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Zagrebeschi

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

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Messaggioda Robyn il 01/10/2016, 0:33

Chi abbia vinto e chi abbia perso è difficile a dirsi.Zagrebeschi pone dei rilievi giusti ma che non sono sufficenti per dire no e che allo stesso tempo renzi dovrebbe ascoltare.Il rilievo è come fanno i sindaci e i consiglieri regionali a stare anche a Pzzo Madama se non hanno tempo e non possono delegare nessuno?Però bisogna stare attenti a parlare di vincolo di mandato non c'è il vincolo di mandato perche se si delega qualcuno a votare in un certo modo chi delega non ha il vincolo di mandato.In merito alla regola di supremazia il centro interviene sulla periferia se la varie legislazioni in alcune materie sono l'una diversa dall'altra per avere chiarezza e una legge uguale per tutti e questo solo per il principio che il federalismo si realizza nell'unità
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Re: Zagrebeschi

Messaggioda Robyn il 01/10/2016, 5:34

Intanto il professore zagrebeschi avrebbe potuto ritirare il libretto a renzi con tutti gli esami sostenuti fino a quel momento ,lei è impreparato ritorni al prossimo esame,e se al prossimo esame si presenta impreparato chiamo subito la polizia
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Re: Zagrebeschi

Messaggioda flaviomob il 01/10/2016, 11:06

O i carabinieri, con il pennacchio.


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Re: Zagrebeschi

Messaggioda mariok il 02/10/2016, 10:38

Zagrebelsky è un amico ma il match con Renzi l'ha perduto

Il primo errore è stato la contrapposizione tra oligarchia e democrazia

di EUGENIO SCALFARI

02 ottobre 2016

FORSE i miei venticinque lettori, come diceva l'autore dei Promessi sposi, si stupiranno se, avendo visto alla televisione de La7 il dibattito tra Renzi e Zagrebelsky, comincio dalle nostre rirspettive età: Renzi ha 41 anni, Zagrebelsky 73 e io 93. Sono il più vecchio, il che non sempre è un vantaggio salvo su un punto: molte delle questioni e dei personaggi dei quali hanno parlato io li ho conosciuti personalmente e ho anche letto e meditato e scritto sulle visioni politiche dei grandi classici.

Nel dibattito l'accusa principale più volte ripetuta da Zagrebelsky a Renzi è l'oligarchia verso la quale tende la politica renziana. L'oligarchia sarebbe l'anticipazione dell'autoritarismo e l'opposto della democrazia rappresentata dal Parlamento che a sua volta rappresenta tutti i icittadini elettori.

Conosco bene Gustavo e c'è tra noi un sentimento di amicizia che non ho con Renzi e, mi dispiace doverlo dire, a mio avviso il dibattito si è concluso con un 2-0 in favore di Renzi ed eccone le ragioni.

Il primo errore riguarda proprio la contrapposizione tra oligarchia e democrazia: l'oligarchia è la sola forma di democrazia, altre non ce ne sono salvo la cosiddetta democrazia diretta, quella che si esprime attraverso il referendum. Pessimo sistema è la democrazia diretta. La voleva un tempo Marco Pannella, oggi la vorrebbero i 5 Stelle di Beppe Grillo. Non penso affatto che la voglia Zagrebelsky il quale però detesta l'oligarchia. Forse non sa bene che cosa significa e come si è manifestata nel passato prossimo e anche in quello remoto.

L'oligarchia è la classe dirigente, a tutti i livelli e in tutte le epoche. E se vogliamo cominciare dall'epoca più lontana il primo incontro lo facciamo con Platone che voleva al vertice della vita politica i filosofi. I filosofi vivevano addirittura separati dal resto della cittadinanza; discutevano tra loro con diversi pareri di quale fosse il modo per assicurare il benessere alla popolazione; i loro pareri erano naturalmente diversi e le discussioni duravano a lungo e ricominciavano quando nuovi eventi accadevano, ma ogni volta, trovato l'accordo, facevano applicare alla Repubblica i loro comandamenti.

Ma questa era una sorta di ideologia filosofica. Nell'impero ateniese il maggior livello di oligarchia fu quello di Pericle, il quale comandava ma aveva al suo fianco una folta schiera di consiglieri. Lui era l'esponente di quella oligarchia che fu ad Atene il punto più elevato di buon governo e purtroppo naufragò con la guerra del Peloponneso e contro Sparta (a Sparta non ci fu mai un'oligarchia ma una dittatura militare).

Nelle Repubbliche marinare italiane l'oligarchia, cioè la classe dirigente, erano i conduttori delle flottiglie e delle flotte, il ceto commerciale e gli amministratori della giustizia. Amalfi, Pisa, Genova e soprattutto Venezia ne dettero gli esempi più significativi.

Veniamo ai Comuni. Avevano scacciato i nobili dalle loro case cittadine. L'oligarchia era formata dalle Arti maggiori e poi si allargò alle Arti minori. Spesso i pareri delle varie Arti differivano tra loro e il popolo della piazza diceva l'ultima parola, ma il governo restava in mano al ceto produttivo delle Arti e quella era la democratica oligarchia.

Nel nostro passato prossimo l'esempio ce lo diedero la Democrazia cristiana e il Partito comunista. La Dc non fu mai un partito cattolico. Fu un partito di centrodestra che "guardava a sinistra" come lo definì De Gasperi; l'oligarchia era la classe dirigente di quel partito, i cosiddetti cavalli di razza: Fanfani, La Pira, Dossetti, Segni, Colombo, Moro, Andreotti, Scelba, Forlani e poi De Mita che fu tra i più importanti nell'ultima generazione. Quasi tutti erano cattolici ma quasi nessuno prendeva ordini dal Vaticano. De Gasperi, il più cattolico di tutti, non fu mai ricevuto da Pio XII con il quale anzi ebbe duri scontri. Tra le persone che davano il voto alla Dc c'erano il ceto medio ed anche i coltivatori diretti che frequentavano quasi tutti le chiese, gli oratori, le parrocchie.

I braccianti invece votavano in massa per il Partito comunista, ma non facevano certo parte della classe dirigente. Gli operai erano il terreno di reclutamento dell'oligarchia comunista, scelta tra i dirigenti delle Regioni e dei Comuni soprattutto nelle province rosse, dove c'erano molti intellettuali, nell'arte, nella letteratura, nel cinema e nella dolce vita felliniana. Al vertice di quella classe dirigente c'erano Amendola, Ingrao, Pajetta, Scoccimarro, Reichlin, Napolitano, Tortorella, Iotti, Natta, Berlinguer e Togliatti. Al vertice di tutto c'era la memoria di Gramsci ormai da tempo scomparso.

Togliatti operava con l'oligarchia del partito e poi decideva dopo aver consultato tutti e a volte cambiava parere. Ascoltava anche i capi dei sindacati. Gli iscritti erano moltissimi, quasi un milione; i votanti erano sopra al 30 per cento degli elettori con punte fino al 34. Ma seguivano le decisioni dell'oligarchia con il famoso slogan "ha da venì Baffone".

Caro Zagrebelsky, oligarchia e democrazia sono la stessa cosa e ti sbagli quando dici che non ti piace Renzi perché è oligarchico. Magari lo fosse ma ancora non lo è. Sta ancora nel cerchio magico dei suoi più stretti collaboratori. Credo e spero che alla fine senta la necessità di avere intorno a sé una classe dirigente che discuta e a volte contrasti le sue decisioni per poi cercare la necessaria unità d'azione. Ci vuole appunto un'oligarchia. Spero che l'abbia capito, soprattutto con la sinistra del suo partito che dovrebbe capirlo anche lei.

***

A me il Renzi europeista piace. Facendolo sul serio si è anche conquistato un ruolo che prima di lui e molto più di lui si erano conquistati De Gasperi, Ciampi, Prodi e Draghi che però il ruolo, che sorpassa tutti gli altri, non l'ha ottenuto in quanto italiano e in rappresentanza dell'Italia, ma come banchiere centrale eletto da tutta l'Europa perché primo tra i primi, nonostante il parere della Bundesbank.

Per criticare il Renzi europeista molti sostengono che quel ruolo lui l'ha usato per fare colpo sugli italiani per ottenere più facilmente il loro consenso elettorale. Sbagliato: il popolo che vota se ne infischia del ruolo del suo partito in Europa. Semmai può interessarlo il nazionalismo. E visto che siamo in argomento aggiungo che non mi stupisce affatto la richiesta di Renzi di esser votato anche dal centrodestra, essendo lui il capo d'un partito di centrosinistra. Ma chi chiede voti a destra deve essere realmente di sinistra. Se invece si è collocato al centro, come di fatto è da tempo avvenuto, sarà la destra a chiedere i suoi voti e non viceversa.

La conclusione su questo punto è che lui voleva ritornare a quello che fu il programma di Veltroni quando, eletto segretario del Pd, descrisse le idee del partito al Lingotto di Torino e alle elezioni di pochi mesi dopo ottenne il 34 per cento dei voti, più i 4 di Di Pietro suo alleato.

Veltroni presentò il Pd come il partito che doveva ricostruire l'Italia su basi socialmente, economicamente e politicamente riformatrici per un paese da modernizzare. Renzi si presentò come rottamatore e non fu una presentazione felice. La rottamazione avviene in modo naturale se si modernizza un paese, ma non per ragioni anagrafiche. Infatti quella parola ormai Renzi non la usa più. Se ha fatto un dibattito con un anziano costituzionalista che ha trattato con grande rispetto, questa è stata una buona svolta. Comunque, chieda pure i voti al centrodestra, ma accentui le caratteristiche di sinistra democratica del suo partito. Una sinistra moderna, questo sì. Che si imponga non solo in Italia ma in tutta l'Europa. La modernità, l'ha detto più volte Mario Draghi, consiste nell'aumentare la produttività, puntare verso l'Europa unita, risanare un sistema bancario alquanto indebolito, creare un bilancio sovrano europeo e un Tesoro unico in grado di emettere buoni del Tesoro europei sul mercato. Su alcuni di questi elementi Renzi è d'accordo ma non lo è sulla politica economica che pure rappresenta il punto centrale. La sua politica economica si basa soprattutto sulle mance, a volte benfatte, più spesso malfatte ed elettoralistiche. E per finanziarle non fa che chiedere flessibilità all'Europa.

Ebbene, non si fa così la politica fiscale, specie quando si ha una tecnologia che rende assai più facile individuare il lavoro nero e l'evasione. Il reddito nero e l'evasione ammontano a centinaia di miliardi di euro. Ma quello che stiamo ottenendo da queste operazioni ammonta a stento a 50-60 milioni all'anno. Cioè niente.

Non parliamo del problema spese e tasse. In teoria dovremmo aumentare le prime e diminuire le seconde. Nei fatti avviene l'inverso: si aumentano le tasse e si diminuiscono le spese, oppure restano ferme tutte e due ed è ferma anche l'economia del paese, salvo la flessibilità e il costante aumento del debito pubblico.

La vera ed unica soluzione è un taglio massiccio del cuneo fiscale. Ne ho già parlato su queste pagine ma nessuna risposta c'è stata, sicché ne riparlo ancora.

L'ammontare dei contributi che imprese e lavoratori versano all'Inps ammonta a 300 miliardi dei quali i datori di lavoro versano all'incirca il 21 per cento e i lavoratori il 9. L'ipotesi da me suggerita è un taglio di 30 punti, pari a 90 miliardi. L'Inps naturalmente dovrebbe continuare a fornire i servizi previsti, ma le sue entrate avendo subìto questo taglio massiccio dovrebbero essere finanziate dallo Stato il quale a sua volta dovrà fiscalizzare l'importo con una tassazione moderata dei redditi a cominciare da quelli che superano i 120mila euro e aumentando a misura dei redditi più elevati. Per un certo aspetto si tratta d'una imposta sul patrimonio, ma l'aspetto più rilevante riguarda l'aumento della domanda e quindi dei consumi da parte dei lavoratori e dell'offerta da parte delle imprese, indotte a questo comportamento che non avviene una tantum e quindi mette in moto i motori di una politica progressista.

Misure del genere in realtà andrebbero prese anche dai paesi europei alcuni dei quali non hanno mai adottato queste soluzioni. Va detto però che in molti paesi i servizi pubblici vengono forniti direttamente dallo Stato e quindi la fiscalizzazione è già in corso.

Gentile presidente del Consiglio, vorrei conoscere che cosa lei pensa di questa proposta. L'ideale sarebbe che lei la mettesse in moto subito ottenendone al più presto le conseguenze positive.
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Re: Zagrebeschi

Messaggioda flaviomob il 02/10/2016, 12:20

Anche Mussolini aveva dei consiglieri quando comandava, sotto dittatura, l'Italia: un'oligarchia. Anche la Chiesa cattolica è un'oligarchia. Eppure non c'entrano nulla con la democrazia. Forse Scalfari confonde la classe dirigente, selezionata secondo i meccanismi della democrazia rappresentativa, con l'oligarchia. Ai tempi dei Greci c'erano gli schiavi e le donne erano escluse dal potere.


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Re: Zagrebeschi

Messaggioda Robyn il 02/10/2016, 12:36

certo è che la partitocrazia rappresentata dal sistema dei partiti con il proporzionale che invadono tutte le istituzioni è peggiore.La democrazia non è perfetta
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Re: Zagrebeschi

Messaggioda mariok il 02/10/2016, 13:09

Effettivamente affermare che "oligarchia e democrazia sono la stessa cosa" è un grave errore.

Tuttavia, conoscendo la cultura democratica di Scalfari, è abbastanza chiaro quello che volesse dire: che cioè in democrazia a governare è comunque un'oligarchia, selezionata ed eletta con metodo democratico, a differenza della democrazia diretta (ed aggiungo io, della cosiddetta democrazia assembleare di settantottina memoria) che porta a populismo ed ingovernabilità.
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Re: Zagrebeschi

Messaggioda Robyn il 02/10/2016, 13:28

Il PD non può essere oligarchico se la selezione della leadership avviene tramite primarie se ha una democrazia interna e se i rappresentanti al parlamento sono scelti direttamente dagli elettori.Per ex il rischio di democrazia oligarchica c' è con il cdx e con i cinquestelle perche i cinquestelle sono un movimento interamente web guidato dalla casaleggio formaggi il cdx è derivazione di berlusconi e del suo impero mediatico non sono partiti a democrazia interna ma oligarchici padronali
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Re: Zagrebeschi

Messaggioda flaviomob il 02/10/2016, 13:53

La democrazia diretta si esprime mediante numerosi referendum soprattutto in USA e Svizzera, paesi di consolidata tradizione democratica. Certo non è un freno alla demagogia, ma determina un'assunzione di responsabilità diretta dell'elettore, che paga immediatamente le conseguenze della propria scelta (come in UK per la Brexit). Inoltre non si è mai vista una dittatura instaurarsi per referendum, ma "scalando" prima il potere proprio attraverso la democrazia rappresentativa (col fascismo, che governava in primis coi voti dei "liberali"; col nazismo stesso) e poi rendendo la propria oligarchia intoccabile e intangibile.


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Re: Zagrebeschi

Messaggioda Robyn il 02/10/2016, 14:05

La democrazia diretta porta i poteri forti ad impadronirsi della democrazia primo per l'influenza che possono esercitare sù un popolo in cui la cultura e carente secondo se si elegge il presidente o il primo ministro a suffragio universale e diretto non è difficile per un JP Morgan candidarsi senza l'appoggio dei partiti ma magari con l'appoggio di mass media controllati ed essere eletto.Nel caso di un partito che è maggioranza relativa e che diventa assoluta in parlamento bisogna costruire i giusti contrappesi.Cioè un solo partito al governo non può fare assopigliatutto degli organi di garanzia non può modificare la costituzione a piacimento e nell'ambito della democrazia rappresentativa può solo legiferare stando dentro confini della costituzione anche perche il popolo non è un sovrano assoluto secondo locke ma esercita la sua sovranità nei limiti della costituzione.Forme di democrazia diretta con il quale il popolo può esercitarsi già esistono in costituzione che è stata arricchita dal referendum propositivo
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