto i licenziamenti cosiddetti “disciplinari”, ovvero quelli per giusta causa e giustificato motivo. Nel periodo in esame sono passati dai 36.048 dello stesso periodo del 2015 a 46.255 (+28%). Per coloro che sono stati assunti con il contratto a tutele crescenti previsto dal Jobs act a partire dal marzo 2015, sono cambiate le sanzioni in caso di licenziamento ingiusto, con la sostanziale cancellazione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori che ha eliminati la reintegra automatica nel posto di lavoro.

Giù le assunzioni: – 351mila rispetto al 2015 – Flessione netta per quanto riguarda le assunzioni: meno 351mila rispetto allo stesso periodo del 2015. Si tratta di quelle riferite ai soli datori di lavoro privati: nel periodo gennaio-agosto 2016 sono state 3,78 milioni, con una riduzione dell’8,5% rispetto a gennaio-agosto dell’anno scorso. Nel novero complessivo sono comprese anche le assunzioni stagionali (447mila). Il rallentamento ha riguardato principalmente i contratti a tempo indeterminato: -395mila, pari a -32,9% rispetto ai primi otto mesi del 2015. Il calo, spiega l’Inps, va considerato in relazione al forte incremento delle assunzioni a tempo indeterminato registrato nel 2015, anno in cui le assunzioni potevano beneficiare dell’abbattimento integrale dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro per un periodo di tre anni. Stesso identico discorso per la contrazione del flusso di trasformazioni a tempo indeterminato (-35,4%). Se il trend è direttamente calcolato sulla presenza o meno di aiuti governativi, quindi, il futuro non promette nulla di buono: per l’anno 2017, infatti, l’esecutivo ha deciso di azzerare gli incentivi invece di abbassarli al 20% come prevedeva il piano iniziale.

Contratto a tempo indeterminato: meglio del 2015 e del 2014 – Tornando ai dati, invece, per i contratti a tempo determinato nei primi 8 mesi del 2016 si registrano 2.385.000 assunzioni, in aumento sia sul 2015 (+2,5%), sia sul 2014 (+5,5%). Su anche i contratti in apprendistato: +18,0%. I contratti stagionali invece registrano una riduzione del 7,4%. In relazione all’analogo periodo del 2015, le cessazioni nel complesso, comprensive anche dei rapporti di lavoro stagionale, risultano diminuite del 7,3%. La riduzione è più consistente per i contratti a tempo indeterminato (-8,3%) che per quelli a tempo determinato (-5,2%). Nei primo 8 mesi del 2016 le assunzioni con esonero contributivo biennale sono state pari a 247mila, le trasformazioni di rapporti a termine che beneficiano del medesimo incentivo ammontano a 84mila, per un totale di 330mila rapporti di lavoro agevolati. Nel 2016, i rapporti di lavoro agevolati rappresentano il 32,8% del totale delle assunzioni/trasformazioni a tempo indeterminato. Nel 2015, l’incidenza delle assunzioni e trasformazioni agevolate (con abbattimento totale dei contributi a carico del datore di lavoro per un triennio), sul totale delle assunzioni/trasformazioni a tempo indeterminato, era stata pari al 60,8%.

Nei primi 8 mesi del 2016, inoltre, nel settore privato si registra un saldo, tra assunzioni e cessazioni, pari a +703mila, inferiore a quello del corrispondente periodo del 2015 (+813mila) e superiore a quello registrato nei primi otto mesi del 2014 (+540mila). Su base annua, il saldo consente di misurare la variazione tendenziale delle posizioni di lavoro. La differenza tra assunzioni e cessazioni negli ultimi dodici mesi ad agosto 2016 risulta positiva e pari a +514.000, compresi i rapporti stagionali. Il risultato positivo è imputabile al trend di crescita registrato dai contratti a tempo indeterminato, il cui saldo annualizzato ad agosto 2016 è pari a +518.000. Nello stesso arco di tempo preso in esame, poi, sono stati stipulati 330.262 contratti a tempo indeterminato con gli sgravi. Si tratta del 32,8% dei contratti rispetto al totale delle assunzioni e trasformazioni a tempo indeterminato. Ad agosto i rapporti stabili instaurati con l’incentivo sono stati 24.692, in calo rispetto ai 45.624 di luglio. Nel complesso negli otto mesi considerati 246.532 sono assunzioni a tempo indeterminato mentre 83.730 sono trasformazioni di contratti a termine. I contratti stipulati con lo sgravio contributivo rappresentano l’8,2% del totale dei rapporti di lavoro instaurati.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/10 ... 5/3105545/
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Re: Lavoro, Inps: “31% di licenziati in più nei primi otto m

Messaggioda gabriele il 18/10/2016, 15:44

Calano le assunzioni a tempo indeterminato e crescono i licenziamenti: +31%
Con il taglio della decontribuzione, si conferma il rallentamento della marcia dei nuovi tempi indeterminati: -32,9% in agosto. Tra le voci di chiusura dei rapporti di lavoro spicca la crescita delle "giuste cause"

di GIULIANO BALESTRERI

MILANO - La spinta del Jobs Act e - soprattutto - delle decontribuzioni per le assuzioni a tempo indeterminato perdono vigore. E la dinamica del lavoro ne risente. Peggio: aumentano i licenziamenti "per giusta causa e per giustificato motivo soggettivo". In due anni sono passati da 35 a 46 mila: il 31% in più. Un dato che si spiega anche con la riforma del lavoro targata Renzi che ha cancellato l'articolo 18 allargando le maglie per le aziende. Se tra il 2014 e il 2015, infatti, il dato è sostanzialmente invariato, il boom (+10mila licenziamenti) si registra proprio negli ultimi 12 mesi. Le norme del Jobs Act, infatti, si applicano solo agli assunti dopo l'entrata in vigore della riforma.

La maggior flessibilità che avrebbe dovuto dare al mercato quella spinta necessaria a ripartire. A un anno e mezzo dall'entrata in vigore del Jobs Act, però, l'occupazione ancora latita con un tasso di senza lavoro fermo all'11,4%. L'Inps conferma quindi la dinamica emersa dalle rilevazioni statistiche dell'Istat e mostra, a fine agosto, un quadro a tinte fosche. Mentre continua a crescere senza sosta il ricorso ai voucher - la stretta del governo è arrivata solo a settembre - rallentano le assunzioni a tempo indeterminato e in generale i nuovi contratti.

Assunzioni. Nei primi otto mesi dell'anno, le assunzioni sono calate dell'8,5% a quota 3,782 milioni: i contratti a tempo indeterminato sono stati "solo" 800mila, in netto calo rispetto agli 1,2 milioni dello scorso anno e meno anche dello stesso periodo del 2014, quando a marzo entrò in vigore il Jobs Act. "Come già segnalato nell'ambito dei precedenti aggiornamenti dell'Osservatorio - spiega l'Inps -, il calo va considerato in relazione al forte incremento delle assunzioni a tempo indeterminato registrato nel 2015, anno in cui dette assunzioni potevano beneficiare dell'abbattimento integrale dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro per un periodo di tre anni". Analoghe considerazioni possono essere sviluppate per la contrazione del flusso di trasformazioni a tempo indeterminato (-35,4%). Fino allo scorso anno, infatti, i datori di lavoro potevano beneficiare di uno sconto fiscale di 24mila euro in tre anni per ogni neoassunti: dal 2016 lo sconto è sceso a 3.250 euro l'anno.

A preoccupare gli addetti ai lavori è soprattutto il trend delle assunzioni a tempo indeterminato: ad agosto sono state solo il 24,9% dei nuovi rapporti di lavoro, il dato mensile più basso dell'ultimo biennio. Insomma, la cura Renzi inizia a scricchiolare, soprattutto in considerazione di un tasso di disoccupazione che resta stabile all'11,4%. L'altra faccia della medaglia non è per nulla rassicurante: nonostante le buone intenzioni, infatti, a fronte di un'occupazione che non riparte, non calano neppure dimissioni e licenziamenti.

Voucher. Tra gennaio e agosto di quest'anno sono stati venduti 96,6 milioni di voucher destinati al pagamento delle prestazioni di lavoro accessorio, del valore nominale di 10 euro, con un incremento, rispetto ai primi otto mesi del 2015, pari al 35,9%. Nei primi otto mesi del 2015, la crescita dell'utilizzo dei voucher, rispetto al 2014, era stata pari al 71,3%. I buoni sono stati sperimentati dall'agosto del 2008, in particolare per i lavoratori delle vendemmie. Da allora al 30 giugno 2016 ne sono stati saccati 347,2 milioni. Il voucher si è rapidamente diffuso e ha accelerato negli ultimi anni: "Ha registrato un tasso di crescita del 66%" tra il 2014 e il 2015, cui va aggiunto un ulteriore +40% tra i primi sei mesi del 2015 e i primi sei mesi del 2016, annota oggi l'Inps.

http://www.repubblica.it/economia/miojo ... ef=HREC1-2
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Re: Lavoro, Inps: “31% di licenziati in più nei primi otto m

Messaggioda Giovigbe il 18/10/2016, 18:24

questo è il risultato del job act di renzi ...diciamolo ..........e votiamo di conseguenza

P.S. notate l'aumento dei voucher + 30%
Ci sono uomini che usano le parole all'unico scopo di nascondere i loro pensieri. VOLTAIRE
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Re: Lavoro, Inps: “31% di licenziati in più nei primi otto m

Messaggioda pianogrande il 18/10/2016, 22:11

Giovigbe ha scritto:questo è il risultato del job act di renzi ...diciamolo ..........e votiamo di conseguenza

P.S. notate l'aumento dei voucher + 30%


Votiamo di conseguenza cosa?

C'è qualche votazione sulla disoccupazione?
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Lavoro, Inps: “31% di licenziati in più nei primi otto m

Messaggioda flaviomob il 19/10/2016, 0:13

No. Ma il presidente del consiglio ha dichiarato che si dimetterà in caso di vittoria dei no. Cercava i voti a destra e così li ha trovati... a suo sfavore. ;)


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
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Re: Lavoro, Inps: “31% di licenziati in più nei primi otto m

Messaggioda flaviomob il 19/10/2016, 1:21

Camusso (Cgil): licenziamenti in crescita? Ci chiamavano gufi
"Senza diritti e investimenti"

Roma, 18 ott. (askanews) - "Molti ci avevano accusato di essere gufi. Le nostre preoccupazioni si stanno però verificando. In assenza di investimenti, diritti e ammortizzatori si sta verificando un picco di licenziamenti". Così la leader della Cgil, Susanna Camusso, ha commentato i dati dell'osservatorio Inps. A margine di un'iniziativa sull'alternanza scuola-lavoro, il numero uno della confederazione di Corso d'Italia ha sottolineato che il calo delle assunzioni stabili era prevedibile con il taglio degli incentivi per la decontribuzione.

"Mi pare che sia assolutamente evidente una cosa già notata nel tempo - ha spiegato - l'annuncio che la decontribuzione, data senza vincoli, non ci sarebbe stata più ha prodotto un cambiamento della propensione ad assumere. Gli incentivi non hanno determinato una crescita degli investimenti privati. Colpisce - ha aggiunto - la misura dell'aumento dei licenziamenti". Secondo Camusso ora "vediamo gli effetti concreti di aver abolito le tutele per i licenziamenti individuali e disciplinari. Questa è la prima ragione. La seconda è che nel momento in cui non ci sono più gli ammortizzatori di lunga durata si passa direttamente all'invio delle lettere di licenziamento.

(askanews)

************************
Il Jobs Act funziona: in otto mesi sono aumentati i licenziati
Riforma del lavoro. Dati Inps, i risultati della cancellazione dell’articolo 18 da gennaio ad agosto 2016: +28 % licenziamenti «disciplinari» (per giusta causa e giustificato motivo). Prosegue il calo assunzioni stabili: -33 %. Boom dei voucher: +36%


Roberto Ciccarelli
EDIZIONE DEL
19.10.2016

Il Jobs Act è scoppiato come una bolla di sapone. Secondo i dati di agosto pubblicati ieri dall’Osservatorio sul precariato dell’Inps, la bandiera che il governo Renzi sventola nei consessi internazionali per dimostrare che le riforme in Italia sono «impressionanti» (il copyright è della cancelliera Merkel che lo disse già a Monti) serve in realtà a coprire questa situazione: il mercato del lavoro è stagnante, anzi le attivazioni e le cessazioni dei contratti diminuiscono; crollano del 33% i rapporti di lavoro a tempo indeterminato con il contratto «a tutele crescenti», dove l’unica cosa che cresce è la libertà di licenziare i lavoratori.

I licenziamenti sono aumentati tra gennaio e agosto 2016. Quelli sui contratti a tempo indeterminato sono passati da 290.656 del 2015 a 304.437 (+4,7%). Sono cresciuti soprattutto i licenziamenti individuali per ragioni disciplinari sui quali è intervenuto il Jobs act eliminando la possibilità di reintegra sul posto di lavoro in caso di licenziamento ingiustificato dei nuovi assunti dal 7 marzo 2015, data di entrata in vigore della riforma.In otto mesi i licenziamenti per giusta causa e giustificato motivo soggettivo sono passati da 36.048 a 46.255 con un aumento del 28%. Nello stesso periodo le dimissioni sui contratti a tempo indeterminato, sono passate da 599.248 a 510.267 con un calo del 14,8%.

Per il presidente dell’Inps Tito Boeri questa crescita dei licenziamenti rispetto al 2015 «è agli stessi livelli del 2014». «Dicono che il Jobs act ha aumentato i licenziamenti – ha precisato – ma le tutele crescenti c’erano già nel 2015». «Si cominciano a vedere gli effetti concreti dell’aver abolito la tutela nei confronti del licenziamento, con particolare riferimento a quelli individuali o disciplinari – ha detto invece il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso – in mancanza di tutele nei confronti dei licenziamenti e in mancanza di ammortizzatori sociali, le nostre preoccupazioni si stanno dimostrando più che fondate». «dovremo gestire questi licenziati in più proprio a causa della riduzione delle tutele generata dal Jobs Act – ha aggiunto Carmelo Barbagallo (Uil).Qual è la soluzione per queste altre persone che, ora, si ritrovano senza occupazione?». Una domanda, al momento, senza risposta.

I numeri dimostrano che il Jobs Act non ha scalfito la struttura del mercato del lavoro fondato sul contratto a breve e brevissimo termine e, oggi, su un’alluvione di voucher. Questo è il risultato dell’ulteriore liberalizzazione dei «buoni lavoro» che si comprano in tabaccheria voluta dal governo Renzi. Ad agosto ne sono stati venduti 96,6 milioni in più, il 35,9% in più rispetto ai primi otto mesi del 2015. La regione che ha registrato il maggior aumento di ticket-lavoro è la Campania (+55,6%), seguita dalla Sicilia (+50,7%).


Questa ondata di ticket influisce sui dati complessivi dell’occupazione e si riverbera sulla crescita che il governo continua a rivendicare. Questa crescita trainata dagli over 50 obbligati a restare al lavoro dalla legge Fornero. Tra queste persone si registra l’aumento maggiore dell’occupazione dovuta a una quota più alta di trasformazioni dei contratti precari nel nuovo a «tutele crescenti». Ne sono esclusi i giovani e gli under 49.

Il nuovo monitoraggio dell’Inps conferma inoltre il legame tra i fondi pubblici erogati alle imprese per la decontribuzione sui neoassunti con il «contratto a tutele crescenti»: tra i 14 e i 22 miliardi in tre anni e l’aumento relativo dell’occupazione. Erano oltre 8 mila euro nel primo anno del Jobs Act, ora sono a poco più di 3 mila euro, e sono destinati a scomparire, a parte alcuni incentivi mirati per le assunzioni a Sud.

Le statistiche registrano un crollo clamoroso degli assunti con questa formula. L’andamento era già evidente da un anno al punto che lo stesso governo sembra, oggi, avere rinunciato a rifinanziare i costosissimi sgravi. La droga degli incentivi non ha tuttavia risolto uno dei problemi che gli ideatori del Jobs Act speravano di avere risolto: il costo del lavoro per i contratti a tempo indeterminato. Invece di tagliarlo effettivamente, il governo ha abbassato i salari e dato incentivi alle imprese. È difficile tuttavia assumere qualcuno quando non esiste una domanda e non si sa bene cosa produrre. Chi ha concepito questa strategia ha ignorato un problema fondamentale. I fondi generosamente elargiti sarebbe stato più utile investirli in un reddito minimo, ad esempio. Le perdite sono pubbliche. I guadagni sono dei privati.

(ilmanifesto)


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Re: Lavoro, Inps: “31% di licenziati in più nei primi otto m

Messaggioda ranvit il 21/10/2016, 10:20

Quante stupidaggini!
Il superamento dell'art. 18 con il Jobs act è proprio dare la possibilità di licenziare!
Chi ha mai detto il contrario?
Il problema è che bisognerebbe aumentare i posti di lavoro!
MA per ottenere questo servono investimenti! Pubblici e privati!
MA....quelli pubblici (che potrebbero essere solo in deficit, almeno nell'immediato) non si possono fare perchè l'Europa ce lo vieta; e quelli privati non si fanno perchè le tasse totali delle imprese sono le piu' alte d'Europa (grazie a 30/40 anni di cialtronerie da parte di sindacati/politici, di governo e di opposizione)!
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Lavoro, Inps: “31% di licenziati in più nei primi otto m

Messaggioda flaviomob il 21/10/2016, 10:30

Chi paga le tasse in Italia?

Lavoratori dipendenti e pensionati subiscono il peso maggiore, l’80%, della pressione fiscale in Italia, che l’Istat ha certificato al 43,5% Sono loro, i pensionati e i dipendenti a pagare 8 euro su dieci che lo Stato, attraverso il Fisco. Per la precisione lavoratori dipendenti e pensionati
“contribuiscono al bilancio pubblico nella misura dell’82 per cento dell’intero reddito dichiarato dai 41 milioni di contribuenti italiani.

...
“Un dossier del ministero dell’Economia parlava tempo fa di un imponibile evaso di oltre 90 miliardi con cui bisogna fare i conti”.


http://www.blitzquotidiano.it/rassegna- ... e-2149092/

Ne abbiamo parlato fino alla noia: deficit, debito e malapolitica dipendono da questi dati.


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Re: Lavoro, Inps: “31% di licenziati in più nei primi otto m

Messaggioda gabriele il 21/10/2016, 10:42

ranvit ha scritto:Quante stupidaggini!
Il superamento dell'art. 18 con il Jobs act è proprio dare la possibilità di licenziare!
Chi ha mai detto il contrario?
Il problema è che bisognerebbe aumentare i posti di lavoro!
MA per ottenere questo servono investimenti! Pubblici e privati!
MA....quelli pubblici (che potrebbero essere solo in deficit, almeno nell'immediato) non si possono fare perchè l'Europa ce lo vieta; e quelli privati non si fanno perchè le tasse totali delle imprese sono le piu' alte d'Europa (grazie a 30/40 anni di cialtronerie da parte di sindacati/politici, di governo e di opposizione)!


Buongiorno Ranvit. Quoto in pieno quanto scrivi.

Aggiungo la voce "capitali privati". Sappiamo però che questi si muovono solo se gli investitori possono gestire al meglio i capitali e, ovviamente, averne un profitto. Quindi: sburocratizzazione, giustizia rapida ed efficiente, stabilità economica dello Stato, investimenti (efficienti) alla cultura e all'innovazione tecnologica e incentivi alle imprese mirati
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Re: Lavoro, Inps: “31% di licenziati in più nei primi otto m

Messaggioda flaviomob il 21/10/2016, 13:55

Quali investitori rischierebbero in un paese dove la concorrenza è falsata dalla tangente?


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