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Mi ritorni in mente

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Messaggioda flaviomob il 01/11/2014, 11:10

Trattativa Stato-mafia: tutte le stragi portano a Roma
di Marco Travaglio | 31 ottobre 2014 COMMENTI



Marco Travaglio
Condirettore de Il Fatto Quotidiano e scrittore

Chi legge il Fatto dal 2009 sa con quanta passione e costanza ci siamo sempre occupati della trattativa Stato-mafia. Non perché siamo dei fissati o “l’organo delle procure”, come scrivono i fessi. Ma perché ce lo impone la nostra linea politica: la Costituzione del 1948. Quella che è stata calpestata – insieme alle tombe dei magistrati, degli agenti di scorta e dei cittadini caduti o feriti a Palermo, Firenze, Milano e Roma fra il 1992 e il ‘ 93 – da politici traditori e da alti ufficiali felloni. Gentaglia che piangeva ai funerali di Stato e intanto trescava con chi aveva seminato terrore e morte. Fingeva di indagare, e intanto depistava. Fingeva di pretendere tutta la verità, e intanto la nascondeva. La nostra battaglia per informare i cittadini è stata spesso solitaria. Ci siamo beccati querele, cause milionarie per danni, ironie, insulti.

Ora che l’audizione del capo dello Stato ha costretto la grande stampa a occuparsi della trattativa col giusto risalto, ci toccano pure le lezioncine dei tuttologi del nulla, i quali ci spiegano che dai, su, in fondo si sapeva tutto, non c’è nessuna novità, siamo uomini di mondo, abbiamo fatto tre anni di militare a Cuneo. La verità, cari professorini, è che non si sapeva un cazzo. O meglio, sapevamo molte cose noi che le cercavamo e le scrivevamo, ma i cosiddetti servitori dello Stato facevano carriera a botte di “non so” e “non ricordo”, almeno finché qualche mafioso (Brusca, Spatuzza, Mutolo) o figlio di mafioso (il famigerato Massimo Ciancimino) non svelava altarini che li obbligavano a ricordare. Ciancimino dice che il padre Vito pretese “garanzie politiche” prima di trattare con Riina per conto del Ros: non solo dal ministro Mancino, ma anche dall’opposizione tramite Violante. A quel punto Violante si batte una mano sulla fronte inutilmente spaziosa e corre a Palermo a rivelare, con appena 17 anni di ritardo, che nell’estate ‘ 92 venne da lui Mori a proporgli un incontro top secret con don Vito. E lui, presidente dell’Antimafia, non pensò d’informare i magistrati. Però, del fatto che Ciancimino voleva parlare, avvertì il presidente della Camera Napolitano. Ma questo Violante s’era scordato di dirlo, e pure Napolitano, almeno finché i pm non gliel’han chiesto martedì, nella testimonianza “inutile”. Inutile perché “si sapeva già tutto”. Anche che le stragi del ‘ 93 erano opera dei corleonesi per ricattare lo Stato sul 41-bis. Peccato che nessuno l’avesse detto, anzi: il Cesis creò un tavolo fra tutte le forze di polizia e di intelligence per partorire un’informativa che ipotizzava, oltre alla pista corleonese, quelle dei poteri occulti, dei palestinesi, dei serbi e dei narcos. Mancavano solo i venusiani.

Guardacaso tre mesi dopo il ministro Conso levò il 41-bis non ai detenuti serbi, o palestinesi, o narcotrafficanti, o venusiani: ma a 334 mafiosi. Il Sismi intanto aveva scoperto che il ricatto mafioso passava anche per due progetti di attentato ai presidenti delle Camere, Napolitano e Spadolini, già avvisati dalle bombe contro due basiliche che portavano i loro nomi (San Giorgio e San Giovanni). Scorte rafforzate, misure di sicurezza eccezionali, allarme e riunioni in Parlamento, al Viminale, alla Difesa, ai servizi. Tutti sapevano, dai, su. Però ai pm di Palermo che da anni si spaccano la testa per indagare su quel ricatto allo Stato, nessuno era andato a raccontare nulla. Né Mancino, allora ministro dell’Interno, né il Sismi, né lo stesso Napolitano. Manco una telefonata. Han dovuto scoprirlo da soli, il rapporto del Sismi, ben nascosto in un fascicolo archiviato a Firenze, e andarselo a prendere il 15 ottobre, vigilia della visita al Colle. A quel punto Napolitano s’è battuto una mano sulla fronte inutilmente spaziosa e ha risposto che sì, ora gli tornano alla mente l’allarme di attentato, la visita di Parisi, la scorta rafforzata e tutto il cucuzzaro.

D’altronde mica è Pico della Mirandola: di progetti di attentato lui ne subisce due o tre al giorno, non è che possa ricordarseli tutti. E poi, nel giro dei politici, queste cose si dicevano. Ma è meglio che le sappiano solo i politici, che quanto a omertà sono molto più affidabili e impenetrabili dei mafiosi. I magistrati e i cittadini, invece, sono sempre gli ultimi a sapere. Come i cornuti.


il Fatto Quotidiano, 31 Ottobre 2014


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Re: Mi ritorni in mente

Messaggioda ranvit il 01/11/2014, 11:29

In tutti i Paesi del mondo, qualunque sia la forma di governo, molte cose non vengono dette ai cittadini...e neanche ai Magistrati (a proposito, ricordo che storicamente nelle grandi famiglie siciliane mafiose o colluse o quasi colluse, era regola che uno dei figli facesse carriera nella Chiesa, uno nella Magistratura...).
Non vengono dette le cose che potrebbero creare allarme sociale con conseguenze anche peggiori. E invece no, Travaglio vuole sapere tutto, perchè lui, se non ha niente da vomitare di che campa???

Naturalmente le ragioni del non detto ai cittadini possono essere buone o cattive....ma cosi' funziona il mondo, da sempre, a tutte le latitudini....e anche Travaglio se governasse (Dio ce ne scampi e liberi!) farebbe lo stesso! :lol:
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Re: Mi ritorni in mente

Messaggioda flaviomob il 01/11/2014, 16:01

Quindi per te la trattativa mafia-stato va bene, Ranvit?


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Re: Mi ritorni in mente

Messaggioda Iafran il 01/11/2014, 16:10

flaviomob ha scritto:Quindi per te la trattativa mafia-stato va bene, Ranvit?

Bisogna ascoltare tutti ... i "buoni".
Una legge che è sempre valida per gli uomini che agiscono dopo le trattative.

I sindacati? I sindacati chi?
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Re: Mi ritorni in mente

Messaggioda franz il 01/11/2014, 16:46

flaviomob ha scritto:Quindi per te la trattativa mafia-stato va bene, Ranvit?

Se posso rispondere anche io..... 8-)

1) qualcuno propose di trattare e discutere con ISIS (Di Battista, M5S)
2) qualcuno propose di trattare e discutere con Hezbollah, in Libano (D'Alema, allora ministro degli esteri)
3) da tempo gli americani tentano di trattare con i telebani, non disdegnarono trattative con i vietnamiti.
4) la fine del conflitto con l'ÎRA è legato a colloqui tra vari partiti politici nordirlandesi che sfociano, il 10 aprile 1998, nell'Accordo del Venerdì Santo (Good Friday Agreement, chiamato anche Belfast Agreement)
5) a fronte di tanti rapimenti di italiani da parte di movimenti terroristici, in patria o nel mondo (irak in testa) l'Italia ha sempre trattato, patteggiato, pagato per la liberazione dell'ostaggio. Forse l'unica eccezione rimane Aldo Moro.

Potrei continuare ma è chiaro che la trattativa è un modo per uscire da un conflitto.
A qualcuno NON piace (con i terroristi non si tratta) ma in fondo non capisco perché talebani sì e mafiosi no.
La trattativa fa perte degli stumenti della politica per ottenere un risultato.

Il problema non è trattare in se' ma l'oggetto della trattativa.
Nel caso in questione la trattativa non era la resa della mafia e/o la deposizione delle armi ma il 41bis.
In questo caso non si tratta.
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Re: Mi ritorni in mente

Messaggioda ranvit il 01/11/2014, 18:20

Molto bene Franz. Grazie.
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Re: Mi ritorni in mente

Messaggioda franz il 01/11/2014, 23:47

Prego!
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Re: Mi ritorni in mente

Messaggioda flaviomob il 02/11/2014, 0:20

Guarda caso, l'eccezione è proprio Aldo Moro, la cui morte faceva molto comodo (come quella di Berlinguer peraltro) a chi sosteneva che non si dovesse collaborare con i "comunisti" né ora né mai.

Del resto, chi propose di dialogare con l'ISIS (dialogare non è un sinonimo di trattare, nella lingua italiana) non proponeva di commettere un reato. Chi propone una trattativa durante una guerra o comunque di trattare con chi governa una regione non commette un illecito. Né persegue la pace.

Chi tratta con i rapitori (ovvero paga un riscatto) da alcuni anni commette un reato in Italia. Quando poi lo stato italiano lo fa di nascosto per chi è rapito all'estero viene aspramente criticato dalla comunità internazionale (soprattutto da quegli USA e UK che i "liberali de noantri" prendono a modello quando fa comodo).

Per trattativa stato - mafia (lo sanno anche i sassi oramai ma qualcuno finge di non capirlo) si intende una serie di comportamenti illeciti, si intende un condizionamento pesante della vita democratica del paese da parte di una fazione che minacciava stragi a ripetizione, rapimenti e omicidi per vendetta contro uomini politici (Salvo Lima come esempio per tutti) o i loro familiari, una vera e propria guerra contro lo stato e la popolazione civile.

Evidentemente qualcuno, qui, difende questo tipo di compromessi, questo tipo di visione dell'illegalità diffusa, del darla vinta al più prepotente, di corruzione profondissima e gravissima dei massimi livelli dello stato repubblicano, di distorsione e negazione della vita democratica del paese, giustificandoli con paragoni azzardati che non stanno in piedi, ma solo in ginocchio.


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