Si autosospende il presidente Pd campano indagato

Corruzione e appalti truccati a favore dei Casalesi: 9 arresti. Si autosospende il presidente Pd campano indagato
Santa Maria Capua Vetere: nel mirino della Guardia di finanza e carabinieri, funzionari comunali, imprenditori e professionisti accusati di aver agevolato il clan. In carcere anche l'ex sindaco Biagio Di Muro
di DARIO DEL PORTO e CONCHITA SANNINO
NAPOLI - Nove arresti e indagini ancora aperte tra Campania e Lazio per un presunto giro di tangenti che dal Comune di Santa Maria Capua Vetere, nel casertano, arrivava fino al clan dei Casalesi e investe anche la politica regionale: in carcere è finito l'ex sindaco del Comune del Casertano, Biagio Di Muro, ma soprattutto risulta indagato anche il presidente del Pd campano, Stefano Graziano, che ha lasciato sia l’incarico nel partito sia quello di presidente dell'assemblea regionale campana.
Di Graziano - indagato per concorso esterno in associazione mafiosa - sono state perquisite le abitazioni e l'ufficio in Consiglio regionale. E i fari della politica nazionale sono stati subito puntati su di lui, con il M5s che ha parlato di "Gomorra nel Pd". Sul caso è intervenuto anche il vicesegretario nazionale del Pd, Lorenzo Guerini, che invoca "chiarezza" e ribadisce la sua "totale fiducia nella magistratura".
Al Nazareno, la sede del Pd a Roma, c'è imbarazzo e parole molto caute e misurate. Il premier e segretario dem, Matteo Renzi, ha voluto subito le dimissioni di Graziano. Vale la presunzione di innocenza ma l’accusa è pesante e il Pd non vuole ombre. Graziano inoltre ha anche avuto un ruolo di consulente a Palazzo Chigi tra il 2013 e il 2014, ma - sottolineano fonti del governo - quel ruolo che era stato deciso dal governo Letta non è stato rinnovato sotto Renzi.
L'INCHIESTA
La storia si ripete: il padre di Di Muro fu condannato per tangenti e gli fu confiscato lo storico palazzo Teti Maffuccini, che ospitò anche Giuseppe Garibaldi. Ed ora, proprio intorno al restauro di quel palazzo, si scopre il giro di mazzette che travolge suo figlio.
Le ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite dal Nucleo regionale di polizia tributaria della Guardia di finanza e dai carabinieri del nucleo investigativo di Caserta. Nell'inchiesta sono coinvolti imprenditori, funzionari comunali e professionisti. I reati ipotizzati a vario titolo vanno dalla corruzione alla turbativa d'asta e falso ideologico. Ipotizzata anche l'aggravante di aver agevolato la criminalità organizzata e in particolare il clan camorristico dei Casalesi.
Biagio Di Muro, fino a dicembre 2015 sindaco di Santa Maria Capua Vetere, è in carcere insieme all'imprenditore del settore della ristorazione, Alessandro Zagaria, 30 anni, nessuna parentela con il boss Michele, l'unico però che deve rispondere di associazione a delinquere di stampo mafioso. Altri sette indagati tra funzionari comunali e professionisti sono agli arresti domiciliari: tra loro anche il funzionario del Comune casertano, Roberto Di Tommaso.
Figura chiave nell'inchiesta della Dda partenopea - sostituti D'Alessio, Giordano, Landolfi e Sanseverino coordinati dal procuratore aggiunto antimafia Giuseppe Borrelli - sarebbe, a giudizio degli investigatori, proprio quella di Zagaria, accusato dalla Procura di "mantenere rapporti illeciti con esponenti politici locali, in particolare sindaci". Le verifiche sono condotte dai finanzieri diretti dal colonnello Giovanni Salerno e dai carabinieri comandati dal colonnello Giancarlo Scafuri.
L'ipotesi che ha indotto gli inquirenti a effettuare le perquisizioni nei confronti di Graziano è che l'esponente politico abbia chiesto e ottenuto appoggi elettorali in riferimento alle ultime consultazioni per l'elezione del consiglio regionale della Campania. Secondo tale ipotesi, Graziano si sarebbe posto "come punto di riferimento politico e amministrativo" del clan Zagaria del quale è accusato di far parte Alessandro Zagaria, omonimo del boss, arrestato oggi.
Lo spunto investigativo è stato offerto da una intercettazione di colloqui tra Zagaria e Di Muro: colloqui nel corso dei quali si faceva riferimento all'appoggio elettorale che occorreva garantire a Graziano. Quest'ultimo si sarebbe attivato - ma tale circostanza non è ritenuta illecita dagli inquirenti della Dda - per favorire il finanziamento dei lavori di consolidamento di Palazzo Teti Maffuccini. Dice Zagaria a Di Muro: "E già non sta bene...perché noi dobbiamo portare a Graziano (Stefano, precisano gli inquirenti) e tu non ti fai vedere. Ti dovrei allontanare io a te! O no?".
LE REAZIONI DELLA POLITICA
"Sulle notizie che arrivano da Caserta ci auguriamo che si faccia chiarezza al più presto, che si possano rapidamente chiudere le indagini e definire la posizione di chi è coinvolto. Nel frattempo, totale e incondizionata fiducia nel lavoro della magistratura". Così Lorenzo Guerini, vicesegretario del Partito democratico, sull'indagine che vede coinvolto Graziano.
Interviene anche Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera e leader del Movimento 5 stelle, che scrive su Facebook: "Il presidente del Partito democratico campano è indagato per camorra. Piccolo dettaglio: fino all'anno scorso era anche consulente del governo Renzi. Vi prego liberiamo l'Italia".
"Bisogna comprendere più nel dettaglio la vicenda", dichiara il sindaco di Napoli Luigi de Magistris. "Si tratta di indagini per le quali non bisogna mai giudicare frettolosamente, però, ancora una volta, un esponente apicale del Pd viene coinvolto in vicende giudiziarie assai gravi, addirittura per quanto attiene a legami con una delle più potenti organizzazioni mafiose in Italia. La rottamazione di Renzi non è mai iniziata, anzi. Ed è per questo che continuiamo nella nostra battaglia per dimostrare che in politica non sono tutti uguali ma che ci sono anche persone che si schierano, con onestà e coraggio, per impedire che tra politica e crimine organizzato ci siano zone grigie o di collusione".
"In un momento tanto delicato per Napoli e la Campania, con una nuova guerra di camorra in atto che sta lasciando per le strade morti e un diffuso senso di impotenza tra i cittadini, appare assai grave l'ennesima inchiesta che collega il mondo degli appalti, il clan dei Casalesi ed esponenti di spicco della politica locale. La presunzione d'innocenza è doverosa, ma non si può non rilevare la gravità del coinvolgimento del presidente del Pd campano Stefano Graziano nell'indagine coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Napoli". Lo afferma il deputato di Possibile Pippo Civati.
http://napoli.repubblica.it/cronaca/201 ... ef=HREC1-3
Santa Maria Capua Vetere: nel mirino della Guardia di finanza e carabinieri, funzionari comunali, imprenditori e professionisti accusati di aver agevolato il clan. In carcere anche l'ex sindaco Biagio Di Muro
di DARIO DEL PORTO e CONCHITA SANNINO
NAPOLI - Nove arresti e indagini ancora aperte tra Campania e Lazio per un presunto giro di tangenti che dal Comune di Santa Maria Capua Vetere, nel casertano, arrivava fino al clan dei Casalesi e investe anche la politica regionale: in carcere è finito l'ex sindaco del Comune del Casertano, Biagio Di Muro, ma soprattutto risulta indagato anche il presidente del Pd campano, Stefano Graziano, che ha lasciato sia l’incarico nel partito sia quello di presidente dell'assemblea regionale campana.
Di Graziano - indagato per concorso esterno in associazione mafiosa - sono state perquisite le abitazioni e l'ufficio in Consiglio regionale. E i fari della politica nazionale sono stati subito puntati su di lui, con il M5s che ha parlato di "Gomorra nel Pd". Sul caso è intervenuto anche il vicesegretario nazionale del Pd, Lorenzo Guerini, che invoca "chiarezza" e ribadisce la sua "totale fiducia nella magistratura".
Al Nazareno, la sede del Pd a Roma, c'è imbarazzo e parole molto caute e misurate. Il premier e segretario dem, Matteo Renzi, ha voluto subito le dimissioni di Graziano. Vale la presunzione di innocenza ma l’accusa è pesante e il Pd non vuole ombre. Graziano inoltre ha anche avuto un ruolo di consulente a Palazzo Chigi tra il 2013 e il 2014, ma - sottolineano fonti del governo - quel ruolo che era stato deciso dal governo Letta non è stato rinnovato sotto Renzi.
L'INCHIESTA
La storia si ripete: il padre di Di Muro fu condannato per tangenti e gli fu confiscato lo storico palazzo Teti Maffuccini, che ospitò anche Giuseppe Garibaldi. Ed ora, proprio intorno al restauro di quel palazzo, si scopre il giro di mazzette che travolge suo figlio.
Le ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite dal Nucleo regionale di polizia tributaria della Guardia di finanza e dai carabinieri del nucleo investigativo di Caserta. Nell'inchiesta sono coinvolti imprenditori, funzionari comunali e professionisti. I reati ipotizzati a vario titolo vanno dalla corruzione alla turbativa d'asta e falso ideologico. Ipotizzata anche l'aggravante di aver agevolato la criminalità organizzata e in particolare il clan camorristico dei Casalesi.
Biagio Di Muro, fino a dicembre 2015 sindaco di Santa Maria Capua Vetere, è in carcere insieme all'imprenditore del settore della ristorazione, Alessandro Zagaria, 30 anni, nessuna parentela con il boss Michele, l'unico però che deve rispondere di associazione a delinquere di stampo mafioso. Altri sette indagati tra funzionari comunali e professionisti sono agli arresti domiciliari: tra loro anche il funzionario del Comune casertano, Roberto Di Tommaso.
Figura chiave nell'inchiesta della Dda partenopea - sostituti D'Alessio, Giordano, Landolfi e Sanseverino coordinati dal procuratore aggiunto antimafia Giuseppe Borrelli - sarebbe, a giudizio degli investigatori, proprio quella di Zagaria, accusato dalla Procura di "mantenere rapporti illeciti con esponenti politici locali, in particolare sindaci". Le verifiche sono condotte dai finanzieri diretti dal colonnello Giovanni Salerno e dai carabinieri comandati dal colonnello Giancarlo Scafuri.
L'ipotesi che ha indotto gli inquirenti a effettuare le perquisizioni nei confronti di Graziano è che l'esponente politico abbia chiesto e ottenuto appoggi elettorali in riferimento alle ultime consultazioni per l'elezione del consiglio regionale della Campania. Secondo tale ipotesi, Graziano si sarebbe posto "come punto di riferimento politico e amministrativo" del clan Zagaria del quale è accusato di far parte Alessandro Zagaria, omonimo del boss, arrestato oggi.
Lo spunto investigativo è stato offerto da una intercettazione di colloqui tra Zagaria e Di Muro: colloqui nel corso dei quali si faceva riferimento all'appoggio elettorale che occorreva garantire a Graziano. Quest'ultimo si sarebbe attivato - ma tale circostanza non è ritenuta illecita dagli inquirenti della Dda - per favorire il finanziamento dei lavori di consolidamento di Palazzo Teti Maffuccini. Dice Zagaria a Di Muro: "E già non sta bene...perché noi dobbiamo portare a Graziano (Stefano, precisano gli inquirenti) e tu non ti fai vedere. Ti dovrei allontanare io a te! O no?".
LE REAZIONI DELLA POLITICA
"Sulle notizie che arrivano da Caserta ci auguriamo che si faccia chiarezza al più presto, che si possano rapidamente chiudere le indagini e definire la posizione di chi è coinvolto. Nel frattempo, totale e incondizionata fiducia nel lavoro della magistratura". Così Lorenzo Guerini, vicesegretario del Partito democratico, sull'indagine che vede coinvolto Graziano.
Interviene anche Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera e leader del Movimento 5 stelle, che scrive su Facebook: "Il presidente del Partito democratico campano è indagato per camorra. Piccolo dettaglio: fino all'anno scorso era anche consulente del governo Renzi. Vi prego liberiamo l'Italia".
"Bisogna comprendere più nel dettaglio la vicenda", dichiara il sindaco di Napoli Luigi de Magistris. "Si tratta di indagini per le quali non bisogna mai giudicare frettolosamente, però, ancora una volta, un esponente apicale del Pd viene coinvolto in vicende giudiziarie assai gravi, addirittura per quanto attiene a legami con una delle più potenti organizzazioni mafiose in Italia. La rottamazione di Renzi non è mai iniziata, anzi. Ed è per questo che continuiamo nella nostra battaglia per dimostrare che in politica non sono tutti uguali ma che ci sono anche persone che si schierano, con onestà e coraggio, per impedire che tra politica e crimine organizzato ci siano zone grigie o di collusione".
"In un momento tanto delicato per Napoli e la Campania, con una nuova guerra di camorra in atto che sta lasciando per le strade morti e un diffuso senso di impotenza tra i cittadini, appare assai grave l'ennesima inchiesta che collega il mondo degli appalti, il clan dei Casalesi ed esponenti di spicco della politica locale. La presunzione d'innocenza è doverosa, ma non si può non rilevare la gravità del coinvolgimento del presidente del Pd campano Stefano Graziano nell'indagine coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Napoli". Lo afferma il deputato di Possibile Pippo Civati.
http://napoli.repubblica.it/cronaca/201 ... ef=HREC1-3