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le president francais

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

le president francais

Messaggioda Robyn il 19/09/2016, 18:55

Perche il presidente francese si è sfilato?
Ho capito quello che và con il motobecane
Je suis le president,je vais a la ville avec le motobecan oui le motobecan,le motobecan
Jean Claude c'est moi j'avais le motobecan je vais a Paris a la ville avec le motobecan
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Re: le president francais

Messaggioda mariok il 24/09/2016, 11:53

Hollande evidentemente ritiene che rimanendo l'unico interlocutore privilegiato della germania si salverà alle prossime elezioni.

Forse non ha capito che l'anno prossimo i francesi lo manderanno a casa comunque.

UNIONE EUROPEA
Vertice a tre, Merkel-Hollande-Juncker senza Renzi. Il premier: l'austerity fa male
24 Settembre 2016

ROMA. L'aria resta tesa. Lo si era capito chiaramente alla vigilia e nel post vertice di Bratislava, ma la freddezza tra Italia e Germania diventa sempre più evidente. Ieri è andata in scena una nuova puntata quando è rimbalzata la notizia di un nuovo incontro a tre tra Angela Merkel, Francois Hollande e il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, messo in agenda per mercoledì prossimo.
Senza il presidente del Consiglio italiano. Bruxelles e Berlino ridimensionano la portata dell'incontro, il premier italiano non ne parla ma tiene il punto: «L'austerity fa male, l'Ue deve cambiare direzione», è la tesi di Renzi. Dal vertice intergovernativo tra Italia e Germania a Maranello e dal summit di Ventotene sembra passata un'era ed invece è trascorso meno di un mese.
Allora in molti avevano pensato che l'Italia potesse inserirsi stabilmente nella cabina di comando dell'Europa post-Brexit. Ma qualcosa si è rotto come si era plasticamente capito nel vertice franco-tedesco, senza l'Italia, alla vigilia del consiglio informale slovacco o nella conferenza stampa a due Merkel-Hollande a Bratislava mentre, in un'altra sala, Matteo Renzi attaccava a testa bassa i risultati deludenti del summit, chiedendo all'Ue un'inversione di rotta.
Un appuntamento, quello di Berlino, che la Germania da una parte e Bruxelles dall'altra, minimizzano, ridimensionando la portata della potenziale polemica. «Un incontro assolutamente ordinario» in cui si parlerà di innovazione e digitalizzazione, fa sapere il portavoce della cancelliera, Steffen Seibert. E anche dall'Ue si spiega che «è un evento annuale e Juncker vi parteciperà per la terza volta da quando è in carica», dice la portavoce Mina Andreeva.
Ma di certo l'assenza di Renzi alla cena organizzata dallo European Round Table of Industrialist (Ert, forum che riunisce circa 50 ad e presidenti di grandi aziende, tra cui diverse italiane) è un segnale chiaro. Arrivato proprio nel giorno in cui lo stesso premier, dalle colonne del Washington Post - in un'intervista di qualche giorno fa, quando era a New York - rimarca: «Il problema è se la Germania accetterà o meno» che l'Italia entri nel gruppo di testa della Ue dopo lo shock della Brexit.
«Ho grande rispetto per Angela Merkel e Francois Hollande, ma non possiamo perdere l'occasione. Carpe Diem», ha detto poi il premier nell'intervista senza aggiungere altro sull'argomento. Ma tornando su quel 'cambiamentò, quel cambio di passo che da sempre chiede all'Europa. E su cui oggi più che mai le distanze con Frau Angela - sostenitrice del rigore e ferma sulla sua linea anche in vista delle prossime sfide elettorali interne - appaiono evidenti.
«Le politiche di austerity non servono a niente e fanno male. Non a caso c'è diversità tra quello che fanno gli Stati Uniti e l'Europa», ha incalzato Renzi stamattina al museo Ducati di Bologna. Tornando a ripetere anche sul Wp che l'Europa, scegliendo l'austerità, ha compiuto «un errore cruciale».
«Obama - ha ribadito - è un esempio per molte ragioni, per la qualità della sua azione politica e per la sua visione. Ha ottenuto risultati concreti nella creazione di nuovi posti di lavoro. Vorrei fare la stessa cosa non solo per il mio Paese ma per il mio continente».
E ci è tornato su anche nella conferenza stampa a palazzo Chigi: gli interventi anti-sismici saranno «fuori dai limiti del patto di stabilità perchè non è possibile che ci si preoccupi della stabilità delle tecnocrazie e non di quella degli edifici», ha scandito il premier, determinato a mantenere il punto. Prima vengono i cittadini ed i valori, poi le regole ed i parametri è il mantra del premier italiano.
Nei giorni in cui le previsioni sul Pil italiano sono riviste al ribasso - ieri dall'Ocse, oggi dall'Istat - Renzi, anche con un occhio al referendum e alla prossima legge di stabilità in cui rischia di dover stringere troppo la cinghia, è determinato a vuole spuntare più flessibilità in Europa. E spinge sull'acceleratore, anche a rischio di 'strappare" con Berlino.
Ma la partita resta tutta da giocare e non lascia intravedere, al momento, pronostici rosei. Lo hanno fatto capire il messaggio di ieri di Juncker e alcune interviste dei giorni scorsi di commissari Ue. Lo si intuisce dalle 'distanzè che la Merkel - rinsaldando il suo asse con l'Eliseo - sta prendendo in queste settimane. Lo si evince anche dal clima di opinione pubblica in Germania.
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Re: le president francais

Messaggioda pianogrande il 24/09/2016, 16:15

Renzi comincia ad apparirmi come un alleato dell'America per la ulteriore destabilizzazione dell'Europa.

Considero davvero avvilente questa ipocrisia sulla lotta all'austerity; come se far debito fosse il massimo della modernità e del coraggio invece che dell'incoscienza.

Tuoni e fulmini contro l'Europa ma (come per tantissimi altri politici) neanche un refolo contro le mafie, la corruzione e l'evasione fiscale per mantenere le quali dovremmo continuare a far debito.

Perché non dice una parola contro i ladri (ladri!) che non pagano le tasse?
Contro i falsi invalidi, i falsi poveri, i falsi malati e tutti i falsi che mettono in ginocchio questo paese?

Vuole rottamare l'Europa rischiando innanzitutto di rottamare l'Italia?
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Re: le president francais

Messaggioda mariok il 24/09/2016, 17:21

pianogrande ha scritto:Renzi comincia ad apparirmi come un alleato dell'America per la ulteriore destabilizzazione dell'Europa.

Considero davvero avvilente questa ipocrisia sulla lotta all'austerity; come se far debito fosse il massimo della modernità e del coraggio invece che dell'incoscienza.

Tuoni e fulmini contro l'Europa ma (come per tantissimi altri politici) neanche un refolo contro le mafie, la corruzione e l'evasione fiscale per mantenere le quali dovremmo continuare a far debito.

Perché non dice una parola contro i ladri (ladri!) che non pagano le tasse?
Contro i falsi invalidi, i falsi poveri, i falsi malati e tutti i falsi che mettono in ginocchio questo paese?

Vuole rottamare l'Europa rischiando innanzitutto di rottamare l'Italia?


E' vero, ha fatto propria questa litania sulla austerità (per la verità nemmeno inventata da lui) ma di risanare il paese soprattutto dagli sprechi, le mafie e la corruzione manco a parlarne.

Tuttavia non è lui che sta rottamando l'Europa, sono i "grandi" (si fa per dire) leader europei, come Merkel e Hollande, che guardano unicamente ai loro problemi elettorali interni e pensano che mantenendo lo status quo possano arginare i populismi ed i nazionalismi che li stanno travolgendo.

A me sembra che stiano tutti su un treno che sta andando a sbattere contro un muro, mentre ciascuno pensa di salvare il proprio vagone.
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Re: le president francais

Messaggioda flaviomob il 24/09/2016, 23:52

Scommettiamo che in un annetto o poco più saltano tutti e tre?


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
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Re: le president francais

Messaggioda pianogrande il 25/09/2016, 0:37

flaviomob ha scritto:Scommettiamo che in un annetto o poco più saltano tutti e tre?


Speriamo di non saltare anche noi insieme a loro.
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Re: le president francais

Messaggioda mariok il 25/09/2016, 7:43

Scalfari, dopo averlo criticato a lungo, oggi gli da la patente di europeista.

Evidentemente anche lui deve necessariamente aggrapparsi a renzi in mancanza d'altro.

Mi fa sorridere (amaramente) questa sorta di soddisfazione da parte di molti nel prevedere (o forse meglio, augurarsi) che entro un anno salteranno tutti e tre (Renzi, Merkel, Hollande), senza porsi minimamente il problema di chi li sostituirà: beata incoscienza!

Sai che bella un'Europa che veda al governo un neo-nazista in Germania, una Lepen in Francia ed un Grillo o un Salvini in Italia :mrgreen:

Renzi batte i pugni in Europa ma in Italia stia sereno
L’europeismo al quale anche lui è approdato non avanza, anzi fa passi indietro

di EUGENIO SCALFARI

25 settembre 2016

DAL VERTICE europeo di Bratislava ad oggi è passata una decina di giorni durante i quali si è consumata una rottura tra Renzi e l'Europa di stampo franco-tedesco con vasto seguito dei Paesi che sentono l'egemonia della Germania e vi si conformano. Renzi è praticamente solo e desidera esserlo. "Non voglio vivacchiare rispettando i comodi dell'asse franco-tedesco. Vivacchiare per un anno, aspettando che Francia e Germania abbiano risolto i loro problemi elettorali".

Il mondo occidentale, Giappone compreso, è agitato da problemi interni e internazionali estremamente complessi e preoccupanti che si intrecciano tra loro. Tutto è sempre più sconnesso e l'Europa peggio degli altri. Una Confederazione di 27 Paesi, ciascuno aggrappato alla propria sovranità nazionale mentre dovrebbero rafforzare l'Europa almeno per quanto riguarda la politica economica, quella delle migrazioni di massa e quella estera e militare. Per un periodo è sembrato che i Paesi di maggior rilievo e soprattutto i 19 che hanno adottato da diciotto anni la moneta comune, si fossero orientati in questo senso ed avessero capito che era necessario un cambiamento delle istituzioni europee. Ma l'illusione è durata assai poco. Questa strada è stata abbandonata da tutti, salvo che da Renzi e in tutt'altra misura ma con analoghi intenti da Mario Draghi. Che il nostro presidente del Consiglio abbia attenuato e per certi aspetti abbandonato il proprio nazionalismo nessuno se lo aspettava e invece è accaduto.

La sua conversione al manifesto di Ventotene ha concluso una fase transitoria durante la quale Renzi ha cercato di costruire una sua politica europeista ed un proprio ruolo che allineasse l'Italia ai grandi dell'Europa. Del resto siamo tra gli Stati fondatori, a cominciare dalla Comunità europea del carbone e dell'acciaio, dai trattati di Roma del 1957, dalla nascita dell'Unione europea, dall'adozione della moneta comune nel 1999 ed alla redazione della Costituzione europea, firmata da Giscard d'Estaing e da Giuliano Amato. Purtroppo però quella Costituzione fu bocciata dai referendum indetti in Francia e in Olanda.

Questa per sommi capi è stata la storia europeista italiana, portata avanti da personaggi come Altiero Spinelli, De Gasperi, Guido Carli, Giuliano Amato, Prodi, Ciampi, Napolitano, Draghi ed ora Renzi che batte il pugno sul tavolo quando quell'europeismo al quale anche lui è approdato non riesce ad avanzare, anzi fa preoccupanti passi indietro.

***

Molti sostengono che battere i pugni è un pessimo metodo, tipico di Renzi in tutte le occasioni in Italia e in Europa. Per quanto riguarda l'Italia hanno ragione: siamo una democrazia parlamentare e il Parlamento rappresenta il popolo sovrano, sia che abbia forme bicamerali o monocamerali. In Europa è diverso: il Parlamento è formato da partiti eletti dai singoli Paesi e non dal popolo nella sua cittadinanza europea. La cittadinanza europea esiste a parole ma non è in una Costituzione. Non esiste una Costituzione europea, sostituita da un Trattato di Lisbona che si limita a stabilire alcuni principi estremamente elastici. I partiti i cui rappresentanti occupano i seggi parlamentari e le singole commissioni a Bruxelles e a Strasburgo l'assemblea che si riunisce una volta al mese sono eletti dai singoli Paesi e quindi non rappresentano il popolo sovrano europeo. Non lo rappresentano perché, come abbiamo già detto, non esiste.

Le conseguenze si vedono ad occhio nudo: 8 Paesi su 27 hanno monete proprie e non quella comune. Il patto di Schengen che non prevede confini intraeuropei è accettato soltanto da alcuni ma non da tutti. Non esiste una forza armata europea e non una politica estera comune, non esiste un presidente con poteri decisionali ma soltanto un presidente con poteri procedurali, convoca i capi di Stato e di governo dei membri dell'Unione che deliberano a maggioranza qualificata o il più delle volte con voto unanime sicché basta un solo voto contrario per bloccare tutti.

Insomma la Confederazione non ha fatto alcun passo avanti verso la Federazione. Altiero Spinelli disse giustamente che ci sarebbe voluto molto tempo per arrivare agli Stati Uniti d'Europa. In realtà passi avanti sostanziali non sono stati fatti: Confederazione eravamo e tale siamo rimasti, anzi abbiamo anche dovuto registrare qualche mese fa la Brexit della Gran Bretagna. Assistiamo dovunque alla nascita di movimenti e partiti populisti, xenofobi e antieuropei in quasi tutti i Paesi del nostro continente.

Ecco perché la politica federalista di Renzi e i suoi pugni sul tavolo delle decisioni meritano di esser apprezzati. Ma queste considerazioni riguardano la politica del nostro presidente del Consiglio e l'Europa. Anche lui però ha delicati problemi da risolvere in Patria: economici, fiscali, politici. Si tratta di questioni non solo difficili ma fondamentali perché se al prossimo referendum dovessero vincere i "No" difficilmente potrebbe restare a Palazzo Chigi e quindi non resterebbe neppure in Europa con le conseguenze che ne seguono.

***

Il referendum costituzionale e la vigente legge elettorale sono due problemi strettamente connessi, ne abbiamo più volte spiegato le ragioni su queste pagine e quindi non staremo a ripeterle. Renzi fino a pochi giorni fa l'aveva sempre negato ma finalmente l'ha ammesso e ha interpellato il Parlamento, cioè il Senato dove non ha la maggioranza assoluta che ha invece alla Camera, sul tipo di legge elettorale che le varie formazioni politiche vorrebbero. Quando ognuno avrà detto la sua anche lui farà una proposta sapendo comunque che a referendum avvenuto anche la Corte costituzionale emetterà la sua sentenza sulla costituzionalità della legge elettorale e lui dovrà tenerne conto.

Un dato comunque è ormai assodato: una riforma elettorale ci sarà. Sarà una leggera incipriata alle gote o una vera e propria operazione di estetica facciale? Alcuni osservatori sostengono che Renzi non abbandonerà mai il ballottaggio; altri invece che potrebbe anche scegliere la proporzionale che è il criterio adottato dalla Corte costituzionale quando abolì il Porcellum. C'è però una possibilità di conservare il ballottaggio cambiandone tuttavia i connotati, finora una proposta del genere non è venuta fuori. Mi permetto di suggerirla: si instauri un sistema elettivo fondato esclusivamente in collegi uninominali con ampio spazio territoriale. Il ballottaggio avverrà collegio per collegio, dove i candidati decidono se andare al ballottaggio da soli o contraendo alleanze che possono essere anche diverse tra collegio e collegio. Il risultato finale emergerà dal totale degli eletti, deputati singoli o appartenenti a movimenti e partiti. Questo avverrà alla Camera, ammesso che il Senato sia stato abolito da una vittoria dei "Sì" al referendum. Se invece vincessero i "No" il Senato resterà quello che è, con la propria legge elettorale.

A me sembra che queste ipotesi funzionino. Un progetto equivalente è quello di non fare il ballottaggio nei collegi ma consentire ai candidati eletti nei collegi senza alcun ballottaggio di contrarre alleanze prima del ballottaggio finale. Più o meno questi due sistemi elettorali si equivalgono politicamente.

***

Gli altri temi, oltre questo elettorale, riguardano l'economia, la produttività e il fisco. Sono importantissimi e strettamente interconnessi. Qualche tempo fa feci una proposta che aveva il pregio di risolvere tutti e tre questi aspetti economici: il dimezzamento del cuneo fiscale per quanto riguarda i contributi che imprenditori e lavoratori versano all'Inps. Non detti però l'ammontare dell'intera operazione e gli effetti che essa potrebbe esercitare sulla domanda, sulla produttività e sulla auspicabile creazione di nuovi posti di lavoro. Questi dati li ho raccolti e perciò possiamo ora tornare su questo problema.

Anzitutto il pagamento dei contributi grava sui lavoratori per il 9,19 per cento e sui datori di lavoro per il 23,81. È dunque l'impresa quella che sarebbe più avvantaggiata e quindi più disponibile ad aumentare la produttività e a creare nuovi posti di lavoro. L'ammontare totale del cuneo fiscale è all'incirca di 300 miliardi di euro annui, incassati dall'Inps che ne ricava un attivo marginale. La mia proposta iniziale è stata quella di ridurre il cuneo fiscale del 50 per cento e quindi a 150 miliardi di euro. È evidente che l'Inps incassando una cifra così ridotta e dovendo comunque farsi carico dei medesimi servizi, sopporterebbe una notevole perdita che lo Stato dovrebbe fiscalizzare facendola pagare ai contribuenti sulla base del reddito da essi dichiarato. Si tratta di cifre molto rilevanti che però possono essere ulteriormente ridotte pur conservando un effetto notevole sull'economia e la produttività. Una riduzione comunque efficace potrebbe essere non del 50 per cento ma del 30, il che significa in cifre assolute tra gli 80 e i 90 miliardi che lo Stato dovrebbe fiscalizzare.

Su quale reddito dovrebbe scaricarsi questa fiscalizzazione? A mio parere su un reddito superiore a 120 mila euro annui. Siffatti redditi riguardano ancora un numero rilevante di contribuenti e quindi il peso della fiscalizzazione non è enorme ma comunque notevole. Naturalmente si accresce man mano che il reddito dichiarato dal contribuente aumenta. La sostanza dell'operazione per certi risvolti richiama una sorta di imposta patrimoniale che attenua le diseguaglianze e incita occupazione e consumi. Forse aumenterebbe il numero dei "Sì" al prossimo referendum. Renzi aveva in mente di ridurre di 3 punti il cuneo fiscale nel 2017. Ci pensi bene: 3 punti non significano niente, 30 punti capovolgono nettamente e utilmente la politica economica e sociale.
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Re: le president francais

Messaggioda Robyn il 25/09/2016, 9:21

Inutile concentrarsi sull'austerity e piangere in europa sono necessarie le riforme strutturali per recuperare competitività e creare lavoro e non riguarda solo il cuneo fiscale ,ma la separazione previdenza assistenza,il ricalcolo contributivo senza togliere niente a nessuno"riprendere la parte che manca con delle azioni"rimodellare il welfare fare alcuni cambiamenti al job act come ad ex limitare la prova ad un anno e cambiare l'art 18 in modo da realizzare un'equilibrio fra flessibilità e sicurezza,fare la riforma della giustizia tagliare la spesa superflua e diminuire in un'ambito di progressività le aliquote.Fare la separazione fra banche commerciali e di investimento e l'assicurazione sanitaria a chi supera una certa fascia di reddito.Le risorse per investimenti si possono trovare nella differenza attiva fra gettito e spesa
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Re: le president francais

Messaggioda pianogrande il 25/09/2016, 11:37

Direi agli europei che i problemi non si risolvono mai tornando indietro.

Le nostalgie dei populismi sono assolutamente anti storiche e la gente ci casca perché il si stava meglio quando si stava peggio imperversa a reti (e social) unificate.

Siamo bombardati da piatti della nonna, giochi a nascondino (invece che elettronici) foto dei bei tempi quando eravamo tutti amici e tutti bravi, attrezzi agricoli a trazione animale e/o umana.

Quella è la sicurezza.
Il nuovo e il futuro sono ignoti e inaffidabili.

Tutto questo si chiama oscurantismo.
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Re: le president francais

Messaggioda Robyn il 25/09/2016, 13:04

Questi sono i guasti provocati dal liberismo sfrenato e senza regole e da una interpretazione faziosa della idea liberale
Quando ad un popolo gli prospetti un futuro peggiore questo si rivolge all'indietro e preferisce il passato.In questo modo si bloccano tutti i cambiamenti soprattutto se si fanno male
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