La Comunità per L'Ulivo, per tutto L'Ulivo dal 1995
FAIL (the browser should render some flash content, not this).

Partecipate e municipalizzate, i nominati nelle società che

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Partecipate e municipalizzate, i nominati nelle società che

Messaggioda gabriele il 18/11/2014, 10:49

Partecipate e municipalizzate, i nominati nelle società che dovevano chiudere
Politica & Palazzo

Disboscare, ridurre, razionalizzare. Erano le parole d'ordine del governo sulle società controllate dallo Stato e sulle partecipate locali. Ma mentre il commissario alla Spending scriveva i suoi piani la giostra degli incarichi continuava indisturbata. Sulle poltrone, a prescindere dalle competenze, si accomodano fedelissimi del giglio magico e trombati della vecchia guardia. Così le società pubbliche sono sopravvissute ancora
di Thomas Mackinson | 18 novembre 2014


Era l’occasione buona per disboscare la giungla delle società pubbliche. A dare il “la” è stato il premier Matteo Renzi, fresco di incarico, a suon di tweet. Quello datato 8 aprile 2014 faceva ben sperare: #municipalizzate “sfoltire e semplificare”. A distanza di molti mesi tocca però constatare che il nuovo corso della politica non ha interrotto le vecchia abitudine di utilizzare le partecipate come paracadute per fedelissimi e trombati da sistemare, a spese del contribuente, per 450 milioni di euro l’anno. Lo sa bene Carlo Cottarelli che il 7 agosto ha presentato al governo un “programma di razionalizzazione” per ridurne il numero da 8mila a mille nel giro di tre anni. Non farà in tempo: il commissario ha lasciato l’incarico dopo un anno soltanto e il suo dossier è finito tra i misteri della Terza Repubblica. Nel frattempo la giostra delle nomine non si è mai fermata e le poltrone da rottamare sono state rifoderate. Cominciamo da Poste. Elisabetta Fabri dal 2000 guida la catena fiorentina Starhotels. Nel 2011 ebbe l’intuizione di raccogliere l’invito del sindaco Renzi a restaurare a proprie spese, al costo di 15mila euro, la cinquecentesca Madonna del Velo. Passano tre anni e il premier le affida un incarico da consigliere da 40mila euro l’anno. E pazienza se alle Poste, società che svolge un servizio pubblico di rilevanza economica, viene spedito un manager alberghiero. Per altro in compagnia di tanti tanti “amici”.

Un lavoro sicuro alle Poste. Ma solo per i nominati
Basta tirare un filo, arrivano su tutti. La società pubblica, va detto, è attesa alla prova di passaggi delicatissimi: la privatizzazione, lo sbarco in Borsa. Ma questo non ha impedito al governo di riempire i posti chiave con soggetti d’ogni provenienza professionale e politica, soprattutto di “quote viola”, perché si tratta per lo più di manager nati o venuti a lavorare a Firenze ed entrati in “sintonia” con chi, dal 2009 al febbraio 2014, ne è stato il sindaco. Questa la radiografia dell’ultima tornata di nomine.

La presidenza è finita a Luisa Todini: 238mila euro lordi, più 66mila euro come consigliere Rai. E’ una scommessa rosa di Renzi. Imprenditrice di nascita, ex eurodeputata di Forza Italia che non spiace a sinistra, anche grazie alle sue partecipazioni nei talk d’area. Come consigliere di Poste entra anche l’ex portavoce di Casini, nonché ex deputato Udc, Roberto Rao: 40mila euro l’anno. In Poste Vita approdata Bianca Maria Martinelli, manager del settore comunicazioni, già consigliere di amministrazione di Vodafone Italia, candidata senza fortuna alle politiche 2013 per Scelta Civica. Di Poste sapeva poco o nulla, ma dalla sua vanta esperienze professionali in Fininvest e la creazione di Telecinco, l’ammiraglia spagnola del gruppo Mediaset.

Atterrano alle Poste altri folgorati sulla via di Rignano d’Arno. Antonio Campo dall’Orto, già frequentatore del palco della Leopolda, arriva da Conegliano, provincia di Treviso. La sua amicizia con Renzi risale al 2010, quando lo chiamò per realizzare l’edizione fiorentina del reality ultrapop di Mtv “Jersey Shore”, trovando nel sindaco pronta disponibilità. L’intesa fu tale che a lungo Dall’Orto è stato accreditato come favorito per la direzione generale della Rai, nel caso Gubitosi liberasse la poltrona. L’opzione, si sa, è poi sfumata e lui ha trovato un posto alle Poste, pur essendosi occupato sempre di tv. Un lavoro sicuro lo trova anche Andrea Peruzy, segretario della fondazione dalemiana Italianieuropei, assurto ad amministratore della Banca del Mezzogiorno di Poste Italiane, società che Monti voleva liquidare. Infine la compagnia aerea di Poste, la Mistral Air, ha imbarcato un ex deputato Pd col diploma di perito tecnico industriale. Si tratta di Massimo Zunino, due legislature alle spalle e molto impegno per far confluire i circoli savonesi nel correntone renziano.

Nessuna svolta per lo stipendificio di Stato
I volenterosi finanziatori della Leopolda hanno poi vinto un trono all’Enel, all’Eni o in Finmeccanica. Nelle aziende di Stato si fatica a smistare il traffico degli accomodati tra le 600 poltrone di prima e seconda fila, in barba ai proclami ma soprattutto ai 50mila euro (più Iva) spesi dal governo Renzi per la consulenza di due società di cacciatori di teste – la Spencer & Stuart e la Korn Ferry – incarica­te di selezionare i nuovi top mana­ger pubblici fuori da logiche di lottizzazione politica. Quali sono state poi le scelte del governo? Ecco una rapida carrellata di casi, più o meno noti.

Il resto qui:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/11 ... e/1215695/

-----

Arriva il nuovo. Arriva il giovane. Altro giro, altra corsa!
Chi sa, fa. Chi non sa, insegna. Chi non sa nemmeno insegnare, dirige. Chi non sa nemmeno dirigere, fa il politico. Chi non sa nemmeno fare il politico, lo elegge.
Avatar utente
gabriele
Redattore
Redattore
 
Messaggi: 2690
Iscritto il: 18/05/2008, 16:01

Re: Partecipate e municipalizzate, i nominati nelle società

Messaggioda franz il 18/11/2014, 13:25

gabriele ha scritto:Arriva il nuovo. Arriva il giovane. Altro giro, altra corsa!

Faites vos jeux….Rien ne va plus!
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Partecipate e municipalizzate, i nominati nelle società

Messaggioda trilogy il 18/11/2014, 13:49

E' curioso che gli stessi giornali che quando si parla di privatizzare qualche società pubblica tirano su le barricate, poi fanno gli articoli sugli stipendifici pubblici. Poi non c'è da stupirsi che buona parte degli italiani sia incazzata con l'insieme della classe "digerente"..
Avatar utente
trilogy
Redattore
Redattore
 
Messaggi: 4746
Iscritto il: 23/05/2008, 22:58

Re: Partecipate e municipalizzate, i nominati nelle società

Messaggioda gabriele il 18/11/2014, 14:11

"Lo sa bene Carlo Cottarelli che il 7 agosto ha presentato al governo un “programma di razionalizzazione” per ridurne il numero da 8mila a mille nel giro di tre anni."


Carlo Cottarelli
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Carlo Cottarelli (Cremona, 1954) è un economista italiano.
Biografia

Laureato in Scienze Economiche e Bancarie presso l'Università di Siena, ha conseguito il Master in Economics presso la London School of Economics. [1]

Ha lavorato nel Servizio Studi della Banca d'Italia (1981-1987), Dipartimento monetario e settore finanziario, e dell'ENI (1987-1988).[1]

Dal settembre 1988 lavora per il Fondo Monetario Internazionale. [1]

Nel corso degli anni si occupa di economia per differenti dipartimenti del FMI: Dipartimento europeo, Dipartimento monetario e dei capitali; Policy Development and Review Department (dove si è occupato della riforma della sorveglianza), Dipartimento Affari Fiscali. È stato vicedirettore sia del Dipartimento europeo che del Dipartimento Strategia, Politica e Revisione. [2] In particolare, nel 2001 è stato Senior Advisor nel Dipartimento Europeo come responsabile per la supervisione della attività del FMI in una decina di Paesi, ed è Capo della Delegazione del FMI per l'Italia e per il Regno Unito. In passato è stato capo delle delegazioni del FMI in diversi Paesi europei, tra cui Regno Unito, Ungheria e Turchia. [1]

Dal novembre 2008 al 2013 ha assunto l'incarico di Direttore del Dipartimento Affari Fiscali del FMI. [2] Inoltre è stato responsabile per lo sviluppo e la pubblicazione di Fiscal Monitor, una delle tre riviste del FMI. [2]

Ha scritto diversi saggi sulle politiche e istituzioni fiscali e monetarie, libri sull'inflazione, politica monetaria e tassi di conversione.
L'incarico di commissario alla revisione della spesa

Nel novembre 2013 viene nominato dal Governo Letta Commissario straordinario per la Revisione della spesa pubblica.[3] [4] La stampa gli ha coniato immediatamente il soprannome di Mister Forbici. [5] [6] L’attività del Commissario straordinario ha riguardato le spese delle pubbliche amministrazioni, degli enti pubblici, nonché della società controllate direttamente o indirettamente da amministrazioni pubbliche che non emettono strumenti finanziari quotati in mercati regolamentati. [7]

Nell'ottobre del 2014 lascia l'incarico di commissario alla revisione della spesa poiché il Governo Renzi lo designa per un incarico al Fondo Monetario Internazionale con decorrenza 1 novembre 2014. In un'intervista rilasciata dopo le sue dimissioni[senza fonte], segnala di aver avuto molte difficoltà a relazionarsi, prima ancora che con il sistema politico, con quello burocratico, a suo dire chiuso ed estremamente impermeabile ad ogni azione finalizzata a modernizzarne l'attività[8].

Secondo dichiarazioni rese alla stampa ("Il Tempo" del 26 marzo 2014) avrebbe ricevuto per la sua attività di consulente del Tesoro una retribuzione annua lorda di 258.000 euro, vale a dire 11.000 euro netti al mese. Ha dichiarato anche di ricevere già (a 60 anni) la pensione dall'FMI. Con l'entrata in vigore dal 19 agosto 2014 della Legge 11 agosto 2014, n. 114 di conversione del Decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90, articolo 6, in materia di "Misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l'efficienza degli uffici giudiziari", a Cottarelli non avrebbe potuto essere conferito l'incarico di Commissario di governo poiché pensionato. Inoltre il suo compenso sarebbe stato soggetto al nuovo tetto di 240.000 euro lordi introdotto dal Governo Renzi.

------

Ora sappiamo perché Cottarelli è stato messo da parte
Chi sa, fa. Chi non sa, insegna. Chi non sa nemmeno insegnare, dirige. Chi non sa nemmeno dirigere, fa il politico. Chi non sa nemmeno fare il politico, lo elegge.
Avatar utente
gabriele
Redattore
Redattore
 
Messaggi: 2690
Iscritto il: 18/05/2008, 16:01

Re: Partecipate e municipalizzate, i nominati nelle società

Messaggioda ranvit il 18/11/2014, 15:51

Ma cosa c'entrano le Poste, la Rai, l'Enel, l'Eni etc con le partecipate e municipalizzate??? :roll:

Una cosa sono le cariche istituzionali che devono essere esentate dallo spoil system, altro gli incarichi in aziende tipo Poste, Rai, Enel, Eni, etc

Cottarelli : "segnala di aver avuto molte difficoltà a relazionarsi, prima ancora che con il sistema politico, con quello burocratico, a suo dire chiuso ed estremamente impermeabile ad ogni azione finalizzata a modernizzarne l'attività"
Quindi difficoltà con la burocrazia non con il Governo Renzi e comunque non poteva restare Commissario perchè pensionato....allora? :roll:
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
ranvit
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10669
Iscritto il: 23/05/2008, 15:46

Re: Partecipate e municipalizzate, i nominati nelle società

Messaggioda Salemi il 18/11/2014, 19:43

Cirino Pomicino ha perfettamente ragione quando afferma che una delle prime cose da fare è ridurre il debito pubblico.
Solo che può farlo chi intende veramente salvare questo paese.

Nel mese di gennaio di quest'anno il Centro studi di Confindustria emana un bollettino in cui afferma che i cinque anni passati, dal punto punto di vista dell'economia e dell'economia della produzione sono equivalsi a cinque anni di una guerra tradizionale. Più che vero. Solo che in Italia la guerra continua. Certi santuari la politica non intende toccarli.



IL RENDICONTO GENERALE 2013
Corte dei conti: le società partecipate costano 26 miliardi all’anno
L’allarme del procuratore generale Salvatore Nottola: «Hanno un forte impatto sui conti pubblici ma poca trasparenza
»
di Valentina Santarpia


Sono un esercito di oltre 5000 società, espressione di un mondo ancora poco conosciuto e poco trasparente, eppure costano allo Stato ventisei miliardi all’anno: sono le partecipate pubbliche, imprese che - è la denuncia della Corte dei conti - andrebbero sottoposte ad un «disegno di ristrutturazione organico e complessivo». Per il loro peso finanziario e per la dimensione economica, gli enti partecipati - sottolinea il procuratore generale Salvatore Nottola nel suo giudizio sul rendiconto generale dello Stato - «hanno un forte impatto sui conti pubblici, sui quali si ripercuotono i risultati della gestione, quando i costi non gravano sulla collettività, attraverso i meccanismi tariffari».
Un terzo delle partecipate dagli enti locali
In realtà le imprese partecipate in Italia sono circa 7500: 50 sono partecipate dallo Stato, 2214 sono organismi di varia natura (come consorzi, fondazione, e così via), e 5258 sono quelle in mano degli enti locali: ed è proprio su queste che si concentra l’analisi impietosa del procuratore generale presso la Corte dei Conti. Perché un terzo di queste società risulta in perdita: significa che alla fine a rimetterci sono Regioni, Province e Comuni, che rimpolpano le casse quando i conti vanno in rosso.E’ il caso, per fare un esempio, delle società di trasporto pubblico locale, che garantendo un servizio essenziale per la collettività vengono spesso mantenute in regime pubblico: con conseguenze però spesso devastanti, visto che oltre il 40% delle società è in perdita nonostante autobus, tram e metro in molte città funzionino male.

«Aspetti contabili oscuri»
Complessivamente, il movimento finanziario indotto dalle società partecipate dallo Stato, costituito dai pagamenti a qualsiasi titolo erogati dai Ministeri nei loro confronti è ammontato a 30,55 miliardi nel 2011, 26,11 miliardi nel 2012 e 25,93 nel 2013.Ma anche le società partecipate dai ministeri hanno il loro peso (economico): sono costate 785,9 milioni nel 2011 alle casse dello Stato, 844,61 milioni nel 2012, e 574,91 milioni nel 2013. Sono numeri che vanno calando nel corso del tempo, e che dimostrano che lo Stato sta provando ad intervenire per razionalizzare i costi. Il piano di razionalizzazione di Cottarelli dovrebbe arrivare a breve, entro il mese di luglio, ma intanto i magistrati contabili rilevano che un giro d’affari così consistente richiederebbe «assoluta trasparenza del fenomeno». Invece «la realtà è diversa»: l’assetto delle società è mutevole e soggetto a vicende che i magistrati contabili definiscono «complesse», con aspetti contabili che sono «spesso oscuri». Da qui la richiesta di Nottola al mondo politico: bisognerebbe attuare «un disegno di ristrutturazione organico e complessivo, che preveda regole chiare e cogenti, forme organizzative omogenee, criteri razionali di partecipazione, imprescindibili ed effettivi controlli da parte degli enti conferenti e dia a questi ultimi la responsabilità dell’effettivo governo degli enti partecipati».

Le reazioni
«Il quadro che emerge dai dati della Corte dei Conti sulle società partecipate e municipalizzate non sorprende ma deve allarmare: questi sono i veri costi della politica e questo è il nodo gordiano da recidere se vogliamo uno Stato che agevoli l’iniziativa e non cerchi di sostituirsi malamente ad essa», dice Gaetano Quagliariello, coordinatore nazionale di Ncd. «Per troppo tempo la politica, soprattutto negli enti locali, ha creato vere e proprie mangiatoie elettorali, che oggi si caratterizzano per assoluta mancanza di trasparenza, costi improponibili e servizi non resi ai cittadini», commenta invece il presidente dell’Udc Gianpiero D’Alia, ex ministro per la Pa e la Semplificazione. «Il problema è che tutti i partiti, dal Pd a Forza Italia alla Lega, fanno finta di niente per proteggere centri di consenso e potere politico», sottolinea Andrea Mazziotti, deputato di Scelta Civica e membro della commissione bilancio. Mentre la vicepresidente del Senato, Linda Lanzillotta, suggerisce: «Le aziende sane e produttive (e qualcuna esiste) siano valorizzate e per il resto si intervenga con decisione senza più cedere alle resistenze che hanno fino ad oggi vanificato tutti gli interventi legislativi di riduzione delle spa locali».

29 giugno 2014 | 17:56
© RIPRODUZIONE RISERVATA

http://www.corriere.it/economia/14_giug ... 4268.shtml
Ultima modifica di Salemi il 18/11/2014, 20:05, modificato 1 volta in totale.
Salemi
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 291
Iscritto il: 03/10/2014, 17:06

Re: Partecipate e municipalizzate, i nominati nelle società

Messaggioda ranvit il 18/11/2014, 19:59

Appunto: partecipate e municipalizzate...in Governo c'entra poco. L'articolo che ha iniziato il 3d è una....fetecchia :lol:
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
ranvit
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10669
Iscritto il: 23/05/2008, 15:46

Re: Partecipate e municipalizzate, i nominati nelle società

Messaggioda Salemi il 18/11/2014, 20:15

Poltronificio Renzi: municipalizzate e partecipate Le nomine nelle società che dovevano sparire.
18/11/2014


Cottarelli voleva ridurle da 8mila a mille. Renzi twittava: “Sfoltire”. Invece le aziende pubbliche continuano a dare incarichi. Da Poste a Finmeccanica fino ad Atac ed Eur, ecco la carica dei nominati.

Disboscare, ridurre, razionalizzare. Erano le parole d’ordine del governo sulle società controllate dallo Stato e sulle partecipate locali. Ma mentre il commissario alla Spending scriveva i suoi piani la giostra degli incarichi continuava indisturbata. Sulle poltrone, a prescindere dalle competenze, si accomodano fedelissimi del giglio magico e trombati della vecchia guardia. Così le società pubbliche sono sopravvissute ancora.

Era l’occasione buona per disboscare la giungla delle società pubbliche. A dare il “la” è stato il premier Matteo Renzi, fresco di incarico, a suon di tweet. Quello datato 8 aprile 2014 faceva ben sperare: #municipalizzate “sfoltire e semplificare”. A distanza di molti mesi tocca però constatare che il nuovo corso della politica non ha interrotto le vecchia abitudine di utilizzare le partecipate come paracadute per fedelissimi e trombati da sistemare, a spese del contribuente, per 450 milioni di euro l’anno.

Lo sa bene Carlo Cottarelli che il 7 agosto ha presentato al governo un “programma di razionalizzazione” per ridurne il numero da 8mila a mille nel giro di tre anni. Non farà in tempo: il commissario ha lasciato l’incarico dopo un anno soltanto e il suo dossier è finito tra i misteri della Terza Repubblica. Nel frattempo la giostra delle nomine non si è mai fermata e le poltrone da rottamare sono state rifoderate. Cominciamo da Poste. Elisabetta Fabri dal 2000 guida la catena fiorentina Starhotels. Nel 2011 ebbe l’intuizione di raccogliere l’invito del sindaco Renzi a restaurare a proprie spese, al costo di 15mila euro, la cinquecentesca Madonna del Velo. Passano tre anni e il premier le affida un incarico da consigliere da 40mila euro l’anno. E pazienza se alle Poste, società che svolge un servizio pubblico di rilevanza economica, viene spedito un manager alberghiero. Per altro in compagnia di tanti tanti “amici”.

Un lavoro sicuro alle Poste. Ma solo per i nominati
Basta tirare un filo, arrivano su tutti. La società pubblica, va detto, è attesa alla prova di passaggi delicatissimi: la privatizzazione, lo sbarco in Borsa. Ma questo non ha impedito al governo di riempire i posti chiave con soggetti d’ogni provenienza professionale e politica, soprattutto di “quote viola”, perché si tratta per lo più di manager nati o venuti a lavorare a Firenze ed entrati in “sintonia” con chi, dal 2009 al febbraio 2014, ne è stato il sindaco. Questa la radiografia dell’ultima tornata di nomine.

La presidenza è finita a Luisa Todini: 238mila euro lordi, più 66mila euro come consigliere Rai. E’ una scommessa rosa di Renzi. Imprenditrice di nascita, ex eurodeputata di Forza Italia che non spiace a sinistra, anche grazie alle sue partecipazioni nei talk d’area. Come consigliere di Poste entra anche l’ex portavoce di Casini, nonché ex deputato Udc, Roberto Rao: 40mila euro l’anno. InPoste Vita approdata Bianca Maria Martinelli, manager del settore comunicazioni, già consigliere di amministrazione di Vodafone Italia, candidata senza fortuna alle politiche 2013 per Scelta Civica. Di Poste sapeva poco o nulla, ma dalla sua vanta esperienze professionali in Fininvest e la creazione di Telecinco, l’ammiraglia spagnola del gruppo Mediaset.

Atterrano alle Poste altri folgorati sulla via di Rignano d’Arno.Antonio Campo dall’Orto, già frequentatore del palco della Leopolda, arriva da Conegliano, provincia di Treviso. La sua amicizia con Renzi risale al 2010, quando lo chiamò per realizzare l’edizione fiorentina del reality ultrapop di Mtv “Jersey Shore”, trovando nel sindaco pronta disponibilità. L’intesa fu tale che a lungo Dall’Orto è stato accreditato come favorito per la direzione generale della Rai, nel caso Gubitosi liberasse la poltrona. L’opzione, si sa, è poi sfumata e lui ha trovato un posto alle Poste, pur essendosi occupato sempre di tv. Un lavoro sicuro lo trova anche Andrea Peruzy, segretario della fondazione dalemianaItalianieuropei, assurto ad amministratore della Banca del Mezzogiorno di Poste Italiane, società che Monti voleva liquidare. Infine la compagnia aerea di Poste, la Mistral Air, ha imbarcato un ex deputato Pd col diploma di perito tecnico industriale. Si tratta di Massimo Zunino, due legislature alle spalle e molto impegno per far confluire i circoli savonesi nel correntone renziano.

Nessuna svolta per lo stipendificio di Stato
I volenterosi finanziatori della Leopolda hanno poi vinto un trono all’Enel, all’Eni o in Finmeccanica. Nelle aziende di Stato si fatica a smistare il traffico degli accomodati tra le 600 poltrone di prima e seconda fila, in barba ai proclami ma soprattutto ai 50mila euro (più Iva) spesi dal governo Renzi per la consulenza di due società di cacciatori di teste – la Spencer & Stuart e la Korn Ferry – incarica­te di selezionare i nuovi top mana­ger pubblici fuori da logiche di lottizzazione politica. Quali sono state poi le scelte del governo? Ecco una rapida carrellata di casi, più o meno noti.

All’Enel è finito l’avvocato di Alfano, Andrea Gemma, che il leader Ncd aveva chiamato come “soggetto attuatore” del Piano Carceri (2010-2012, 100mila euro l’anno di compenso). Qui atterra anche lo sponsor della Leopolda e legale di fiducia del duo Renzi-Carrai, Alberto Bianchi, già presidente della Fondazione Open (dove siedono lo stesso Carrai, la ministra Boschi e il sottosegretario Luca Lotti) che per Renzi raccoglie i fondi da donatori privati. Suo fratello, per inciso, è Francesco Bianchi, il commercialista-commissario del disastrato Maggio musicale fiorentino, fortemente voluto dal “sindaco”. Tra quelli che invece hanno versato soldi a Renzi per le sue campagne alle primarie del Pd c’è il senese Fabrizio Lan­di, membro del cda di Banca CrFirenze ed ex amministratore delegato di Esaote, azienda leader del biomedicale con sede nella città del giglio. Landi nel 2012 ha regalato 10mila euro a Renzi, che due anni dopo si è ricordato di lui, indicandolo per il cda di Finmeccanica. All’Eni viene nominata l’imprenditrice aretina del rame Diva Moriani, in affari con donazioni), che lo ha fatto nominare nel 2010 in Aeroporti di Firenze.
la famiglia del ministro allo Sviluppo Federica Guidi e amministratore della Fondazione Dinamo, presiedu­ta da Vincenzo Manes, impren­ditore che guida l’Intek group (dove anche siede la Moriani) e generoso finanziatore di Renzi (62mila euro di
Altro renziano doc all’Eni è Marco Seracini, uno dei so­ci fondatori e presidente di un’altra associazione di raccolta fondi per Ren­zi, NoiLink (anche qui in compa­gnia di Carrai, e anche della de­putata Simona Bonafè). Link ha cessato le sue attività nel 2011, con un ottimo risultato alle spalle: 750mila euro raccolti per Renzi che tre anni dopo si ricorderà di lui, nominandolo sindaco revisore in Eni. Seracini – scri­ve il Corriere fiorentino – è anche “com­mercialista di fiducia di Renzi, presidente di Montedomini e fratello di Maurizio Seracini, l’ingegnere che sta compiendo le ricerche per la battaglia di An­ghiari”, pallino renziano di trovare un capolavoro vinciano celato dietro un affresco del Vasari a Palazzo Vecchio. L’affresco contemporaneo, intanto, è una pioggia di nomine.

La carica dei 37mila posti nelle 8mila partecipate locali
Le controllate statali sono lo spazio da esposizione del Poltronificio. Il magazzino è nelle retrovie, nei “sistemi territoriali” delle controllate regionali, delle multiutility, delle fondazioni e delle municipalizzate. Dove chi esercita localmente il potere può conferire incarichi a pioggia grazie a 37mila poltrone disponibili per le nomine. Un’impresa scovare tra i curriculum di consiglieri e amministratori qualcuno che abbia maturato esperienza e competenze nella gestione di servizi pubblici di rilevanza economica. Abbondano invece i “trombati”.

Cottarelli aveva stilato una lista nera delle società che cumulavano maggiori perdite: 600 milioni di euro per 20 partecipate. In cima, con 155 milioni di perdite e 750 di debiti, c’è l’Atac, la disastrata azienda di trasporti del Comune di Roma. Amministratore delegato, da luglio 2013 è il milanese Danilo Broggi, oggetto di apprezzamenti trasversali della politica, tanto da essere nominato a suo tempo da Tremonti in Consip (2005-2011). Non si è mai occupato di trasporti e nonostante i conti non virino dal rosso, resta lì e non solo. Anche lui è stato nominato alle Poste, ramo assicurativo, insieme alla schiera del cosiddetto “giglio magico”.

Per restare nel Lazio, Cottarelli avrebbe voluto liquidare la Eur Spa. E’ la società controllata al 90% dal Tesoro e per il 10% dal Comune di Roma che gestisce, con milioni di perdite, l’immenso patrimonio edilizio ereditato dall’Esposizione universale del 42: palazzi, musei, parchi e intere strade. Impresa più facile a dirsi che a farsi: quello è un intero pezzo di Roma su cui – complici i conti in rosso del Comune – hanno messo le mani i palazzinari della capitale, senza che la politica levasse le sue. Le premesse c’erano poi tutte: la società era a un passo dal tracollo, la Legge di Stabilità 2014 stanziava 100 milioni per onorarne debiti e perdite. La Procura di Roma aveva rinviato a giudizio l’ex ad Riccardo Mancini per lo scandalo sull’appalto dei filobus. E invece non succede proprio nulla. La controllata capitolina, mucca senza più molto da spremere, vien sempre buona per sistemare qualcuno. Ad esempio Pierluigi Borghini. Nel 1997 si presenta come candidato sindaco del Pdl contro Rutelli e perde. Prova a candidarsi alle politiche del 2001 per Forza Italia e non viene eletto. Ci riprova a quelle del 2013, niente da fare. Per sua fortuna ha potuto però contare sull’Eur, che presiede dal 2009, con un compenso di189mila euro l’anno. Ora di liquidazione e accorpamento non si sente più parlare. Si aspetta solo la scadenza del mandato per metterci qualcuno al passo coi tempi.

L’Italia dei nominati allo specchio: Finlombarda e Fincalabria
Cottarelli avrebbe poi voluto mettere le mani sulle società regionali che contano 7.300 dipendenti che, tra il 2009 e il 2012, sono costati un miliardo e 89 milioni di euro a cui vanno aggiunti altri 87 milioni per pagare gli amministratori, 91 milioni per il funzionamento e 75 milioni di debiti. E dove i nominati non si riescono a disarcionare neppure volendo. Due esempi ancora, agli antipodi dello Stivale. Regione Lombardia eccelle anche nel numero delle sue partecipate. Ogni anno pubblica un “bollettino degli incarichi” e l’ultima edizione conta 400 pagine fitte fitte di nomi, poltrone e compensi. E anche qui, le sorprese non mancano. Capita così di scorgere fra i nomi dei nuovi consiglieri di Finlombarda quello dell’esponente di Forza Italia Marco Flavio Cirillo: trombato alle politiche del 2013, nominato sottosegretario all’Ambiente nel governo Letta e lasciato a casa da quello di Renzi. Per lui c’è un gettone di consolazione da 285 euro a presenza. E così fan davvero tutti. Andando all’altro capo dello Stivale c’è Fincalabria, la cassaforte regionale con cinque sedi e altre 22 società partecipate in pancia, due delle quali in fallimento e una in liquidazione. Questa finanziaria traballante di una Regione senza governatore, è gestita da un reggente in attesa delle elezioni. Si chiama Luca Mannarino ed è il coordinatore regionale dei Club Forza Silvio. Per il presidente è fissato un compenso di 84mila euro l’anno. In attesa di future imprese politiche.

Da ilfattoquotidiano.it
Salemi
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 291
Iscritto il: 03/10/2014, 17:06

Re: Partecipate e municipalizzate, i nominati nelle società

Messaggioda ranvit il 19/11/2014, 9:15

Praticamente ricomincia il 3d :lol:

Siamo sempre li': partecipate/municipalizzate non hanno niente a che vedere con Poste, Enel, Eni etc etc!

Capisco che pur di parlar male di Renzi si è disposti a mentire spudoratamente....ma un minimo di deontologia professionale non guasterebbe in questi giornalisti della sinistra radicale!

PS Cio' detto, sia ben chiaro che anche io non sono affatto contento per il ritardo che si sta accumulando sulla riduzione drastica delle partecipate/municipalizzate....quelle vere :roll:
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
ranvit
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10669
Iscritto il: 23/05/2008, 15:46

Re: Partecipate e municipalizzate, i nominati nelle società

Messaggioda flaviomob il 19/11/2014, 11:40

Ranvit, sei sicuro di aver letto lo stesso articolo che è stato postato? :lol:


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51

Prossimo

Torna a Che fare? Discussioni di oggi per le prospettive di domani

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Google [Bot] e 41 ospiti

cron