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Napolitano: Politica Miope

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Napolitano: Politica Miope

Messaggioda Gab il 29/11/2008, 1:17

da www.corriere.it

Crisi, l'accusa di Napolitano: «Miopia»
«Debolezza, in troppi casi, da parte delle classi dirigenti e delle leadership politiche nazionali».

GERUSALEMME - Di fronte alla crisi finanziaria e ad altri processi che «su scala mondiale tendono a sfuggire a ogni controllo», Giorgio Napolitano vede «miopia e debolezza, in troppi casi, da parte delle classi dirigenti e delle leadership politiche nazionali». Lo ha detto nella lectio magistralis pronunciata all'Università Ebraica di Gerusalemme che gli ha conferito una laurea honoris causa in filosofia.. Bisogna invece «mettere l'accento contro le chiusure e i protezionismi nazionali», ha aggiunto.

POLITICA FAZIOSA - «Dimenticando la lezione della storia si dà un clamoroso esempio di immiserimento della politica, riducendola a strumentalismo, spogliandola di ogni dimensione storico-culturale. Vedo in questo, in generale, una delle attuali malattie della politica, una delle cause del suo decadimento», ha aggiunto il presidente della Repubblica illustrando la sua convinzione che «l'ideale e il progetto sionistico», pur collocandosi nell'era dei nazionalismi, si distinsero e presero le distanze «da approcci aggressivi e ambizioni di potenza». In questo senso, ha concluso, «due anni fa denunciai chi non avendo il coraggio di dichiararsi antisemita assume come bersaglio il sionismo identificando con esso una presunta volontà di dominio».

PALESTINESI E ISRAELE - «Non si deve mai scivolare sul terreno della delegittimazione di Israele», ha proseguito poi Napolitano che ha espresso «preoccupazione» e considerazione per la «dura condizione della gente di Gaza» ma aggiungendo che ciò «non può mai mettere in ombra» per nessun palestinese e arabo «il problema del pieno inequivoco, coerente riconoscimento dello stato di Israele, della sua legittimità, del suo diritto all'esistenza e alla sicurezza

Leggi il testo completo della
Lectio magistralis pronunciata all'Università Ebraica di Gerusalemme "Italia, Israele, Europa : Stati nazionali e identità nazionali ieri e oggi" tenuta da Napolitano alla Università Ebraica di Gerusalemme, 27 novembre 2008

Gab
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Re: Politica Miope

Messaggioda Gab il 29/11/2008, 1:19

A propos di tale articolo giro qui' l'articolo di chiusura del blog Incontriamoci nel PD

di Claudio Frontera , Daniela Miele

Nel suo discorso di ieri all’Università Ebraica di Gerusalemme, in occasione del conferimento della laurea Honoris Causa da parte di quella che è uno dei più importanti atenei del mondo, il Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano ha pronunciato parole amare e dure sul decadimento della politica “faziosa e miope” che caratterizza, purtroppo, negativamente, il nostro tempo.
L’autorevolezza della carica istituzionale da cui tali giudizi provengono, la storia e il prestigio personali del Presidente, la circostanza ufficiale, fanno di questo discorso un caposaldo di una vasta riflessione e di un vasto dibattito aperto da qualche anno sulla crisi della politica in Italia ed in Europa (sugli Stati Uniti di Barack Obama va fatto un discorso a parte, molto legato alla vicenda politica, alle istituzioni e alla storia recente di quella grande democrazia).
Insidiata dalla crescita del potere economico, la politica è sempre più subordinata, su scala globale, nazionale o locale, alla sfera economica e non di rado intrecciata in modo devastante col mondo degli affari e degli interessi privati.
Mentre tutto si regola su scala globale: l’economia, la finanza, il commercio, la gestione delle risorse fondamentali, prima fra tutte l’energia, come anche la comunicazione e l’informazione, la politica rimane asfitticamente chiusa dentro la dimensione nazionale e dentro istituzioni ottocentesche.
La democrazia, la più grande conquista politica degli ultimi secoli, è spesso ridotta a rituale privo di contenuti di reale partecipazione e di vera cittadinanza.
Il confronto politico avviene su coordinate sempre più povere culturalmente e spesso scivola nella superficialità, nella rozzezza, nell’incompetenza, quando non nell’ignoranza.
L’approfondimento di merito dei grandi problemi che l’inizio del XXI secolo propone, il rapporto tra uguaglianza e diversità, il confronto tra culture e religioni, il rinnovamento del welfare, i problemi etici posti dallo sviluppo delle scienze biologiche, la formazione e la libertà, la tutela dell’ambiente, ecc. è evitato con il ricorso ad una faziosità che delegittima tutto ciò che avviene in campo avversario e chiude il dibattito all’interno del proprio campo, riesumando antichi richiami al patriottismo di partito e alla fedeltà al capo di turno.
La selezione delle classi dirigenti, tradizionalmente compito della dialettica politica, è affidata alla cooptazione e all’opportunismo, ammantate di un giovanilismo di facciata, riedizione di quel gattopardismo italico, per il quale è necessario, ciclicamente, che “tutto cambi perché nulla cambi”.
Investite in pari misura da questi fenomeni, destra e sinistra reagiscono però molto diversamente. Mentre la destra, in quasi tutti i paesi d’Europa, dall’Italia alla Scandinavia, dalla Francia alla Polonia, ecc. trova più facilmente forme di convivenza con queste tendenze negative, con la mediazione di un populismo di nuovo tipo, di un nazionalismo compassionevole, di un leaderismo mediatico, la sinistra sbanda, a volte scimmiottando il leaderismo televisivo della destra, altre volte rincorrendola con eccesso di zelo mercantilista, oppure moltiplicando personalismi e divisioni.
Negli ultimi due-tre anni abbiamo dedicato grandi energie a cercare di costruire un cambiamento di orizzonte di una vasta area di centro sinistra, potenzialmente maggioritaria in Italia come in Europa. In sintonia con processi e idee molto ampi e diffusi in Europa, nel nostro piccolissimo perimetro abbiamo promosso iniziative pubbliche, alimentato un dibattito e cercato di far circolare idee attraverso il Blog, abbiamo contribuito ai percorsi congressuali attraverso i quali i due partiti dei Ds e della Margherita hanno fondato il Partito Democratico. Abbiamo cercato di mantenere aperti canali di comunicazione tra l’area del Pd e altre aree politiche della sinistra. Abbiamo partecipato con entusiasmo a quella mobilitazione e a quel risveglio che, in occasione della nascita del PD, ha visto milioni di cittadini manifestare interesse e partecipazione politica.
Oggi dobbiamo prendere atto, e le parole del Presidente della Repubblica non possono non essere un autorevole sigillo in tal senso, che il risultato di questi sforzi è molto modesto e molto debole. I segnali di questo esito sono così numerosi, che non c’è bisogno di citarli, anche perché il Blog ne ha spesso dato conto. Va aggiunto che, a livello locale, non sono mancati anche segnali di chiusura e di delegittimazione strisciante, attraverso l’insinuazione e l’allusione polemica, verso il ruolo delle libere associazioni politiche come Incontriamoci, prova di un clima sempre meno aperto al confronto politico.
Non vogliamo certo gettare la spugna o arrenderci. Le persone che abbiamo incontrato in questo recente cammino, la crescente voglia di democrazia e trasparenza, la fiducia che meritano coloro che sono impegnati in prima linea in questa battaglia, giustificano un saldo ottimismo, nonostante tutto.
Continueremo, quindi nell’impegno per il rinnovamento della politica e della democrazia.
Tuttavia i tempi, i modi, le incertezze della sfida che abbiamo di fronte, rendono non più adatti strumenti e forme pensati ed attivati in una fase precedente, ormai chiusa.
Con la pubblicazione dell’intervento del Presidente Napolitano chiude quindi il nostro Blog, anche se la sua motivazione di fondo resta attuale. Per tutti coloro che lo hanno frequentato in questi due anni e mezzo, questo è pertanto solo un caldo arrivederci.
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