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Chi vuole in realtà le grandi intese?

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Chi vuole in realtà le grandi intese?

Messaggioda mariok il 01/10/2016, 10:17

L'ITALICUM
Legge elettorale, l’assedio al ballottaggio dell’Italicum

Il cuore della trattativa è il premio alla coalizione e non alla lista vincitrice. Pressioni per cancellare il secondo turno (su cui il premier non vorrebbe cedere)

di Francesco Verderami

Chi mira ad abolire il ballottaggio dell’Italicum oggi, apparecchia il governo di larghe intese per domani. Il gioco è chiaro, e anche se nel Palazzo nessuno è disposto a fare coming out, in tanti premono per la cancellazione del secondo turno dalla legge elettorale. Ma senza ballottaggio su base nazionale, sarebbe pressoché certa nella prossima legislatura la riedizione di una grande (o piccola) coalizione. Perché non c’è modello di voto, in un sistema tripolare, che possa garantire a un partito o a un rassemblement la matematica certezza di conquistare la maggioranza assoluta dei seggi.
La linea Maginot di Renzi
Non a caso il ballottaggio è (per ora) la linea Maginot di Renzi, che potrebbe anche tentare di resistere all’assedio di alleati e avversari, dentro e fuori il suo partito. Ma che sarebbe disarmato se fosse la Consulta ad aprire quella breccia nell’impianto dell’Italicum. È vero che la sentenza della Corte arriverà dopo il referendum, se non fosse che i due appuntamenti sono strettamente collegati e che l’incastro potrebbe trasformarsi in una trappola per il premier. Ecco perché Renzi, dopo tante resistenze, si appresta a fare un’apertura formale sulla modifica della legge elettorale. A tutti ha dato appuntamento alla direzione del Pd, convocata il 10 ottobre, dove «entrerò nel merito delle proposte di correzione». L’abolizione dei capilista è l’estremo tentativo di far cambiare posizione alla minoranza del suo partito, sebbene il segretario democrat sia convinto che i compagni della «ditta» sceglieranno l’altro fronte della barricata al referendum. Ma la mossa — più che per rendere evidente la «pretestuosità» della linea «già decisa» dai suoi avversari interni — gli serve per lanciare un altro segnale oltre i confini del Pd.
Introdurre le coalizioni
Base d’asta della complicata mediazione sarà il premio di maggioranza da assegnare alla coalizione e non più alla lista vincitrice. Ma proprio le incognite del risultato referendario e delle successive decisioni che prenderà la Consulta, fanno capire che quello di Renzi è solo un modo per manifestare la disponibilità a rivedere l’Italicum, confidando in un sostegno al Sì dell’area moderata nella consultazione del 4 dicembre, o quantomeno in un conflitto a bassa intensità di un pezzo del centrodestra. La vera trattativa è di là da venire. Un primo passo, però, il leader del Pd doveva farlo ora. E proprio questa manovra forzata evidenzia qual è il suo tallone d’Achille, qual è la difficoltà — rilevata finora anche dai sondaggi — di trasferire l’impulso delle iniziative di governo sulle scelte degli elettori per il referendum. Ce n’è la prova nell’ultima rilevazione di Ixè per il programma di Raitre Agorà: mentre cala di un punto l’indice di fiducia del premier (al 30%), sale di mezzo punto il Pd (al 32%). Un tempo i dati erano invertiti, un tempo per Renzi la legge elettorale era un tabù, un tempo il Sì era dato in netto vantaggio.
Le proposte maggioritarie
L’idea che siano i proporzionalisti ad assediare l’Italicum è conseguenza di un’ottica distorta. La minaccia viene anche (forse soprattutto) da quanti propongono modelli di voto iper-maggioritari. Perché il vero e comune obiettivo è cancellare il secondo turno su base nazionale: e senza il ballottaggio, con tre blocchi che quasi si equivalgono, sarebbe quasi inevitabile l’accordo di due poli per dar vita a un governo in Parlamento. Sottovoce non c’è dirigente di partito (di maggioranza o di opposizione) che lo neghi, sotto traccia prosegue il lavorio per sfondare la linea Maginot.
La posizione di Berlusconi
È chiara quale sia la priorità nel Palazzo: il referendum servirà a regolare i conti e a decidere chi gestirà la mediazione. Così si capisce perché Berlusconi, che vuol dare una lezione a Renzi, non abbia ancora affondato il colpo. Il desiderio di prendersi una rivincita sul capo del Pd incrocia il timore di perdere il controllo della situazione dopo un’eventuale vittoria del No, a vantaggio del blocco anti-sistema. Nei conversari di questi giorni il Cavaliere ha preso il tema alla larga. Parlando della crisi dell’Europa e del «pericolo che le forze populiste stanno portando all’Unione per incapacità delle leadership attuali», ha trasferito il discorso sull’Italia: «In una situazione difficile come questa, servirebbe che io Renzi e Grillo ci chiudessimo in una stanza per trovare una soluzione». Ma siccome sa che Grillo in quella stanza non entrerebbe, «se proprio non in tre si potrebbe stare in due». Renzi o chi per lui, qualora dovesse passar la mano, a Berlusconi poco importa. Di certo il fondatore del centrodestra sa interpretare i numeri, magari sa qualcosa delle intenzioni della Consulta, e aspetta di capire se la linea Maginot cederà o se sarà Renzi ad aprire il varco. Il messaggio in sua vece l’ha lanciato Parisi, sostenendo che in futuro «in Parlamento dovrà esserci una maggioranza che corrisponda alla maggioranza del Paese». E se i poli sono tre, due dovranno mettersi d’accordo.
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30 settembre 2016 (modifica il 30 settembre 2016 | 23:28)
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Re: Chi vuole in realtà le grandi intese?

Messaggioda flaviomob il 01/10/2016, 11:07

Favorire la governabilità può essere un obiettivo giusto.

Con questa legge elettorale e questa riforma costituzionale invece si mantiene un senato (depotenziato) in cui comunque è possibile una maggioranza politica diversa da quella che vince le elezioni, ma soprattutto si crea un tale squilibrio numerico tra le due camere per cui chi conquista il premio ha un fortissimo vantaggio in tutte le procedure che richiedono una maggioranza qualificata, stravolgendo le garanzie costituzionali.

In più con il nuovo articolo 70 hanno oggettivamente creato il caos:

http://www.simofin.com/simofin/index.ph ... rta-mostro


E poi:
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"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
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Re: Chi vuole in realtà le grandi intese?

Messaggioda Robyn il 01/10/2016, 11:23

eliminare interamente le liste bloccate è prioritario,poi si può mettere il premio alla coalizione anziche alla sola lista ma questo non cambia la sostanza perche se la coalizione coincide con una sola lista questa avrà il premio per intero.In merito al ballottaggio si è visto che al secondo turno la destra voterebbe i cinquestelle.Questo significa che se è il secondo partito entrato al ballottaggio può diventare il primo.La vera soluzione è abbassare i toni e fare le cose per bene.Questo scenario non c'è con il collegio.Infatti i cinquestelle risultando il terzo partito nei collegi non conquisterebbero seggi,"ne conquisterebbe pochi" li conquisterebbero attraverso il ripescaggio del miglior perdente nel collegio nella nuova versione del mattarellum
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Re: Chi vuole in realtà le grandi intese?

Messaggioda pianogrande il 01/10/2016, 15:59

Il ballottaggio è l'unico sistema che garantisca la governabilità senza trattative a babbo morto.

Sono quelle antidemocratiche trattative il pericolo da evitare.
Antidemocratiche perché ad elettore escluso.

Si può cedere sulla coalizione; che rappresenta comunque una alleanza di cui l'elettore è a conoscenza al momento del voto, ma non sul ballottaggio.

Poi, che vinca il migliore.
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Re: Chi vuole in realtà le grandi intese?

Messaggioda mariok il 01/10/2016, 17:45

L'articolo di Verderami, più che cambiare le convinzioni di ciascuno di noi, credo sia interessante per capire meglio qual è il gioco che stanno giocando le forze politiche in campo.

Da un lato c'è Berlusconi,che non essendo più in maggioranza nel paese, punta almeno ad assicurarsi la possibilità di sedersi al tavolo del potere condizionandone le scelte.

La parte minoritaria della sinistra, come in tante altre occasioni, per motivi non molto dissimili, da una mano alla destra alleandosi di fatto con essa.

Il M5S è come al solito difficile da decifrare. L'importante per loro è essere contro, passando in maniera disinvolta da una riedizione del mattarellum ad un ritorno al proporzionale.
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Re: Chi vuole in realtà le grandi intese?

Messaggioda pianogrande il 01/10/2016, 19:20

Il proporzionale lo vogliono sempre quelli che al governo non ci andrebbero mai (per scelta, come per i 5S o per assoluta irrilevanza come per le ali estreme).

Il più grande vantaggio dei 5S (e della sinistra a sinistra della sinistra) col proporzionale sarebbe assicurarsi il pane quotidiano all'opposizione gridando all'inciucio (termine che è figlio della Pannelliana "ammucchiata" ma che ha avuto molto più successo).

I 5S e la s.s.s. (sigla appena inventata) potrebbero campare ancora decenni stramaledicendo il governo della casta e dell'inciucio e delle strane alleanze e chi più ne ha più ne metta.

Questa situazione potrebbe essere superata solo permettendo le coalizioni (prima del voto, però) e conservando il ballottaggio.
A quel punto, qualsiasi coalizione potrà sempre rispondere di essere stata eletta in quanto tale e non tradendo il mandato degli elettori.

Alle opposizioni non resterebbe che entrare nel merito del modo di governare.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Chi vuole in realtà le grandi intese?

Messaggioda trilogy il 02/10/2016, 8:25

pianogrande ha scritto:Il proporzionale lo vogliono sempre quelli che al governo non ci andrebbero mai (per scelta, come per i 5S o per assoluta irrilevanza come per le ali estreme).

Il più grande vantaggio dei 5S (e della sinistra a sinistra della sinistra) col proporzionale sarebbe assicurarsi il pane quotidiano all'opposizione gridando all'inciucio (termine che è figlio della Pannelliana "ammucchiata" ma che ha avuto molto più successo).

I 5S e la s.s.s. (sigla appena inventata) potrebbero campare ancora decenni stramaledicendo il governo della casta e dell'inciucio e delle strane alleanze e chi più ne ha più ne metta....


Si condivido. Ci sono politici e partiti che vivono di rendita opponendosi a tutto e a tutti. Governare, assumersi delle responsabilità, ed essere valutati sui risultati, per loro sarebbe un dramma. Sono quelli che oggi gridano al rischio dittatura perchè un solo partito può avere la maggioranza in parlamento, e parallelamente gridano all'inciucio se fai un'alleanza parlamentare.

Alla scuola elementare di mia figlia, quando si facevano le riunioni dei genitori, ce n'era uno che era sempre contrario a tutto. Un giorno però fece una proposta che trovò il consenso di tutti gli altri genitori. Per lui fu un trauma personale.
Così cominciò a dire che bisognava approfondire, che potevano esserci alcuni problemi, insomma inizio a fare opposizione alla sua stessa idea.
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Re: Chi vuole in realtà le grandi intese?

Messaggioda diffidente il 02/10/2016, 9:31

Quando vi era la legge elettorale uninominale+proporzionale "mattarellum" ci sono stati lunghi periodi di stabilità, almeno entro un certo limite, come la legislatura 2001-2006, che ha visto Berlusconi ininterrottamente Presidente del Consiglio ed anche con la legge "porcellum"ci fu stabilità in quella dal 2008 al 2013, in cui ,pero', lemergenza democratica del 2011 fece cadere l'esecutivo dittatoriale di Berlusconi prima che potesse farci diventare come la Russia di Putin. L'instabilità politica, i continui veti, le manovre di palazzo per far cadere il Premier si sono visti durante i periodi di maggioranza del centrosinistra come il 1996-2001,, con D'Alema che incredibilmente fece cadere un Prodi che stava facendo benissimo, e soprattutto, nel travagliato biennio 2006-2008, quando il CSX aveva solo un votino di maggioranza al Senato e Mastella creava sempre problemi insieme a Rifondazione e Turigliatto. Non mi sembra gusto dire che la legge elettorale crei instabilità, sono piuttosto i politici eletti che, con le loro macchinazioni, possono o no creare problemi ai Premier espressione della loro stessa coalizione di partenza, né si puo' grantire che non vi siano macchinazioni anche nel Parlamento eletto cn l'Italicum.
diffidente
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Re: Chi vuole in realtà le grandi intese?

Messaggioda pianogrande il 02/10/2016, 11:19

diffidente ha scritto:Quando vi era la legge elettorale uninominale+proporzionale "mattarellum" ci sono stati lunghi periodi di stabilità, almeno entro un certo limite, come la legislatura 2001-2006, che ha visto Berlusconi ininterrottamente Presidente del Consiglio ed anche con la legge "porcellum"ci fu stabilità in quella dal 2008 al 2013, in cui ,pero', lemergenza democratica del 2011 fece cadere l'esecutivo dittatoriale di Berlusconi prima che potesse farci diventare come la Russia di Putin. L'instabilità politica, i continui veti, le manovre di palazzo per far cadere il Premier si sono visti durante i periodi di maggioranza del centrosinistra come il 1996-2001,, con D'Alema che incredibilmente fece cadere un Prodi che stava facendo benissimo, e soprattutto, nel travagliato biennio 2006-2008, quando il CSX aveva solo un votino di maggioranza al Senato e Mastella creava sempre problemi insieme a Rifondazione e Turigliatto. Non mi sembra gusto dire che la legge elettorale crei instabilità, sono piuttosto i politici eletti che, con le loro macchinazioni, possono o no creare problemi ai Premier espressione della loro stessa coalizione di partenza, né si puo' grantire che non vi siano macchinazioni anche nel Parlamento eletto cn l'Italicum.


Insomma, una evoluzione deve essere possibile o no?

Vogliamo tornare ai fasti di Mastella e Bertinotti?

Il fatto che ogni sistema permetta macchinazioni non significa che non se ne debba perseguire uno che funzioni almeno sulla carta.
Un sistema che almeno funzioni di principio.

Non esiste l'impianto anti scemo, diceva qualcuno che mi insegnava qualcosa di sicurezza.
Eppure gli impianti si continua a progettarli e a migliorarli.
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Re: Chi vuole in realtà le grandi intese?

Messaggioda flaviomob il 02/10/2016, 14:05

In USA il presidente governa spesso, quasi regolarmente, con maggioranze di colore opposto alla camera e al senato.

In Italia qualsiasi stabilizzazione prevista per legge darebbe luogo ai soliti accordi e in ogni caso non metterebbe al riparo da posizioni contrastanti all'interno degli stessi partiti: anche nella I repubblica i governi cadevano più spesso per conflitti interni (alla DC, al PSI) che per rottura di alleanze. Con la differenza che ora la riforma crea squilibri anche in ambito della maggioranza qualificata richiesta per modificare la Costituzione ed eleggere il PDR, mentre si crea un senaticchio finto federale (ma prima non bisognerebbe davvero rendere la repubblica federale?) in cui la Val d'Aosta esprimerà lo stesso numero di senatori della Lombardia.

Infine, i governi hanno già un potere superiore a quello parlamentare classico attraverso una pioggia di voti di fiducia, leggi delega, decreti legislativi che da molti costituzionalisti sono già considerati abusi rispetto allo spirito costituzionale. Incrementare questo potere arbitrario genererà una ulteriore espansione dei fenomeni corruttivi, di spoil system arbitrario e a-meritocratico, di raccomandazioni, caste, oligarchie fuori controllo.


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