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La resa del ministro davanti ai burocrati

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

La resa del ministro davanti ai burocrati

Messaggioda franz il 21/11/2014, 22:07

La resa del ministro davanti ai burocrati

Matteo Renzi definiva quella contro gli apparati e il loro linguaggio «la madre di tutte
le battaglie». Ma al di là dei proclami andiamo avanti senza un segnale di rottura

di Gian Antonio Stella

Siamo condannati all’ergastolo dei commi «36-sexiesdecies» e delle «panie della scepsi»? Pare di sì, a leggere la lettera del ministro della Semplificazione Marianna Madia. Secondo la quale contro i deliri psicopatici del burocratese si può usare solo «una sorta di moral suasion dei ministri nei confronti degli uffici legislativi». Ma come: siamo passati dalla «violenta lotta alla burocrazia» alla soave moral suasion? Auguri.

Era un martello pneumatico, Matteo Renzi. Ringhiava che «il vero capo del governo è la burocrazia». Denunciava l’incubo di «una sabbia mobile che è la burocrazia» dalla quale «o si ha il coraggio di uscire o il Paese è condannato al declino». Definiva quella contro la burocrazia «la madre di tutte le battaglie»…

Ed ecco che pochi mesi dopo, rispondendo al Corriere Economia reo d’aver beccato sulla Gazzetta Ufficiale una leggina che correggeva al volo un’altra pubblicata sullo stesso numero, la «Giovanna d’Arco» scelta per la guerra riconosce — sul Corriere della Sera di ieri — che sì, certo, «servono meno leggi» e «più chiare, scritte meglio, comprensibili da tutti i cittadini» ma tutto ciò che un governo può fare è spiegare ai burocrati che devono sburocratizzarsi…

Campa cavallo… Come scriveva molti decenni fa Max Weber, «ogni burocrazia si adopera per rafforzare la superiorità della sua posizione mantenendo segrete le sue informazioni e le sue intenzioni». Perché mai i nostri alti burocrati, che secondo l’ex commissario alla spending review Carlo Cottarelli sono i più pagati al mondo, dovrebbero aprire l’accesso ai labirinti dei quali solo loro conoscono l’accesso e l’uscita? Quello è il loro potere: essere incomprensibili.

Lo spiegò tempo fa Pietro Ichino sventolando a Palazzo Madama la legge che i senatori stavano votando: «Questo testo è letteralmente illeggibile (…) Credo che in Aula, in questo momento, non ci sia una sola persona in grado di dirci che cosa voglia dire».

E così, al di là dei proclami, andiamo avanti. Senza un segnale di rottura. Di smarcamento. Di rivolta contro la schiavitù dei «gabinettisti». Lo prova il decreto che ha convocato gli ultimi esami di maturità: 55 «visto» e «vista» (cinquantacinque!) prima di venire al nocciolo. Lo conferma il decreto sui contributi allo spettacolo dal vivo che chiede ad attori e violinisti, trapezisti e domatori di tigri di risolvere una formula pazzesca di 31 elementi impossibile non solo da risolvere ma perfino da leggere, manco fosse un ideogramma cinese, per chi non abbia dottorati in matematica. Lo ribadiscono i calcoli cervellotici pretesi da certi Comuni per la Tasi: puro disprezzo per i cittadini.

La prova del nove è però il decreto «Misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l’efficienza degli uffici giudiziari» della stessa Marianna Madia. Che, semplificando semplificando, firma leccornie come questa: «Art. 21-bis. (Riorganizzazione del ministero dell’Interno). – 1. In conseguenza delle riduzioni previste dall’articolo 2, comma 1, lettere a) e b), del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, da definire entro il 31 ottobre 2014, il ministero dell’Interno provvede a predisporre, entro il 31 dicembre 2014, il decreto del presidente del Consiglio dei ministri di cui all’articolo 2, comma 7, del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2013, n. 125, e successive modificazioni…».

Fateci capire: è questa la semplificazione? C’era una legge del 2001 che ordinava ai dipendenti pubblici di usare «un linguaggio chiaro e comprensibile». Macché: avendo «l’interesse a rendere il funzionamento dei loro uffici il più opaco e complicato possibile, in modo da essere i soli a poterli far funzionare» (copyright Alberto Alesina e Francesco Gavazzi) gli azzeccagarbugli han tirato dritto. Ignorando la regola. Finché Filippo Patroni Griffi ha deciso di abolire la legge: tanto, non la rispettava nessuno… Bel modo di governare: nessuno rispetta il rosso? Aboliamo il semaforo!

Ed ecco al Policlinico di Napoli spuntare in un avviso pubblico il termine «elasso» che, abbandonato da secoli, non c’è più nei dizionari. E il Comune di Farini, Piacenza, deliberare che «considerata la situazione descritta nei prolegomena…». E il segretario comunale di Ariano Irpino spedire lettere che si avvitano sulle «panie della scepsi» o frasi tipo «è meridianamente epifanica l’indifferenza contenutistica»…

Ma può un Paese reggere a una crisi così se la società intera, imprese e cittadini, scuola e famiglie affogano in questo pantano? Dove il vincolo su un pitosforo a Messina porta via 2.650 giorni cioè il doppio di quelli necessari ai cinesi per fare il ponte di Donghai, 32 chilometri a otto corsie in mezzo al mare?
19 novembre 2014 | 11:48

http://www.corriere.it/opinioni/14_nove ... 1bf7.shtml
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Re: La resa del ministro davanti ai burocrati

Messaggioda Salemi il 21/11/2014, 22:33

Questo tema fa parte della drammaticità dello stato dell’arte di questo paese. Non c’è solo il problema dell’economia, con il problema annesso dell’occupazione e quindi dei mezzi di sussistenza per migliaia e migliaia di persone.

A questo dicastero, in questa fase storica, in cui diventa d’obbligo risolvere i problemi, doveva andarci un generale dei carabinieri con 4 stellette. Ma bisognava far credere che bastava il giovanilismo, e una quota rosa per prendere i voti dalle donne, per risolvere i problemi. Un generale dei carabinieri a 4 stelle, rompeva l’immagine della linea jovane di questo governo.

Però questo articolo e questo tema contengono gli elementi drammatici con cui si dovranno risolvere i problemi italiani.
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Re: La resa del ministro davanti ai burocrati

Messaggioda flaviomob il 22/11/2014, 7:54

Credo che non sia così semplice... semplificare! In alcuni casi leggi e regolamenti devono essere complessi per non permettere scappatoie, cavilli, ricorsi continui. In altri casi, una parolina mancante può far scattare una denuncia, ad esempio contro un dipendente pubblico o un dirigente. Per cui andrebbe affrontato questo aspetto generale per poter poi semplificare tutto quello che c'è dopo. Altrimenti non troveremo mai un "burocrate" che scrive un atto con un linguaggio chiaro se poi è... perseguibile per questo motivo! ;)


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Re: La resa del ministro davanti ai burocrati

Messaggioda franz il 22/11/2014, 10:35

flaviomob ha scritto:Credo che non sia così semplice... semplificare! In alcuni casi leggi e regolamenti devono essere complessi per non permettere scappatoie, cavilli, ricorsi continui.

Secondo me piu' un sistema è complesso e complicato, piu' è facile trovare non uno ma mille espedienti per aggirarlo o neutralizzarlo. Un sistema semplice e lineare non ammette scappatoie. Ho sempre pensato che i sistemi complessi siano appositamente costruiti per intappolare il povero cristo, che non ha grandi risorse per avvalersi di consulenti esperti, ma agevolare il potente che ha i mezzi per trovare le strade alternative, già scritte nelle pieghe infinite della complicazione.
Non ho ancora cambiato idea.
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Re: La resa del ministro davanti ai burocrati

Messaggioda pianogrande il 22/11/2014, 11:46

Ancora mi viene un amaro sorriso pensando ai manifesti (di qualche anno fa) in cui al mio paese si annunciava "rischio di carenza idrica".
Dire che può mancare l'acqua non è da burocrate perché si capisce e, a quel punto, del burocrate non c'è più bisogno.

Vi ricordate quando, ai tempi del colera di Napoli, si raccomandava alla popolazione di non consumare mitili ('e 'cozze in parole democratiche); ma il sistema più dittatoriale del mondo è la burocrazia.
Comandano loro e tu puoi anche eleggere il parlamento e il capo del governo e il presidente della repubblica ma resterai a rischio di non poter allevare mitili in caso di carenza idrica senza sapere a chi rivolgere istanza (mi raccomando, rispettosa!).
Fotti il sistema. Studia.
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Re: La resa del ministro davanti ai burocrati

Messaggioda Salemi il 22/11/2014, 22:11

Non c'è in agenda solo la resa del ministro. Ma anche quella di Di Battista, M5S.

A parte l'ultimo tocchetto magico di fine carriera, Bonanni ha fatto un'affermazione condivisibile: " I partiti convenzionali non ci sono più, ci sono solo comitati 'affari e comitati elettorali"



M5s, Di Battista a Montecitorio: “Basta con queste merde, non mi ricandido”

Nuovo sfogo del deputato dei Cinque Stelle che ribadisce un'intenzione che ripete da mesi: "Se la legislatura dura fino al 2018 non voglio tornare in Parlamento: voglio fare il reporter"
di F. Q. | 22 novembre 2014

“Non mi ricandido. L’ho deciso. Se arriviamo al 2018, io non mi ricandido. Non vedo l’ora di uscire di qui, per non avere più a che fare con queste merde“. Il deputato del Movimento Cinque Stelle Alessandro Di Battista si sfoga con l’agenzia Dire e ribadisce un’idea che ha espresso già altre volte (per esempio nella primavera scorsa). Il parlamentare M5s ripete quello che dice da mesi: ha il sogno di “fare il reporter. E lo farò, perché se la legislatura dura fino al 2018, io non mi ricandiderò”. Lo sfogo del deputato M5s a Montecitorio arriva al termine dei lavori di Montecitorio, a fine settimana. “A noi ci possono dire che siamo ingenui – dice – e cazzate comunicative ne facciamo, come no. Ma non siamo come queste merde. Io non ce la faccio più a restare. Non vedo l’ora di andare davanti a una telecamera e fare un video in cui dico: ‘Eccomi qua, in questi anni ho fatto tutte queste cose, ho fatto risparmiare allo Stato 300mila euro. Ora però, me ne vado’. Voglio tornare a fare il giornalista, il reporter, voglio stare tra la gente”.

L’attacco è in generale agli esponenti degli altri partiti: “I politici – afferma – vanno in televisione, fingono di avere a cuore i problemi delle persone. Poi vengono qui e non fanno altro che parlare dei cazzi loro. Li ho sempre sentiti occuparsi solo di affari, correnti e correntine, posti. Di quelli che stanno fuori dal palazzo, non gliene può fregare di meno. Le persone dovrebbero informarsi di più e invece finiscono vittime di un sistema che si regge sui mass media che prendono soldi dal potere“.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/11 ... o/1228341/



“I politici – afferma – vanno in televisione, fingono di avere a cuore i problemi delle persone. Poi vengono qui e non fanno altro che parlare dei cazzi loro. Li ho sempre sentiti occuparsi solo di affari, correnti e correntine, posti. Di quelli che stanno fuori dal palazzo, non gliene può fregare di meno.

Il problema è vecchio e risale alla Prima Repubblica. Il crollo finale è dovuto a questo. Aldo Moro lo aveva capito, ed alla fine ci ha rimesso la vita tentando di metterci un rimedio. La malattia prosegue inalterata per per tutta la Seconda Repubblica.

Un cittadino qualunque come Di Battista che arriva in Parlamento si trova di fronte a questa realtà. Ovviamente questa impostazione lontana dalla Costituzione piace invece ai partecipanti che vanno in Parlamento apposta perché quella è la sede per arricchirsi non avendo i mezzi di partenza. Ad esempio Chicco Testa, che oggi fa l'imprenditore.

Quello che è fortemente risibile è che i cittadini si scannino tra loro per fare il tifo di una fazione o l'altra, come se avessero interessi diretti da difendere. Mentre questi li fottono regolarmente da anni.

Da Miseria e Nobiltà:

Si avvicina un nuovo possibile cliente, all’aspetto un vero cafone.
Peppiniello – Papà, posso andare?
Totò (rivolgendosi al cafone) – Un momento: lei lo sa dov’è la Stazione?
Il cafone– Si che lo so! E che c’entra la Stazione? Sono venuto per scrivere una lettera.
Totò (al figlio) – Vai!
Il cafone – Una lettera di carta.
Totò – Lei è ignorante?
Il cafone – Si.
Totò – Bene così. Viva l’ignoranza! Tutti così dovrebberlo essere. E se ha dei figliuoli non li faccia studiare, li faccia sguazzare nell’ignoranza.



Questa è la chiave per mantenere il potere. Lasciare ignoranti i sudditi. Fornire disinformazione ad hoc, ma sopratutto, raccontare balle. Tante balle in quantità.
Salemi
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Re: La resa del ministro davanti ai burocrati

Messaggioda pianogrande il 22/11/2014, 22:35

Be'.
Totò lo diceva, ovviamente, con amara ironia.

Quanto a Di Battista, dovrebbe avere più coraggio.
Il coraggio scappuma, come diceva un mio collega piemontese, non è il massimo per chi è stato votato per combatterla questa merda.

Così debbono avere più coraggio i politici con qualche milligrammo di buona volontà e che si trovano a scontrarsi con i veri governanti e cioè i burocrati.

Forse mi ripeto ma, nella vita di lavoro, una delle prime cose che mi hanno insegnato è che la forma di potere più diffusa è il potere di chi ti può dire di no.

Ogni tanto giova ripeterlo.

Anche i livelli gerarchici più bassi, se li mettiamo in condizione di dire di no, di bloccare qualcosa, finiscono per comandare più dei dirigenti.

Così succede nella amministrazione statale.

Le strutture in servizio permanente effettivo finiscono per avere un potere operativo che si dimostra più forte di quello decisionale.

Una riforma della PA che non tenga conto di questo fondamentale aspetto finirà sempre per ritrovarsi in quel materiale evocato da Di Battista.
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
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