La Comunità per L'Ulivo, per tutto L'Ulivo dal 1995
FAIL (the browser should render some flash content, not this).

L’ECONOMIA DEL SI’

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

L’ECONOMIA DEL SI’

Messaggioda trilogy il 04/10/2016, 15:29

L’ECONOMIA DEL SI’: APPROFONDIMENTO SULLE IMPLICAZIONI ECONOMICHE E SOCIALI DELLA RIFORMA COSTITUZIONALE

Si è parlato molto delle implicazioni economiche della Riforma Costituzionale, ma sempre e solo guardando ai “risparmi” derivanti dall’abolizione del Senato, delle province e del Cnel. Eppure La Riforma contiene delle innovazioni importanti che avranno un impatto di gran lunga superiore sulla competitività del nostro Paese e sulla sua capacità di mettere in campo politiche economiche e sociali veramente incisive. Questa Riforma infatti crea le condizioni per cambiare le politiche in materia di infrastrutture, commercio estero, beni culturali, turismo, energia, piattaforme informatiche, lavoro e servizi per l’impiego, servizi sociali e altro ancora.

E’ un peccato che questa parte di Riforma sia stata, fino ad oggi, così poco raccontata e spiegata ai cittadini. Da questa constatazione è nata “L’Economia del Sì”, una iniziativa nella quale ho coinvolto colleghi esperti delle varie materie toccate dalla Riforma, chiedendo un approfondimento sulla materia di loro competenza, per spiegare in modo chiaro, semplice, e con esempi concreti, cosa cambierà con la Riforma. Il risultato di questo lavoro collettivo, il documento “L’Economia del Sì” può essere scaricato integralmente cliccando il link in fondo a questa pagina, oppure di seguito si possono seguire i link ai singoli capitoli a seconda dei temi cui si è più interessati. Ringrazio di cuore la disponibilità con cui i colleghi hanno risposto a questa mia richiesta, e mi auguro che questo lavoro possa aiutare a capire meglio una Riforma complessa, molto importante, su cui tutti i cittadini saranno presto chiamati ad esprimersi.

pagina web: http://www.irenetinagli.it/articoli/437 ... ituzionale

scarica il documento integrale: https://issuu.com/itinagli/docs/l_econo ... 0/38469716

Introduzione (di I.Tinagli)

Politiche sociali (I.Tinagli)

Le Politiche attive del lavoro (C. dell’Aringa)

Commercio estero (I. Scalfarotto)

Processi e Piattaforme informatiche (S. Quintarelli I.Tinagli)

Cultura e turismo (F. Piccoli Nardelli)

Energia (C. Testa)

Coordinamento della finanza pubblica (G. Galli)

Infrastrutture e grandi reti di trasporto (P. Gandolfi)

Scarica qui il documento integrale
Avatar utente
trilogy
Redattore
Redattore
 
Messaggi: 4746
Iscritto il: 23/05/2008, 22:58

Re: L’ECONOMIA DEL SI’

Messaggioda Robyn il 04/10/2016, 21:23

Quando si rilegge la riforma dei saggi di Lorenzago riunitisi in una baita in montagna per scrivere nel giro di tre giorni una riforma costituzionale,si pensa che ci vuole un fegato per digerire il ferro per scrivere una riforma di questo tipo senza una logica.Le riforme sono inorganiche e senza logica quando non seguono "principi guida".La riforma non prevedeva la scelta del primo ministro da parte del Presidente della repubblica relegato a puro e semplice taglianastri,non prevedeva il voto di fiducia,non prevedeva nella nomina e revoca dei ministri di recarsi dal presidente della repubblica.Il primo ministro aveva il potere di sciogliere le camere e pensare che c'erano costituzionalisti che magnificavano in TV le virtù di questa riforma"non sapete gli effetti benefici che porterà".A parte il bicameralismo perfetto i costituenti ebbero linee e principi guida nella stesura della costituzione,dalla separazione dei poteri agli organi di garanzia al parlamento
Locke la democrazia è fatta di molte persone
Avatar utente
Robyn
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 11331
Iscritto il: 13/10/2008, 9:52

La finanza del NO

Messaggioda flaviomob il 04/10/2016, 22:21

http://www.irenetinagli.it/articoli/437 ... ituzionale

(Riepilogando: tutto ciò che torna sotto le competenze dello stato centrale è buono e giusto. Torniamo ai Borboni?)

___

http://www.lastampa.it/2016/10/04/econo ... agina.html

...Intanto le riforme del governo sono finite anche nel mirino del Financial Times che le definisce «un ponte verso il nulla» citando il progetto dello Stretto di Messina come metafora del momento che sta attraversando il premier.


http://www.huffingtonpost.it/2016/10/04 ... 36302.html

Financial Times ci ripensa e stronca la riforma costituzionale e l'Italicum di Matteo Renzi: "Sono un ponte verso il nulla"
L'Huffington Post | Di Claudio Paudice

"Un ponte verso il nulla". Il Financial Times ci ripensa e stronca la riforma costituzionale di Renzi. Con un editoriale di Tony Barber, il quotidiano della City di Londra critica la legge che sarà sottoposta al referendum il prossimo 4 dicembre. Secondo Ft le riforme "faranno poco per migliorare la qualità del governo, della legislazione e della politica", perché "quello di cui l'Italia ha bisogno non sono più leggi da approvare più rapidamente ma meno leggi e migliori''. Soprattutto leggi che poi vengano applicate e non bloccate dalla burocrazia.

L'articolo trae spunto dal rilancio del Ponte dello Stretto fatto nei giorni scorsi dal premier Renzi. Una strizzata d'occhio all'elettorato della destra: "Renzi mira a ridurre l'incentivo dei fedelissimi di Berlusconi a farlo cadere in caso di sconfitta al referendum. Ma vale la pena un simile progetto?".

Ma il punto è che "le riforme costituzionali faranno ben poco per migliorare la qualità del governo, della legislazione e della politica". Renzi, dalla sua, sostiene che le modifiche alla Costituzione daranno più stabilità al sistema istituzionale, ricorda Barber. Ma non servirà a molto perché il record di tutti i governi del Dopoguerra confutano questa tesi:il Parlamento italiano ha approvato più leggi di Stati Uniti, Francia, Germania e Regno Unito. "Nonostante Renzi non abbia la maggioranza al Senato, il suo governo ha approvato la riforma del mercato del lavoro e le agevolazioni fiscali che sono al centro del suo programma".

Anche la riforma del Senato non aiuterà in questo senso perché il problema vero "è la frammentazione del sistema politico italiano". Barber sostiene che ogni partito e ogni corrente di partito sostiene diversi interessi economici, ideologici o sociali.

Non è finita: perché per il Financial Times anche l'Italicum è "una cattiva riforma", che consegna il potere "alla maggioranza per cinque anni".

'Nelle capitali europee, il sentimento comune è di sostenere Renzi. Un'Italia senza timone, vulnerabile a una crisi bancaria e al movimento anti-establishment dei Cinque Stelle, causerebbe seri problemi. Eppure, una sconfitta di Renzi al referendum non per forza destabilizzerà l'Italia. Una vittoria, invece, potrebbe far emergere la follia di mettere gli obiettivi di sopravvivenza (politica) che ha Renzi davanti al vero bisogno strategico dell'Italia: quello di una sana democrazia''.
Financial Times cambia verso. E' un'inversione di 180 gradi quella di Tony Barber. L'editorialista del quotidiano economico aveva scritto a luglio scorso un articolo in cui la pensava diversamente. "La sconfitta rischierebbe di gettare l’Italia in uno stato di prolungata instabilità politica ed economica", aveva scritto Barber. Non solo: la sconfitta di Renzi "potrebbe mettere l’Italia, paese cruciale per la sopravvivenza dell’unione monetaria, nelle mani di un partito idiosincratico, del tutto inesperto a livello nazionale e che vuole far uscire il paese dall’eurozona". E infine concludeva: "Numerose bucce di banana si trovano lungo il cammino dell’UE nei prossimi 12 mesi, da una potenziale vittoria dell’estrema destra in Austria alle elezioni in Olanda e Francia. Ma il referendum costituzionale italiano potrebbe essere la più scivolosa di tutte".

La preoccupazione dei Paesi e degli investitori stranieri, stando ai report di Barber, sembra quindi essere scemata in questo lasso di tempo. Il quotidiano della City ora lancia una sorta di allerta nel caso di vittoria del Sì. Qualcosa è cambiato.


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51

Re: L’ECONOMIA DEL SI’

Messaggioda mariok il 05/10/2016, 8:49

se le regioni sono un disastro, che facciamo? continuiamo così solo per non tornare ai borboni (che poi tanto male non amministravano :mrgreen: )?

Quanto al Financia Times, che per la verità parla di un altro aspetto della riforma, così come non andava preso per oro colato quando ne parlava bene, altrettanto andrebbe fato ora che ne parla male.

Nel merito poi (sarebbe sempre bene entrare nel merito), è vero che l'Italia più che di maggiore velocità nel legiferare avrebbe bisogno di leggi scritte meglio. Ma non sono forse anche i rimaneggiamenti tra i due rami del parlamento e le faticose mediazioni che li determinano tra le cause della scarsa qualità dei nostri testi governativi?

Posto che questa riforma, come è inevitabile che avvenga in un processo legislativo a più mani lungo e complicato, è tutt'altro che perfetta, la domanda che dovremmo porci è sempre la stessa: migliora più o meno le cose o no?
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville
mariok
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 2943
Iscritto il: 10/06/2008, 16:19

Re: L’ECONOMIA DEL SI’

Messaggioda flaviomob il 05/10/2016, 9:13

Un senato di nominati, sostanzialmente impotente e pronto ad aprire conflitti davanti alla Corte costituzionale su quasi tutto lo scibile umano sarebbe efficiente? Oltretutto con una maggioranza diversa dalla camera. Dopolavoristi che avranno molto più interesse ad amministrare i territori che perdere tempo in uno strano involucro lontano da casa. Questo è meglio del presente? Ma andiamo.

Le regioni non sono tutte uguali: con la riforma si appiattisce sullo stato centrale il potere decisionale senza alcuna garanzia per la qualità degli interventi. Col risultato che le amministrazioni locali che lavorano bene vengono senz'altro penalizzati dalla burocrazia (e dal legislatore) centrale (che ha già massacrato i trasferimenti per il sociale ed altro). Quelle che lavorano male, invece, vengono quasi totalmente deresponsabilizzate così che possano dire "non è mia competenza", "è colpa dello stato", "Roma ladrona" e tutto il cucuzzaro.

Al contrario, va introdotta una sussidiarietà virtuosa (e non una sottrazione viziosa di potere) premiando le regioni migliori per qualità di servizi erogata e sostenibilità di bilancio, autonomia impositiva, penalizzazioni fino alla sospensione dallo stipendio e ev. decadenza delle più alte cariche per le amministrazioni locali al di sotto di standard minimi di qualità.

Riportiamo tutto a Roma? Bella novità del c...ucuzzaro. Certo che solo Berlusconi raggiungeva i livelli di falsità di Renzi.


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51

Re: L’ECONOMIA DEL SI’

Messaggioda pianogrande il 05/10/2016, 10:08

Si trovano sempre le parole per parlare contro ma non si può negare che le regioni sono uno dei più neri buchi neri della finanza pubblica.

Tanto potere e poche responsabilità = tanta corruzione e sprechi e inefficienza.

O si fa uno stato federale in cui ognuno risponde per se stesso oppure, se deve continuare a pagare Pantalone, non si possono dare troppi poteri in periferia.

Per me, le regioni erano da eliminare invece di eliminare le province e in testa a tutte le regioni a statuto speciale e in testa a queste la scandalosa e mafiosissima Sicilia.

Copiando da una frase storica, vedrei molto volentieri le regioni come una pura espressione geografica.
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10611
Iscritto il: 23/05/2008, 23:52

Re: L’ECONOMIA DEL SI’

Messaggioda Giovigbe il 05/10/2016, 10:15

Non metto in dubbio i possibili vantaggi derivanti da una definizione univoca delle competenze in ordine alle tante materie che oggi originano conflitti di attribuzione di fronte alla corte costituzionale. Alcune materie forse da centralizzare maggiormente altre da devolvere con certezza ai territori.

Ma che cavolo c'entrava il Senato la cui abolizione porta risparmi minimi e serve solo a rendere omogenea (a quella della camera) la maggioranza in quei casi nei quali (tanti o pochi, definiti o meno, è tutto da discutere) una legge deve fare la doppia lettura.
Il problema della omogeneità delle maggioranze è (da sempre) politico e non lo si deve aggirare con una riforma costituzionale.

Ma il problema è ancora più generale: ieri Crozza ci scherzava ma è un fatto vero che Renzi è lontanissimo da tanti che hanno fatto la storia della sinistra italiana e che mai si sarebbero sognati far propaganda con le promesse e non con gli argomenti; questo è tipico della destra e di Berlusconi, ed è infatti li che cerca voti. Ma allora ci vada a destra e non ne parliamo più ......ma non con il mio voto
Ci sono uomini che usano le parole all'unico scopo di nascondere i loro pensieri. VOLTAIRE
Giovigbe
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 807
Iscritto il: 23/05/2008, 20:52

Re: L’ECONOMIA DEL SI’

Messaggioda flaviomob il 05/10/2016, 10:35

Le grandi opere, principale veicolo di infiltrazioni mafiose, corruzione e tangenti, hanno una dimensione nazionale, non (solo) regionale.
MOSE, EXPO, TAV et cetera coinìvolgono una rete di imprese molto più estesa rispetto ai territori coinvolti, necessitano di produzione legislativa e finanziamenti straordinari da parte dello stato centrale, nomine, controlli(?). Idem per le emergenze (terremoti, alluvioni di grande portata). L'idea di abolire le regioni per risparmiare è utopistica: basti vedere come i territori in cui la sanità ha livelli buoni o eccellenti siano quelli in cui la spesa è sotto controllo. Eliminare (o togliere potere a) le regioni rappresenta semplicemente una punizione per chi ha lavorato bene e una deresponsabilizzazione per chi ha fatto schifo: ovvero la solita demeritocrazia all'italiana. Poi dovremmo credere alla vocazione al risparmio da parte del governo centrale più spendaccione (a debito) degli ultimi anni? Chi pagherà? Le nuove generazioni con i voucher?

Ah, ma pensiamo al ponte! ogni settimana la stessa notizia, cambiano solo contesti e riferimenti territoriali. Aspettiamo che ci scappi il morto? Al ponte! Al ponte! http://www.ilsussidiario.net/News/Crona ... 6-/725934/


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51

Re: L’ECONOMIA DEL SI’

Messaggioda mariok il 05/10/2016, 11:27

In qualunque azienda del mondo, quando i costi vanno fuori controllo e ci sono sospetti di pratiche poco trasparenti, la prima cosa che si fa è accentrare e ridurre i centri di spesa.

Ciò vale a maggior ragione nella gestione del denaro pubblico.
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville
mariok
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 2943
Iscritto il: 10/06/2008, 16:19

Re: L’ECONOMIA DEL SI’

Messaggioda flaviomob il 05/10/2016, 11:54

Chi ha i conti fuori controllo? Le regioni o lo stato centrale? Sbaglio o abbiamo il terzo debito pubblico del mondo?

Tutti gli enti locali dipendono dai trasferimenti dallo stato, non hanno autonomia impositiva (se non per una minima parte).


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51

Prossimo

Torna a Che fare? Discussioni di oggi per le prospettive di domani

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 20 ospiti