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Crony capitalism: Renzi ha ragione solo a metà

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Crony capitalism: Renzi ha ragione solo a metà

Messaggioda franz il 05/05/2015, 20:06

Crony capitalism: Renzi ha ragione solo a metà
di Oscar Giannino

Matteo Renzi ha capacità di reazione straordinarie. Così, 3 giorni dopo le devastazioni a Milano rese possibili dalle direttive date dal governo alle forze di polizia, sempre a Milano ha cambiato copione. E, incontrando la crema della finanza italiana a Piazza Affari ha sfoderato la spada contro il capitalismo di relazione. “Quel sistema che poneva la relazione come elemento chiave di un Paese in cui giornali, banche, imprese, fondazioni bancarie, partiti politici hanno pensato che si potesse andare avanti tutti insieme dialogando e discutendo, è morto” ha detto, aggiungendo che “se non muore quel sistema muore l’Italia”. Ora lasciamo perdere che c’era una punta evidente di malevolenza nel replicare senza citarlo a Ferruccio de Bortoli, rivendicando la democrazia come “governo dei maleducati” contro l’aristocrazia “governo degli educati male”. E che in realtà non ha anticipato alla comunità finanziaria alcuna novità, dopo aver bastonato fiscalmente i fondi previdenziali integrativi e aver alzato le tasse sul risparmio. Il punto è un altro. Sul capitalismo di relazione ha ragione, Renzi, oppure no? La risposta obiettiva – numeri alla mano – è che ha ragione, sui privati. Ma non sullo Stato, e anche sul suo governo.

I numeri dicono che, in effetti, il crony capitalism, il capitalismo clientelare che pratica controllo e gestione delle imprese, selezione negli affari e nelle forniture, e concessione di credito il tutto basato sui rapporti intrecciati tra persone invece che sul merito dei progetti come delle persone stesse, è in riduzione rispetto ai tempi in cui Stato-Iri da una parte e galassia-Mediobanca cucciana dall’altra erano la sintesi di un’Italia finanziaria praticamente tutta – o quasi – “relazionale”. I patti di sindacato che univano tutti i piani alti del capitalismo privato incentrati su Mediobanca si sono sciolti o diluiti, Mario Greco alla testa di Generali non è più parte delle cosiddette “operazioni di sistema” che tanto male hanno fatto all’Italia e alle sue aziende (da Telecom Italia ad Alitalia), Intesa e Unicredit sono oggi guidate da manager come Carlo Messina e Federico Ghizzoni che pensano a fare banca e non a compiacere le parti correlate.

Ma attenzione, il capitalismo di relazione che solo un anno fa Giovanni Bazoli difendeva a spada sul Financial Times non è affatto tramontato. Bazoli ne resta in fondo il più grande campione, perché in un paese di capitalismo fondato sul merito vicende come il rastrellamento di partecipazioni compiute dal suo protetto Zaleski con esposizioni miliardarie sarebbero finite in tribunale, non nel mega salvataggio operato concordemente dal sistema bancario italiano e negato di regola a qualunque altro imprenditore italiano (con eccezioni, ovvio, vedi l’altro salvataggio “relazionale” operato dalle banche nella debenedettiana Sorgenia, l’anno scorso..).

I numeri della Consob dicono che a fine 2014 l’85% delle società quotate italiane e il 75% della capitalizzazione di Borsa è controllato da una o più persone, mentre le società a vasta diffusione del capitale sono solo 10, per un 20% della capitalizzazione. I patti di sindacato sono scesi da fine anni ’90 e riguardano un quarto delle quotate, ma in compenso sono aumentati i patti di voto e quelli di coalizione senza patti ma con liste comuni, dal 22 al 40% e dall’8 al 10%. Soprattutto, lo Stato continua a controllare direttamente il 35% del totale della capitalizzazione di mercato: ed è questo il punto debole dell’accusatore Renzi.

Il premier ha detto ieri che “lo Stato si è chiamato fuori” dal capitalismo relazionale, ma i numeri dicono il contrario. Nel settore dei servizi, il 67% della capitalizzazione di Borsa è controllata dallo Stato con le multiutilities. E se dal 1998 sul totale delle quotate italiane i gruppi a controllo verticale – altro classico del capitalismo relazionale, visto che consentono di controllare società impegnando pochissimo capitale ad alta leva, in alto nella catena di controllo, prevaricando i diritti degli investitori presenti nel capitale “in basso” – sono scesi dal 39% al 20%, è proprio lo Stato oggi a detenerne il primato (vedi Cdp rispetto alle sue ormai decine di partecipazioni). I favori incrociati tra manager pubblici e potere politico continuano ad esistere eccome, in gruppi “pesantissimi” dove i sussidi incrociati pubblici hanno un peso rilevante nel conto economico (vedi la modalità di quotazione in arrivo di Poste, senza sciogliere il sussidio incrociato che va alla preponderante attività finanziaria e assicurativa dalla residua attività di consegna ormai ex “servizio universale”).

A tutto questo, aggiungiamo che è al capitalismo di relazione che si devono molti dei guasti con cui è alle prese il sistema bancario italiano. Il 12% di PIL di crediti deteriorati, una montagna che al più delle banche tranne Intesa e Unicredit risulta non smaltibile con procedure di mercato, dipende dal pessimo merito di credito praticato nel pre-crisi, cioè dal prevalere di criteri relazionali nella scelta di coloro a cui concedere troppo credito rispetto ai rischi insiti nell’impego, e a chi negarlo anche se magari aveva buoni o ottimi progetti di business. La conferma di questa tesi, che l’ABI naturalmente respinge, ancora una volta viene dai numeri: sul totale dei quasi 200 miliardi di crediti in sofferenza, il 70% è concentrato in imprese grandissime, grandi e medie, non nelle piccole e piccolissime che rappresentano il 95% del tessuto d’impresa italiano. In banche grandissime come Mps, medie come molte Popolari che non hanno superato l’AQR europea e oggi devono cambiare forma giuridica, e piccolissime come molte delle oltre 300 BCC, i guai dell’eccessiva concentrazione del rischio di credito sono figli del criterio relazionale praticato per decenni. Su 340 ispezioni in 2 anni praticate dalla vigilanza bancaria in Italia, in un caso su 5 sono state rilevate gravi irregolarità di governance a cominciare proprio dal troppo credito agli “amici degli amici”, e in un caso su 7 queste irregolarità hanno avuto risvolti penali. Non proprio il sistema bancario più sano del mondo, come troppo spesso si ripete. E Renzi ieri non ha aggiunto nulla alle indiscrezioni che girano da un anno sull’ipotesi di bad bank a cui il governo starebbe lavorando.

Renzi dunque ha fatto bene a scudisciare i privati. Ma oltre alla massiccia presenza dello Stato che con lui non arretra, ha inoltre dimenticato che proprio il suo governo l’anno scorso ha fatto un bel regalo al capitalismo relazionale, consentendo a chi controlla le quotate detenendo i titoli da almeno un anno di potersi dare un voto plurimo per mantenerne il controllo, adottando la riforma statutaria a maggioranza semplice invece che qualificata, e cioè con un calcio in faccia agli investitori istituzionali presenti nel capitale ma in minoranza. Anzi, per essere precisi bisogna dire che è stato il parlamento a volere tale regalo per le quotate, perché all’inizio il governo lo concepiva solo per le società piccole. Lo Stato ci ha guadagnato di poter far cassa scendendo nella quota detenuta nei giganti quotati senza perderne il controllo, ma in cambio ha esattamente fatto un favore al capitalismo di relazione privato che ieri Renzi ha attaccato, ostacolando la contendibilità delle imprese che esso controlla. Per fortuna ad adottare in questo modo disinvolto il voto plurimo sono stati in pochi, per non sfidare i fondi esteri che piano piano cominciano a essere più presenti e attivi nel capitale delle grandi quotate italiane.

E ancora: sottoscrivendo la cosiddetta autoriforma delle fondazioni bancarie italiane, altre protagoniste di prima grandezza del capitalismo di relazione italiano, il governo ha sì posto limiti alla quota che ciascuna di esse detiene in una sola banca, ma esteso la possibilità di scambi di quote attraverso le quali esse potranno oggi anche entrare in patti di controllo delle grandi banche popolari che diventano spa. Col bel risultato che, invece di scendere nel controllo delle banche italiane e concentrarsi nelle loro funzioni di privato sociale, le fondazioni controlleranno ancora più banche di prima.

Ecco: ci sarebbe piaciuto ieri sentire qualche grande privato italiano rispondere per le rime a Renzi. Riconoscendo che ha ragione nello sfidare i privati a superare il retaggio relazionale del passato. Ma aggiungendo che lo Stato è ancora ben lungi dal poter dare lezioni, con le decine di migliaia di partecipate locali greppia di politici e partiti. Ma quel grande privato non c’è stato. Segno, vien da pensare, di cattiva coscienza.

http://www.leoniblog.it/2015/05/05/cron ... lo-a-meta/
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Re: Crony capitalism: Renzi ha ragione solo a metà

Messaggioda pianogrande il 06/05/2015, 11:43

Il paradiso del merito e della libera concorrenza è un ideale, un'idea guida, un Santo Graal o quello che volete ma non si può continuare a meravigliarsi se gli umani agiscono da umani e si fanno gli affari propri appoggiandosi a vicenda quando gli interessi sono comuni.

Quello di cui Renzi dovrebbe preoccuparsi è che queste relazioni - alleanze - gruppi di potere - associazioni non prevarichino troppo i soggetti più deboli del mercato (almeno non più di una certa misura).
Quello è l'incarico del politico (dello stato).

Di quello dovrebbe parlare Renzi quando discute con i capitalisti.

Del rapporto con i consumatori, con i risparmiatori; insomma con i singoli cittadini che costituiscono il vero finanziamento di tutto questo meccanismo.

Dovrebbe parlare contro la concorrenza sleale evasione fiscale compresa, contro la corruzione etc. etc.

Non si può dichiarare di aver percorso "mille miglia" mentre nella pratica non si è fatto nemmeno "un passo".
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Crony capitalism: Renzi ha ragione solo a metà

Messaggioda trilogy il 06/05/2015, 16:37

I giornali e i politici fanno sempre confusione. Utilizzare, per indentificare il fenomeno, termini come: "crony capitalism o "capitalismo clientelare", va benissimo.

Usare come sinonimo "capitalismo di relazione" è un errore grave, tipico della mentalità ipocrita nazionale.
Questo non per una questione linguistica, ma per le conseguenze pratiche che ha nell'immaginario collettivo.

Senza un sistema di relazioni non esiste la società, non esiste il capitalismo, non esiste il mercato, non esiste la finanza.
Uno degli elementi chiave di cui ha bisogno il paese per uscire dalla crisi è proprio quello di costruire un nuovo sistema di relazioni in tutti i campi, in particolare tra pubblico e privato che sia trasparente negli obiettivi, nella gestione, e nei risultati attesi. Questo vale anche per gl'individui. Per i giovani disocuppati renderei obbligatorio, per l'accesso ad un reddito di cittadinanza un percorso di formazione: "come costruire una rete di relazioni o ampliare quella che già avete"
;)
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Re: Crony capitalism: Renzi ha ragione solo a metà

Messaggioda Robyn il 06/05/2015, 19:33

Sono d'accordo se si percepisce un rmg bisogna fare dei corsi di formazione o per altri fare lavori per alcune ore nella Pa vado a fare delle fotocopie sistemo dei libri,per evitare che si faccia un lavoro in nero,e accettare un lavoro che è più affine a quello che si desidera fare pena la decadenza dal beneficio del rmg questo per evitare che si viva solo utilizzando il welfare perche il il rmg è una protezione da utilizzare solo nei casi di necessità perche la regola è vivere con il lavoro.Capitalismo di relazione invece non mi piace,mi relaziono con qualcuno per avere un piacere una raccomandazione prevaricando gli altri,la stessa cosa sulle relazioni industriali la prima volta che l'ho sentito la interpretavo come qualcosa legato alla casta
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Re: Crony capitalism: Renzi ha ragione solo a metà

Messaggioda trilogy il 06/05/2015, 20:35

Vedi questa è la visione italiana dove il termine "relazione" è stato distorto.

Hai presente in quanti posti di alto livello internazionale ti viene chiesto oltre al curriculum una o più lettere di presentazione?
Qualcuno che gode di prestigio, competenza che ti conosce e scrive: ti segnao tizio ha lavorato con me, è bravo è capace ecc.

Prendi il caso di due persone con lo stesso livello di capacità, entrambe rimangono disoccupate, in qualunque paese del mondo. Chi ha la maggiore probabilità di reinserirsi nel mondo del lavoro? Quello che non conosce e frequenta nessuno o quello che ha una vasta rete di relazioni?

Nell'articolo sopra si parlava di finanza. Da che cosa pensi dipendano i profitti e il potere delle grandi banche d'affari?
Dipendono dalle competenze tecniche di cui dispongono, ed in particolare dalla enorme rete di relazioni globali che intrattengono.

In economia? Se prendi i dati italiani sui risultati della ricerca per comparto, vedi che alcune regioni del nord battono anche i tedeschi per produzione di conoscenza. Se vai a guardare i risultati in termini di innovazione, (prodotti immessi sul mercato) i tedeschi neanche ci vedono. Dove sta il problema? offerta e domanda non si parlano. Ognuno procede per conto suo.

Tanto per fare un esempio concreto. Se si fossero parlati, concordando cosa sviluppare, poi spendendo poco per finanziare l'offerta innovativa, e molto per finanziare la domanda, non sarebbe successo:

Perché le smart city hanno sprecato quasi un miliardo di euro pubblici e come rimedieremo.
Ottocento milioni pubblici investiti in quattro anni. Senza benefici per i cittadini.

http://www.agendadigitale.eu/smart-citi ... ieremo.htm
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Re: Crony capitalism: Renzi ha ragione solo a metà

Messaggioda Robyn il 06/05/2015, 23:22

Il capitalismo di relazione esiste in quei paesi dove la gente non si fida e non sà accettare il rischio pur avendo a disposizione tutti i mezzi per affrontare calcolare e prevedere il rischio,per esempio oggi sul lavoro esiste il periodo di prova che è di un anno e l'uscita non è più rigida come un tempo,anche se c'è da ridire,questo dovrebbe disincentivare a cercare dipendenti chiedendo oltre al curriculum le referenze cioè la raccomandazione.In altri paesi quando si entra in un locale e non in un'altro si fà un'acquisto in uno shop e non in un'altro shop non si ha nessuna paura di ricevere fregature non c'è la diffidenza tipica che esiste nelle democrazie illiberali non esistono cioè certe paure perche queste paure non esistono perche non si ha paura di prendere fregature
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Re: Crony capitalism: Renzi ha ragione solo a metà

Messaggioda gabriele il 07/05/2015, 8:00

trilogy ha scritto:Tanto per fare un esempio concreto. Se si fossero parlati, concordando cosa sviluppare, poi spendendo poco per finanziare l'offerta innovativa, e molto per finanziare la domanda, non sarebbe successo:


Potenzialità bruciata.
Torniamo sempre a bomba. Perché non si sono parlati?
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Re: Crony capitalism: Renzi ha ragione solo a metà

Messaggioda Robyn il 07/05/2015, 13:08

La raccomandazione è illegale qualunque essa sia perche opera una discriminazione e un'ingiustizia ed è un'intollerabile privilegio.Da esponenti dei partiti era venuto in passato una specie di lascia-passare della raccomandazione d'altra parte cosa ci si può aspettare dalla casta?Persone del capitalismo di relazione e della raccomandazione sono la parlamentare Daniela Santanchè e si trovano anche nel sindacato.La raccomandazione è una cosa inventata nel fascismo
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Re: Crony capitalism: Renzi ha ragione solo a metà

Messaggioda gabriele il 07/05/2015, 15:03

Robyn ha scritto:La raccomandazione è illegale qualunque essa sia perche opera una discriminazione e un'ingiustizia ed è un'intollerabile privilegio.Da esponenti dei partiti era venuto in passato una specie di lascia-passare della raccomandazione d'altra parte cosa ci si può aspettare dalla casta?Persone del capitalismo di relazione e della raccomandazione sono la parlamentare Daniela Santanchè e si trovano anche nel sindacato.La raccomandazione è una cosa inventata nel fascismo


perchè qui in Italia la raccomandazione ha un'accezione molto divera da quella che c'è nel resto del mondo occidentale.
Un datore di lavoro che non scrive una lettera di raccomandazione per un dipendente che ha sempre lavorato bene e che vuole andarsene, è visto come una sgarbo, in primo luogo dalle altre aziende.
Ma in un paese dove il merito è soprattutto una fonte di scherno, la raccomandazione si traduce in un atto mafioso col quale, ammiccando, si trattano affari aldilà del posto di lavoro o del lavoro in sè...
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Re: Crony capitalism: Renzi ha ragione solo a metà

Messaggioda pianogrande il 07/05/2015, 15:46

Infatti, la raccomandazione rientra in uno scambio di favori e non nel semplice giudizio che possa fare da referenza.
Fotti il sistema. Studia.
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