E' sbagliato dire che è la Germania il problema dell'Europa.
Il problema è che "l'Europa degli stati" non può funzionare, perché le scelte nell'Ue si fanno in funzione delle imminenti elezioni interne di questo o quello stato.
Ciò vale per la Germania, ma anche per l'Austria, la Polonia o l'Ungheria.
Ormai è talmente evidente che nessuno può negarlo, ma ci si guarda bene dal trarne le logiche conseguenze.
L’EUROGRUPPO
La politica interna tedesca conta più della crisi greca
E’ stato coperto il sostanziale rinvio di decisioni anche più vitali: rivedere gli obiettivi di bilancio imposti ad Atene, per renderli meno soffocanti e irrealistici; alleggerire il debito riconoscendo l’ovvio, cioè che è impossibile sostenerlo.
di Federico Fubini
Il primo ministro greco Alexis Tsipras (Reuters) Il primo ministro greco Alexis Tsipras (Reuters) shadow
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Di rado la discussione su un Paese europeo a Bruxelles è arrivata a prescindere dall’effettiva situazione di quest’ultimo come l’altra notte. Contavano di più altri fattori benché si parlasse di un’economia caduta del 29,6% in otto anni. Nel frattempo il deficit del governo è sceso dell’11% di un Pil che si stava contraendo di un terzo (fosse rimasto stabile, quel Paese oggi sarebbe in surplus di bilancio). Nello stesso periodo il numero di abitanti in condizioni di povertà è passato da meno di uno a quattro ogni dieci e il debito dello Stato sta salendo a un livello pari al reddito di due anni.
Quel Paese è la Grecia, naturalmente. La quale ha appena approvato l’ennesimo pacchetto di sacrifici, con tasse che salgono su tutto e nuovi aumenti di contributi per avere pensioni più piccole. In contropartita ieri l’Eurogruppo (i ministri finanziari europei) hanno di fatto sbloccato un nuovo pacchetto di 10,5 miliardi di prestiti che eviteranno ad Atene lo strangolamento finanziario nei prossimi mesi. Tuttavia l’Eurogruppo e il Fondo monetario hanno fatto ricorso a una dose massiccia di maquillage per coprire il sostanziale rinvio di decisioni anche più vitali: rivedere gli obiettivi di bilancio imposti ad Atene, per renderli meno soffocanti e irrealistici; alleggerire il debito riconoscendo l’ovvio, cioè che la Grecia non può sostenerlo.
In privato, lo riconoscono tutti. Persino il tedesco Wolfgang Schäuble. In pubblico e nell’Eurogruppo il ministro delle Finanze di Berlino però non intende concedere molto fino al 2018, perché nel 2017 la Germania va al voto e un compromesso su Atene oggi costerebbe caro al suo partito. Poco importa che l’Fmi insista. Dunque ieri a Bruxelles ci si è curati molto più della politica interna tedesca (senza nominarla) che della Grecia. Comprensibile che oggi in Europa un’elezione a Berlino conti più, nell’immediato, di una crisi umanitaria ad Atene. Basta chiamare le cose con il loro nome.
25 maggio 2016 (modifica il 25 maggio 2016 | 21:43)