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Le tre misure semplici che potrebbero salvare il paese

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Le tre misure semplici che potrebbero salvare il paese

Messaggioda franz il 09/08/2014, 18:20

di Massimo Famularo, su http://www.leoniblog.it/2014/08/08/le-t ... -il-paese/

Dopo l’ultimo dato sul Pil [1] è impossibile resistere alla tentazione di cimentarsi nello sport preferito dagli italiani (quando non gioca la nazionale) ossia mettersi nei panni del presidente del consiglio per trovare soluzioni facili efficaci e veloci che “chissà perché nessuno ci aveva pensato prima.” Ecco quindi al volo tre Quick Win fulminanti per salvare il paese dalla brutta china su cui è avviato.

Prima misura semplice ed efficace per salvare il paese: mettersi in testa che il paese non si salva con misure semplici ed efficaci [2]. La tentazione è molto forte e qualche volta scantona nell’esagerazione contro-fattuale[3], in fondo basta prendere qualche grandezza di finanza pubblica a tante cifre, o altra fonte similare di risorse, in un paese dove praticamente tutto funziona in modo subottimale e dire “volete che non si riesca a risparmiare/ recuperare/ ottimizzare un x% (con x più o meno ragionevole a piacere)?” L’alternativa controfattuale è ancora più facile: “se avessimo i salari dei tedeschi o la qualità dei servizi pubblici svedesi…” e ovviamente se ne infischia dal fatto che, forse, altre nazioni hanno caratteristiche differenti perché in passato hanno fatto scelte differenti dalle nostre.

Peccato che sfuggano sempre quei piccoli dettagli inerenti l’implementazione operativa [4] delle proprie idee geniali. La realtà non è mai bianca o nera, ma purtroppo sempre inesorabilmente grigia: ad esempio, se la pubblica amministrazione funziona male non è perché tutti i dipendenti pubblici lavorano male o poco in egual misura, ma, moto più verosimilmente, perché ci sono un numero limitato di missionari, che lavorano bene e tanto e portano in spalla il peso dei colleghi meno volenterosi e/o capaci. Allora qualsiasi intervento incondizionato, penalizzerà i pochi “buoni” beneficiando relativamente i “cattivi”. Qualsiasi intervento invece volto a discriminare comporta meticolose verifiche di dettaglio, che necessitano di competenze specifiche, ma soprattutto costi politici enormi dal punto di vista degli incentivi: non solo occorre qualcuno che si faccia carico di trovare delle misure obbiettive per capire cosa può e deve essere migliorato, occorrono le competenze giuste perché questa operazione sia fatta in modo opportuno e soprattutto gli incentivi adeguata per renderla praticata altrimenti si infrangeranno sempre contro la cortina invisibile del: “chi me lo fa fare?”

La conclusione sarebbe dunque che non si può far nulla per cogliere i miglioramenti del sistema che agli occhi di tutti sembrano possibili? No la conclusione è che non c’è un modo semplice per farlo, e che mettere in pratica [5] i risultati dell’algebra da carta di formaggio comporta costi di esecuzione rilevanti.

La seconda misura salva paese non può che discendere dalla prima: se abbiamo inteso che non esistono risposte semplici per ai problemi del paese, occorre prendere atto che le soluzioni non saranno a buon mercato. L’ostacolo principale a qualsiasi serio programma di riforme degno di questo nome risiede nella mancata presa di coscienza che “qualcuno dovrà pagare il conto”. Non si può rendere efficiente lo stato senza imporre a chi oggi non lavora o lavora male di fare per bene quello per cui è pagato [6]. La conseguenza diretta è che che qualcuno venga rimosso da posizioni per le quali non è adeguato o che venga pagato di meno per l’attività che svolte o che gli venga richiesto di fare di più per lo stesso compenso. Saranno ovvietà ma quando di stratta di dire che tutto va male e che bisogna fare qualcosa sono tutti concordi. Quando c’è da trovare dove intervenire il bersaglio è sempre qualcun altro. Non si cambia l’Italia senza toccare nessuna rendita di posizione, senza intaccare un diritto acquisito senza insomma prendere atto che qualcuno deve pagare il costo del cambiamento, altrimenti nessun cambiamento sarà mai possibile.

La terza e ultima misura è la più difficile: se non ci sono ricette semplici e se qualcuno il conto deve pagarlo, forse potremmo smetterla di affidarci a coloro i quali dicono il contrario. Le narrazioni in base alle quali la causa di tutti i mali è unica e (guarda caso) attribuibile a un gruppo di interesse diverso da quello a cui apparteniamo (vedi la demonizzazione degli evasori o degli statali fannulloni) sono la più efficace arma di distrazione di massa nei confronti delle riforme di cui il nostro paese ha realmente bisogno


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Re: Le tre misure semplici che potrebbero salvare il paese

Messaggioda franz il 09/08/2014, 18:20

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Draghi: meno tasse e più riforme

Messaggioda franz il 09/08/2014, 18:46

Per crescere l'Italia ha bisogno di investimenti privati e questi dipendono dalla riforme strutturali e da tasse più basse. Il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, ha sollecitato ieri l'Italia, in un raro commento sulla situazione del nostro Paese, ad agire sul fronte delle riforme, ricordando che nell'area dell'euro i Paesi che le hanno fatte sono quelli che crescono di più, mentre quelli che non le hanno fatte non crescono. Ma ha anche respinto l'idea che si debba allentare il Patto di stabilità e quindi la disciplina dei conti pubblici.

La contrazione dell'economia italiana per due trimestri consecutivi dipende in modo significativo, ha detto Draghi, dal basso livello di investimenti privati, un fenomeno non unico nell'area euro. E che dipende dalla domanda che le imprese si attendono per i loro prodotti, ma soprattutto dall'incertezza generata dalla mancanza di riforme.

«Ci sono storie - ha affermato il banchiere centrale italiano, normalmente riluttante a pronunciarsi sul suo Paese, dove trascorrerà le vacanze, ha scherzato, "ma non per sostenere la ripresa" - di investitori che vorrebbero costruire fabbriche e creare posti di lavoro, ma che devono attendere mesi per un'autorizzazione. Ci sono storie di giovani che vorrebbero avviare un'attività e ci vogliono otto, nove mesi prima che possano farlo». Oltre alla maggior efficienza della burocrazia, Draghi ha citato - «ripeto sempre le stesse cose» - la necessità di riforme del mercato del lavoro, dei prodotti, della concorrenza e della giustizia. Sono riforme che, secondo Draghi, possono avere effetti anche nel breve periodo, contrariamente a quel che si dice, e alcuni Paesi europei lo dimostrano.
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I Paesi invece che non le hanno fatte, Italia compresa, e la cui debolezza è visibile «trimestre dopo trimestre», hanno bisogno anche di un risanamento dei conti che sia favorevole alla crescita. «Voglio dire meno tasse», ha precisato. Sono Paesi con la più alta tassazione in una parte del mondo in cui la tassazione è già la più alta del mondo: «Quindi meno tasse, meno spesa corrente, e possibilmente più investimenti pubblici». Ma né la tassazione più bassa, né la liquidità che la Bce si prepara a fornire alle banche perché facciano prestiti all'economia reale, attraverso le operazioni denominate Tltro, in avvio a settembre, saranno efficaci senza le riforme strutturali, sulle quali, ha detto ripetendo una proposta già avanzata, andrebbe condivisa la governance a livello europeo.
Draghi ha precisato tuttavia che i Paesi dell'eurozona «devono procedere in linea con il Patto di stabilità e non fare marcia indietro sui progressi compiuti sul risanamento fiscale». Solo mettendo in atto il quadro di regole di bilancio e di sorveglianza esistenti si potranno «ridurre gli alti livelli di debito pubblico, aumentare il potenziale di crescita e aumentare la resistenza dell'eurozona agli shock».

Come previsto, il consiglio della Bce non ha annunciato alcuna nuova misura e ha lasciato i tassi d'interesse invariati. I provvedimenti annunciati a giugno, ha osservato Draghi, mettono la Bce su un percorso divergente dalle altre banche centrali, il che significa «migliori fondamentali per un cambio più debole». Lo scenario economico, nella visione dell'Eurotower, non è cambiato nonostante il rallentamento della crescita e l'ulteriore calo dell'inflazione, interamente da attribuirsi, ha sottolineasto però Draghi, alla discesa dei prezzi dell'energia e degli alimentari. Il presidente della Bce ha riconosciuto che il quadro è reso più difficile da decifrare dall'aggravarsi dei rischi geopolitici, in particolare la crisi russo-ucraina, della quale, a sua parere, è ancora troppo presto per valutare le conseguenze, ma che si farà sentire già nei prossimi due trimestri, fra «sanzioni e controsanzioni» e con le possibili ripercussioni soprattutto sull'energia.

Se la Bce per ora non si muove, in attesa di vedere il pieno impatto delle misure già annunciate, Draghi ha però tenuto a ribadire che il consiglio è unanime nell'uso di interventi non convenzionali, se la situazione dovesse peggiorare. Cioè acquisti di titoli cartolarizzati (Abs), per i quali la Bce ha intensificato la preparazione e si appresta ad assumere un consulente esterno, ma che dipendono da cambiamenti alle regole internazionali. E anche acquisti di titoli pubblici, attraverso il Quantitative easing (Qe): un'opzione tuttavia che continua ad apparire non imminente.

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=ABjq1SiB
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Re: Le tre misure semplici che potrebbero salvare il paese

Messaggioda pianogrande il 09/08/2014, 19:46

Ognuno vorrebbe che a pagare siano altri.
Vabe'. Diamolo per scontato.
Un governo forte serve anche per quello.

L'aspetto nel quale non mi sembra si avventurino in tanti è una lista delle priorità.
Siccome queste cose non si realizzano tutte in un colpo, chi deve cominciare a pagare per primo?

Monti che aveva sbandierato rigore ed equità, tanto per fare un esempio, si è dimenticato l'equità mentre quella doveva essere la priorità assoluta e cioè, partire da una indagine sulle diseguaglianze, i privilegi, le ingiustizie e cominciare a rimediare a quelle.

Sarebbe la priorità delle priorità.

Ho il coltello tra i denti da quando il figlio dell'evasore fiscale mi fregava il posto all'asilo nido.

Insomma.
Partirei dalla ricerca di un po' di giustizia (compreso naturalmente lo stipendio dei fancazzisti rispetto a quello dei "missionari").
Fior di miliardi, ragazzi.

Ripeto.
Ci vuole un governo forte e che si ponga la cosa come obiettivo principale.
Come potrebbe mancargli il consenso?

Il consenso quanto basta, ovviamente.
Fotti il sistema. Studia.
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