Referendum: le giravoltole di Renzi

Referendum, Renzi: "Se passa, i 500 mln risparmiati ai poveri". Ed è polemica nel Pd per la Festa dell'Unità pro sì
La minoranza dem contro il partito per la scelta del logo della kermesse nazionale a favore del sì: "Una forzatura sguaiata". Replica il premier: "Noi siamo immuni dalla sindrome Bertinotti. Ma ho sbagliato a personalizzare". Boschi: "Chi propone di votare no, non rispetta il Parlamento"
di ALBERTO CUSTODERO
ROMA - "Se il referendum passa, i 500 milioni risparmiati sui costi della politica pensate che bello metterli sul fondo della povertà, e darli ai nostri concittadini che non ce la fanno". È l'annuncio del premier Matteo Renzi, fatto parlando degli effetti della riforma istituzionale, in caso di vittoria del sì al referendum. Ma è polemica nel Pd per la scelta di schierare la Festa dell'Unità per il sì al referendum. Alla minoranza dem non piace quello slogan "l'italia che dice sì", affiancato da una grande x verde e rossa che richiama quella che si disegna su una scheda elettorale. E attacca: "Un errore, una forzatura sguaiata, una militarizzazione che rischia di trasformarsi in un boomerang", dicono.
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Referendum, Renzi: "Se passa, i 500 mln risparmiati ai poveri". Ed è polemica nel Pd per la Festa dell'Unità pro sì
ROMA - "Se il referendum passa, i 500 milioni risparmiati sui costi della politica pensate che bello metterli sul fondo della povertà, e darli ai nostri concittadini che non ce la fanno". È l'annuncio del premier Matteo Renzi, fatto parlando degli effetti della riforma istituzionale, in caso di vittoria del sì al referendum. Ma è polemica nel Pd per la scelta di schierare la Festa dell'Unità per il sì al referendum. Alla minoranza dem non piace quello slogan "l'italia che dice sì", affiancato da una grande x verde e rossa che richiama quella che si disegna su una scheda elettorale. E attacca: "Un errore, una forzatura sguaiata, una militarizzazione che rischia di trasformarsi in un boomerang", dicono.
Renzi: "Con il sì al referendum, 500 milioni ai poveri"
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Anche il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi interviene sul referendum costituzionale. "Chi propone di votare no, non lo rispetta", dice. "Abbiamo scelto di rispettare in toto la procedura prevista dall'articolo 138 della Costituzione per modificarla - ha dichiarato Boschi - questo ha significato scegliere la strada più dura, un impegno notevole. Ma ora è un elemento di forza anche rispetto a chi propone di votare 'No', buttando via due anni di lavoro e ricominciare daccapo, immaginando che ci sia una maggioranza per una riforma diversa. Ma questo vuol dire non rispettare il lavoro che il Parlamento ha fatto: sei votazioni con maggioranze che hanno sfiorato il 60%. Un dibattito vero". In seguito ad alcuni fraintendimenti, una nota dell'ufficio stampa della ministra ha precisato: "La sua affermazione non era affatto riferita a chi legittimamente deciderà di votare 'No' al referendum".
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Referendum, Renzi: "Se passa, i 500 mln risparmiati ai poveri". Ed è polemica nel Pd per la Festa dell'Unità pro sì
ROMA - "Se il referendum passa, i 500 milioni risparmiati sui costi della politica pensate che bello metterli sul fondo della povertà, e darli ai nostri concittadini che non ce la fanno". È l'annuncio del premier Matteo Renzi, fatto parlando degli effetti della riforma istituzionale, in caso di vittoria del sì al referendum. Ma è polemica nel Pd per la scelta di schierare la Festa dell'Unità per il sì al referendum. Alla minoranza dem non piace quello slogan "l'italia che dice sì", affiancato da una grande x verde e rossa che richiama quella che si disegna su una scheda elettorale. E attacca: "Un errore, una forzatura sguaiata, una militarizzazione che rischia di trasformarsi in un boomerang", dicono.
Renzi: "Con il sì al referendum, 500 milioni ai poveri"
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Anche il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi interviene sul referendum costituzionale. "Chi propone di votare no, non lo rispetta", dice. "Abbiamo scelto di rispettare in toto la procedura prevista dall'articolo 138 della Costituzione per modificarla - ha dichiarato Boschi - questo ha significato scegliere la strada più dura, un impegno notevole. Ma ora è un elemento di forza anche rispetto a chi propone di votare 'No', buttando via due anni di lavoro e ricominciare daccapo, immaginando che ci sia una maggioranza per una riforma diversa. Ma questo vuol dire non rispettare il lavoro che il Parlamento ha fatto: sei votazioni con maggioranze che hanno sfiorato il 60%. Un dibattito vero". In seguito ad alcuni fraintendimenti, una nota dell'ufficio stampa della ministra ha precisato: "La sua affermazione non era affatto riferita a chi legittimamente deciderà di votare 'No' al referendum".
Referendum, Boschi: "Criticarono anche la Costituzione del 1948"
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La replica di Renzi alla minoranza. "Se qualcuno ha la sindrome Bertinotti - ha detto il premier Matteo Renzi parlando, alla Festa dell'Unità di Bosco Albergati (Modena) - per cui chiede sempre di più per non ottenere nulla, io dico che noi dalla sindrome Bertinotti siamo immuni: basta con la rissa continua". "Lo dico qui in Emilia - ha aggiunto - nel giorno in cui Romano Prodi festeggia il compleanno, e lui della sindrome Bertinotti sa qualcosa".
"Regola del fritto: congresso ogni 4 anni". "A tutti quelli che vogliono cambiare la linea del Pd e legittimamente anche il segretario - ha chiarito Renzi, rivolto alla minoranza dem - dico che è anche casa vostra, è un vostro diritto e una nostra gioia confrontarsi. Ma chi vuole cambiare linea e segretario ha il congresso ogni 4 anni, e non una volta al giorno, in tutte le tv e i talk show. Basta con la rissa continua".
"La data non è una priorità per i cittadini". "Nessuno di noi - ha sottolineato il segretario Pd - può pensare che la
riforma costituzionale sia l'argomento che appassiona i cuori. Vedo sui giornali: 'Grande incertezza per la data'. Trovatemi uno a Bosco Albergati o in Riviera, trovatemi uno che sulla spiaggia dice: sono tanto teso perchè non so se si vota il 13 o il 20 novembre. "Nessuno di noi può pensare che la riforma costituzionale sia l'argomento che appassiona i cuori. Vedo sui giornali: 'Grande incertezza per la data'. È evidente che questa non è nella percezione quotidiana la priorità".
"Ho sbagliato a personalizzare". "Anch'io ho sbagliato a dare dei messaggi - è il mea culpa del premier - questo non è il mio referendum. Anche perché questa riforma ha un nome e cognome, Giorgio Napolitano. Ma soprattutto perchè questa riforma è la riforma degli italiani. Io ho sbagliato a personalizzare troppo. Ma ora bisogna semplicemente dire la verità sul merito della riforma. La strategia sul referendum è semplice: dire la verità. La verità gli fa male. Lo sai".
"Chi si vuol fermare si fermi da solo". "Parlamentari che hanno votato sei volte sì ora vogliono votare no: noi siamo pronti a camminare con voi, ma se ci dite di fermarvi, noi non ci fermeremo, se volete fermarvi, vi fermate da soli". Ha detto Renzi rivolto ai parlamentari del Pd che hanno annunciato di votare no. "Dopo trent'anni - ha aggiunto - c'è qualcuno che le cose le sta facendo, questo li manda fuori di testa e dicono no a prescindere".
"Referendum non è sull'italicum o sulla mia simpatia". "Il referendum - ha chiarito il presidente del Consiglio - non c'entra niente con la legge elettorale, non c'entra niente con la simpatia di Renzi. Se si dice no rimane tutto come adesso: vi tenete 945 parlamentari, vi tenete i parlamentari più pagati di Occidente. Poi nessuno si può permettere di alzare la manina e dire: voglio ridurre i costi della politica. L'occasione l'hai avuta". "La domanda - ha aggiunto - non è 'ti sta simpatico Renzi'. Ma è: 'volete ridurre il numero dei parlamentari, superare il bicameralismo paritario, eliminare un ente meraviglioso che si chiama Cnel?' Se passa, elimina costi e posti della politica per 500 milioni all'anno".
Festa dell'Unità, la polemica nel Pd. Il manifesto pubblicato su twitter dal tesoriere del partito, Francesco Bonifazi, scatena una nuova ondata di critiche dei 'Bersaniani', che da tempo chiedono "piena cittadinanza" anche per le ragioni del no.
Proprio non è piaciuto quello slogan "l'Italia che dice sì", affiancato da una grande X verde e rossa che richiama quella che si disegna su una scheda elettorale. "Dal 28 agosto all'11 settembre - scrive Bonifazi su twitter - vi aspettiamo a Catania per la 'Festa nazionale e l'unità con l'Italia che dice sì". Una "forzatura" per Nico Stumpo: "È innegabile che la posizione del Pd sia per il sì, ma è altrettanto innegabile che c'è tanta parte del Pd che non ha esattamente questa posizione. Forzare sulle feste è un po' come escludere un pezzo della nostra storia. Si può fare politica senza essere sguaiati".
Per Miguel Gotor, poi, è una scelta "miope, un errore politico grave". Non si può "trasformare il brand della Festa dell'Unità in una scheda elettorale con la croce sopra". Soprattutto, "continua a essere un errore non volere dare cittadinanza anche alle ragioni del no dentro il pd e nelle feste dell'unità: si schiaffeggiano centinaia di migliaia di nostri elettori che vorrebbero seguitare a votarci alle politiche anche dopo avere scelto il 'no' al referendum e invece si sentono messi alla porta. Forse si pensa di sostituirli con le masse di elettori di Verdini e di Alfano. Ma la sconfitta delle amministrative non ha insegnato nulla?".
Drastico anche il giudizio di Federico Fornaro: "Gli ultimi i sondaggi dicono che un terzo elettori del centrosinistra è orientato a votare no. Mi pare si continui a negare l'evidenza. Attenzione però che a decidere saranno gli indecisi e se si continua sulla linea del referendum sul governo il risultato rischia di essere già scritto. Nessuno nega che gli organismi di partito si siano espressi chiaramente per il sì, da qui a militarizzare la propaganda, a farlo diventare una sorta di battaglia finale, ce ne corre".
http://www.repubblica.it/politica/2016/ ... ef=HREC1-2
La minoranza dem contro il partito per la scelta del logo della kermesse nazionale a favore del sì: "Una forzatura sguaiata". Replica il premier: "Noi siamo immuni dalla sindrome Bertinotti. Ma ho sbagliato a personalizzare". Boschi: "Chi propone di votare no, non rispetta il Parlamento"
di ALBERTO CUSTODERO
ROMA - "Se il referendum passa, i 500 milioni risparmiati sui costi della politica pensate che bello metterli sul fondo della povertà, e darli ai nostri concittadini che non ce la fanno". È l'annuncio del premier Matteo Renzi, fatto parlando degli effetti della riforma istituzionale, in caso di vittoria del sì al referendum. Ma è polemica nel Pd per la scelta di schierare la Festa dell'Unità per il sì al referendum. Alla minoranza dem non piace quello slogan "l'italia che dice sì", affiancato da una grande x verde e rossa che richiama quella che si disegna su una scheda elettorale. E attacca: "Un errore, una forzatura sguaiata, una militarizzazione che rischia di trasformarsi in un boomerang", dicono.
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Referendum, Renzi: "Se passa, i 500 mln risparmiati ai poveri". Ed è polemica nel Pd per la Festa dell'Unità pro sì
ROMA - "Se il referendum passa, i 500 milioni risparmiati sui costi della politica pensate che bello metterli sul fondo della povertà, e darli ai nostri concittadini che non ce la fanno". È l'annuncio del premier Matteo Renzi, fatto parlando degli effetti della riforma istituzionale, in caso di vittoria del sì al referendum. Ma è polemica nel Pd per la scelta di schierare la Festa dell'Unità per il sì al referendum. Alla minoranza dem non piace quello slogan "l'italia che dice sì", affiancato da una grande x verde e rossa che richiama quella che si disegna su una scheda elettorale. E attacca: "Un errore, una forzatura sguaiata, una militarizzazione che rischia di trasformarsi in un boomerang", dicono.
Renzi: "Con il sì al referendum, 500 milioni ai poveri"
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Anche il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi interviene sul referendum costituzionale. "Chi propone di votare no, non lo rispetta", dice. "Abbiamo scelto di rispettare in toto la procedura prevista dall'articolo 138 della Costituzione per modificarla - ha dichiarato Boschi - questo ha significato scegliere la strada più dura, un impegno notevole. Ma ora è un elemento di forza anche rispetto a chi propone di votare 'No', buttando via due anni di lavoro e ricominciare daccapo, immaginando che ci sia una maggioranza per una riforma diversa. Ma questo vuol dire non rispettare il lavoro che il Parlamento ha fatto: sei votazioni con maggioranze che hanno sfiorato il 60%. Un dibattito vero". In seguito ad alcuni fraintendimenti, una nota dell'ufficio stampa della ministra ha precisato: "La sua affermazione non era affatto riferita a chi legittimamente deciderà di votare 'No' al referendum".
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Referendum, Renzi: "Se passa, i 500 mln risparmiati ai poveri". Ed è polemica nel Pd per la Festa dell'Unità pro sì
ROMA - "Se il referendum passa, i 500 milioni risparmiati sui costi della politica pensate che bello metterli sul fondo della povertà, e darli ai nostri concittadini che non ce la fanno". È l'annuncio del premier Matteo Renzi, fatto parlando degli effetti della riforma istituzionale, in caso di vittoria del sì al referendum. Ma è polemica nel Pd per la scelta di schierare la Festa dell'Unità per il sì al referendum. Alla minoranza dem non piace quello slogan "l'italia che dice sì", affiancato da una grande x verde e rossa che richiama quella che si disegna su una scheda elettorale. E attacca: "Un errore, una forzatura sguaiata, una militarizzazione che rischia di trasformarsi in un boomerang", dicono.
Renzi: "Con il sì al referendum, 500 milioni ai poveri"
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Anche il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi interviene sul referendum costituzionale. "Chi propone di votare no, non lo rispetta", dice. "Abbiamo scelto di rispettare in toto la procedura prevista dall'articolo 138 della Costituzione per modificarla - ha dichiarato Boschi - questo ha significato scegliere la strada più dura, un impegno notevole. Ma ora è un elemento di forza anche rispetto a chi propone di votare 'No', buttando via due anni di lavoro e ricominciare daccapo, immaginando che ci sia una maggioranza per una riforma diversa. Ma questo vuol dire non rispettare il lavoro che il Parlamento ha fatto: sei votazioni con maggioranze che hanno sfiorato il 60%. Un dibattito vero". In seguito ad alcuni fraintendimenti, una nota dell'ufficio stampa della ministra ha precisato: "La sua affermazione non era affatto riferita a chi legittimamente deciderà di votare 'No' al referendum".
Referendum, Boschi: "Criticarono anche la Costituzione del 1948"
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La replica di Renzi alla minoranza. "Se qualcuno ha la sindrome Bertinotti - ha detto il premier Matteo Renzi parlando, alla Festa dell'Unità di Bosco Albergati (Modena) - per cui chiede sempre di più per non ottenere nulla, io dico che noi dalla sindrome Bertinotti siamo immuni: basta con la rissa continua". "Lo dico qui in Emilia - ha aggiunto - nel giorno in cui Romano Prodi festeggia il compleanno, e lui della sindrome Bertinotti sa qualcosa".
"Regola del fritto: congresso ogni 4 anni". "A tutti quelli che vogliono cambiare la linea del Pd e legittimamente anche il segretario - ha chiarito Renzi, rivolto alla minoranza dem - dico che è anche casa vostra, è un vostro diritto e una nostra gioia confrontarsi. Ma chi vuole cambiare linea e segretario ha il congresso ogni 4 anni, e non una volta al giorno, in tutte le tv e i talk show. Basta con la rissa continua".
"La data non è una priorità per i cittadini". "Nessuno di noi - ha sottolineato il segretario Pd - può pensare che la
riforma costituzionale sia l'argomento che appassiona i cuori. Vedo sui giornali: 'Grande incertezza per la data'. Trovatemi uno a Bosco Albergati o in Riviera, trovatemi uno che sulla spiaggia dice: sono tanto teso perchè non so se si vota il 13 o il 20 novembre. "Nessuno di noi può pensare che la riforma costituzionale sia l'argomento che appassiona i cuori. Vedo sui giornali: 'Grande incertezza per la data'. È evidente che questa non è nella percezione quotidiana la priorità".
"Ho sbagliato a personalizzare". "Anch'io ho sbagliato a dare dei messaggi - è il mea culpa del premier - questo non è il mio referendum. Anche perché questa riforma ha un nome e cognome, Giorgio Napolitano. Ma soprattutto perchè questa riforma è la riforma degli italiani. Io ho sbagliato a personalizzare troppo. Ma ora bisogna semplicemente dire la verità sul merito della riforma. La strategia sul referendum è semplice: dire la verità. La verità gli fa male. Lo sai".
"Chi si vuol fermare si fermi da solo". "Parlamentari che hanno votato sei volte sì ora vogliono votare no: noi siamo pronti a camminare con voi, ma se ci dite di fermarvi, noi non ci fermeremo, se volete fermarvi, vi fermate da soli". Ha detto Renzi rivolto ai parlamentari del Pd che hanno annunciato di votare no. "Dopo trent'anni - ha aggiunto - c'è qualcuno che le cose le sta facendo, questo li manda fuori di testa e dicono no a prescindere".
"Referendum non è sull'italicum o sulla mia simpatia". "Il referendum - ha chiarito il presidente del Consiglio - non c'entra niente con la legge elettorale, non c'entra niente con la simpatia di Renzi. Se si dice no rimane tutto come adesso: vi tenete 945 parlamentari, vi tenete i parlamentari più pagati di Occidente. Poi nessuno si può permettere di alzare la manina e dire: voglio ridurre i costi della politica. L'occasione l'hai avuta". "La domanda - ha aggiunto - non è 'ti sta simpatico Renzi'. Ma è: 'volete ridurre il numero dei parlamentari, superare il bicameralismo paritario, eliminare un ente meraviglioso che si chiama Cnel?' Se passa, elimina costi e posti della politica per 500 milioni all'anno".
Festa dell'Unità, la polemica nel Pd. Il manifesto pubblicato su twitter dal tesoriere del partito, Francesco Bonifazi, scatena una nuova ondata di critiche dei 'Bersaniani', che da tempo chiedono "piena cittadinanza" anche per le ragioni del no.
Proprio non è piaciuto quello slogan "l'Italia che dice sì", affiancato da una grande X verde e rossa che richiama quella che si disegna su una scheda elettorale. "Dal 28 agosto all'11 settembre - scrive Bonifazi su twitter - vi aspettiamo a Catania per la 'Festa nazionale e l'unità con l'Italia che dice sì". Una "forzatura" per Nico Stumpo: "È innegabile che la posizione del Pd sia per il sì, ma è altrettanto innegabile che c'è tanta parte del Pd che non ha esattamente questa posizione. Forzare sulle feste è un po' come escludere un pezzo della nostra storia. Si può fare politica senza essere sguaiati".
Per Miguel Gotor, poi, è una scelta "miope, un errore politico grave". Non si può "trasformare il brand della Festa dell'Unità in una scheda elettorale con la croce sopra". Soprattutto, "continua a essere un errore non volere dare cittadinanza anche alle ragioni del no dentro il pd e nelle feste dell'unità: si schiaffeggiano centinaia di migliaia di nostri elettori che vorrebbero seguitare a votarci alle politiche anche dopo avere scelto il 'no' al referendum e invece si sentono messi alla porta. Forse si pensa di sostituirli con le masse di elettori di Verdini e di Alfano. Ma la sconfitta delle amministrative non ha insegnato nulla?".
Drastico anche il giudizio di Federico Fornaro: "Gli ultimi i sondaggi dicono che un terzo elettori del centrosinistra è orientato a votare no. Mi pare si continui a negare l'evidenza. Attenzione però che a decidere saranno gli indecisi e se si continua sulla linea del referendum sul governo il risultato rischia di essere già scritto. Nessuno nega che gli organismi di partito si siano espressi chiaramente per il sì, da qui a militarizzare la propaganda, a farlo diventare una sorta di battaglia finale, ce ne corre".
http://www.repubblica.it/politica/2016/ ... ef=HREC1-2