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Altro che critiche a Poletti!

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Altro che critiche a Poletti!

Messaggioda ranvit il 28/11/2015, 10:55

Completare la rottamazione degli attuali (e pestiferi) sindacati e partiti!!! Sono rimasti al novecento! 8-)

http://www.lastampa.it/2015/11/28/cultu ... agina.html


L’innovazione non chiede permesso


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28/11/2015
MASSIMO RUSSO
Destano scandalo le prudenti e timide considerazioni del ministro Giuliano Poletti sul fatto che misurare il lavoro solo sulla base dell’orario sia un modo antico di pensare, inadatto ai nostri tempi. Insorgono i rappresentanti sindacali, arrivano puntuali le accuse di liberismo sfrenato. Ma se guardiamo le cose con un po’ di prospettiva, ci accorgiamo che in realtà mentre politica, Cgil, Cisl e Uil litigano sul ventesimo secolo, la nostra vita quotidiana li ha già lasciati indietro e per molti aspetti è saldamente piantata nel ventunesimo.

Basta leggere in filigrana tre piccoli fatti avvenuti nell’arco dell’ultima settimana per accorgersene. Mettiamoli in fila. Nella sola giornata di ieri in Italia Amazon ha ricevuto oltre 600mila ordini, sette al secondo. È il Black friday, il venerdì nero, la tradizionale giornata delle offerte prenatalize nella settimana del Ringraziamento. Decine di migliaia di occasioni-lampo che quest’anno dagli Stati Uniti - attraverso Internet - sono state importate in modo massiccio anche in Italia. Non si tratta solo di libri o di elettronica.

In centinaia di siti in questo weekend si possono comprare vestiti, cibo, casalinghi, giocattoli, regali, con sconti medi del 30 per cento. Non avviene solo online: sono numerosi i negozi e le città in cui sono scattati i ribassi. A Roma, nella centrale via Frattina, centinaia di ragazzine si sono messe in fila per acquistare abiti con il 70% di riduzione. A Padova, qualche giorno fa, l’apertura serale straordinaria con sconti fino all’80% ha portato nelle casse dei commercianti milioni di euro. Mentre ragioniamo ancora di regolamenti sui saldi stagionali, il commercio elettronico e la Rete hanno già cambiato le nostre abitudini, il rito delle compere sotto l’albero.
Seconda notizia. Facebook ha deciso - come già aveva fatto in precedenza un’altra piattaforma digitale, Spotify - di accordare quattro mesi di congedo parentale a tutti i propri dipendenti, anche nel caso di coppie omosessuali. Prima che ci pensi la legge, le aziende si muovono per riconoscere una parità di diritti che già la maggioranza dei cittadini ritiene acquisita. Si tratta solo dell’ultima manifestazione di un welfare aziendale che in un’impresa su cinque, secondo il rapporto presentato ieri a Torino dal Centro Einaudi, assicura flessibilità e intercetta bisogni che riguardano salute, famiglia e istruzione non più solo in funzione sussidiaria, aggiuntiva rispetto al pubblico, ma in modo strutturale.

Terzo evento. A dieci giorni dal Giubileo - con una metropolitana che si guasta un giorno sì e l’altro pure e con la paralisi degli autobus Tpl, che da sei giorni non circolano per sciopero e hanno isolato di fatto la periferia della capitale - Uber, la società di trasporto più odiata dai tassisti, ha lanciato una nuova linea di metro virtuale. Si chiama U, le otto fermate del tragitto le stanno decidendo i cittadini attraverso il loro voto online, verranno collegate da auto e minivan condivisi, con una tariffa di cinque euro. Il servizio partirà il 10 dicembre, la frequenza delle corse sarà determinata dalle richieste via cellulare.

Basta unire i puntini di questi aneddoti suggeriti dalla cronaca per veder emergere un disegno chiaro: l’innovazione determinata dalla seconda età delle macchine procede senza chiedere permesso, facendo invecchiare d’improvviso le norme già esistenti o quelle ancora in discussione. Pensiamo solo alla legge in approvazione al Senato sulla chiusura festiva obbligatoria per i negozi, a fronte di un commercio elettronico che invece non dorme mai.

Il cambiamento porta con sé crescita, libertà ma anche squilibri. Per riconoscere il primo e governare questi ultimi servono una politica e una rappresentanza che accettino la sfida. Gli intermediari che non lo fanno, prima ancora di estinguersi, si scopriranno irrilevanti.
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Re: Altro che critiche a Poletti!

Messaggioda pianogrande il 28/11/2015, 12:14

Be'.
Mi sarebbe piaciuta una analisi della rilevanza dell'orario di lavoro nella attuale situazione.

Tutto il resto è abbastanza condivisibile.
Solo come esempio, l'obbligo di chiusura dei negozi nei giorni festivi lo giudico decisamente idiota.

Per tornare all'orario di lavoro, sarei felicissimo se tutte le prestazioni lavorative fossero di livello tale da far passare in seconda linea l'orario.

Il parametro è proprio quello; il livello della prestazione.

Tanto per inquadrare gli estremi della scala, non mi sognerei mai di far timbrare il cartellino e di calcolare sulle ore di presenza la retribuzione di un manager che lavora con strategie e obiettivi di lungo termine.

Per l'operatore portuale addetto alla gru che carica e scarica i container dalle navi a terra e viceversa, le ore cominciano ad essere un "parametro" non trascurabile.

Insomma, se Poletti pensa che tutti i lavoratori siano a un tale livello di prestazione da essere retribuiti non più sull'orario, forse non si è documentato a sufficienza ma il ragionamento, di per se, non fa una piega.
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Re: Altro che critiche a Poletti!

Messaggioda Robyn il 28/11/2015, 13:47

Poletti come ministro ha fatto tutto quello che non serviva
fare e non ha fatto tutto quello che era necessario fare
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Re: Altro che critiche a Poletti!

Messaggioda Robyn il 30/11/2015, 13:32

Quello di cui parla Poletti esiste fin dai tempi di giustiniano esiste una parte fissa regolata dalla paga base oraria poi esiste una parte variabile mese x mese legata al merito.Quello di cui parla Poletti cioè di eliminare la paga oraria e stabilire tutto in funzione del merito è anche incostituzionale perche contrasta con l'art 36 della costituzione"Il lavoratore ha diritto ad un reddito sufficente e legato alla qualità e alla quantità del suo lavoro"Poi c'è la prurisettimanalità che attraverso la flessibilità dell'orario di lavoro può permettere di risparmiarsi di lavorare durante i week end sabato e domenica,flessibilità che può avere un intervallo tra un minimo di 6 ore e un massimo di 9 ore oppure essere distribuito diversamente durante la giornata lavorativa per ex entrare un'ora prima ed uscire un'ora prima e viceversa sempre stando dentro il parametro delle 40 ore settimanali.Il problema vero sono gli scatti di anzianità slegati dal merito che sono causa di espulsione anticipata dei cinquanttenni dal mercato del lavoro e danno come risultato magre paghe per i lavoratori giovani perche l'azienda cerca di compensare e contenere il costo del lavoro.Poi esiste il problema di contenere il costo del lavoro diminuendo il cuneo fiscale e facendo in modo che i lavoratori flessibili abbiano un reddito maggiore cosa realizzabile se si fanno fluire i risparmi anziche sul cuneo fiscale sul reddito.Altro aspetto è che per creare lavoro stabile il lavoro a tempo indeterminato deve costare meno di quello flessibile.Altro aspetto e l'articolo 18 che se regolato bene può essere esteso anche alle aziende di dimensioni minori.Per i disciplinari tre infrazioni disciplinari semplici in un'anno e per il gmo l'inesistenza della causa specificata anziche nulla o l'insussistenza che dà incertezza interpretativa e l'opting out dove il magistrato che constatando che un rapporto di lavoro è deteriorato può decidere di dare solo l'indennizzo anche se di regola servirebbe la reintegrazione cosa valida sia per il gmo che per i disciplinari.Alla fine un periodo di prova della durata massima di un'anno.Per concludere cause nel processo del lavoro che durino poco tre o quattro mesi
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Re: Altro che critiche a Poletti!

Messaggioda ranvit il 01/12/2015, 9:18

http://www.pietroichino.it/?p=38060



LA STAMPA QUOTIDIANA TRASFORMA UNA NOTAZIONE RAGIONEVOLISSIMA DEL MINISTRO DEL LAVORO IN UNA NOTIZIA-BOMBA, E I SINDACATI CI CASCANO
Secondo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 370, 29 novembre 2015.
I giornali calcano sempre un po’ la mano per dare colore alle notizie, d’accordo; ma c’è un limite a tutto. Venerdì il ministro del Lavoro dice una cosa che per chiunque si occupi di lavoro è del tutto ovvia, che tuttavia merita di essere ricordata al grande pubblico: ci sono, e diventeranno sempre più numerosi, rapporti di lavoro dipendente nei quali la prestazione non può essere misurata con l’orologio, perché non è soggetta a vincolo di orario; dunque occorre studiare nuovi modi di misurarla e retribuirla. Questione niente affatto trascurabile, se si considera che, invece, il nostro diritto del lavoro e della previdenza oggi non conosce altro parametro per la misurazione del lavoro e la commisurazione del compenso, che non sia l’orario. Il giorno dopo il quotidiano la Repubblica spara questa notizia con un titolone in prima pagina: POLETTI: BASTA CON L’ORARIO DI LAVORO. Subito sotto, un articolo corrucciato della pur valente sociologa Chiara Saraceno, che paventa la fine di ogni protezione contro lo sfruttamento del lavoro, con inizio in prima e seguito a pagina 31. La distorsione della notizia, da parte di chi fa il giornale, in questo caso è dolosa; perché lo stesso quotidiano pubblica anche una bella intervista a Maurizio Del Conte, nella quale il giovane giuslavorista consigliere del Governo spiega molto bene il concetto ragionevolissimo che il ministro ha voluto richiamare; ma l’intervista è collocata a pagina 15, sotto un titolo che non richiama in alcun modo la dichiarazione di Poletti, in modo che il grande pubblico si accorga il meno possibile della forzatura compiuta in prima pagina. La cosa ancora più stupefacente, però, è che la leader della Cgil (seguita peraltro da alcuni altri di Cisl e Uil) ci caschi come una pera cotta, squalificando irosamente la dichiarazione del ministro: “sul lavoro non si scherza!”. Non si stupisca, poi, se i suoi tesserati sono per la maggior parte pensionati.
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Re: Altro che critiche a Poletti!

Messaggioda pianogrande il 01/12/2015, 12:39

Certo che finché gli addetti ai lavori sono più che altro addetti agli insulti e alla denigrazione dell'avversario, spiegarsi diventa un problema quasi insolubile.

Poletti inoltre non poteva pensare di essere ministro in un paese di giuslavoristi e di gente appassionata della materia che passa le notti a mettere a punto strategie sempre più raffinate.

La vogliamo finire con l'interpretato male e non volevo dire quello e chi non capisce è perché è ignorante o è perché non gli conviene capire etc. etc.

Quello che voleva dire Poletti lo doveva dire Poletti.

L'orario di lavoro non lo considera più un parametro attuale?

Vabe'.
Dica perché.
Dica in quali casi (e perché).

Insomma si spieghi.
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Re: Altro che critiche a Poletti!

Messaggioda Robyn il 01/12/2015, 13:29

Non penso che l'Italia sia un paese tanto normale.La legge Biagi prevedeva diverse formule che potevano essere regolate in modo tale da non sfociare nella precarietà,dotate di tutte le tutele,ed essere utilizzate per regolare i rapporti di lavoro diversamente subordinati,ma poi è arrivata l'onda talebana del contratto unico che li ha cancellati.Però bisogna chiedersi se i lavori dove il parametro non può essere l'orario di lavoro non rientrino di più nel lavoro a PIVA è se è solo fumo negli occhi dettato dall'esigenza di ricercare una sopravvivenza politica per evitare di consegnare la guida del paese ai welfar liberal
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Re: Altro che critiche a Poletti!

Messaggioda trilogy il 01/12/2015, 13:49

Ne hai diverse di figure che non hanno un orario di lavoro come parametro e tutt'altro che precarie. I dirigenti pubblici, i professori universitari ecc.
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Re: Altro che critiche a Poletti!

Messaggioda pianogrande il 01/12/2015, 18:26

trilogy ha scritto:Ne hai diverse di figure che non hanno un orario di lavoro come parametro e tutt'altro che precarie. I dirigenti pubblici, i professori universitari ecc.


Infatti.
Detto forse semplicisticamente, chiunque possa avere la retribuzione legata a un risultato e non allo svolgimento di mansioni fisse e quindi di pura esecuzione.

Esiste anche un un parametro di livello più basso che può consistere in qualche forma di cottimo e che è quello che pare faccia la più gran paura ai sindacati che, più che altro, di quello parlano.

Il puro cottimo sarebbe il massimo della precarietà perché significherebbe che ti pago solo se c'è lavoro e con allegate tutte le infinite trattative sulla possibile produttività.

Sono mille le sfaccettature.
Io sono stato un quadro dell'industria per una ventina d'anni e per almeno un decennio non mi hanno pagato gli straordinari nemmeno se mi chiamavano di notte e quello c'entra poco con l'ottenimento dei risultati e cioè non era lavoro supplementare autonomamente scelto.

C'è anche l'abuso della sanità dove abbondano i dirigenti medici che sono dirigenti per fargli fare decine di ore di lavoro supplementare non retribuito e per non avere limitazioni di orario.

E' per quello che, pur senza tabù di principio, Poletti non può sparare dichiarazioni così generiche senza suscitare il vespaio dei distinguo e della guerra preventiva.
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Re: Altro che critiche a Poletti!

Messaggioda flaviomob il 02/12/2015, 1:48

Poletti, che si è da poco distinto per le sue squisite disquisizioni sui tempi di laurea dei giovani talentuosi - dall'alto del suo diploma di perito agrario - potrebbe spiegare il senso delle sue parole magari a una coppia di lavoratori, con figli, che turnano il sabato e la domenica alla cassa del supermercato (magari la coop, visto che il ministro se ne intende) o al bar. Anche le ore-lavoro sottratte alla famiglia (a proposito, a chi li lascio i bambini?) valgono nel computo della produttività finale?


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
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