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Terza Repubblica

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Terza Repubblica

Messaggioda Paolo65 il 03/11/2008, 11:38

Che il paese sia rimasto bloccato per decenni a causa della presenza del PCI in periodo di guerra fredda, è un dato di fatto.

La DC non avrebbe fatto quel corso storico politico, se nel paese il PCI fosse stata una forza politica secondaria. la Caduta dell'URSS e la fine del PCI nel 1991 sono lì a dimostrarlo.

Purtroppo i 2 fattori, guerra fredda e PCI, hanno fatto morire sul nascere ogni forma di pensiero liberale in questo paese, ed ancora oggi ne paghiamo le conseguenze.

Più che all'onestà indiscussa di tanti leader e simpatizzanti del PCI, guarderei alla loro cecità politica che non gli ha fatto comprendere 2 cose fondamentali:

1.già il solo fatto di appoggiare il comunismo,sia pure nella forma italiana, è di per se un mistero per chi si dice democratico, essendo il pensiero politico comunista autoritario, illiberale e quindi in ultima analisi antidemocratico.

2.fino a che ci sarebbe stata la contrapposizione USA-URSS e la presenza del PCI, non ci sarebbe stata mai un'alternanza di governo e questo ha portato a decenni di un regime bloccato, che col tempo si è consumato nella corruzione delle forze politiche e delle istituzioni.

Concludo: non è giusto addossare tutte le colpe al PCI per come sono andate le cose,ma di sicuro le sue responsabilità sono almeno del 50%, avendo rappresentato per decenni l'altra metà dell'Italia.

Paolo
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Re: Terza Repubblica

Messaggioda pagheca il 03/11/2008, 12:07

Caro Paolo,

io penso che questa discussione sappia talmente di stantio e di gia' visto e sentito che e' meglio farla cadere e parlare dei problemi correnti. Volevo solo far presente il mio punto di vista, differente dal tuo, quindi non ho altro da aggiungere al mio precedente messaggio.

Preciso: "mio" nel senso che mi appartiene, non nel senso di "solo mio", dato che e' condiviso da moltissimi autori e storici. Questa non e' certo garanzia di verita' (che per principio non esiste), ma spero almeno che inviti ad una riflessione un po' piu' equilibrata sul passato chi si ritrova a leggere questo argomento.

saluti
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Re: Terza Repubblica

Messaggioda ranvit il 03/11/2008, 12:49

Caro pagheca,
come ho già detto il mio è un giudizio storico-politico. Voglio dire che, guarda caso, anche io ho votato il Pci per tanto tempo.
La differenza tra te e me è che tu, da quello che dici, sei stato un militante del Pci. Io l'ho votato per mancanza di alternative. Ma già mentre lo votavo esprimevo i dubbi sull'azione politica e sulla necessità di una reale svolta socialdemocratica, particolarmente in campo di alleanze internazionali e politica economica.
Per il resto ho già detto quello che pensavo.

Anche tu inviti a parlare di oggi, ma hai riparlato di ieri...

Vittorio
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Re: Terza Repubblica

Messaggioda Paolo65 il 03/11/2008, 13:08

Caro Pagheca,

è vero sono argomenti stantii che oggi non hanno di certo la priorità.

Soprattutto dopo che il PCI, anche se in ritardo, si è trasformato prima in PDS e poi DS, dando sempre più spazio ai valori socialdemocratici e liberali che alle ideologie di provenienza.

Oggi col PD ritengo, purtroppo, che alcuni valori di provenienza DS si stiano perdendo, soprattutto una certa serietà e fermezza.

Ma come detto, ormai viviamo in un'altra epoca storica e politica.

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Re: Terza Repubblica

Messaggioda pinopic1 il 03/11/2008, 15:37

franz ha scritto:
pinopic1 ha scritto:Lo sbilanciamento sul piano geo economico è stato determinato dalla politica di quei governi che hanno appunto favorito lo sviluppo al nord facendo aumentare ( e questo richiederebbe un lungo discorso) il divario tra nord e sud e privando tutto il paese per il futuro (oggi quindi) delle risorse che il sud avrebbe potuto apportare se avesse avuto la sua rivoluzione liberale. Sua vuol dire secondo le sue caratteristiche geografiche e socioeconomiche, la sua storia, la sua cultura.

Alla base, piu' che "politiche governative che favoriscono", cosa in cui credo poco, c'è il famoso patto tra industriali del nord ed agrari del sud. I limiti dello sviluppo quindi piu' che dovuti ad azioni o inazioni governative sono dovuti a scelte del mondo economico. Il governo (qualsiasi governo) qui puo' fare poco, se l'economia va per direzioni diverse. Tanto è vero che sono falliti tutti i tentativi di sollevare le sorti del mezzogiorno con massicce iniezioni economiche di denaro pubblico.
Anzi se vuoi se c'è una dimostrazione pratica di come le politiche keynesiane possano essere assolutamente fallimentari è proprio il meridione d'Italia, che con tutti i soldi che ha ricevuto in 50 anni oggi dovrebbe essere la regione piu' ricca del mondo, anche degli stessi emirati arabi.
Non sono quindi d'accordo sulla tua tesi: "Lo sbilanciamento sul piano geo economico è stato determinato dalla politica di quei governi che hanno appunto favorito lo sviluppo al nord". Lo sviluppo al nord si favoriva da solo, per le condizioni quadro che si erano storicamente ed economicamente determinate grazie a quanto al nord avvenuto nei decenni e nei secoli addietro. Nel sud c'erano altre condizioni economiche, pre-industriali e tu puoi metterci tutti i soldi pubblici che vuoi: cambia poco o nulla. Per prima cosa va anche controllata la distribuzione di questi fondi, perché se arrivano in un tessuto clientelare e mafioso è difficile che si trasformeranno in un volano che crea ricchezza. In secondo luogo lo stato che getta fondi ad innaffiatoio o per clientele politiche va sostituito con fondi privati basati sul rischio, attirati da discreti tassi di interesse e possibilità di basso carico fiscale. Lo stato piu' che dare fondi, scimiottando politiche keynesiane (come scusa apparente per fare in realtà del clientelismo) doveva assicurare sicurezza e strutture.

Ciao,
Franz


Hai ragione se ammettiamo che il Sud fosse in una fase assolutamente preindustriale e che ci fosse già un tessuto clientelare e mafioso consolidato. Parlo sempre dell'Italia immediatamente postunitaria. E' un discorso complesso che la storiografia più recente sta affrontando con un secolo di ritardo facendo giustizia di molti consolidati luoghi comuni. E anche io nel mio piccolo sto analizzando. All'inizio lo stato non dava nemmeno fondi al sud.
Non soltanto il governo faceva una politica funzionale alla realtà e agli interessi del nord (Venezie escluse) ma anche la politica sindacale e del nascente movimento socialista parlava il linguaggio delle aree industrializzate del nord ovest.
Come insistentemente denunciava Salvemini.
Basterebbe l'elenco degli imprenditori stranieri (inglesi, tedeschi, svizzeri) che investivano in una città come Messina ma anche nel resto dell'Isola.
Una visualizzazione della politica diretta verso il nord può essere il sistema ferroviario a direzione unica sud-nord senza collegamenti tra sponda tirrenica e ionico-adriatica del sud lasciando così nell'isolamento le aree interne. E dopo aver lasciato morire la rete di collegamenti marittimi preesistente.
Verissima l'alleanza tra gli interessi degli industriali del nord e degli agrari latifondisti del sud. Ma i latifondisti e in generale gli agrari meridionali che facevano affidamento sul basso costo della manodopera con un sistema elettorale su base esageratamente censuaria erano loro a fornire il personale politico. E industriali del nord e latifondisti del sud potevano facilmente controllare il Parlamento e il governo. Quindi l'alleanza economica si trasferiva pari pari a livello politico.
E quando il meccanismo è stato messo in crisi dal suffragio universale la stessa alleanza ci ha regalato il fascismo.
Naturalmente con tutti gli errori della sinistra altrimenti non sarei in linea con la tendenza del forum.
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Re: Terza Repubblica

Messaggioda pierodm il 04/11/2008, 10:49

La straordinaria particolarità italiana è che molti discorsi e molti fenomeni possono essere allo stesso tempo stantii e perfettamente attuali.
La "questione PCI" tuttavia viene fuori solo perché ci sono quelli che non sanno fare altre analisi politiche o sociologiche che quelle centrate sul "comunismo": vedi certa gente di AN e Berlusconi, ma anche diversi nostri amici del forum.

La questione meridionale fa parte dei discorsi stravecchi e sempre attuali.
Il sud è stato massacrato dall'unificazione sabauda, e da quella che fu una vera e propria colonizzazione.
In piena epoca risorgimentale il Regno delle Due Sicilie era uno stato di notevole dimensione economica, con una flotta mercantile, per esempio, seconda solo alle due grandi potenze marittime continentali, Francia e Gran Bretagna.
Uno stato borbonico, che nella migliore delle interpretazioni poteva definirsi di "assolutismo illuminato", non dissimile comunque ad altri stati mitteleuropei. Certamente non aiutato verso la modernizzazione a tutto tondo dall'abbraccio mortale della Chiesa.

Anche il fascismo - cripto, light, sociale, classista, populista, futurista, tecnocratico, che sia - è un fenomeno antico e allo stesso tempo sempre attuale, nella nostra straordinaria nazione.
Pasolini diceva (cito a memoria), "il fascismo, unica luce, unica autentica novità di questa nazione, nel mondo che pure avanza".
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Re: Terza Repubblica

Messaggioda ranvit il 04/11/2008, 12:04

Hai ragione pierodm, non so fare altre analisi politiche e sociologiche....è per questo che ci sei anche tu!
Ognuno fa quello che puo'.
Comunque ribadisco che la mia "questione Pci" è una constatazione : io ritengo che oggettivamente (aldilà delle buone o cattive intenzioni dei singoli), non avendo agito nei decenni come una forza socialista e democratica di stampo occidentale, sia stato un danno per l'Italia.
E quindi il centrodestra ha oggi (finita la "mediazione" democristiana) buon gioco in un Paese che a grande maggioranza non ha mai gradito il comunismo, seppure in salsa italiana.

Sul Sud concordo con te. Purtroppo è storia vecchia ma gli strascichi sono e saranno ancora presenti per decenni.

La Terza Repubblica : se sarà come temono alcuni amici del forum, sarà responsabilità di chi ancora oggi si ostina a considerarsi detentore esclusivo delle "altre" analisi politiche e sociologiche.

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Re: Terza Repubblica

Messaggioda pinopic1 il 04/11/2008, 12:18

pierodm ha scritto:La straordinaria particolarità italiana è che molti discorsi e molti fenomeni possono essere allo stesso tempo stantii e perfettamente attuali.
La "questione PCI" tuttavia viene fuori solo perché ci sono quelli che non sanno fare altre analisi politiche o sociologiche che quelle centrate sul "comunismo": vedi certa gente di AN e Berlusconi, ma anche diversi nostri amici del forum.

La questione meridionale fa parte dei discorsi stravecchi e sempre attuali.
Il sud è stato massacrato dall'unificazione sabauda, e da quella che fu una vera e propria colonizzazione.
In piena epoca risorgimentale il Regno delle Due Sicilie era uno stato di notevole dimensione economica, con una flotta mercantile, per esempio, seconda solo alle due grandi potenze marittime continentali, Francia e Gran Bretagna.
Uno stato borbonico, che nella migliore delle interpretazioni poteva definirsi di "assolutismo illuminato", non dissimile comunque ad altri stati mitteleuropei. Certamente non aiutato verso la modernizzazione a tutto tondo dall'abbraccio mortale della Chiesa.

Anche il fascismo - cripto, light, sociale, classista, populista, futurista, tecnocratico, che sia - è un fenomeno antico e allo stesso tempo sempre attuale, nella nostra straordinaria nazione.
Pasolini diceva (cito a memoria), "il fascismo, unica luce, unica autentica novità di questa nazione, nel mondo che pure avanza".
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La seconda marina mercantile d'Europa ma anche alcune produzioni agricole e della pesca da primato europeo che anche dopo l'Unità costituivano parte notevolissima delle nostre esportazioni. E una presenza dell'industria siderurgica, cantieristica, tessile e alimentare che a documentarsi potrebbe sorprendere quelli che sono rimasti alla storiella della scuola media.
Materie prime oggi sicuramente inutili ma all'epoca utilissime come lo zolfo (la Sicilia era il primo produttore mondiale), il sale, il salgemma. Lo zolfo era un ingrediente fondamentale in molti settori industriali (esplosivi per es.).
poi vabbè, dirigismo, protezionismo, istruzione delegata alla Chiesa (anche il ministero era accorpato a quello degli affari religiosi), fiducia nella protezione garantita dall'acqua salata su tre lati e dall'acqua benedetta sul quarto lato. ma lo stato liberale poteva fare di meglio o almeno di meno peggio di quello che ha fatto.

Questo non per rivangare inutilmente il passato, ma per dire che la distruzione di un patrimonio di risorse pesa ancora oggi sull'economia di tutto il Paese. Se come sottintende Franz, mezza Italia oggi deve mantenere l'altra mezza.

Comunque volendo, sforzandoci un pò, qualche colpa dovuta ai "mali antichi della sinistra" la possiamo sempre trovare, per non deludere gli amici del forum.
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Re: Terza Repubblica

Messaggioda pagheca il 04/11/2008, 12:48

scusate ma qual'e' il problema con la Terza Repubblica? Che significa esattamente "entrare nella terza repubblica"? Devo preoccuparmi? :)

un saluto
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Re: Terza Repubblica

Messaggioda pinopic1 il 04/11/2008, 14:56

Mi pare che pierodm lo abbia spiegato lucidamente, E' inutile che ti preoccupi, tanto non c'è più niente da fare. Consolati ricordando che si tratta di una cosa umana, nel senso che è opera di uomini, e come tutte le cose umane ha un'inizio (oggi) e avrà una fine. Se sei giovane puoi sperare di vederne la fine.
Intanto rilassati discutendo con noi dei mali antichi della sinistra. E' un ottimo placebo.
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