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La Grecia esce dalla recessione

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

La Grecia esce dalla recessione

Messaggioda franz il 08/10/2014, 15:48

La Grecia esce dalla recessione e sfiora il pareggio di bilancio. La Troika funziona
Pubblicato il 7 ottobre 2014, ore 12:12. Ultimo aggiornamento 07 ottobre 2014 , ore 13:31
La Grecia è tornata a crescere e i conti pubblici sono migliorati moltissimo, tanto che si arriverà nel 2015 a a sfiorare il pareggio di bilancio. La cura della Troika, così tanto criticata in patria e all'estero, forse sta funzionando.

Secondo il rapporto del governo, presentato nella mattinata di oggi dal premier Antonis Samaras e dal ministro delle Finanze, Gikos Hardouvelis, la Grecia è uscita dalla recessione, durata oltre 6 anni e si avvierebbe a registrare nell’anno in corso la prima crescita del pil dal 2007, ultimo anno pre-crisi. Nel dettaglio, l’economia dovrebbe espandersi quest’anno dello 0,6%, mentre nel 2015 sarebbe quasi boom, con la previsione di una crescita al 2,9%.

Certo, se si considera che dal 2008 ad oggi, Atene ha “bruciato” quasi un quarto della sua ricchezza, la ripresa potrebbe apparire ancora insufficiente, ma il trend è molto positivo. Soprattutto, perché sembrano un vero miracolo i numeri sui conti pubblici. Quest’anno, il deficit si attesterà nel paese a 1,41 miliardi di euro, lo 0,8% del pil. Nel 2015, sarà di appena 338 milioni, lo 0,2% del pil. In sostanza, la Grecia sfiorerà entro l’anno prossimo il pareggio di bilancio, cosa che non è riuscita a grandi economie come Italia e Francia, che al contrario continuano a rinviare di anno in anno gli obiettivi fiscali.

Il quasi pareggio è ottenuto grazie a un forte avanzo primario (entrate meno spese, al netto degli interessi sul debito pubblico). Il surplus sarà di 3,6 miliardi per quest’anno e di ben 5,42 miliardi nel 2015, pari al 2,9% del pil. In calo anche il debito pubblico, atteso al 175% del pil per quest’anno (316 miliardi di euro), per scendere al 168% l’anno prossimo.

Il vice-ministro delle Finanze, Christos Staikouras, parla di “futuro roseo” per il paese mediterraneo, grazie ad avanzi primari che aumenteranno l’occupazione, ridurranno la disoccupazione e miglioreranno la qualità della vita a molti cittadini. La Grecia ha oggi una disoccupazione del 27%, la più alta in tutta Europa. Anche in questo caso, però, si notano alcuni timidi miglioramenti.
Ritorno sui mercati?

Il governo Samaras vorrebbe tornare presto sui mercati, dopo che ad aprile ha emesso il primo bond a medio-lungo termine (5 anni) dopo ben 4 anni di assenza, sebbene attraverso una syndication delle banche. E ha annunciato che emetterà titoli a 7 e 9 anni, anche se non ha indicato quando, fermo restando lo stock complessivo di debito.

In questi ultimi 4 anni, ossia dal primo salvataggio del 2010, Atene si è limitata ad emettere titoli fino a 6 settimane, in modo da non doversi rifinanziare a rendimenti stellari. Oggi, però, la situazione appare quasi normalizzatasi, se si pensa che sul mercato secondario, un bond a 10 anni rende il 6,4%, il 2% in meno da inizio anno, dopo che nella primavera del 2012 aveva toccato il record del 44%.
Troika sì, Troika no

Non sarà facile, tuttavia, uscire dal piano di assistenza della Troika (UE, BCE e FMI), come ha già fatto l’Irlanda e si appresta a fare anche il Portogallo. Il governatore della BCE, Mario Draghi, vorrebbe che il governo ellenico continuasse ad essere monitorato, mentre l’impressione è che, anche quando Samaras insistesse e ottenesse di uscire fuori dal piano di assistenza, dovrebbe avvalersi di un “backstop”, l’ombrello di protezione sotto cui ripararsi, nel caso le condizioni dei mercati peggiorassero a livelli poco sostenibili.

Il caso Grecia, in ogni caso, rappresenta un interrogativo per quanti, in questi anni, hanno fortemente criticato le azioni della Troika. Se certamente le conseguenze sul piano sociale sono state abbastanza drammatiche, il risanamento dei conti pare essere avvenuto più velocemente che negli altri paesi non sottoposti a una qualche forma di commissariamento esterno, mentre l’economia si starebbe riprendendo.

E l’Irlanda sarebbe lì a dimostrare che se la Grecia avesse fatto anche più velocemente, forse oggi sarebbe già in boom economico, come lo è la ritrovata tigre celtica, il cui pil nel secondo trimestre è cresciuto del 7,7%, contro il -0,2% accusato dall’Italia, al suo terzo anno consecutivo di recessione, il quinto dal 2008.

di Giuseppe Timpone
http://www.investireoggi.it/economia/la ... -funziona/
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Re: La Grecia esce dalla recessione

Messaggioda gi.bo. il 08/10/2014, 16:32

Teodoro Andreadis Synghellakis
Giornalista e scrittore
Sulla Troika e l'Italia, egregio Scalfari, mi permetta di dissentire

Pubblicato: 05/08/2014 09:43 CEST Aggiornato: 04/10/2014 11:12 CEST

Dopo aver letto l'editoriale del fondatore di "Repubblica", Eugenio Scalfari, mi permetto umilmente, quanto fermamente, di esprimere delle perplessità. O meglio, di dissentire nel merito di uno dei temi-cardine da lui toccati.

"Dirò un'amara verità che però corrisponde a mio parere ad una realtà che è sotto gli occhi di tutti: forse l'Italia dovrebbe sottoporsi al controllo della troika internazionale formata dalla Commissione di Bruxelles, dalla Bce e dal Fondo monetario internazionale", scrive Scalfari.

Ed a sostegno della sua tesi, subito dopo, aggiunge che "un tempo (e lo dimostrò soprattutto in Grecia) quella troika era orientata ad un insopportabile restrizionismo.

Ora è esattamente il contrario: la troika deve combattere la deflazione che ci minaccia e quindi punta su una politica al tempo stesso di aumento del Pil, di riforme sulla produttività e la competitività, di sostengo della liquidità e del credito delle banche alle imprese".

Poche veloci annotazioni. Stimato direttore, vorrei dirle - con il dovuto rispetto - che "quel tempo", purtroppo, è ancora presente. Che "grazie" alla Troika, nel mio paese, la disoccupazione è ancora vicina al 30%, i contratti collettivi di lavoro stanno scomparendo e il potere di acquisto delle famiglie è precipitato.Vorrei ricordarle che i genii della Troika hanno proceduto a tagli lineari, per accorgersi, solo in seguito, che tagliando dal 25% al 30% stipendi e pensioni, un paese non può, per forza di cose, riuscire a riprendersi.

È vero che il Pil greco potrebbe a breve tornare a crescere, ma nel frattempo - in cinque anni di crisi - abbiamo bruciato, per seguire le imposizioni di questi tecnocrati, quasi un terzo del nostro prodotto interno lordo ed il numero dei suicidi ha continuato a moltiplicarsi.

[b]Gli stipendi sono scesi a circa settecento euro e i part time a duecentocinquanta. Migliaia di persone non hanno avuto accesso alle cure, perché si è deciso che gli ospedali dovevano diventare degli enti con i bilanci al massimo in pareggio.[/b]

La Troika ha fatto ammenda per tutto ciò? E, soprattutto, ha fatto qualcosa per riparare ai danni, alle ferite provocate sulla carne viva delle persone? Al momento, direi proprio di no.
Ho ascoltato in modo attento e preciso le critiche mosse al mio paese, sui bilanci truccati e le spese fuori controllo. Ma ho letto e riletto, con pari attenzione e grande amarezza, le parole di Romano Prodi, che aveva proposto con insistenza una soluzione diversa, con una assunzione di responsabilità e un sostegno economico europeo sin dall'inizio della crisi - a condizioni umane - nel quadro della coesione della e solidarietà comunitaria.

La Troika, almeno con la Grecia, ha dimostrato di ignorare che oltre e prima dei bilanci esiste una cosa chiamata fattore umano, esiste la vita e la dignità delle persone.

Non si tratta, quindi, stimato direttore, di "uno scacco di rilevanti proporzioni", da prendere in considerazione "dal punto di vista politico". Si tratta, anche per l'Italia, di pensare attentamente al proprio futuro, prima di metterlo nelle mani di chi potrebbe agire con una superficialità, o, forse, solo malafede, dagli esiti catastrofici.
http://www.huffingtonpost.it/teodoro-an ... 46196.html
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Sintesi costretta: Far pagare i danni a chi li ha subito non mi sembra cosa corretta. Ma se qualcuno e' di questa idea mi fa pensare che costui dalla crisi ne abbia tratto guadagno. Non mi si spiega altrimenti come si possa difendere queste scellerate operazioni che anche i sassi mi darebbero ragione.

Tutto qui


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Re: La Grecia esce dalla recessione

Messaggioda franz il 08/10/2014, 17:19

Non puo' riuscire a riprendersi, si dice, ma nei fatti ce la sta facendo.
Quindi non è vero che non puo'. C'è una palese contraddizione.

Certo la cura è da cavallo e volendo poteva essere molto peggio:
a) uscita dall'euro.
b) svalutazione pesante
c) perdita del potere d'acquisto e disoccupazione.
d) forse dopo 10 anni una ripresa pallida. L'argentina non si è ancora ripresa.

La cura della troica ha ottenuto risultati piu' rapidi stando dentro l'euro.
Il calo del potere d'acquisto e la disoccupazione erano inevitabili, dopo anni di vacche grasse fatte a debito (vedi olimpiadi di atene).
La cura non troika (uscita dall'euro) secondo me sarebbe stata piu' grave e soprattutto piu' lunga.
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Re: La Grecia esce dalla recessione

Messaggioda diffidente il 08/10/2014, 17:53

I problema è che la Grecia, grazie a politici clientelari e che compravano consenso facendo debito, fregandosene del futuro, era precipitata in una situazione senza uscita, qualcosa bisognava fare perchè i debiti si pagano ed era necessario cambiare decisamente rotta. Mi pare di capire che ora la Grecia sia più efficiente,non ci sono quasi più carrozzoni pubblici pieni di fancazzisti ,peggio che da noi, che bloccavano tutto ed alimentavano una notevolissima corruzione amministrativa, le aziende possono lavorare meglio e la produttività è molto cresciuta. Certo ci sono dei drammi sociali,terribili,ma anche questi si possono risolvere nel prossimo futuro, soprattutto con il turismo che porterà molta liquidità nel Paese ora che l'Egitto e la Turchia sono in periodi torbidi e chi è prudente non ci va
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Re: La Grecia esce dalla recessione

Messaggioda gi.bo. il 08/10/2014, 19:39

franz ha scritto:Non puo' riuscire a riprendersi, si dice, ma nei fatti ce la sta facendo.
Quindi non è vero che non puo'. C'è una palese contraddizione.

La cura della troica ha ottenuto risultati piu' rapidi stando dentro l'euro.
Il calo del potere d'acquisto e la disoccupazione erano inevitabili, dopo anni di vacche grasse fatte a debito (vedi olimpiadi di atene).
La cura non troika (uscita dall'euro) secondo me sarebbe stata piu' grave e soprattutto piu' lunga.
No,caro Francesco anche qui mi sembra che tu voglia arrampicarti sugli specchi difendendo l'indifendibile. Sfuggi dalle conclusioni che il giornalista e molti di noi fanno.
Gli obiettivi si possono raggiungere in altre maniere e chi ha fatto il danno lo paghi. Tutto il resto e' soltanto fuffa. Purtroppo vedo che continui imperterrito a giustificare la strada scelta e quindi metti in libertà il vero colpevole e condanni colui che ha subito il danno.


Certo la cura è da cavallo e volendo poteva essere molto peggio:
a) uscita dall'euro.
b) svalutazione pesante
c) perdita del potere d'acquisto e disoccupazione.
d) forse dopo 10 anni una ripresa pallida. L'argentina non si è ancora ripresa.

Avrebbe potuto andar peggio? Su questo punto non ho sicurezze e non mi fido per niente di coloro che lo affermano. Son gli stessi che hanno causato il danno e/o non sono riusciti quando ancora c'era la possibilita di far fare la giusta cura. E ora te, questi loro timori, te li sei fatti tuoi.

Cosa si poteva far di peggio a questo piccolo popolo di appena 11 mln ?
Quale altra sventura si poteva dar loro. E ora qualcuno asserisce che la via intrapresa era quella giusta. Lasciamo perdere perche vedo che non si riesce a cavar un ragno dal buco.

Per quanto riguarda il riferimento all'Argentina, qui ci sarebbe da aprire un 3D specifico poiche il discorso non si puo sintetizzare ora.

Metto solo alcune informazioni prese da http://megachip.globalist.it/Detail_New ... ?ID=107557 che a sua volta l'ha preso da http://www.gennarocarotenuto.it/27638-s ... ightbox/0/ (Gennaro Carotenuto):

........L'obbiettivo è sempre quello: porre fine all'anomalia latinoamericana, di governi che nell'ultimo decennio si sono allontanati dall'ortodossia monetarista e riprendere possesso da padroni di quello che dalle dittature genocide alla notte neoliberale hanno considerato loro.
L'Argentina però non solo ha agito in queste settimane con serietà e coerenza per ottenere condizioni giuste e legali e depositando al Banco Mellon di New York la somma dovuta come garanzia. L'Argentina, che era completamente isolata nel 2001, oggi non è sola. Ha la solidarietà di tutta l'America latina integrazionista, dal Brasile al Venezuela, ma anche di paesi come il Messico e la Francia, oltre che di grandi paesi come la Cina e istituzioni come il G77 e perfino della Unctad.
Il mondo è cambiato non solo in peggio in questi tredici anni, gli avvoltoi che volano sul cielo di Buenos Aires vogliono riportarlo agli anni '90.


Ora qualcuno potrebbe far opsservare che tutto questo non sono altro che opinioni personali xche ce ne sono altre di parere contrario.
Certo che sì. Una cosa pero e' difficile da contraddire.
Qui siamo difronte a due modi di concepire una determinata democrazia.
Chi considera questa come una possibilita' di poter fare quel che si vuole nel rispetto dei paletti che alcuni hanno imposto e chi invece la intente nel vero senso sociale e quindi che pensa a tutta la popolazione e non a una sola parte che potrebbe avere la maggioranza altrimenti sarebbe una dittatura della maggioranza che annullerebbe qualsiasi forma di democrazia parlamentare esistente.

Che posso aggiungere ancora?


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Re: La Grecia esce dalla recessione

Messaggioda diffidente il 08/10/2014, 20:17

L argentina si dibatte da anni in una crisi economica e sociale di cui non si vede la fine e ci sono disparità fra ricchi, spessissimo criminali, e poveri, cioè quasi tutti, sono immense,spero che nel od questo sia chiaro e non ci siano persone che vogliono farci fare la fine di questi paesi disperati. Queste sono speranze che lasciamo volentieri ai complottista del m5s ed a chi crede alle scie chimiche,pur con tutto il rispetto per le opinioni di tutti. Il problema e questo, se la gente avrà in futuro una vita dignitosa in Grecia, senza debito folle. Se ciò succederà, la cura da cavallo della troika sarà stata utile, dura,ma utile. Certo che la gente in Grecia sta subendo moltissimo
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Re: La Grecia esce dalla recessione

Messaggioda franz il 08/10/2014, 20:24

gi.bo. ha scritto:No,caro Francesco anche qui mi sembra che tu voglia arrampicarti sugli specchi difendendo l'indifendibile. Sfuggi dalle conclusioni che il giornalista e molti di noi fanno.

Scusa ma detto papale-papalae, la realtà dei fatti (la gtrecia sta scendo dalla csisi) è mille colte piu' potente delle "conclusioni che il giornalista e molti di noi fannO". E chi se ne cala delle concliusini di un giorna,ista e di alcuni di noi?
Contano i fatti. La prova è nel budino. La grecia esce dalla recessione? Vedremo se sarà un SI oppure un NO, il resto sono solo parole in libertà.
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Re: La Grecia esce dalla recessione

Messaggioda flaviomob il 08/10/2014, 22:10

L'Argentina ha un tasso di disoccupazione intorno al 7,5 %.

La Grecia sfiora il 30%.

Di cosa stiamo parlando dunque?


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
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Re: La Grecia esce dalla recessione

Messaggioda gi.bo. il 08/10/2014, 22:37

franz ha scritto:
gi.bo. ha scritto:No,caro Francesco anche qui mi sembra che tu voglia arrampicarti sugli specchi difendendo l'indifendibile. Sfuggi dalle conclusioni che il giornalista e molti di noi fanno.

Scusa ma detto papale-papalae, la realtà dei fatti (la gtrecia sta scendo dalla csisi) è mille colte piu' potente delle "conclusioni che il giornalista e molti di noi fannO". E chi se ne cala delle concliusini di un giorna,ista e di alcuni di noi?
Contano i fatti. La prova è nel budino. La grecia esce dalla recessione? Vedremo se sarà un SI oppure un NO, il resto sono solo parole in libertà.
Ma per uscirne c'era soltanto questa via o ce n'erano altre? Seconda la Troika e quindi il sistema liberista in cui si trova l'europa e non solo, questa era l'unica strada poiche e' lo stesso sistema che te lo impone.
Ne uscira' dalla crisi? Bella domanda questa ma se anche ci riuscisse non avremmo risolto il problema poiche non abbiamo risolte le cause. Domani se ci troveremo alle stesse condizioni saremo sempre noi a pagare le loro ruberie.

Quindi, se si vuol risolvere il problema si deve par pagare il tutto a chi lo ha creato( non occorre gran sforzo per trovarli) ma tutto questo metterebbe in discussione un certo sistema dal quale nessuno vuol uscirne.

Scriveva Lidia Undiemi nel lontano 2012 anche se avrei da fare alcune obiezioni che per il momento tralascio:


Washington ha dunque fatto una precisa scelta di campo politica, ossia attribuire la colpa ai responsabili del disastro limitandone i margini di operatività e predisponendo un sistema più efficace di tutela dei consumatori.

I leader europei, invece, hanno deciso di omettere questo primo grande pilastro di analisi politica, attribuendo il costo della crisi alla collettività, vittima indifesa delle mire espansionistiche dei grandi poteri finanziari.

Sulle cause della crisi, in Italia un input importante è arrivato dalla Corte dei Conti che ha denunciato che le privatizzazioni si sono ridotte a un mezzo per la gestione clientelare del potere politico-amministrativo. Si consideri inoltre che l’economia mafiosa si sta diffondendo a "macchia d’olio" in tutto il paese e che i principali settori produttivi strategici per la nazione sono costantemente aggrediti dagli speculatori che attuano sofisticate forme di evasione e di erosione dei conti pubblici. In questo contesto, l’aumento delle tasse, l’intervento sull’art. 18, la riduzione della spesa pubblica e le politiche di austerity in generale producono effetti devastanti sull’economia reale e sulla tenuta del sistema democratico.

Il vero punto di distacco fra la politica statunitense e quella europea è da rintracciare nella individuazione della colpa e dei colpevoli, un atto "rivoluzionario" iniziato con la riforma americana "antispeculazione" che il dibattito economico non ha saputo cogliere.

La maggior parte degli economisti si sono arenati sulla reazione del sistema economico all’austerità e alla politica monetaria espansiva. Da un lato c’è chi sostiene che l’austerità, per lo più la riduzione della spesa pubblica, ha un impatto negativo sull’occupazione e sull’economia. Per questa scuola di pensiero, di matrice keynesiana, è necessario rispondere alla crisi aumentando gli investimenti pubblici e stimolando i consumi. Al contrario, altri esponenti sostengono che per mettere in ordine i conti pubblici e rilanciare l’economia occorre attuare una politica restrittiva "lacrime e sangue".

Chi ha ragione? Tutti e nessuno, dipende da chi sono i destinatari dei benefici e dei sacrifici.

Se le risorse monetarie vengono servite su un piatto d’argento agli speculatori, come sta di fatto accadendo in Europa con il trilione di euro che la BCE ha prestato alle banche all’1%, allora l’idea di espansione rappresenta un fallimento per l’economia di una nazione, visto che agli imprenditori e ai lavoratori in difficoltà non è concesso un simile privilegio.

Stesso risultato fallimentare si produrrebbe nell’ipotesi in cui gli investimenti fossero attuati in favore della spesa pubblica, dato che le "pedine" dell'economia sono saldamente nelle mani delle lobbies affaristiche che sanno benissimo come assorbire le risorse di un territorio e limitarne lo sviluppo in favore dei cittadini. In Italia questo fenomeno è molto più evidente rispetto agli altri paesi in quanto la speculazione spesso coincide con la corruzione, sia nel pubblico che nel privato.

Si arriva in tal modo al paradosso che uno stimolo agli investimenti non aiuta la crescita economica ma ammortizza, nel breve periodo, una situazione di depressione. Questo squarcio di verità s’intravede, ad esempio, nelle recenti dichiarazioni di due premi nobel Joseph Stiglitz e Robert Solow, che hanno manifestato significative perplessità circa l’effettiva incidenza degli incentivi monetari e fiscali nella gestione della crisi.

L’austerità fa bene se imposta a coloro che speculando hanno messo in ginocchio intere nazioni, e gli investimenti possono produrre effetti positivi per l’economia solo se si elimina la voragine speculativa al fine di destinare realmente le risorse alla collettività.

E’ per tale ragione che adesso la crisi del debito sovrano rischia di colpire anche gli Stati Uniti. "Il Presidente Obama è diventato paladino dei sacrifici", afferma Paul Krugman, altro premio Nobel.

Il presidente americano ha avuto il merito di realizzare una riforma contro la speculazione basata sulla individuazione dei responsabili del grande problema economico, ma non è riuscito a porre in essere gli strumenti necessari per poterlo bloccare.

Voi, cari economisti, abituatevi a ragionare seguendo l’impostazione di un nuovo conflitto sociale mondiale: "speculatori contro produttori e lavoratori". http://www.wallstreetitalia.com/article ... crisi.aspx


Quindi, caro Francesco, la domanda e' questa e quindi mi devi rispondere sul metodo e non sull'obiettivo perche' qui sta il centro della ns. discussione!.

In questa Europa liberista ognuno ha portato avanti i propri interessi nazionali fregandosene di questa unione europea fatta su misura solo ed esclusivamente per i poteri forti che avevano necessita' di espandersi. Questo fa parte del loro sistema.
Costoro se ne sbattono le palle dei problemi sociali. A costoro interessa solo salvare il loro capitale e/o cmq che questo non diminuisca di valore.

Ora avvalorare la tesi che questo metodo va bene e quindi si debba proseguire mi sembra abbastanza diabolico anche se dovesse raggiungere gli obiettivi di pareggio.

Scriveva Bobbio e sul quale son anni che concordo e cerco di metterlo sempre in evidenza:

...Difatti io ho considerato come una delle promesse non mantenute della democrazia proprio il fatto che la democrazia politica non si è estesa alla società e non si è trasformata in democrazia sociale.
A rigore una società democratica dovrebbe essere democratica - cioè dovrebbe avere queste regole - nella maggior parte dei centri di potere. Questo in realtà nella maggior parte delle democrazie non è avvenuto.


Poi Bobbio conclude:
..Il comunismo storico è fallito, non discuto. Ma i problemi restano, proprio quegli stessi problemi che l'utopia comunista aveva additato e ritenuto fossero risolvibili. Questa è la ragione per cui è da stolti rallegrarsi della sconfitta e fregandosi le mani dalla contentezza dire: 'L'avevamo sempre detto!'. O illusi, credete proprio che la fine del comunismo storico (insisto sullo "storico") abbia posto fine al bisogno e alla sete di giustizia? La democrazia ha vinto la sfida del comunismo storico, ammettiamolo. Ma con quali mezzi e con quali ideali si dispone ad affrontare gli stessi problemi da cui era nata la sfida comunista?".

Quindi, prima di "sparare" le ns. opinioni, sarebbe molto opportuno valutare attentamente quanto scritto sopra tenendo presente che queste parole non vengono da un comunista.
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Re: La Grecia esce dalla recessione

Messaggioda franz il 08/10/2014, 23:14

gi.bo. ha scritto:Ma per uscirne c'era soltanto questa via o ce n'erano altre? Seconda la Troika e quindi il sistema liberista in cui si trova l'europa e non solo, questa era l'unica strada poiche e' lo stesso sistema che te lo impone.

In teoria ci sono milioni di soluzioni, in gran parte fallimentari, alcune (pochisime) con esito positivo.
Non si tratta di tirare a caso, altrimenti sarebbe troppo facile.
Intanto quella scelta parrebbe essere una di qelle con esito positivo.
La storia non si fa con i "se" ma se mi spieghi quale altra soluzione prendere in considerazione, posso darti la mia (inutile) opinione. Inutile perché ormai cosa fatta capo ha. I greci, volente o nolente, quella strada hanno preso.
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