Banche e acciaio, è guerra tra l'Italia e l'Ue: bocciati gli aiuti all'Ilva
Formale apertura della procedura di infrazione. Pronti tre ricorsi alla Corte
di CLAUDIO TITO
ROMA. Ormai lo scontro è totale. E non riguarda un solo settore. Lo spettro della conflittualità si è allargato a 360 gradi. Ma adesso ci sono tre fronti su cui ogni miccia è stata accesa. Si tratta delle banche, dell'Ilva e del deficit italiano. Sono le tre partite su cui si giocano i rapporti futuri tra il governo di Renzi e la commissione europea. Tra il premier e la Merkel. La linea rossa tra Bruxelles e Roma è dunque diventata improvvisamente incandescente. E negli ultimi giorni i rapporti sono addirittura peggiorati.
Ieri è arrivata la comunicazione ufficiale che la Ue ha bocciato il salvataggio di Banca Tercas, la banca di Teramo. Ma soprattutto pochi giorni fa è stata recapitata al governo italiano la lettera formale con cui si preannuncia l'apertura della "procedura di infrazione" per i finanziamenti forniti all'Ilva. Il documento è stato firmato dal commissario alla Concorrenza, Margrethe Vestager, e punta l'indice proprio sull'ultimo prestito da trecento milioni. Anche per il gruppo siderurgico italiano l'accusa non cambia: aiuti di Stato. In più, nell'ultimo mese, si è consumata anche la complicata e controversa dialettica tra il governo Renzi e la Commissione Juncker sul recente decreto salva-banche.
Si tratta dunque di uno scontro tra l'Italia e l'Unione europea senza precedenti. E stavolta è Roma all'offensiva. Mai si erano concentrati tanti elementi di conflittualità in uno spazio di tempo così breve. La tensione registrata la scorsa settimana al Consiglio europeo tra il presidente del consiglio e la Cancelliera tedesca Merkel assume adesso tutta un'altra luce. Tutto ha ormai preso la forma e la sostanza di un braccio di ferro che mira a cambiare non tanto - o almeno non ora - gli equilibri all'interno dell'Unione ma a modificare il perimetro dei tre negoziati cui i due contendenti saranno chiamati a discutere nel 2016. Non è un caso che l'Italia, dinanzi alle lettere spedite in questi giorni da Bruxelles, abbia iniziato a valutare tutte le contromisure. Compresa quella più radicale: il ricorso alla Corte di Giustizia.
Sul caso Ilva, infatti, il governo insiste nel richiamare l'attenzione sulla circostanza che non si tratta di un semplice "salvataggio" ma anche di un'operazione finalizzata al risanamento ambientale. E secondo l'esecutivo italiano, proprio la disciplina europea prevede l'intervento pubblico in questi casi e in modo particolare in riferimento all'intervento siderurgico. La procedura di infrazione, nella fattispecie, non è stata ancora completata. Ma se l'esito dovesse essere negativo, Palazzo Chigi è pronto ad attivare appunto il ricorso alla corte di Giustizia.
L'ARTICOLO INTEGRALE SU REPUBBLICA IN EDICOLA E REPUBBLICA+
http://www.repubblica.it/politica/2015/ ... 130083842/