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Ocse: le tangenti valgono in media il 10,9% dei contratti

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Ocse: le tangenti valgono in media il 10,9% dei contratti

Messaggioda ranvit il 02/12/2014, 17:24

Come corruzione siamo insomma in buona compagnia....altro che tutti onesti tranne noi!



[i]Un altro elemento interessante – destinato a far cadere molti preconcetti – è che nel 43% dei casi il funzionario pubblico corrotto è di un Paese ad alto o molto alto tasso di sviluppo, un Paese ricco insomma.
Dal nostro corrispondente Marco Moussanet

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=ABHEhoKC
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Ocse: le tangenti valgono in media il 10,9% dei contratt

Messaggioda franz il 03/12/2014, 11:21

quella statistica riguarda dove e come si combatte la corruzione, non dove essa c'è e che dimensione abbia.
se in Italia ci sono 6 iter giudiziari ed in usa 128, questo ci racconta solo come lavorano le due macchine giudiziarie.
Quello che sta sotto, non scoperto, puo' avere proporzioni ben diverse.
Un approccio diverso è quello di transparency international.

Nella ventesima edizione del CPI, l’Italia si classifica nuovamente al 69° posto nel mondo, conservando stessa posizione e punteggio dell’anno precedente. Sullo stesso gradino dell’Italia, con un voto di 43 su 100, troviamo di nuovo la Romania e altri due paesi europei in risalita rispetto allo scorso anno: Grecia e Bulgaria. A livello globale si distinguono in negativo Francia (69), Cina (36) e Turchia (45) che perdono diverse posizioni rispetto all’anno scorso, mentre rimangono in cima alla classifica dei paesi più virtuosi Danimarca, Nuova Zelanda e Finlandia. Clicca qui per l’indice completo.
https://issuu.com/transparencyinternati ... 8/10409209
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Italia regina della corruzione

Messaggioda flaviomob il 03/12/2014, 11:57

Transparency 2014: Italia prima in Europa per corruzione sorpassa Bulgaria e Grecia

Il rapporto annuale dell'organizzazione internazionale segna una condizione stabile per il nostro Paese, ma i diretti "concorrenti" migliorano. Il nostro paese tra Sudafrica e Kuwait. Colpa anche dei ritardi e delle timidezze nella lotta alle tangenti
di Elena Ciccarello | 3 dicembre 2014

L’Italia è prima per corruzione tra i paesi dell’Ue. Lo scrive nero su bianco l’ultima classifica della corruzione percepita, il Corruption Perception Index 2014 di Transparency International, che riporta le valutazioni degli osservatori internazionali sul livello di corruzione di 175 paesi del mondo. L’indice 2014 colloca il nostro paese al 69esimo posto della classifica generale, come nel 2013, fanalino di coda dei paesi del G7 e ultimo tra i membri dell’Unione Europea. Rispetto al passato l’Italia ferma la sua rovinosa discesa verso il basso della classifica (i valori sono uguali al 2011 e 2013), ma resta maglia nera tra gli Stati occidentali. Anzi peggiora la sua situazione complessiva in Europa, dato che Bulgaria e Grecia la raggiungono al 69esimo posto, migliorando la loro posizione in classifica. Adesso dietro all’Italia, in Ue, non c’è più nessuno.

Nel panorama globale, in una scala da zero (gravemente corrotto) a 100 (assolutamente pulito), il nostro paese con i suoi 43 punti si colloca tra le nazioni al mondo che non raggiungono neppure la sufficienza in trasparenza. Nel CPI 2014 l’Italia è sorpassata dalle migliori performance di Sud Africa e Kuwait (in 67esima posizione) e seguita da Montenegro e dall’isola africana di Sao Tomé (in 76esima posizione). Nel G20 si colloca in una posizione inferiore a tutte le nazioni europee, sorpassata come è prevedibile da Usa e Canada, ma anche da Arabia Saudita e Turchia.


Come ogni anni la classifica mondiale stilata da Transparency è guidata da Danimarca e Nuova Zelanda, mentre al fondo si collocano Nord Corea e Somalia. La media delle 175 nazioni comunque continua a non raggiungere la sufficienza, dimostrando che la corruzione continua ad essere un problema capillarmente diffuso nel mondo: il 69% dei 175 paesi ha punteggi inferiori a 50.

Hanno performance mediamente migliori i paesi del G20, trainati in su nella classifica da quelli del G7. Tranne che per l’Italia, che invece contribuisce ad abbassare la media. Buona la situazione complessiva anche dei paesi dell’Unione Europea, il cui punteggio medio è di 64/100, anche grazie a nazioni come la Danimarca, la Finlandia e la Svezia che da sempre hanno i migliori posti in classifica (rispettivamente con 92, 89 e 87 punti). Solo il 18% delle nazioni europee non raggiunge la sufficienza. E tra queste, di nuovo, l’Italia.

Ma quale significato può avere la pessima performance dell’Italia? Difficile dirlo. Il CPI 2014 è calcolato utilizzando 12 differenti fonti di dati da ben 11 diverse istituzioni internazionali che registrano la percezione della corruzione nel settore pubblico negli ultimi due anni. Ma esistono alcuni dati di fatto: l’arresto della caduta dell’Italia in classifica coincide ai mesi in cui è stata varata la legge Severino sulla corruzione e a quelli più recenti in cui il Governo Renzi ha attribuito nuovi poteri all’Autorità anticorruzione, nominandone come presidente Raffaele Cantone. Fattori che potrebbero aver contribuito a non peggiorare ulteriormente la nostra situazione agli occhi degli organismi internazionali, ma che non sono bastati comunque a migliorarla.

Ogni eventuale segno positivo è ancora affossato dal rumore dei recenti scandali dell’Expo e del Mose, con la loro inevitabile eco internazionale. Ma anche, e soprattutto, dal ritardo con cui il nostro Paese sta rispondendo alle sollecitazioni europee in tema di autoriciclaggio, prescrizione, falso in bilancio, sensibilizzazione dell’opinione pubblica e whistleblowing. E più in generale dal senso di diffusa impunità per corrotti e corruttori che ancora circola il paese e su cui ha puntato il dito il Greco, il gruppo di Stati contro la corruzione, nel suo rapporto 2011.

Se la pagella di Transparency è legata solo alla percezione è pur vero che proprio tale percezione orienta gli investimenti nel nostro paese. È una sorta di termometro dell’opinone che imprenditori ed esperti hanno. E se questa è la situazione, per l’Italia è ancora febbre alta.

(Il Fatto)


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