La Grecia esce dalla recessione e sfiora il pareggio di bilancio. La Troika funziona
Pubblicato il 7 ottobre 2014, ore 12:12. Ultimo aggiornamento 07 ottobre 2014 , ore 13:31
La Grecia è tornata a crescere e i conti pubblici sono migliorati moltissimo, tanto che si arriverà nel 2015 a a sfiorare il pareggio di bilancio. La cura della Troika, così tanto criticata in patria e all'estero, forse sta funzionando.
Secondo il rapporto del governo, presentato nella mattinata di oggi dal premier Antonis Samaras e dal ministro delle Finanze, Gikos Hardouvelis, la Grecia è uscita dalla recessione, durata oltre 6 anni e si avvierebbe a registrare nell’anno in corso la prima crescita del pil dal 2007, ultimo anno pre-crisi. Nel dettaglio, l’economia dovrebbe espandersi quest’anno dello 0,6%, mentre nel 2015 sarebbe quasi boom, con la previsione di una crescita al 2,9%.
Certo, se si considera che dal 2008 ad oggi, Atene ha “bruciato” quasi un quarto della sua ricchezza, la ripresa potrebbe apparire ancora insufficiente, ma il trend è molto positivo. Soprattutto, perché sembrano un vero miracolo i numeri sui conti pubblici. Quest’anno, il deficit si attesterà nel paese a 1,41 miliardi di euro, lo 0,8% del pil. Nel 2015, sarà di appena 338 milioni, lo 0,2% del pil. In sostanza, la Grecia sfiorerà entro l’anno prossimo il pareggio di bilancio, cosa che non è riuscita a grandi economie come Italia e Francia, che al contrario continuano a rinviare di anno in anno gli obiettivi fiscali.
Il quasi pareggio è ottenuto grazie a un forte avanzo primario (entrate meno spese, al netto degli interessi sul debito pubblico). Il surplus sarà di 3,6 miliardi per quest’anno e di ben 5,42 miliardi nel 2015, pari al 2,9% del pil. In calo anche il debito pubblico, atteso al 175% del pil per quest’anno (316 miliardi di euro), per scendere al 168% l’anno prossimo.
Il vice-ministro delle Finanze, Christos Staikouras, parla di “futuro roseo” per il paese mediterraneo, grazie ad avanzi primari che aumenteranno l’occupazione, ridurranno la disoccupazione e miglioreranno la qualità della vita a molti cittadini. La Grecia ha oggi una disoccupazione del 27%, la più alta in tutta Europa. Anche in questo caso, però, si notano alcuni timidi miglioramenti.
Ritorno sui mercati?
Il governo Samaras vorrebbe tornare presto sui mercati, dopo che ad aprile ha emesso il primo bond a medio-lungo termine (5 anni) dopo ben 4 anni di assenza, sebbene attraverso una syndication delle banche. E ha annunciato che emetterà titoli a 7 e 9 anni, anche se non ha indicato quando, fermo restando lo stock complessivo di debito.
In questi ultimi 4 anni, ossia dal primo salvataggio del 2010, Atene si è limitata ad emettere titoli fino a 6 settimane, in modo da non doversi rifinanziare a rendimenti stellari. Oggi, però, la situazione appare quasi normalizzatasi, se si pensa che sul mercato secondario, un bond a 10 anni rende il 6,4%, il 2% in meno da inizio anno, dopo che nella primavera del 2012 aveva toccato il record del 44%.
Troika sì, Troika no
Non sarà facile, tuttavia, uscire dal piano di assistenza della Troika (UE, BCE e FMI), come ha già fatto l’Irlanda e si appresta a fare anche il Portogallo. Il governatore della BCE, Mario Draghi, vorrebbe che il governo ellenico continuasse ad essere monitorato, mentre l’impressione è che, anche quando Samaras insistesse e ottenesse di uscire fuori dal piano di assistenza, dovrebbe avvalersi di un “backstop”, l’ombrello di protezione sotto cui ripararsi, nel caso le condizioni dei mercati peggiorassero a livelli poco sostenibili.
Il caso Grecia, in ogni caso, rappresenta un interrogativo per quanti, in questi anni, hanno fortemente criticato le azioni della Troika. Se certamente le conseguenze sul piano sociale sono state abbastanza drammatiche, il risanamento dei conti pare essere avvenuto più velocemente che negli altri paesi non sottoposti a una qualche forma di commissariamento esterno, mentre l’economia si starebbe riprendendo.
E l’Irlanda sarebbe lì a dimostrare che se la Grecia avesse fatto anche più velocemente, forse oggi sarebbe già in boom economico, come lo è la ritrovata tigre celtica, il cui pil nel secondo trimestre è cresciuto del 7,7%, contro il -0,2% accusato dall’Italia, al suo terzo anno consecutivo di recessione, il quinto dal 2008.
di Giuseppe Timpone
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