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“Partiti in crisi”, il nuovo MiniDossier openpolis

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

“Partiti in crisi”, il nuovo MiniDossier openpolis

Messaggioda mauri il 25/05/2016, 15:09

bene o male un cambiamento ci è stato e i 50 anni di vacche grasse sembra terminato
ciao mauri


http://blog.openpolis.it/2016/05/24/par ... Newsletter
In che direzione si stanno muovendo i partiti italiani dopo la progressiva abolizione dei rimborsi elettorali? Un’analisi dei bilanci 2013 e 2014 dei 7 principali partiti italiani, fra nuove fonti di finanziamento e tagli alle spese.
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Re: “Partiti in crisi”, il nuovo MiniDossier openpolis

Messaggioda pianogrande il 25/05/2016, 16:34

Piuttosto scarno.

Dei 5S dice solo che ha un avanzo.

Partito sparito o non esistente negli altri paragrafi.
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Re: “Partiti in crisi”, il nuovo MiniDossier openpolis

Messaggioda Robyn il 28/05/2016, 15:40

La crisi più grave dei partiti oggi non è limitata solo alla mancanza di un organizzazione più leggera più moderna e meno burocratica ma alla mancanza di pensiero.A che cosa può servire una riforma costituzionale se non tendere alla democrazia compiuta attraverso un collegio all'inglese?E possibile riformarla senza eliminare nessuna delle garanzie?E possibile rendere più funzionante la democrazia parlamentare?E possibile oggi rendere più celere la giustizia senza eliminare le garanzie?E possibile rendere compatibile flessibilità e sicurezza sociale senza sfociare nella precarietà?E possibile il taglio della spesa e allo stesso tempo un rimodellamento sul welfare che lo renda più funzionante?E tutto racchiuso nel paradigma libertà eguaglianza meritocrazia.E possibile oggi la concorrenza evitando che diventi primitiva ?Il rischio è di costruire un paese che si incattivisce
Locke la democrazia è fatta di molte persone
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Re: “Partiti in crisi”, il nuovo MiniDossier openpolis

Messaggioda pianogrande il 28/05/2016, 18:28

Certo che è possibile.
E' sempre possibile.
E' questa la forza di chi fa promesse.
L'altra forza è che non succede gran che quando non le mantiene.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: “Partiti in crisi”, il nuovo MiniDossier openpolis

Messaggioda Robyn il 28/05/2016, 19:45

che significa le promesse?non l'ho capita
Sabrina Ferilli se ne è andata e il suo messaggio è chiaro.Nel csx hanno la linea le componenti di sinistra liberale basta con gli ex dc letta renzi e gli ex pci bersani d'alema etc
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Re: “Partiti in crisi”, il nuovo MiniDossier openpolis

Messaggioda mariok il 03/06/2016, 9:06

Buongiorno
Massimo Gramellini

Il ceto medio dimenticato e il populismo

03/06/2016
MASSIMO GRAMELLINI

Il 2 giugno del 1946 si votò per il referendum Monarchia-Repubblica, ma anche per l’Assemblea Costituente, e l’Uomo Qualunque di Giannini ottenne un successo clamoroso che gli permise di eleggere trenta deputati.

Il suo programma, ostile ai partiti e alla grande industria e incentrato sulla difesa del ceto medio, suonava la stessa musica degli attuali movimenti anti-establishment. Però all’epoca il nasone sopraffino di Alcide De Gasperi fiutò l’aria. Fece suoi molti degli umori e dei malumori di Giannini e nel giro di un paio d’anni la spinta dell’Uomo Qualunque venne completamente assorbita dalla Democrazia Cristiana. Oggi mancano i De Gasperi e le condizioni per esserlo, ma sta di fatto che le classi dirigenti di tutto il mondo ignorano o scherniscono le richieste del ceto medio impoverito dalla crisi e stanno consegnando la democrazia a forze autoritarie di natura opaca che non puntano più all’alternanza, ma allo scardinamento del sistema.

Le élite economiche, politiche e giornalistiche sembrano incapaci di reagire e persino di capire cosa stia succedendo. Si brinda allo scampato pericolo di un presidente reazionario in Austria, come se quei milioni di voti fossero scomparsi il giorno dopo le elezioni: mentre restano lì, pronti ad aumentare la prossima volta. I sondaggi sul referendum inglese di giugno vedono in testa i sostenitori dell’uscita dall’Europa, quelli francesi danno Marine Le Pen nettamente favorita alle presidenziali del 2017. In America le brigate rozze di Trump avanzano come caterpillar, impermeabili a ogni scandalo. Se il Washington Post che affossò Nixon scatenasse oggi un nuovo caso Watergate contro il candidato repubblicano, «the Donald» non perderebbe neanche un voto perché chi lo appoggia non si fida più dei mezzi di informazione: li considera asserviti agli interessi finanziari di una micro-casta, esattamente come i politici. Per cogliere l’aria che tira anche da noi, l’altra sera su Sky si è svolto un confronto tra i candidati alla poltrona di sindaco di Roma. L’avvocato Virginia Raggi dei Cinquestelle, tutta smorfie di disgusto e sguardi di degnazione, era simpatica come un cubetto di ghiaccio infilato lungo la schiena, eppure nel sondaggio seguito al dibattito è risultata di gran lunga la preferita dai telespettatori.

Di fronte a questa rivoluzione rumorosa che rischia di cambiare in senso reazionario la geografia politica del pianeta, gli eredi dei partiti che settant’anni fa si opposero vittoriosamente al nazifascismo appaiono non solo impotenti, ma ottusi. Si baloccano con i numeri freddi dell’economia, parlano di crescita e di riforme, ma continuano a ignorare l’urlo di dolore che sale dai tinelli della piccola borghesia che giorno dopo giorno si vede trascinare in basso nella scala sociale. Operai, insegnanti e impiegati che non riescono più a mandare i figli all’università. Che vedono il lavoro andare all’estero e poi ritornare con stipendi da fame. Che vivono in quartieri periferici dove non si sentono più a casa propria per la presenza sproporzionata di extracomunitari. A queste persone interessa poco che i migranti portino un punto e mezzo di Pil in più l’anno, perché non ne vedono le ricadute nella loro vita quotidiana. Sono offese, rabbiose, sgomente, spaventate. E da sempre la paura porta con sé la richiesta dell’uomo forte in grado di trovare soluzioni facili a problemi complessi.

Si tratta ovviamente di un’illusione, perché il mondo è complicatissimo e il cambiamento non si può fermare. Però lo si potrebbe ancora governare. Se le classi dirigenti si rendessero finalmente conto che tra un’azienda di alta tecnologia e una mensa di poveri - l’alfa e l’omega della globalizzazione - esiste la sterminata terra di mezzo di quei cittadini che, sentendosi ignorati dalla politica, cominciano a pensare di potere fare a meno della democrazia.
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville
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Re: “Partiti in crisi”, il nuovo MiniDossier openpolis

Messaggioda pianogrande il 03/06/2016, 11:05

Non si tratta di fare a meno della politica o della democrazia.

La politica e la democrazia la gente le guarda con benevolenza solo con la pancia piena e una certa sicurezza fisica e cioè quando le vede dalla sua parte.

Quando le vede come nemiche, rapinatrici, profittatrici, dedite al malaffare etc. etc. la gente comincia ad odiarle e la politica (la democrazia c'entra solo di riflesso) ha fatto tantissimo per farsi odiare.

Questo odio viene furbescamente cavalcato da chi ci darà altre fregature ma ce ne accorgeremo solo quando sarà troppo tardi.

Cosa hanno di buono i populisti del momento e di sempre?
Vengono percepiti come dalla nostra parte.
Niente di più.

Se i politici pensano solo a fare soldi e a procacciarsi potere e privilegi per se e familiari, come può la gente percepirli dalla propria parte?
Li vede come il nemico.

E' perfino elementare questo meccanismo.

Sarebbe interessante fare una inchiesta per rilevare quali politici (o anti) vengono percepiti dalla parte della gente.

Ci sarebbe da imparare qualcosa.
Fotti il sistema. Studia.
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