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1 milione in piazza per dire cosa?

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: 1 milione in piazza per dire cosa?

Messaggioda pagheca il 31/10/2008, 16:20

annalu ha scritto:
franz ha scritto:Giusto, ma se l'Università è autonoma, non tocca al governo stabilire chi (quale barone) punire ma deve essere l'Università stessa a sapersi curare. Io ritengo che oggi le inefficenze del sistema superino il 10% della spesa per cui con tagli del 3% in 5 anni, se si smette di giocare al vittimismo ed agitare le piazze, c'è l'occasione per mettere mano a meccanismi virtuosi e bloccare l'endemico magna-magna.

C'è un solo sistema per consentire alle proposte di Franz (ed a quelle di Pagheca) di funzionare: abolire il valore legale dei titoli di studio.
Perché le "clientele" universitarie non si sconfiggono mettendo in competizione le università, in quanto le università potrebbero competere con successo solo per quel che riguarda la facilità con cui si ottiene il titolo, titolo che poi viene utilizzato in concorsi a loro volta clientelari ... ed il cerchio diventa infrangibile.
Quanto ai fondi per la ricerca ... a proposito, a che cosa ed a chi serve la ricerca? In Italia sembra non servire proprio a nessuno, e d'altra parte l'interesse verso la scienza pare in calo in larga parte del mondo, salvo forse alcuni paesi emergenti, come la Cina e l'India.

annalu


saggia considerazione. E come ho scritto altrove sono perfettamente d'accordo con il fatto che andrebbe abolito il valore legale del titolo di studio (cosi' come buona parte degli ordini professionali, una cosa che esiste credo solo da noi tra i paesi industrializzati).

Ma secondo me fai un errore logico piu' sopra.
Non capisco perche' il mettere in competizione le universita' dovrebbe essere alternativo all'eliminazione di titoli di studio. Perche' qui in UK la competizione funziona (non ottimamente, ma bene si)? Perche' il punto e' che un laureato ad Oxford vale di piu' di quello a Leeds ai fini del lavoro.

E vale di piu' non solo per l'ovvia differenza di "nome" tra le due universita', ma perche' la qualita' dell'insegnamento e' migliore ad Oxford, e questo non lo dico io, ma lo dice la review indipendente della qualita' dell'insegnamento e della ricerca che viene svolta ogni 5 anni. Un assessment che ci tiene occupati tutti per mese, a scrivere come si svolgono i corsi, quante pubblicazioni si fanno, quante risorse vi sono per studente, etc.

O si fa un assessment indipendente del sistema, o non si puo' capire chi e' piu' bravo e chi invece ha il rettore piu' influente! Ricordiamoci che la selezione naturale non prevede che venga fuori il migliore, ma il piu' adatto. Il piu' adatto, in assenza di meccanismi di controllo (ed e' qui che casca l'argomento dei superliberisti) non e' necessarimaente il migliore. Puo' essere il piu' corrotto, o quello che fa pagare di meno, o quello che concede i titoli piu' facilmente.

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Re: 1 milione in piazza per dire cosa?

Messaggioda Paolo65 il 31/10/2008, 18:22

Un partito riformista ,come il PD afferma di essere, può cavalcare con scioperi,manifestazioni e referendum il tema della scuola, oppure dovrebbe fare diversamente visto che conosce benissimo i problemi relativi al sistema scolastico, specie i suoi sprechi?

Oggi a Roma ci sono manifesti che a caratteri cubitali chiedono 600 euro nelle tredicesime!!! Cartelloni ovviamente legati alla proposta di defiscalizzazione della stessa.
Per buttarla in sarcasmo, il PD di Veltroni sta passando dall'inciucismo al dilibertismo!

A quando il ritorno al vecchio CS? Poi però Veltroni ci dovrebbe spiegare perchè alle ultime elezioni ha voluto andare da solo.

Paolo
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Re: 1 milione in piazza per dire cosa?

Messaggioda gabriele il 31/10/2008, 18:24

L'Università è autonoma ma fino ad un certo punto.

Se si vuol cambiare il sistema di privilegi che attanaglia l'università è assolutamente inutile tagliare i fondi e basta. Le caste al loro interno dirigerebbero comunque i fondi necessari al loro sostentamento a loro stesse facendo ricadere i tagli solo ed esclusivamente sulla ricerca e su chi studia.

Lo stesso sistema di affrontare le cose l'ha provato il governo Clinton quando, per far cadere Saddam, ha imposto un pesante embargo all'Iraq. Risultato: c'hanno rimesso solo i più poveri.

Similmente succederà la stessa cosa con l'università.

Gabrive

franz ha scritto:
gabriele ha scritto:Dall'altra parte, a destra, si dice che ci sono troppi sprechi, tropi baronati, soprattutto nelle università. Bene. Si colpiscano i baroni, non chi fa ricerca e chi studia.

Giusto, ma se l'Università è autonoma, non tocca al governo stabilire chi (quale barone) punire ma deve essere l'Università stessa a sapersi curare. Io ritengo che oggi le inefficenze del sistema superino il 10% della spesa per cui con tagli del 3% in 5 anni, se si smette di giocare al vittimismo ed agitare le piazze, c'è l'occasione per mettere mano a meccanismi virtuosi e bloccare l'endemico magna-magna. La nostra università ha tra i docenti una elevatissima età media, con importanti percentuali di settantenni ed ottantenni (quando ritrovo i dati li metto a disposizione).

Tocca quindi all'Università colpire gli sprechi e non chi studia. Non al governo. Il governa fissa dei limiti di spesa, impone risarmi.
Invece se da un lato vedo positivo il risveglio dal coma profondo del movimento studentesco, noto che questo legame tra professori e studenti (il patto scellerato descritto da Ricolfi) rischia di far perdere il lume della ragione anche al PD.

Ciao,
Franz
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Re: 1 milione in piazza per dire cosa?

Messaggioda pierodm il 31/10/2008, 18:54

Scusate se ve lo dico - so già che non mi scuserete, ma lo devo dire lo stesso: la domanda era "come mai c'è un milione di persone in piazza".
Qui invece si è passati subito a rifondare l'università italiana.

Una certa esperienza di discussioni politiche - non solo in rete - mi dice che si tratta dell'ennesima emersione di un'antica sindrome, che porta sistematicamente a occuparsi accademicamente, o tecnicamente, dei problemi di uno o l'altro settore, distogliendo quasi con fastidio l'attenzione dai fenomeni "di massa" e dalla percezione, dalla reazione, della gente verso i problemi stessi.

La politica consiste innanzi tutto nel problema del Potere - che è governo, ma non solo: è potere economico e culturale, produttivo, militare, giuridico, etc.
In secondo luogo, consiste nei sentimenti, nella cultura diffusa, nei bisogni e nei pregiudizi di cittadini, popoli e nazioni, divisi o uniti in individui, gruppi, classi e corporazioni.
In terzo luogo - solo terzo - consiste nell'amministrazione, ossia in ordinamenti settoriali - i quali devono comunque essere messi in relazione con i valori emersi nei primi due punti, insieme e prima ancora che con teoriche norme "tecniche" strettamente razionali.

Capisco che questa gerarchia risulta poco divertente, e anche un poco fastidiosa, ma le cose stanno così.
Quando la sinistra, una decina d'anni fa, ha deciso di diventare a tutto tondo molto "liberale" - e di definire una volta per tutte il nostro paese un "paese normale", liberandosi così dall'insidiosa incombenza di capire gli umori profondi della gente e di ragionare seriamente intorno agli assetti istituzionali - da quel momento ha depennato, o almeno declassato i primi due livelli di quella gerarchia e si è concentrata soltanto sulla buona amministrazione - con risultati piuttosto scarsi, per altro.
pierodm
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