E se Boeri si occupasse un po' di evasione contributiva?

Non sarebbe forse il caso che Boeri, piuttosto che fare il ministro in pectore, facesse un po' di più il suo mestiere, come per esempio rafforzare i controlli sulle evasioni contributive?
L’evasione contributiva mette a dura prova qualsiasi riforma
29/04/2016
ALESSANDRO BARBERA
Gentile Barbera, si legge spesso di pensioni, ma raramente si riflette sul rapporto pensioni-evasione. O l’evasione è sovrastimata (magari per giustificare i fallimenti di politica economica dei vari governi) oppure è veramente enorme; se così fosse, non le sembra che la redistribuzione dei redditi da pensione rappresenterebbe l’ennesima beffa per chi ha sempre pagato tasse e contributi e l’ennesimo premio per chi si è sottratto ai suoi doveri di cittadino?
Anni fa erano stati resi pubblici i dati riguardanti il confronto tra consumi effettuati e redditi dichiarati; le regioni in cui più vistoso era lo scarto - e in cui maggiore era quindi l’evasione, fiscale e contributiva - erano anche le regioni che annoverano il maggior numero di pensioni molto basse. Non sarebbe il caso di tenere conto di questi dati e magari usarli per fare una bella campagna educativa antievasione?
Magari anziché martellare sempre su chi prende troppo, fare una bella analisi sulle categorie che prendono poco (forse commercianti, forestali, colf, baby-pensionati...)?
Alice Lazzarini
Gentile Lazzarini, di tutte le disparità del sistema previdenziale, l’evasione contributiva è probabilmente la più odiosa. Il presidente dell’Inps Tito Boeri la stima in 102 miliardi l’anno, il 37 per cento del sommerso: difficile immaginare che un economista di fama faccia suoi numeri del genere se non li considerasse credibili. Né mi immagino una ragione razionale per sovrastimarli. Sempre secondo Boeri circa un quinto dei lavori part time maschererebbe posizioni di fatto a tempo pieno in cui i contributi vengono versati solo per metà delle ore effettivamente prestate. È di questi giorni una polemica sull’uso dei voucher, uno strumento nato per far emergere rapporti di lavoro temporanei che fino a pochi anni fa erano in nero. Ma quale sarebbe l’alternativa, a parte controlli a tappeto dei cantieri edili?
Sui traballanti conti previdenziali pesano poi altri fenomeni, come il mancato accantonamento dei contributi da parte delle amministrazioni pubbliche, soprattutto prima dell’onerosa fusione fra Inps e Inpdap. L’unificazione dei due enti ha finito per azzerare il patrimonio dell’Inps, che alla fine di quest’anno sarà sceso dai quasi trenta miliardi del 2010 ad appena 1,8. Una voragine che il governo sarà costretto a colmare con la fiscalità generale. Nelle intenzioni di Palazzo Chigi a breve dovrebbe esserci una riforma dei controlli, con l’unificazione delle strutture ispettive di ministero del Lavoro, Inps e Inail. Il successo o meno della riforma sarà la cartina di tornasole della voglia di combattere (o meno) il fenomeno dell’evasione.
Alessandro Barbera, classe 1971, bolognese, studi in Inghilterra e alla Banca centrale europea, ha iniziato come giornalista all’agenzia «Ap.Biscom». Già vice della redazione romana, si occupa di economia italiana e internazionale. È coautore de «La lunga notte dell’euro» (Rizzoli) e ha scritto per Aspenia.