Non lo posto nel forum Esteri per mettere l'accento sul cosa voglia dire svolgere delle VERE primarie di partito
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Confronto tra i candidati democratici: Sanders vince per il fair play, ma la Clinton batte tuttiConfronto tra i candidati democratici: Sanders vince per il fair play, ma la Clinton batte tutti
(reuters)
Primo dibattito tv per le presidenziali Usa 2016 tra i concorrenti del partito dell'Asinello alla corsa per la Casa Bianca. Hillary resta in testa, ma Bernie la tallona. Emerge solo O'Malley, gli altri fanno da comprimari
dal nostro corrispondente FEDERICO RAMPINI
NEW YORK – La medaglia del fair-play se l’è meritata Bernie Sanders che ha rifiutato di attaccare Hillary Clinton sullo scandalo delle email “private”: “Sono d’accordo con lei, è una montatura dei repubblicani, gli americani sono stufi di sentir parlare di queste email, vogliono che parliamo dei loro problemi reali”. Eppure Hillary non aveva esitato a lanciare un affondo contro di lui, sul tema dove il candidato della sinistra è più vulnerabile: il controllo della armi. “Il senatore Sanders – ha detto la Clinton – non ha votato la legge che avrebbe reso responsabili e perseguibili per le stragi i fabbricanti di armi”.
Il primo dibattito televisivo tra i candidati democratici alla nomination è stato un confronto civile, poco aggressivo, e molto meno spettacolare rispetto a quelli tra repubblicani (dominati da Donald Trump). E’ difficile che sposti gli equilibri, che vedono la Clinton ancora in testa nei sondaggi nazionali, ancorché tallonata da Sanders “il socialista”. Nel duello tra i due è riuscito a emergere con qualche visibilità solo Martin O’Malley, ex governatore del Maryland.
La Clinton è stata messa veramente alle strette dagli altri solo sull’Iraq, per il suo “peccato originale” che già le costò la nomination contro Barack Obama nel 2008: l’errore da lei in seguito riconosciuto, di avere votato a favore della guerra contro Saddam Hussein voluta da George W. Bush nel 2003. Ma si è difesa bene sui dossier di politica estera, dove la sua preparazione è nettamente superiore. Sulla Russia ha respinto la critica di avere nutrito illusioni: “Quando era presidente Medvedev, e io segretario di Stato, abbiamo fatto cose importanti assieme, come gli accordi sul disarmo nucleare”. Lei ha criticato Obama per l’inazione in Siria: “Occorre stabilire delle no-fly zone e dei corridoi di protezione umanitaria per i profughi, anche perché così avremmo più potere contrattuale nei confronti di Vladimir Putin”.
Invece Sanders ha difeso la cautela di Obama in Siria: “Sarebbe pericoloso stabilire una no-fly zone mentre su quei cieli l’aviazione russa sta bombardando. Il presidente ha ragione a non farci coinvolgere. L’intervento militare in Siria sarà un guaio per Putin e lui se ne accorgerà presto”. Poi Sanders ha strappato l’applauso dei suoi sostenitori quando Anderson Cooper (il moderatore della Cnn) ha chiesto quale sia oggi il massimo pericolo per la sicurezza nazionale. Gli altri hanno indicato le armi nucleari che possono cadere in mano ai terroristi (Clinton), il fondamentalismo islamico o la Cina, mentre lui non ha esitato: “Il cambiamento climatico, che può generare disastri e guerre”. Ha difeso Edward Snowden, e ha detto che la National security Agency va smantellata insieme con tutto il sistema dello spionaggio sulle email e le telefonate degli americani.
L’economia poteva essere il terreno sul quale si sarebbero notate le maggiori differenze. In realtà la Clinton si è spostata molto a sinistra dall’inizio di questa campagna elettorale, per esempio smarcandosi da Obama sui trattati di libero scambio (il presidente ha appena raggiunto l’accordo con i paesi dell’Asia-Pacifico sul Tpp, lei dice che non va ratificato). Quindi anche su questo terreno c’è stata meno battaglia del previsto.
Sanders ha invocato l’aumento del salario minimo, l’università pubblica gratuita, un grande piano d’investimenti statali nelle infrastrutture. La Clinton ha ricordato il suo “piano in cinque punti” per ridurre le diseguaglianze sociali, calmierare i costi della sanità, garantire il diritto allo studio riducendo i debiti degli studenti.
Alla domanda puntuta del giornalista Cnn su “come fa a essere credibile, lei con quel che guadagna insieme a suo marito fa parte dell’1% dei privilegiati”, Hillary ha dato una risposta molto “americana”: “Io auguro a tutti i miei concittadini di avere le stesse opportunità che abbiamo avuto noi, e da presidente lavorerò perché questo diventi possibile. Comunque ricordatevi che l’economia del nostro paese è sempre stata più dinamica quando alla Casa Bianca c’era un democratico invece che un repubblicano”.
Gli altri l’hanno criticata, ma senza eccedere, per i suoi legami con Wall Street. Sia Sanders che O’Malley invocano leggi più severe sui mercati finanziari, fino allo smembramento delle banche più grosse. Lei non lo ha escluso, e ha citato un suo progetto di legge che renderebbe più facile mandare in carcere i banchieri (nessuno dei quali è finito dietro le sbarre dopo la crisi del 2008). Su questo Sanders è l’uomo dalle battute folgoranti, e ieri ha sfoggiato il suo repertorio classico: “A Wall Street la frode è la regola, è un business model. Non è il Congresso a regolare Wall Street, è Wall Street che regola il Congresso”.
Più esperta e più allenata dei suoi rivali, la Clinton sul finale ha ricordato le cose importanti da dire. Ha galvanizzato il partito: “Ricordiamoci quello che ci unisce e ci distingue dalla destra, quello che diciamo tutti noi questa sera, per esempio sull’immigrazione, è lontano anni luce dal linguaggio dei repubblicani”. Al settantesimo minuto del dibattito si è finalmente rivolta alle donne, promettendo di difendere i loro assegni previdenziali dagli attacchi della destra contro la Social Security.
Molto abile, la Clinton lo è stata anche nella risposta alla domanda finale di Anderson Cooper, non priva di insidie: “Potete dire che la vostra presidenza sarebbe qualcosa di diverso da un terzo mandato di Obama?” E’ buona regola non attaccare il presidente uscente, se si è dello stesso partito: il suo appoggio in campagna elettorale è prezioso (a meno che non sia completamente screditato come Bush nel 2008). Al tempo stesso bisogna presentarsi come una novità. La Clinton è stata impeccabile: “Rispetto Obama con cui ho lavorato, voglio costruire sui suoi successi. In quanto a novità, basti dire che sarò la prima donna presidente degli Stati Uniti”.
Sanders ha preso le distanze dal riformismo graduale: “Ci vuole una rivoluzione, perché gli americani si riprendano una democrazia sequestrata dai miliardari”. E qui l’ex senatore della Virginia Jim Webb ha trovato la sua sola battuta degna di nota in tutta la serata: “Senatore, non penso che stia per arrivare la rivoluzione in America”.
http://www.repubblica.it/esteri/2015/10 ... ef=HRER3-1