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Disastro università

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Disastro università

Messaggioda flaviomob il 17/12/2015, 20:16

"Per la prima volta nella sua storia, è diventato significativamente più piccolo. Di circa un quinto. Rispetto al momento di massima dimensione (databile, a seconda delle variabili considerate, fra il 2004 e il 2008), al 2014-15 gli immatricolati si riducono di oltre 66 mila, passando da circa 326 mila a meno di 260 (-20%); i docenti da poco meno di 63 mila a meno di 52 mila (-17%); il personale tecnico amministrativo da 72 mila a 59 mila (-18%); i corsi di studio
scendono da 5634 a 4628 (-18%). Il fondo di finanziamento ordinario delle università (FFO) diminuisce, in termini reali, del 22,5%. L’ Italia ha dunque compiuto, nel giro di pochi anni, un disinvestimento molto forte nella sua università. Si tratta di una trasformazione opposta a quelle in corso in tutti paesi avanzati (e ancor più negli emergenti) che continuano invece ad accrescere la propria formazione superiore: basti ricordare che mentre il finanziamento pubblico dell’università in Italia si contraeva del 22%, in Germania cresceva del 23%; anche i paesi mediterranei più colpiti dalla crisi hanno ridotto molto meno il proprio investimento sull’istruzione superiore. Non è certo solo effetto della crisi: in Italia, la riduzione della spesa e del personale universitario è stata molto maggiore che negli altri comparti dell’intervento pubblico: fra il 2008 e il 2013 i docenti universitari si riducono del 15% circa, il totale del pubblico impiego di meno del 4%.
La decrescita avviene per di più a partire da dimensioni notevolmente inferiori. [...] L’Europa si è data l’obiettivo, al 2020, di avere il 40% di giovani laureati. L’Italia è nel 2014, al 23,9%: questo la colloca all’ultimo posto fra i 28 stati membri; contemporaneamente l’Italia si è data un obiettivo al 2020 – che è dubbio raggiungerà – pari al 26-27%, che continuerebbe a collocarla all’ultimo posto: alla luce delle dinamiche in corso potrebbe essere superata anche dalla Turchia. La regione con la percentuale maggiore di laureati (30-34 anni), il Lazio (31,6%), si colloca su livelli pari al Portogallo. Quattro regioni italiane, tutte del Mezzogiorno, sono fra le ultime dieci nella graduatorie delle 272 europee; la Sardegna (17,4%) è penultima: la sua percentuale di giovani laureati è superiore solo alla regione bulgara dello Severozàpad, ed è poco più di un terzo rispetto alla Svezia.".

Dal rapporto RES in corso di pubblicazione presso Donzelli, "Nuovi divari. Un'indagine sull'Università al Sud e al Nord"

http://www.resricerche.it/


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Re: Disastro università

Messaggioda pianogrande il 18/12/2015, 0:43

L'istruzione non dà risultati subito.
E' un investimento a lunga scadenza.
I nostri politici non vedono a un palmo dai sondaggi e dalle prossime elezioni e dagli amici degli amici.

Avremo il ponte sullo stretto attraversato da un popolo di ignoranti.
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Re: Disastro università

Messaggioda mariok il 18/12/2015, 10:12

Sono dati veramente sconfortanti. Ma ce ne sono altri che mostrano una situazione ancora più complicata e preoccupante.

Il primo è che, malgrado abbiamo la più bassa percentuale di laureati, abbiamo anche il più basso tasso di occupazione dei laureati (appena il 62%, più basso di quello dei diplomati). Ciò significa che i giovani non si laureano non solo per carenze dell'università, ma anche per una debole domanda di laureati: pare che laurearsi non convenga (argomento già trattato in altro 3d).

Si tratta inoltre di un dato non contingente, dovuto soltanto alla crisi e alle politiche degli ultimi governi, ma strutturale, ove si osservi che l'attuale 23,9% di trentenni laureati nel 2002 era addirittura del 13,1%.

Altra nostra caratteristica in questo campo è la più alta percentuale, rispetto agli altri paesi, dei laureati in lauree magistrali (corsi quinquennali) e con master. Ciò sembra confermare il fatto che la bassa domanda di laureati (soprattutto di quelli con laurea triennale) spinge ad utilizzare l'università come un parcheggio.

Ne risulta un quadro quanto mai complicato, che chiama in causa non soltanto il basso livello di investimento nell'istruzione, ma anche il profilo del nostro tessuto produttivo a basso valore aggiunto ed una evidente divaricazione tra domanda ed offerta nel mercato del lavoro.

Situazioni del genere vanno quindi affrontate non semplicemente mettendo un po' più di soldi nell'università pubblica, ma lavorando ad un progetto complessivo che riguardi istruzione, ricerca e sviluppo, innovazione di processo e di prodotto.

Cose che, come osservato da @pianogrande, la nostra politica non è in grado di intraprendere.
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Re: Disastro università

Messaggioda flaviomob il 18/12/2015, 11:16

I laureati italiani però trovano lavoro alla grande quando emigrano all'estero: credo che questo dato vada preso in considerazione. Significa che in Italia il mercato per i lavori più qualificati (e a maggior valore aggiunto) si sta ridimensionando e che i frutti migliori del percorso formativo che questo paese ancora riesce a favorire cadranno lontani dall'albero... Saremo sempre più marginali.

http://www.infodata.ilsole24ore.com/201 ... preferita/

http://www.corriereuniv.it/cms/2015/05/ ... probabile/


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Re: Disastro università

Messaggioda pianogrande il 18/12/2015, 13:13

Insomma, più che "disastro università" siamo davanti a un disastro mercato del lavoro.

Il nostro mercato del lavoro vuole manovalanza a basso costo o laureati disposti a fare stage a 400 Euro al mese.

L'Italia ha ancora ottime università e chiunque può chiedere conferma dalle parti di Londra o di Berlino.
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Re: Disastro università

Messaggioda Robyn il 18/12/2015, 19:34

L'istruzione in passato ha goduto di scarsa considerazione frà gli italiani non sono pochi quelli che dicono ma che ci vanno a fare a scuola tutti questi studenti non servono.L'istruzione invece è molto importante per la democrazia senza istruzione non è possibile difendere la democrazia e sono più facili le pulsioni populiste l'Italia ancora soffre dei precedenti trascorsi storici delle generazioni poi il calo di studenti universitari è dovuto alle basse paghe ed un sistema di bassa qualificazione che non offre occasioni ai giovani laureati.Fare qualche anno di università è bene anche se non si consegue una laurea e guai a chi pensa al numero chiuso.Poi il ministro Poletti invitava gli studenti universitari a non cercare i massimi voti o l'università di prestigio,anche perche il successo nel mercato del lavoro dipende dalle capacità dello studente.In parte potrei essere d'accordo ma è una scelta individuale dello studente.Quello che è importante non sono i voti che si prendono ma intraprendere il corso di studi che si preferisce e avere interesse in quel corso di studi studiare non per prendere il massimo dei voti ma perche sono nozioni che rimangono,cioè sono un'investimento sul futuro,la cosa più importante è aver compreso in profondità una materia,un corso di studio prescelto,non il massimo dei voti,ma poi è una scelta sempre dello studente
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