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Conflitto tra Procure.

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Conflitto tra Procure.

Messaggioda ranvit il 04/12/2008, 18:43

Da Repubblica.it :

Catanzaro risponde all'inchiesta dei colleghi inquisendo sette magistrati di Salerno
Il presidente della Repubblica interviene sul caso dell'ex pm: "Vicenda senza precedenti"
De Magistris, guerra tra Procure
Napolitano chiede atti a Salerno
La reazione di Mancino sui presunti rapporti con l'imprenditore Saladino
"Non l'ho mai chiamato. La telefonata è stata fatta da un mio collaboratore"


Giorgio Napolitano e Nicola Mancino, presidente e vice del Csm
ROMA - Sul caso De Magistris, interviene il presidente della Repubblica. Con una richiesta al procuratore generale di Salerno, Giorgio Napolitano, che è anche presidente del Csm, chiede gli atti dell'indagine condotta dalla procura campana sulle presunte illegalità commesse dagli uffici giudiziari di Catanzaro nel sottrarre all'ex pm le indagini Why not e Poseidone.

"Implicazioni di carattere istituzionale". "E' una vicenda senza precedenti" è scritto nella lettera che il Segretario generale della presidenza della Repubblica, a nome di Napolitano, ha inviato al procuratore generale presso la Corte di appello di Salerno Lucio Di Pietro. Una scelta dirompente, quella del presidente della Repubblica, giustificata solo da quella che lui stesso giudica una vicenda che presenta aspetti di eccezionalità con rilevanti, gravi implicazioni di carattere istituzionale, primo tra tutti quello di derterminare la paralisi della funzione processuale".

Di Pietro: riserve sulla scelta di Napolitano. Comportamento, quello del presidente Napolitano, che ha fatto sollevare al leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro alcune critiche "sul modo e sul tono usato": "Con il dovuto rispetto istituzionale, ma si rischia la criminalizzazione preventiva e preconcetta dell'attività di indagine che sta svolgendo la procura di Salerno", ha detto l'ex pm.

Inquisite sette toghe campane. A due giorni dalle perquisizioni negli uffici giudiziari di Catanzaro, dopo le dichiarazioni del procuratore generale che giudicava l'indagine sui suoi uffici un vilipendio e gli accertamenti ordinati dal ministro della Giustizia Angelino Alfano, è guerra tra Procure. Se Salerno indaga i colleghi di Catanzaro, il Pg calabrese risponde annunciando che sette magistrati di Salerno, tra cui il capo della Procura, sono inquisiti per abuso d'ufficio ed interruzione di pubblico servizio in merito alle perquisizioni e al sequestro ordinate ieri l'altro negli uffici calabresi. Secondo i magistrati calabresi, sequestrare atti di inchieste tuttora in corso comporta un inevitabile blocco dell'attività di indagine.

Mancino: "Lascerò se screditato". Reagisce alle indiscrezioni sull'indagine anche il vicepresidente del Csm che minaccia le dimissioni: "Sono pronto a lasciare se sarò screditato". Nicola Mancino si riferisce ad un'indiscrezione secondo la quale sarebbe coinvolto nell'inchiesta sul caso De Magistris. "Non vorrei avere sulla mia persona neppure l'ombra di un sospetto", ha detto Mancino. "Il giorno che dovesse accadere, non avrei esitazione a lasciare".





"Trasferimento ingiusto". Nelle 1.700 pagine del decreto di perquisizione notificato ieri l'altro negli uffici giudiziari di Catanzaro, dove fino all'anno scorso lavorava Luigi De Magistris, la procura di Salerno sospetta alcuni esponenti del Csm di aver "protetto" i superiori dell'ex pm, trasferito al Tribunale di Napoli "ingiustamente" per impedirgli di proseguire le indagini in cui furono coinvolti l'ex Guardasigilli Clemente Mastella e l'ex premier Romano Prodi.

La telefonata a Saladino. Citato nel decreto, anche il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Nicola Mancino a cui i magistrati campani attribuiscono presunti rapporti con Antonino Saladino, ex presidente della Compagnia delle Opere in Calabria, al centro delle inchieste "Why Not" e "Poseidone", sottratte all'ex pm De Magistris dalla Procura generale calabrese.

"Non fui io a chiamare". Dai tabulati telefonici aquisiti da De Magistris, è risultato che da un numero di telefono in uso al vicepresidente del Csm, il 30 aprile 2001 partì una telefonata verso il cellulare di Saladino. Mancino però nega che sia stato lui a telefonare. Nonostante siano trascorsi sette anni, il vicepresidente del Csm è riuscito a ricostruire con precisione la giornata grazie alle sue agende: "Fu un mio collaboratore a telefonare", Angelo Arminio rappresentante di Comunione e Liberazione, nel 2001 nello staff della segreteria. "Con Saladino - ripete Mancino - non ho mai avuto rapporti".

(4 dicembre 2008)

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Che casino!

Vittorio
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Re: Conflitto tra Procure.

Messaggioda ranvit il 05/12/2008, 10:57

Anche qui interessante il silenzio! Niente da dire?
Questo è il momento di riformare la Giustizia, ha ragione il Ministro Alfano!
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Dal Corriere.it :

L'auspicio del ministro in una intervista venerdì su «Il Foglio»
Alfano: il Pd voti con noi
la riforma della giustizia
L'invito a votare con la maggioranza «riforme costituzionali che siano al servizio del Paese»
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Il ministro Angelino Alfano (LaPresse)
ROMA - La vicenda De Magistris è l'occasione rilanciare il dialogo politico sulla riforma della Giustizia. «Mi auguro che questa storia e la ferma, quanto responsabile presa di posizione di Napolitano, faccia aprire gli occhi al Pd e lo induca a votare con noi riforme costituzionali che, senza finalità ritorsive, siano al servizio del Paese».

IL FOGLIO - Ad auspicare una «buona riforma della giustizia» è il Guardasigilli Angelino Alfano in un'intervista al «Foglio» in edicola venerdì, a proposito della «guerra» tra le procure di Salerno e Catanzaro sul caso De Magistris. «Lo dico da tempo: non esiste altra via che quella di una buona riforma della giustizia per segnare un confine certo tra il Pd e il cosiddetto partito dei giudici», aggiunge Alfano. Ma si può ancora parlare di partito dei giudici? «Non spetta a me rispondere. L'unica cosa che mi abbaglia - risponde il ministro al quotidiano - è l'imbarazzato silenzio dell'Anm. Forse stanno preparando una memoria integrativa all'Onu. Quella presentata a metà novembre contro Berlusconi e contro di me, forse non basta più ».

È IMPLOSIONE MAGISTRATURA - Poi il ministro sottolinea: «Quanto avvenuto tra le procure di Salerno e Catanzaro è la dimostrazione che «siamo all'implosione di un ordine giudiziario, che non solo si trasforma in potere ma pretende anche di non incontrare limiti». All' «ennesima radiologia di un sistema malato» - aggiunge - «devono però seguire i rimedi e non c'è altra strada se non quella delle riforme». Nel sollecitare le riforme costituzionali, Alfano ritiene che «il partito di Veltroni non ha altra strada: o accetta, con noi, il percorso delle riforme liberali o accetta di farsi scrivere il programma da Antonio Di Pietro».

04 dicembre 2008
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Re: Conflitto tra Procure.

Messaggioda pierodm il 05/12/2008, 11:01

Posso essere sincero?
Io di tutta questa faccenda non ci ho capito niente.
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Re: Conflitto tra Procure.

Messaggioda Paolo65 il 05/12/2008, 14:52

Per il comune cittadino è impossibile sapere chi ha torto o ragione in questa brutta vicenda.

Il cittadino comune però ha ormai compreso che la Magistratura non è più da tempo quel santuario a cui rivolgersi, sicuro della sua pulizia ed incorruttibilità.

Berlusconi ha fatto strame della Magistratura, attaccandola a testa bassa per coprire le proprie magagne,ma aveva ragione da vendere quando diceva che anche la dentro c'era del marcio.

Da cittadino sto vedendo un paese sempre più instabile a causa di scontri istituzionali che hanno la forma di una geurra tra bande.

C'è chi ha invocato l'Argentina: se continuiamo di questo passo fra non molto si passerà dalle parole ai fatti.

Paolo
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Re: Conflitto tra Procure.

Messaggioda ranvit il 08/12/2008, 11:56

Dal Corriere.it :

Per il pg vennero violati i diritti di Mastella chiedendo l'elenco delle sue telefonate
De Magistris e l'archivio «pericoloso»
Caso Genchi: il perito e i seicentomila report su politici, giudici e 007. I pm di Catanzaro: tutto illegale

Il Csm avvia le procedure di trasferimento per i procuratori di Salerno e Catanzaro (6 dicembre 2008)
ROMA - I magistrati di Catanzaro impegnati nella «guerra» con Salerno sostengono di aver scoperto, nelle carte del processo Why not sottratto all'ex pubblico ministero Luigi de Magistris, la «illegale costituzione e conservazione, ad opera del consulente tecnico dr. Genchi, di una banca dati, telefonica e telematica, per molti aspetti acquisiti in modo illegale ed in spregio di guarentigie costituzionali, nei confronti delle massime autorità dello Stato, di parlamentari, appartenenti all'ordine giudiziario, ai Servizi informativi e di sicurezza». È uno dei motivi per cui hanno bloccato le carte sequestrate da Salerno. «Per tali profili, di estremo allarme sociale e pericolo per la stessa sicurezza dello Stato — hanno scritto nel decreto di contro-sequestro — si rende necessario evitare la diffusione di tali dati inevitabilmente connessa alle conseguenze del sequestro disposto dal pm di Salerno ». Dietro il conflitto tra i due uffici giudiziari, dunque, c'è anche il maxi-archivio accumulato dal perito di de Magistris, il poliziotto in aspettativa Gioacchino Genchi, già consulente delle Procure di mezza Italia: 578.000 record di richieste anagrafiche, denunciano i magistrati calabresi, che «attentano al diritto alla privacy » e conterrebbero «perfino utenze coperte da segreto di Stato».

In una delle innumerevoli note contro de Magistris, il procuratore generale di Catanzaro Jannelli — appena proposto dal Csm per l'avvio di una pratica di rimozione, al pari del procuratore di Salerno Apicella — aveva denunciato la «perniciosa anomalia» del suo lavoro: «La delega al consulente Genchi per le indagini su tabulati telefonici relativi a utenze sequestrate agli indagati, dai quali individuare ulteriori utenze e da quest'ultime ancora altre ed altre ancora, con risultati paradossali: migliaia e migliaia di numeri telefonici, costitutivi di una vera e propria banca dati, al fine di provare contatti, senza contenuto, tra persone indagate e non, nel contesto di un procedimento privo, alla data dell'avocazione, della possibilità di formulare ipotesi concrete e circostanziate di reato». Il lavoro del perito, che dall'ufficio palermitano in cui lavora nega di aver mai commesso illeciti, è pure al centro della controversa indagine a carico dell'ex ministro della Giustizia Mastella, che un anno fa avviò l'azione disciplinare contro de Magistris dopo che questi aveva già inquisito il premier Romano Prodi e si preparava a indagare il Guardasigilli, proprio nell'inchiesta Why not. All'indomani dell'avocazione dell'inchiesta da parte della Procura generale di Catanzaro, i carabinieri del Ros sequestrano a Genchi tutto il materiale. Lo studiarono, e conclusero che quando il perito chiese i tabulati di un telefonino intestato alla Camera dei deputati poteva e doveva sapere (per i dati di cui disponeva da quasi un mese) che quel numero — in contatto con l'altro indagato Antonio Saladino — era in uso a Clemente Mastella, all'epoca Guardasigilli e senatore, dunque coperto dall'immunità parlamentare.

La relazione del Ros è uno degli elementi per i quali, nell'aprile scorso, un giudice di Catanzaro ha archiviato il procedimento a carico di Mastella: il tabulato dell'utenza fu acquisito senza la necessaria autorizzazione della Camera di appartenenza, e dunque è inutilizzabile. Davanti ai magistrati di Salerno, de Magistris e Genchi hanno sostenuto tutt'altre versioni. Il magistrato dice che iscrisse Prodi e Mastella nel registro degli indagati proprio per «richiedere l'autorizzazione a procedere per l'acquisizione e l'utilizzo di tabulati e intercettazioni telefoniche ». Il consulente afferma che quando sollecitò i tabulati del numero del Guardasigilli, «oltre a non disporre di alcun riferimento sulle intercettazioni di Saladino con Mastella (che secondo il Ros svelavano chi utilizzava quel numero, ndr), non risultava nemmeno correttamente accertato l'intestatario dell'utenza». I magistrati di Salerno si schierano con la coppia de Magistris-Genchi, ritenendo che le drastiche conclusioni del Ros si fondano su molte «presunzioni» e nessuna «certezza». E in uno degli ultimi interrogatori- denuncia posti a fondamento del sequestro degli atti di Why not, de Magistris mostra di non considerarsi vinto: «Attendo con immutata fiducia che la Procura di Salerno evidenzi le illiceità di rilevanza penale poste a fondamento del decreto di archiviazione nei confronti di Clemente Mastella emesso dal giudice di Catanzaro, in modo da impedire anche ulteriori condotte illegali da parte di persone preposte ai procedimenti disciplinari e paradisciplinari nei riguardi dei magistrati».

Giovanni Bianconi
08 dicembre 2008
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