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Brexit e se avessero ragione?

MessaggioInviato: 18/08/2016, 14:01
da trilogy
Uk, la Brexit è una festa: vendite al dettaglio +5,9%

A luglio vendite al dettaglio nettamente superiori alle attese. Merito del bel tempo e dell'aumento dei turisti stranieri. Sterlina ai massimi da due settimane sul dollaro. Mentre Renzi è pronto a giocare la carta Brexit morbida

Depressione post Brexit? Niente affatto, i consumatori britannici hanno invece festeggiato: le vendite al dettaglio a luglio sono cresciute dell'1,4% rispetto al mese precedente e del 5,9% su base annua. Entrambi i dati hanno nettamente battuto le attese (+0,2% m/m, +4,2% a/a). La sterlina si è subito rafforzata, salendo ai massimi da quasi due settimane sul dollaro a 1,3159. Al sorprendente risultato hanno contribuito il tempo particolarmente caldo e soleggiato e l'arrivo massiccio dei turisti dall'estero, favorito ovviamente dall'indebolimento della sterlina.

Secondo l'agenzia di rating Moody's, d'altronde, non ci sarà nessuna recessione post Brexit, come aveva invece previsto la grande maggioranza degli analisti, e il Regno Unito quest'anno crescerà dell'1,5% e il prossimo dell'1,2%. Chi addossa alla Brexit la colpa del rallentamento dell'economia di altri Paesi sembra quindi avere sbagliato bersaglio.

Intanto, secondo il quotidiano britannico The Times, Matteo Renzi vuole concretizzare al vertice di Ventotene uno scambio con Angela Merkel: il presidente del Consiglio sarebbe pronto ad appoggiare la linea morbida della cancelliera tedesca sulla Brexit per ottenere il sostegno tedesco a un allentamento delle regole di austerity. Il Times arriva a questa conclusione, in vista dell'incontro di lunedì prossimo tra Renzi, Merkel e il presidente francese François Hollande a Ventotene, analizzando il cambio della posizione del premier italiano sui tempi dell'uscita della Gran Bretagna dall'Ue dopo il referendum del 23 giugno.

All'esortazione a "non perdere neppure un minuto", il capo dell'esecutivo italiano, argomenta il quotidiano britannico in un articolo intitolato "Renzi si salva la pelle con un accordo sulla Brexit", ha optato per una linea più cauta, concordando in particolare con la neo-premier Theresa May sulla possibilità di un'uscita dall'Ue più lenta, anche per evitare una sovrapposizione con le elezioni tedesche dell'anno prossimo.

"Accettando di sostenere la leader tedesca, Renzi ora spera che la Merkel l'aiuterà a sbloccare i fondi che potrebbero salvare la sua carriera politica. A Renzi servirà il superamento dei livelli di deficit concordati con Bruxelles per realizzare una serie di tagli fiscali promessi e aumenti retributivi, nel momento in cui i dati mostrano che l'economia italiana è di nuovo sull'orlo di una recessione". Secondo il Times, in particolare, "Renzi spera che rilanciare la spesa possa contribuire a conquistare il favore dell'elettorato prima del referendum di novembre con cui ha messo in gioco il suo futuro" politico.

http://www.milanofinanza.it/news/uk-la- ... 1101048477

Re: Brexit e se avessero ragione?

MessaggioInviato: 18/08/2016, 14:46
da mariok
In realtà l'UK non è uscita.

Gli effetti eventualmente si vedranno su tempi lunghi, anche perché i falchi britannici hanno fatto macchina indietro lavorando per tempi lunghissimi di uscita.

Anche alla Germania, ma non solo, conviene la linea indolore dei tempi lunghi. Il problema semmai si porrà in caso di effetto domino, con l'eventuale richiesta di uscita di altri.

Per quanto riguarda noi, è bene non illudersi di poter seguire l'esempio della GB. Con il nostro debito pubblico e con l'appartenenza all'euro ed i suoi bassi tassi di interesse, il solo pensare ad un'uscita provocherebbe ben altri impatti.

Re: Brexit e se avessero ragione?

MessaggioInviato: 18/08/2016, 20:42
da pianogrande
In effetti, l'UK sta gestendo la cosa con grande calma.
Insomma, non si è scatenata la corsa all'uscita anzi, si prende tempo in tutti i modi.
Questo avrà, almeno per il momento, invitato alla calma anche chi avrebbe potuto reagire con mosse immediate (industria e finanza) e invece percepisce la possibilità di aspettare gli eventi prima di decidere qualcosa.

Sarebbe stato tutto molto diverso se fosse andata al potere gente come Farage o Johnson e avessero cominciato a cavalcare il risultato del referendum in senso più duro.
Invece c'è un capo del governo che ha sostenuto la campagna per il remain.

Tra l'altro, il messaggio mandato da tanta gente che ha votato leave è anche di pentimento; insomma, chi ha votato leave non lo sbandiera più di tanto.

Quindi, tempi lunghi e azioni diluite/annacquate.

Un po' di cervello nella zucca gli è rimasto a questo paese a cui la lezione è servita per capire che la regina Vittoria ormai sta bene dove sta.

Re: Brexit e se avessero ragione?

MessaggioInviato: 19/08/2016, 12:28
da gabriele
pianogrande ha scritto:In effetti, l'UK sta gestendo la cosa con grande calma.


Sono furboni, loro.

Vedrete che resteranno con una scarpa su due staffe e ci guadagneranno pure (germania compresa).
Il problema è: chi ci rimetterà?

Re: Brexit e se avessero ragione?

MessaggioInviato: 23/08/2016, 16:43
da mariok
Pare che i turisti stranieri se la passino bene. Bisognerà però vedere alla lunga come se la passeranno i cittadini britannici.

Il maggiore pericolo che vedo è che qualche testa gloriosa faccia credere che anche per noi un'uscita sarebbe tutta rosa e fiori.


Londra meno cara, l’effetto Brexit fa felici i turisti
Il calo della sterlina premia i consumi e spinge più europei sulle rive del Tamigi

23/08/2016
UMBERTO BACCHI
LONDRA

Davanti al London Eye c’è la coda. Sembra più lunga del solito. La ruota gira a pieni giri, come l’economia britannica. L’effetto Brexit con lo spauracchio della crisi e del salto nel buio, in questo agosto dell’addio alla Ue, è lontano. I consumi al dettaglio segnano un più 1,8%, la disoccupazione cala. La sterlina ha perso il 15% del suo valore in due mesi, gli importatori brontolano, ma i turisti ringraziano. Andare a Londra per le vacanze è diventato più accessibile. Non che i prezzi siano caduti, ma il cambio, ieri a 0,86 con l’euro, fa felice più di un turista.



Nel 2015 Londra ha accolto 31,5 milioni di visitatori, di cui quasi 19 milioni stranieri per un giro d’affari di 15 miliardi di sterline, 15% in più rispetto al 2010. Secondo gli esperti, l’attrattiva di un cambio favorevole potrebbe far superare la soglia delle 35 milioni di visite prima del 2020. Nel quartiere multiculturale di Camden, gruppetti di giovani si aggirano tra le bancarelle del famoso mercato locale, a caccia di abiti vintage, prodotti d’artigianato o cibo di strada, come un piatto di fish & chips dal rinomato Poppie’s.

Molti hanno affittato casa solo per qualche giorno tramite Airbnb, che prima di Ferragosto ha comunicato di aver avuto un incremento di visite su Londra del 24 per cento dal giorno del referendum di giugno. Davanti al London Eye, la famosa ruota panoramica sul Tamigi, Manuela Da Re e Davide Potenza sorridono. Sono venuti quattro giorni dal Belgio. «Londra è cara, ma il cambio basso aiuta un pochino», dice lei. Sull’altra sponda del fiume c’è coda anche per visitare la Torre di Londra dove sono custoditi i gioielli della corona. Una coppia di turisti spagnoli definisce una «piacevole sorpresa» l’aver trovato i prezzi in euro più bassi di quanto si aspettassero quando hanno prenotato il viaggio, mesi prima della Brexit.
«I tassi di cambio più favorevoli ci hanno consentito - dicono -, di toglierci qualche sfizio in più, rimanendo nel budget prefissato». A luglio l’associazione dei commercianti del West End, il cuore dello shopping londinese che include Oxford, Regent e Bond street, ha registrato vendite record per 400 milioni di sterline, 4,9% in più che nel 2015.

Secondo la New West End Company, gli incassi sono stati spinti proprio dai turisti, con cinesi e americani a farla da padroni, responsabili rispettivamente per il 30 e il 10% di tutti gli acquisti fatti da stranieri «La sterlina bassa ti dà un dieci per cento di margine in più su tutto», commenta Ettore Boscolo, 50enne di Chioggia che a Londra è venuto in vacanza con tutta la famiglia.

La moneta britannica ha infatti perso poco più del 10 percento sull’euro dal giorno del voto - quando era quotata a 1,3 e i turisti dall’Eurozona hanno di conseguenza risparmiato. Una visita alla retrospettiva sui Rolling Stones, esposta alla Saatchi Gallery, costava 32 euro quando la mostra aprì i battenti ad aprile, mentre i fan della band britannica oggi possono ammirare i cimeli dei loro idoli per circa 29 euro. Allo stesso modo un giro al museo di Stamford Bridge, casa del Chelsea di Antonio Conte, oggi costa 22 euro, tre in meno di quando il padrone di casa era Hiddink.

A perderci sono i turisti inglesi che viaggiano in direzione opposta. Settimana scorsa gli sportelli aeroportuali di alcune agenzie di cambio offrivano solo 99 centesimi di euro per una sterlina.

Re: Brexit e se avessero ragione?

MessaggioInviato: 23/08/2016, 19:01
da pianogrande
E' un po' presto per pubblicare statistiche e fare considerazioni sulla Brexit o addirittura tirare conclusioni.

Intanto, una certa svalutazione della Sterlina c'è stata anche quando ha cominciato a tirare aria di leave ed andrebbe messa in conto anche quella e questo vale anche per altri parametri.

Comunque, il voto c'è stato a giugno e siamo appena ad agosto.

Aggiungiamoci che l'UK non è ancora uscita.

Sopratutto in campo finanziario (svalutazione e sue conseguenze e possibili scossoni sulla piazza finanziaria di Londra) credo debba passare, facciamo, un anno dall'uscita reale.

A quel punto i bilanci da fare sarebbero due: cosa è successo all'UK e cosa è successo alla UE.

Re: Brexit e se avessero ragione?

MessaggioInviato: 23/08/2016, 20:15
da trilogy
Siamo d'accordo che è presto per vedere gli effetti a lungo termine della brexit. Però c'è un dato che emerge, ed è che gl'inglesi hanno reagito con ottimismo all'evento, mentre tutti gli analisti, compresa la banca centrale di Londra avevano previsto il contrario.
Sono anche d'accordo che per l'Italia l'uscita dall'Europa avrebbe conseguenze differenti.

Re: Brexit e se avessero ragione?

MessaggioInviato: 24/08/2016, 0:04
da pianogrande
trilogy ha scritto:Siamo d'accordo che è presto per vedere gli effetti a lungo termine della brexit. Però c'è un dato che emerge, ed è che gl'inglesi hanno reagito con ottimismo all'evento, mentre tutti gli analisti, compresa la banca centrale di Londra avevano previsto il contrario.
Sono anche d'accordo che per l'Italia l'uscita dall'Europa avrebbe conseguenze differenti.


Nell'ultima riga c'è tutto un programma di dibattiti con gli anti Euro e anti Europa.

E lo riassumerei col fatto che l'Europa quello che non è lo deve diventare e bisogna battersi perché lo diventi e non per andare contro corrente rispetto alla storia.

Re: Brexit e se avessero ragione?

MessaggioInviato: 06/09/2016, 17:24
da pianogrande
Forse non hanno ragione.
D'altra parte, le attività finanziarie sono il nervo scoperto della Brexit e qualcosa si muove per non perdere l'accesso al single market.

http://www.repubblica.it/economia/finan ... f=HREC1-21

Re: Brexit e se avessero ragione?

MessaggioInviato: 15/09/2016, 19:40
da mariok
VERTICE DI BRATISLAVA
Migranti, Ungheria e Polonia vogliono cambiare i Trattati Ue
–di Luca Veronese 15 settembre 2016

Orban e Kaczynski si preparano a dare un colpo, forse definitivo, all’Europa dell’integrazione, delle decisioni condivise, delle responsabilità che passano, piano piano, dai governi nazionali al governo dell’Unione. Al vertice di Bratislava che inizia domani, Ungheria e Polonia sotto la guida dei loro leader - entrambi ultraconservatori, nazionalisti e populisti - sono pronte a sfidare la Germania e gli altri Stati membri arrivando a chiedere la modifica dei Trattati comunitari. A cominciare dai migranti, per poi allargare la verifica ad altre questioni, non secondarie che potrebbero riguardare la separazione dei poteri, l’indipendenza dei media, i diritti e le libertà dei cittadini.

Brexit ha mostrato che dall’Unione si può uscire e che l’Europa può essere cambiata. L’obiettivo dichiarato è «ridare forza e potere alle patrie», togliere competenze alla Commissione e liberarsi «dai burocrati di Bruxelles che vogliono comandare in casa nostra», come spesso ha ripetuto il magiaro Viktor Orban in questi anni, trovando da qualche tempo un fedele alleato nel polacco Jaroslaw Kaczynski. E ricevendo nei giorni scorsi il sostegno, anche se con toni meno accesi, anche dagli altri due partner del gruppo di Visegrad, Repubblica Ceca e Slovacchia.

La questione dei migranti
Sulla gestione dei flussi migratori è totale la sintonia tra il premier ungherese, che “regna” a Budapest da oltre sei anni, e il leader polacco di Diritto e Giustizia, che ha trionfato alle elezioni dello scorso ottobre. Orban e Kaczynski non vogliono accogliere rifugiati, rifiutano le quote di ripartizione decise dall’Unione e non accettano soprattutto che Bruxelles possa imporre loro una scelta sulla questione.Dal governo Orban dicono con enfasi che «all’Ungheria i migranti non servono» e che «le quote sono un’assurdità» e Varsavia - dove governa Beata Szydlo, fedelissima di Kaczynski - dichiara la chiusura totale verso i profughi, soprattutto se non cristiani.

Mentre Angela Merkel, con una decisione storica, apriva la Germania ai migranti, l’Ungheria realizzava un muro di filo spinato al confine con la Serbia per bloccare i disperati che in fuga dalla Siria e risalendo i Balcani tentavano di entrare nell’Unione europea. E il prossimo mese in Ungheria si terrà un referendum, dall’esito scontato, per bocciare le quote introdotte nell’Unione.

Orban e Kaczynski uniti dal nazionalismo e dal populismo
«Un vecchio detto spiega che se ti fidi di qualcuno allora puoi andare con lui a rubare cavalli. Gli ungheresi vanno con piacere a rubare cavalli assieme ai polacchi», ha detto Orban in un recente incontro a Krynica, località polacca sui Carpazi.

Orban e Kaczynski sono uniti dal nazionalismo e dal populismo, sventolati come bandiere e mescolati in contrapposizione a tutto quello che sta fuori dai confini della patria: che siano l’Unione europea, il Fondo monetario e la Russia, o più di frequente le grandi imprese straniere. Seguendo il modello ungherese di Orban, la Polonia di Kaczynski sta mantenendo le promesse della campagna elettorale: tasse per le banche, per le grandi catene della distribuzione, per le compagnie di telecomunicazione. Tasse quindi per le società non polacche a bilanciare la spesa sociale e le pensioni dei polacchi. Così – e con molte altre misure non sempre ortodosse – Orban ha in effetti rilanciato l’economia magiara. Per Kaczynski c’è invece il rischio di bloccare il percorso di sviluppo di un Paese che anche negli anni della grande crisi internazionale, con i governi di centro, è riuscito a evitare la recessione.

Lo scontro con Bruxelles
Probabilmente solo sulla Difesa, i quattro di Visegrad - tutti membri dell’Alleanza Atlantica - chiedono un rafforzamento dei legami europei, soprattutto sul controllo delle frontiere esterne dell’Unione. Sui migranti Orban e Kaczynski cavalcano e alimentano la paura, spesso irrazionale e ingiustificata, dei cittadini per il diverso. Trasformando la questione in una guerra di identità culturale se non di religione. «Il populismo non risolve i problemi ma al contrario è l’origine dei problemi, dobbiamo essere ben consapevoli di questo e e proteggerci da queste derive», ha detto ieri il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, nel suo discorso sullo stato dell’Unione.

Ma Ungheria e Polonia non sembrano disposte ad ascoltare le parole che vengono da Bruxelles. e non si capisce ancora fino a che punto intendano portare lo scontro. Nonostante l’esempio di Brexit, nessuno a Varsavia come a Budapest ha mai detto di volere uscire dall’Unione: i fondi europei hanno sostenuto e stanno sostenendo in modo decisivo le economie dell’Est. La Polonia ha ricevuto circa 67 miliardi di euro tra il 2007 e il 2013 e ha a disposizione oltre 114 miliardi fino al 2020, considerando i fondi coesione e quelli destinati alle politiche agricole; l’Ungheria ha saputo utilizzare in modo virtuoso 27,7 miliardi di euro fino al 2015 e potrà contare su altri 34 miliardi fino al 2020.

L’ultimo tentativo di mediazione per prevenire lo scontro tra i quattro di Visegrad e gli altri membri dell’Unione ci sarà stasera in un vertice tra Juncker, il presidente del Consiglio europeo, il polacco Donald Tusk, e il premier slovacco Robert Fico che ha la presidenza Ue di turno.


Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/EJD0E2