da mariok il 04/10/2014, 18:46
Il problema di Renzi non è se è o non è di sinistra, ma è che non fa quello che dice di voler fare.
Per mesi ha detto che il problema del lavoro non era l'Art. 18. E su questo sono sempre stato d'accordo.
Sia chiaro: penso che il reintegro sia qualcosa contro natura. Somiglia all'indissolubilità del matrimonio. Se tra imprenditore e dipendente si è rotto il rapporto di fiducia, non c'è giudice che possa costringerli a proseguire in un decente rapporto di collaborazione. La questione quindi (come per il divorzio) riguarda la quantificazione di un equo indennizzo se è stato subito un torto.
E invece ora, tutta la questione del lavoro si è polarizzata sull'art. 18.
Quanto al resto, che ne è della famosa spending review? Che ne è delle migliaia di società partecipate che ci costano decine di miliardi all'anno? Che ne è degli enormi sprechi delle regioni, delle varie forme surrettizie di finanziamenti ai partiti sotto forma di rimborsi spese ai gruppi parlamentari e consiliari?
Non mi pare che se ne parli più di tanto.
Quanto alla vecchia questione di cosa sia la sinistra, penso innanzitutto che più di sinistra radicale, bisognerebbe parlare di sinistra alternativa.
Non mi meraviglia che ci sia una parte politica che si opponga all'attuale sistema economico, che consideri fallite le cosiddette politiche neo-liberiste, che non creda basti avere un mercato libero ed efficiente per risolvere i problemi.
Sono d'accordo sul fatto che rifarsi genericamente a principi generali di giustizia sociale significa poco, se non si scende nel dettaglio su come e con quali strumenti si intende perseguirla.
Mi sembra normale che una parte almeno della sinistra (comunque vogliamo definirla) si ponga in termini alternativi al "sistema". Però occorrerebbe che chi se ne fa interprete desse risposta ad alcune semplici questioni:
- come si recuperano concretamente risorse finanziarie per scuola, ricerca, assistenza, cultura ecc. senza continuare a fare debiti scaricando di fatto il problema alle successive generazioni o a tassare tassare tassare?
- e posto che si trovino le risorse necessarie, come evitare che gli attuali apparati continuino a sprecare denaro e a risanare questa sorta di pentolone senza fondo del sistema pubblico, nel quale più soldi metti più se ne perdono?
- con chi sostituiamo l'imprenditore che decide di non investire più in questo paese? con qualche funzionario si Stato normalmente corrotto e incompetente?
- come si fa ad evitare che le regioni continuino ad essere le attuali macchine mangia-soldi? qualcuno ha il coraggio di dire, che alla luce della disastrosa esperienza di questi anni, bisognerebbe eliminarle?
- e più in generale, se si ritiene che un maggior intervento dello stato è necessario per rilanciare su nuove basi la nostra economia, come si fa a dare agli apparati pubblici quel minimo di efficienza, trasparenza e pulizia, senza le quali qualunque programma di sviluppo fallirebbe clamorosamente?
Con tutto questo il PD non c'entra niente. Così come non c'entrano niente le altre forze più o meno filo-capitalistiche. La loro risposta è quella dei tagli e della semplificazione del sistema, come logica conseguenza dell'equazione pubblico=inefficienza.
Tocca a chi sostiene soluzioni alternative dare risposte alle suddette domande in modo chiaro, concreto, non fumoso e misurabile.
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville