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Ma che giustizia è?

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Ma che giustizia è?

Messaggioda mariok il 11/10/2016, 12:56

Questo paese, culla del cavillo giuridico, è irriformabile. :cry:

Furbetti del cartellino, dopo il decreto Madia scoperti 449 assenteisti. Restano a casa con metà stipendio
Il Giornale
Pubblicato: 11/10/2016 10:18 CEST Aggiornato: 47 minuti fa

Sono 449 i dipendenti pubblici assenteisti che sono stati sospesi dal proprio incarico dopo l'entrata in vigore del decreto Madia, il provvedimento contro i cosiddetti "furbetti del cartellino". I dati,accolti da Il Giornale, mostrano come circa un quarto di questi (112) si riferiscano alla sola Sicilia, seguita da Calabria (62) e Toscana (49). A questi, sospesi dal proprio incarico in attesa che una sentenza penale certifichi il definitivo licenziamento, secondo quanto previsto dal decreto spetta comunque metà dello stipendio. Ma non è l'unica beffa.

I maggiori giuslavoristi (gli esperti in diritto del lavoro) concordano infatti su un punto: l'iter - diciamo così "rapidamente punitivo" - previsto dalla premiata ditta Renzi&Madia presenterebbe "evidenti rilievi di anticostituzionalità". "Ad esempio - conferma al Giornale l'avvocato Gabriele Fava, esperto in giurisprudenza del lavoro - i tempi eccessivamente ristretti relativi all'istruttoria non sarebbero garanti dei legittimi diritti di difesa. Una situazione di pregiudizio che , se accertata in sede processuale, non solo porterebbe al reintegro del presunto furbetto, ma anche al riconoscimento in suo favore degli stipendi arretrati non corrisposti e, soprattutto, di ulteriori risarcimenti (prevedibilmente cospicui) per danni materiali e morali patiti durante la fase di illegittima sospensione.
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Re: Ma che giustizia è?

Messaggioda gabriele il 11/10/2016, 13:18

mariok ha scritto:Questo paese, culla del cavillo giuridico, è irriformabile. :cry:

Furbetti del cartellino, dopo il decreto Madia scoperti 449 assenteisti. Restano a casa con metà stipendio
Il Giornale
Pubblicato: 11/10/2016 10:18 CEST Aggiornato: 47 minuti fa

Sono 449 i dipendenti pubblici assenteisti che sono stati sospesi dal proprio incarico dopo l'entrata in vigore del decreto Madia, il provvedimento contro i cosiddetti "furbetti del cartellino". I dati,accolti da Il Giornale, mostrano come circa un quarto di questi (112) si riferiscano alla sola Sicilia, seguita da Calabria (62) e Toscana (49). A questi, sospesi dal proprio incarico in attesa che una sentenza penale certifichi il definitivo licenziamento, secondo quanto previsto dal decreto spetta comunque metà dello stipendio. Ma non è l'unica beffa.

I maggiori giuslavoristi (gli esperti in diritto del lavoro) concordano infatti su un punto: l'iter - diciamo così "rapidamente punitivo" - previsto dalla premiata ditta Renzi&Madia presenterebbe "evidenti rilievi di anticostituzionalità". "Ad esempio - conferma al Giornale l'avvocato Gabriele Fava, esperto in giurisprudenza del lavoro - i tempi eccessivamente ristretti relativi all'istruttoria non sarebbero garanti dei legittimi diritti di difesa. Una situazione di pregiudizio che , se accertata in sede processuale, non solo porterebbe al reintegro del presunto furbetto, ma anche al riconoscimento in suo favore degli stipendi arretrati non corrisposti e, soprattutto, di ulteriori risarcimenti (prevedibilmente cospicui) per danni materiali e morali patiti durante la fase di illegittima sospensione.


Bé, il diritto di difesa non mi sembra proprio un cavillo
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Re: Ma che giustizia è?

Messaggioda mariok il 11/10/2016, 14:17

gabriele ha scritto:
mariok ha scritto:I maggiori giuslavoristi (gli esperti in diritto del lavoro) concordano infatti su un punto: l'iter - diciamo così "rapidamente punitivo" - previsto dalla premiata ditta Renzi&Madia presenterebbe "evidenti rilievi di anticostituzionalità". "Ad esempio - conferma al Giornale l'avvocato Gabriele Fava, esperto in giurisprudenza del lavoro - i tempi eccessivamente ristretti relativi all'istruttoria non sarebbero garanti dei legittimi diritti di difesa. Una situazione di pregiudizio che , se accertata in sede processuale, non solo porterebbe al reintegro del presunto furbetto, ma anche al riconoscimento in suo favore degli stipendi arretrati non corrisposti e, soprattutto, di ulteriori risarcimenti (prevedibilmente cospicui) per danni materiali e morali patiti durante la fase di illegittima sospensione.


Bé, il diritto di difesa non mi sembra proprio un cavillo


Attenzione, il diritto alla difesa significa che subito un provvedimento io posso ricorrere e se viene fuori che è ingiusto, perché il fatto non sussiste, vengo reintegrato e risarcito.

Ma qui mi pare di capire che il solo fatto dei tempi eccessivamente ristretti relativi all'istruttoria determinerebbe una situazione di pregiudizio; cioè si tratterebbe di un cavillo formale che prevarrebbe sulla sostanza dei fatti.

A parte il fatto che un mese (dopo il quale scatta la sospensione) mi sembra un tempo sufficiente per un'eventuale opposizione, ferma restando la possibilità di ricorrere comunque anche a provvedimento avvenuto.

Per la cronaca, i contratti di lavoro nel privato prevedono normalmente un termine di 5 giorni per presentare le proprie giustificazioni contro una lettera di contestazione cui fa seguito il provvedimento disciplinare.
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Re: Ma che giustizia è?

Messaggioda gabriele il 11/10/2016, 14:42

mariok ha scritto:
Attenzione, il diritto alla difesa significa che subito un provvedimento io posso ricorrere e se viene fuori che è ingiusto, perché il fatto non sussiste, vengo reintegrato e risarcito.

Ma qui mi pare di capire che il solo fatto dei tempi eccessivamente ristretti relativi all'istruttoria determinerebbe una situazione di pregiudizio; cioè si tratterebbe di un cavillo formale che prevarrebbe sulla sostanza dei fatti.



Non è proprio così. Basti pensare alla nomina del rappresentante legale.

Il diritto di difesa, definizione e caratteri
Pubblicato in Diritto processuale penale il 02/05/2016

Il diritto di difesa, negli ordinamenti giuridici moderni, è uno dei principali diritti riconosciuti all'imputato e all'indagato nel diritto processuale penale.
Il diritto di difesa è tecnico e sostanziale, nella prima accezione si verifica con il diritto e dovere di avere un difensore che guida la parte nel processo attraverso consigli tecnici, la seconda con la titolarità dell'imputato stesso che sceglie la tesi sulla quale dibattere la propria posizione, di ammissione o di sostegno dell'innocenza.
Il diritto si articola in diversi aspetti:
Il principio secondo il quale nessuno può essere obbligato a rendere dichiarazioni autoincriminanti. Fondamentale in questo senso è la forma di interrogatorio dell'imputato disciplinata dall'articolo 64 del codice di procedura penale.
Il di tacere, connesso anche al diritto di essere informato.
Il diritto alla contestazione del fatto.
Il diritto di nominare uno o due difensori o di essere assistito in mancanza da un difensore di ufficio, e di conferire in ogni stato e grado del procedimento.
Il diritto per i non abbienti di vedere garantiti, con appositi istituti, i mezzi per agire e difendersi davanti a ogni giurisdizione, il cosiddetto gratuito patrocinio.
Il rispetto del principio del contraddittorio nella formazione della prova.
Il diritto alla prova.
L'interrogatorio in diritto processuale è una figura processuale con la quale una delle parti viene sottoposta a domande
relative all'oggetto del processo.
Il pubblico ministero che intenda sottoporre l'indagato a interrogatorio, gli deve fare notificare un "invito a presentarsi", contenente le generalità dell'indagato, il giorno, l'ora e il luogo della presentazione, l'autorità davanti la quale si deve presentare, l'indicazione che si darà luogo all'interrogatorio.
L'indagato deve essere avvertito che il pubblico ministero potrà disporre l'accompagnamento coattivo in caso di mancata presentazione senza un legittimo impedimento, e la sommaria enunciazione del fatto che risulta dalle indagini compiute sino a quel momento.
L'invito deve essere notificato all'indagato almeno tre giorni prima della data fissata per l'interrogatorio, e al difensore almeno un giorno prima (eccetto casi di assoluta urgenza).
Se l'indagato è libero, l'interrogatorio può essere svolto personalmente dal pubblico ministero o su delega alla polizia giudiziaria (se è condotto personalmente dal pubblico ministero il difensore dell'indagato, preavvisato, può anche non essere
http://www.diritto.it/docs/38158-il-dir ... -caratteri


Nel caso di pubblici ufficiali si potrebbero ravvisare condotte penalmente rilevanti. Una di queste potrebbe essere la truffa ai danni dello Stato. In tal modo l'illecito civile passerebbe d'ufficio alla procura della repubblica competente.
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Re: Ma che giustizia è?

Messaggioda pianogrande il 11/10/2016, 14:55

Ci stiamo dimenticando che la pecca più grave del discorso è che (per i dipendenti pubblici) la flagranza di non rispetto del contratto deve obbligatoriamente passare atraverso l'azione giudiziaria; si può licenziare solo passando attraverso la magistratura.

Se mi sbaglio correggetemi ma mi sembra di capire proprio così.

Nel privato, se il contratto (il contratto, non la legge) prevede il licenziamento, il ricorso alla magistratura può essere una libera scelta anche a posteriori ma, di solito, una volta che la mancanza è dimostrata, si preferisce addirittura concordare le dimissioni per non macchiarsi il curriculum perché non c'è scampo.
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Re: Ma che giustizia è?

Messaggioda gabriele il 11/10/2016, 16:25

pianogrande ha scritto:Ci stiamo dimenticando che la pecca più grave del discorso è che (per i dipendenti pubblici) la flagranza di non rispetto del contratto deve obbligatoriamente passare atraverso l'azione giudiziaria; si può licenziare solo passando attraverso la magistratura.

Se mi sbaglio correggetemi ma mi sembra di capire proprio così.

Nel privato, se il contratto (il contratto, non la legge) prevede il licenziamento, il ricorso alla magistratura può essere una libera scelta anche a posteriori ma, di solito, una volta che la mancanza è dimostrata, si preferisce addirittura concordare le dimissioni per non macchiarsi il curriculum perché non c'è scampo.


Non sempre

http://www.studiolegalescafetta.it/arti ... mpiego.php

però in Italia si può dire e fare tutto e il contrario di tutto
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Re: Ma che giustizia è?

Messaggioda trilogy il 11/10/2016, 19:08

gabriele ha scritto:...

Non sempre

http://www.studiolegalescafetta.it/arti ... mpiego.php

però in Italia si può dire e fare tutto e il contrario di tutto


Si infatti nel pubblico impiego è possibile licenziare anche senza una condanna penale definitiva. Però è molto raro perché se il dipendente poi fa ricorso e lo vince il dirigente viene chiamato a rispondere di danno erariale.Quindi, la prassi più comune è che i fannulloni irrecuperabili vengano relegati in un ufficio inutile e ignorati fino alla pensione.
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Re: Ma che giustizia è?

Messaggioda mariok il 12/10/2016, 8:54

Va be', insomma la conclusione è che per un motivo o per l'altro, per il sacrosanto diritto alla difesa o altri giustissimi principi costituzionali, non si può sospendere dopo un mese a metà stipendio un impiegato sorpreso a timbrare il cartellino ed andarsene a fare gli affari suoi invece di lavorare.

Poi ci possiamo anche riempire la testa di dotte considerazioni, di principi giuridici, ma alla fine i fatti sono questi.

Il bello (o il brutto) è che, quando la cronaca riporta certi episodi di "furbetti" e di truffatori, si invocano drastici provvedimenti, punizioni "esemplari", in certi casi ci manca solo la pena di morte.

Ma quando un governo fa qualcosa, ecco che vengono fuori i ma, i cavilli, le lezioni di diritto per mandare tutto a puttane.

Forse dovrei cambiare il titolo del 3d.

Più che "Ma che giustizia è?" il titolo più giusto sarebbe "Ma che paese siamo?"
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Re: Ma che giustizia è?

Messaggioda pianogrande il 12/10/2016, 10:23

Sì.
Ma in che paese siamo, sarebbe una migliore definizione della situazione.

Vogliamo moralità, giustizia, punizioni esemplari etc. ma l'importante è che non tocchino i nostri.

Siamo il paese delle corporazioni, dei club esclusivi, del privilegio fatto legge dello stato.

Se timbro il cartellino poi vado al mare e non posso essere licenziato posso anche non pagare le tasse o truffare il prossimo a fare violenza a qualcuno.

Il primo diritto di difesa spetta alle vittime dei raggiri e delle violenze e non a chi li attua.

Ma noi siamo il paese della furbizia e della trasgressione fatta status symbol.

I primi tempi delle cinture di sicurezza (ogni tanto mi piace ricordarlo) tanta gente letteralmente si vergognava di allacciarle.
Stessa cosa per il casco che rimaneva (e purtroppo, in certi quartieri) ancora rimane agganciato alla moto o al motorino e questo nel migliore dei casi.

L'addetto al traffico che fa la multa è un infame.

Manderei tanta gente in qualche paese del nord Europa a vedere con quale orgoglio e consenso popolare un addetto al traffico fa una multa e la gente che gli sorride perché fa rispettare le regole.

La prima rivoluzione è sempre culturale.
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Re: Ma che giustizia è?

Messaggioda flaviomob il 12/10/2016, 10:32

Che polemica inutile. Il governo, la maggioranza hanno gli strumenti per modificare la legge. Se non lo fanno e i "cavilli" continuano ad essere operativi, sono complici omertosi del sistema. Tant'è vero che l'abolizione dell'articolo 18 non riguarda gli statali e Renzi vuol tenersi buono buono il suo principale, parassitario, bacino elettorale.


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
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